Lectio divina sul Libro dell'Apocalisse - 16

APOCALISSE
Sedicesima Lettura

Lettura
Siamo sempre all'interno della sala dove si celebra la liturgia celeste. Dopo la triplice visione che ha accompagnato l'apertura del 6 sigillo, nel capitolo ottavo si spezza l'ultimo sigillo.

Ap 10, 1-11
1E vidi un altro angelo, possente, discendere dal cielo, avvolto in una nube; l'arcobaleno era sul suo capo e il suo volto era come il sole e le sue gambe come colonne di fuoco. 2Nella mano teneva un piccolo libro aperto. Avendo posto il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra, 3gridò a gran voce come leone che ruggisce. E quando ebbe gridato, i sette tuoni fecero udire la loro voce. 4Dopo che i sette tuoni ebbero fatto udire la loro voce, io ero pronto a scrivere, quando udii una voce dal cielo che diceva: "Metti sotto sigillo quello che hanno detto i sette tuoni e non scriverlo".
5Allora l'angelo, che avevo visto con un piede sul mare e un piede sulla terra, alzò la destra verso il cielo 6e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli, che ha creato cielo, terra, mare e quanto è in essi: "Non vi sarà più tempo! 7Nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce e suonerà la tromba, allora si compirà il mistero di Dio, come egli aveva annunciato ai suoi servi, i profeti".
8Poi la voce che avevo udito dal cielo mi parlò di nuovo: "Va', prendi il libro aperto dalla mano dell'angelo che sta in piedi sul mare e sulla terra". 9Allora mi avvicinai all'angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: "Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele". 10Presi quel piccolo libro dalla mano dell'angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l'ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l'amarezza. 11Allora mi fu detto: "Devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni, lingue e re".

Commento
Dopo tante immagini devastatrici sembra aprirsi all'orizzonte una luce positiva. Siamo davanti ad un intermezzo radioso con un angelo che emana da sé soltanto luce. Egli è avvolto da un manto di nubi[1], ha l'arcobaleno attorno alla testa (cfr. 4,3 caratteristica di Dio), il volto spendente di luce e le gambe fiammeggianti. Dopo essersi appoggiato sulla terra e sul mare lancia il suo grido che è paragonato ad un leone che ruggisce, perché la sua voce è vigorosa e forte. Attorno a lui rombano i tuoni che sono sette, come nel salmo 29, simbolo di pienezza e trascendenza che rimandano alle coreografie teofaniche, così come si ha nella apparizione di Dio sul Sinai (Es 19,16.19). Stiamo assistendo ad una rivelazione di Dio attraverso il suo mediatore: l'angelo possente che appoggia su terra e mare dominandoli come un immenso colosso. Dio interviene nella storia corrotta e la sua presenza porta quiete come dopo una tempesta. L'arcobaleno infatti era il segno della fine del diluvio e l'inizio dell'alleanza e della pace tra il Creatore e le creature. Le nubi si squarciano e lasciano passare i raggi del sole divino. Nella scena poi vi è un elemento che ritornerà anche in seguito: il piccolo libro aperto (v.2), in greco abbiamo il vezzeggiativo "librettino", nella mano dell'angelo. Che significato potrebbe avere questo librettino? Alcuni pensano all'AT, che è una parte della rivelazione del progetto di salvezza che Dio vuole per l'umanità. Esso è aperto perché accessibile e comprensibile solo con la venuta di Cristo. Si tratta di una parola rivelata divina, come si capirà dopo. Tuttavia Giovanni non deve scrivere quello che hanno detto i sette truoni, ma mettere tutto sotto sigillo, conservare tutto mentalmente sotto segreto. Il messaggio a cui si allude è la pienezza del progetto di Dio. Tale pienezza che rimane inaccessibile è in parallelo col piccolo rotolo che vedremo ora. Forse con questo rotolino si vuole alludere al libro dell'Apocalisse, attribuendole un valore misterioso e divino. Solo alla fine l'autore sarà autorizzato a svelare il contenuto del libretto: 22,10. L'angelo stesso con un giuramento solenne si impegna a garantire il compimento di questo annunzio che ora resta segreto. Lo svelamento è imminente perché imminente è il tempo del compimento del contenuto di quel messaggio (vv.5-7). Esso accadrà quando suonerà la settima ed ultima tromba. Allora il mistero divino sarà svelato, quel mistero che solo i profeti, e tra di essi Giovanni, avevano conosciuto per rivelazione divina. Il giuramento dell'angelo forse è desunto dal libro apocalittico di Daniele 12,7. Poco prima anche a Daniele era stato ordinato, come nel nostro caso, di chiudere le parole e sigillarle fino al tempo della fine ... (cfr. Dn 12,4). La voce da un altro comando a Giovanni che deve prendere il libretto dalla mano dell'angelo e assimilarlo inghiottendolo tutto (cfr. Ez 3,1-3). Il messaggio a Giovanni e alla sua comunità che ascolta il messaggio divino provoca gioia iniziale, ma richiede un'elaborazione assimilativa faticosa e dolorosa. Si sottolinea la bellezza e la gioia della rivelazione e la fatica a comprenderla e a metterla in pratica.
- La Parola contenuta nelle Scritture viene da Dio e Dio parla per mezzo di esse. Abbiamo questa fede?
- La voce di Dio arriva a noi anche attraverso il creato. Quando? Come? Cerchiamo di ascoltarla?
- Circa la fatica della lettura, della comprensione e della esecuzione della Parola di Dio come ci poniamo?

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?

[1] La nube e le tenebre sono segni apocalittici e annunciano la venuta del giorno del Signore pieno di oscurità e di dolore (cfr. Amos 8,9-10). La tenebra come un segno attraverso il quale viene annunciato il giudizio di Dio. In Mc 15,33-37 si dichiara che il giudizio di Dio su tutto il mondo sarebbe iniziato e causato dalla morte in croce di Gesù. Il segno della tenebra che rimanda alla presenza di Dio è presente nella colonna di nube e di fuoco che accompagna Israele nell'esperienza dell'esodo nel deserto (Es 13,21; 14,19; 33,9; 40,34-38). La nube-tenebra viene ricordata nelle parole di Salomone al momento della dedicazione del Tempio a Gerusalemme. Dio abita in mezzo al suo popolo nella cella oscura del Tempio (1Re 8,10-13 e 2Cr 5,11-6,1). Di tenebra-nube si parla anche nella teofania del Sinai (Es 19,9; 20,21; 24,14-18). L'oscurità accompagna molte manifestazioni di Dio. Le raffigurazioni del giorno del Signore non comportano soltanto la tenebra ma anche tutto uno scenario di sconvolgimenti cosmici di lutto e di dolore che si diffondono sulla terra. Collegandoci con la tenebra alla morte di Gesù si può dire che queste narrazioni non riguardano cose future ma ciò che avviene sulla terra. La tenebra la troviamo anche nei racconti di Marco del Battesimo al Giordano e della Trasfigurazione (Mc 1,9-11; 9,7). In questi testi abbiamo non solo i segni della nube e dell'oscurità, ma anche i cieli squarciati che lasciano passare l'intervento di Dio.