Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 1

APOCALISSE

1. Introduzione

Lettura
Il libro dell'Apocalisse, ultimo libro della Bibbia, sarebbe meglio chiamarlo libro della Rivelazione, perché il termine greco ha questo significato fondamentale: "Rivelazione".
Il libro appartiene al genere letterario "apocalittico", cioè a quel modo di raccontare che con fatti, immagini, visioni si cerca di comunicare un messaggio non immediatamente comprensibile ma che necessita di una interpretazione.
Iniziamo con i primi 3 versetti del cap. 1 e l'ultimo versetto del cap. 20 perché il testo ha la struttura di una lettera e come tale ha un prologo ed una chiusura.

Ap 1, 1-3
1Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, 2il quale attesta (testimonia) la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. 3Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino.


Ap 20, 21
21La grazia del Signore Gesù sia con tutti.

Commento
Il concetto di RIVELAZIONE è il grande portale d'ingresso all'opera letteraria, teologica e spirituale dell'Apocalisse. Dio Padre dona la sua parola a Gesù Cristo; costui invia l'angelo, suo messaggero divino, a Giovanni, il testimone che si rivolge ai servi di Dio, cioè ai credenti. La sequenza è: Dio-Cristo-angelo-Giovanni-credenti.
Lo snodo della catena è costituito da Giovanni che "testimonia-martyria" la parola di Dio e testimonia Gesù Cristo. Vi è qui una identificazione tra Parola e Gesù Cristo. Questo è confermato dal fatto che ha visto e non solo ascoltato. Ha visto Gesù Cristo la Parola di Dio fatta carne.
La seconda componente del prologo è la BEATITUDINE, cioè la gioia di chi partecipa al mistero della Rivelazione, della vita di Dio come dice Dei Verbum al n. 2 . La beatitudine scaturisce da un lato in chi legge il testo sacro personalmente e nell'assemblea cristiana (l'Apocalisse ha una forte connotazione liturgica) e dall'altro in coloro che ascoltano, cioè i cristiani che hanno ascoltato la Parola, la custodiscono e la osservano nella vita (cfr. Lc 4, 21; 8,21; 11,28).
Ormai il tempo della rivelazione e della beatitudine è arrivato con Gesù e non si deve aspettare altro (cfr. Lc 4,21).

Siamo invitati a riprendere o approfondire il concetto di Rivelazione che noi abbiamo. Che cosa è? Da chi la riceviamo? Anche noi possiamo trametterla?
La Rivelazione va ascoltata e vista. Quali sono i luoghi nei quali Dio si rivela? Continua a rivelarsi oppure non si rivela più?

Che idea abbiamo di beatitudine? È conforme a quanto l'Apocalisse indica? Leggere e ascoltare la Parola è fonte di beatitudine, di gioia e di vita di Dio. Nella celebrazione liturgica è uno ascoltiamo e vediamo, ne siamo consapevoli? Cerchiamo di fare in modo che veramente sia per noi e per i fratelli fonte di gioia? Ne siamo consapevoli, ricerchiamo questa fonte inesauribile? Noi tendiamo a rimandare sempre, l'Apocalisse dice che oggi dobbiamo scegliere questa esperienza perché Gesù oggi si manifesta.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?