Lectio divina sul Libro di Qoelet - 3

3 Qoelet (qhlt) – Ecclesiaste

Questo brano presenta una serie di esperienze di vita fatte da Qoelet per ercare di raggiungere un "guadagno".

2, 1Io dicevo fra me: "Vieni, dunque, voglio metterti alla prova con la gioia. Gusta il piacere!". Ma ecco, anche questo è vanità. 2Del riso ho detto: "Follia!" e della gioia: "A che giova?".
3Ho voluto fare un'esperienza: allietare il mio corpo con il vino e così afferrare la follia, pur dedicandomi con la mente alla sapienza. Volevo scoprire se c'è qualche bene per gli uomini che essi possano realizzare sotto il cielo durante i pochi giorni della loro vita. 4Ho intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato vigneti. 5Mi sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto d'ogni specie; 6mi sono fatto vasche per irrigare con l'acqua quelle piantagioni in crescita. 7Ho acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa; ho posseduto anche armenti e greggi in gran numero, più di tutti i miei predecessori a Gerusalemme. 8Ho accumulato per me anche argento e oro, ricchezze di re e di province. Mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con molte donne, delizie degli uomini. 9Sono divenuto più ricco e più potente di tutti i miei predecessori a Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza. 10Non ho negato ai miei occhi nulla di ciò che bramavano, né ho rifiutato alcuna soddisfazione al mio cuore, che godeva d'ogni mia fatica: questa è stata la parte che ho ricavato da tutte le mie fatiche. 11Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo affrontato per realizzarle. Ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento. Non c'è alcun guadagno sotto il sole.
12Ho considerato che cos'è la sapienza, la stoltezza e la follia: "Che cosa farà il successore del re? Quello che hanno fatto prima di lui".

v. 1 Qoelet, siccome la sapienza non produce vantaggio all'uomo anzi dolore, decide di darsi alla vita spensierata percorrendo diverse esperienze che dovrebbero produrre gioia, allegria e piaceri. Già nel primo versetto l'autore conclude che anche questo percorso è vanità.

v. 2 Ora vengono analizzate alcune esperienze che dovrebbero portare gioia e piacere. Si parte considerando (il "ridere") il "piacere", che di per sé è conseguenza di un'altra azione che qui non è descritta. Il piacere sembra per Qoelet stolto e quindi privo intrinsecamente di valore, perché la stoltezza vale meno della sapienza come la tenebra vale meno della luce. Nessuna utilità nemmeno nell'allegria e nel riso. Forse l'autore intende con "allegria" un significato negativo e con "gioia" un significato positivo. Quindi "riso=allegria" indica spensieratezza stolta e non porta valore. Ma anche la gioia forse non serve a nulla.

v. 3 Questo secondo tipo di scelta è sulla stessa linea della precedente e va ancora più a fondo su ciò che è da dimenticare e folle. Qui l'autore mette insieme esperienze al limite del lecito e la ricerca della sapienza (che in questo caso sarebbe meglio tradurre con felicità). La ricerca della felicità è opposta alla ricerca della sapienza. Però egli vuole provare anche questa esperienza in quanto è tutto così assurdo in questo mondo che si può provare anche questo percorso.

v. 4-5 Inizia qui la descrizione di una nuova esperienza, un'attività creativa. Egli racconta tutto ciò che ha fatto di grande e di importante.

v. 7 Un'altra esperienza viene descritta che consiste nel possedere persone al proprio servizio, e tutti i piaceri che questo può portare. Una ricchezza veramente sovrabbondante che si manifesta negli armenti e nei greggi. Pensa che con tutto questo egli possa allietare la vita. Il riferimento qui è a Salomone che fu grande e lui lo è di più di tutti i suoi predecessori.

v. 8 Egli ammassa ricchezze di ogni genere di preziosi e di territori con tesosi di re vinti in guerra. Si procura cantori e cantore e tante donne (principesse).

v. 9 egli si autoincensa e sottolinea la sua ricchezza e potenza. L'acquisto dei beni e della potenza non era fine a se stesso, ma tutto serviva per trovare il bene per sé, per l'uomo e per il popolo? In tutto questo sperimentare la sapienza lo accompagnava sempre ed era in funzione della sapienza che egli realizzava tutto questo.

v. 10 Qoelet ripete che ha voluto provare tutto ciò che l'animo umano può desiderare. Egli ha riscontrato qualche guadagno e qualche felicità nel suo lavoro. Nella vita esiste qualcosa che vale e cioè la soddisfazione di fare e di provare se stesso nelle varie attività e nelle varie esperienze. Da queste attività dice Qoelet devono essere escluse riso e allegria che non recano alcun giovamento. L'agire con successo produce soddisfazione e considera positivo le esperienze creative e di possesso con tutti i tipi di piacere che producono.

v. 11 Dopo aver detto che c'è un guadagno per l'uomo, afferma che l'agire umano è senza senso e che tutto è vano. La soddisfazione del successo esiste, ma questa ha valore? La risposta è negativa e poi spiega ne versetto seguente il perché.

v. 12 Qoelet deve risolvere il valore della soddisfazione. Per risolverlo si domanda che cosa farà il suo successore. Per rispondere allarga lo sguardo e considera gli uomini che agiscono. E la dolorosa conclusione è che anche in futuro, come è avvenuto in passato, gli uomini faranno come si è comportato lui. L'uomo nelle esperienze non riesce a fare un salto di qualità. Il fatto che tutti si comportano allo stesso modo toglie importanza alla sua soddisfazione perché tutti fanno così anche i posteri. Quindi la sua soddisfazione non ha più senso.

- Qoelet e la sapienza greca, la filosofia greca che non possiamo ignorare.

- Il piacere e la gioia possono essere realtà effimere che non lasciano nulla. Pensiamo alla nostra cultura nella quale noi siamo completamente immersi.

- È bene fare tante esperienze ma occorre avere un fine un obiettivo da raggiungere.

- Essere in mezzo agli altri ci fa perdere la nostra identità e diventiamo gregge.