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Lectio divina Domenica delle Palme-B

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 28 marzo 2021 – Domenica delle Palme

L'uomo figlio di Dio
Isaia 50,4-7 • Sal 21 • Filippesi 2,6-11 • Marco 14,1-15,47

Lettura
La narrazione della passione e morte di Gesù domina la celebrazione delle "Palme" ed è l'apice di tutta l'opera di san Marco. Infatti il racconto si impone non solo per la decisività del fatto, ma anche perché in esso sono presenti alcuni elementi significativi sulla figura di Cristo e di coloro che si relazionano con lui. Il racconto dei capitoli 14 e 15 si articola complessivamente in cinque sequenze. Dapprima si hanno i preliminari, costituiti dall'organizzazione del complotto, dall'unzione di Betania, dall'ultima cena e dall'agonia (14,1-42). Poi è presentato l'arresto di Gesù (14,43-52). Seguono il processo giudaico, tenutosi presso il Sommo Sacerdote (1,53-72), ed il processo romano davanti a Pilato (15,1-15). Da ultimo è narrata l'esecuzione della sentenza (15,16-41). Ci soffermiamo soltanto sul racconto della morte in senso stretto, cioè a partire dalla crocifissione avvenuta.

Mc 15, ...
25 Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26 La scritta con il motivo della sua condanna diceva: "Il re dei Giudei". 27 Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. [ 28 ]
29 Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: "Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 30 salva te stesso scendendo dalla croce!". 31 Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: "Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 32 Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!". E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
33 Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 34 Alle tre, Gesù gridò a gran voce: " Eloì, Eloì, lemàsabactanì?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". 35 Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Ecco, chiama Elia!". 36 Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere". 37 Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
38 Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. 39 Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: "Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!".
40 Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, 41 le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme...

Commento
Le prime tre ore della crocifissione di Gesù, dalle nove alle dodici, sono riempite da una serie di insulti e derisioni che possono essere sintetizzati con: "salva te stesso scendendo dalla croce". Con questa espressione, la morte di Gesù che salva, viene giudicata una rovina e si chiede, come sapiente, un gesto spettacolare il quale annullerebbe il disegno divino della redenzione. Questi insulti mostrano al lettore credente che davanti al crocefisso si può sempre essere ciechi, cioè non capire fino in fondo il significato e le ragioni dell'evento. Sono evidenziate anche le modalità inattese ed impreviste attraverso le quali viene donata la salvezza. Rispetto a speranze di redenzione che erano orientate verso uno sbocco politico e temporale, la risposta divina percorre altre strade. Seguono poi tre ore dominate dal segno della tenebra che, collegata con la nube, rimanda alla presenza di Dio sul Calvario: "si fece buio su tutta la terra fino alle tre". Su questo monte però il Padre non interviene ad illuminare l'avvenimento con la sua Parola, come fece al Giordano e sul Tabor. Di fronte al silenzio di Dio Gesù grida citando il salmo 22 (o 21 a secondo della numerazione): "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Tu sei lontano dalla mia salvezza... Eppure tu abiti la santa dimora...". Il grido diventa segno della sofferenza che scaturisce proprio dal contrasto tra presenza e non intervento di Dio. Dopo la morte è il centurione, un pagano, che riconosce l'identità di Gesù: "Davvero quest'uomo era Figlio di Dio". Da questo momento in poi l'accesso alla presenza di Dio dentro la storia è definitivamente aperto a tutti gli uomini. La presenza di "alcune donne, che osservavano da lontano", rimanda ad un piccolo resto dei suoi discepoli rimasto con lui fino all'ultimo momento ed anticipa la vicenda della resurrezione, di cui le donne saranno le prime testimoni.

La morte di Gesù in croce è un evento che coinvolge tutta la sua umanità e la sua divinità. Come uomo nulla gli viene risparmiato e come Dio si manifesta debole e non potente come tutti si aspetterebbero. Di fronte al Crocefisso la maggioranza delle persone non comprende, perché ha altre aspettative, ed i discepoli sono quasi del tutto scomparsi. Solo la sua risurrezione, riconosciuta e annunciata attraverso pagani come il centurione, o personaggi a quel tempo marginali, come le donne, abiliterà le persone a riconoscerlo.

Collegamento fra le letture
Il tema centrale della domenica, detta delle "Palme", è costituito dal dono di salvezza che il Padre offre all'umanità per mezzo del figlio Gesù Cristo. L'inno cristologico della Lettera ai Filippesi delinea con chiarezza il dramma d'umiliazione ed esaltazione di Cristo Gesù, che pur essendo di natura divina, spogliò sè stesso, assumendo la condizione di servo per il bene di tutta l'umanità. La morte in croce, di cui Marco narra le fasi decisive, dà la misura concreta e visibile della spogliazione di Gesù e della sua piena condivisione della storia e della condizione umana. Egli ha vissuto tutto in piena obbedienza, cioè restando fedele a Dio anche nella condizione estrema della morte infame e orribile del condannato alla croce. Su questa fedeltà nella debolezza si rivela la signoria universale di Cristo e la paternità provvidente di Dio. Tutto quanto è espresso nel racconto evangelico e nella Lettera ai Filippesi è anticipato profeticamente nel passo di Isaia. Il sevo del Signore, chiamato ad indirizzare allo sfiduciato una parola di conforto e speranza, svolge il suo ministero in ascolto fedele della Parola di Dio, affrontando con coraggio le difficoltà che si incontrano. La contemplazione di questi misteri diventa stimolo per la vita cristiana.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
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