LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 5 novembre 2023 – XXXI Domenica del Tempo Ordinario A
Servire nell'amoreMalachia 1, 14b-2,2b.8-10 . Salmo 130 . 1 Tessalonicesi 2, 7b-9.13 . Matteo 23, 1-12
Lettura
Continua nel tempio di Gerusalemme il confronto - scontro tra Gesù ed i capi religiosi e politici. Dopo la precisazione sul comandamento più importante di domenica scorsa, l'evangelista Matteo riporta un passo dove Gesù chiarisce il collegamento tra Messia e figlio di Davide. Nello stesso tempo egli dichiara la sua superiorità, perché "Signore". Segue il lungo brano di denuncia di Gesù contro i farisei (23, 1-39) del quale oggi leggiamo una parte.
Mt 23, 1-121Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente.8Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.CommentoIl testo si apre presentando i destinatari della prima parte del discorso di Gesù: la folla ed i suoi discepoli. A costoro, dopo aver affermato l'autorevolezza degli scribi e dei farisei in quanto continuatori del ministero di Mosè, Gesù rivolge la prima esortazione: "quanto vi dicono fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno". Seguono le motivazioni concrete che illustrano cosa significa: "dicono e non fanno". Secondo Gesù gli scribi ed i farisei impongono un legalismo oppressivo alla gente, che veramente risulta schiacciata. Tutto quanto è prescritto dai capi non è da loro assolutamente preso in considerazione: "non vogliono muoverli neppure con un dito". Infine essi sono considerati esibizionisti e bigotti, perché "tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini". Infatti i filatteri e le frange allungati, il saluto ricevuto nelle piazze ed il titolo di "rabbi" sono indici di religiosità no autentica, finalizzata al prestigio e alla ricerca di privilegi personali. Per evirate che i discepoli cadano in questi tranelli, Gesù dà loro una regola di comportamento. Essi non devono farsi chiamare "maestro" e "padre", perché solo Gesù Cristo è il loro maestro e soltanto il Padre del cielo è il loro padre autentico. Da ultimo Gesù invita i suoi a vivere il servizio vicendevole. Chi più ha responsabilità nella comunità maggiormente è chiamato a mettersi al servizio dei fratelli nelle piccole cose di ogni giorno.
Chi ha responsabilità nella comunità e chi da sempre vive in essa corre il rischio di arroccarsi in sicurezze e formalismi, che fanno perdere di vista lo scopo principale della vita comunitaria. Questo resta sempre l'incontro con Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo. Il pericolo denunciato da Gesù si può evitare se si mettono in pratica gli insegnamenti da lui dati e se nella comunità si vive la fraternità, esercitando concretamente il servizio vicendevole nell'amore.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREL'invito a vivere con coerenza la propria fede collega le letture della domenica. La critica di Gesù ai capi religiosi del giudaismo è un invito a tutti i discepoli a non ricercare nella religiosità soltanto interessi materiali oppure comportamenti esterioristici, ma a fare di essa l'occasione per vivere l'incontro con Gesù Cristo, l'unico maestro, e per sperimentare la paternità di Dio. Anche la prima lettura è in questa linea. Il profeta si rivolge ai sacerdoti del tempio e li richiama al loro dovere fondamentale: "se non mi ascoltate e non vi prendete a cuore di dar gloria al mio nome". Essi devono poi istruire il popolo perché resti fedele all'alleanza e quindi riceva la benedizione di Dio, cioè rinnovi continuamente l'incontro con lui. La seconda lettura presenta la testimonianza di Paolo. Egli, scrivendo ai tessalonicesi, offre l'occasione per dire come deve essere il sevizio nella comunità: "siamo stati in mezzo a voi come una madre nutre ed ha cura delle proprie creature". L'amore di Paolo per i suoi fratelli, lo spinge ad essere disposto a dare la sua stessa vita per loro e per la loro crescita. È questo l'atteggiamento concreto che porta poi ad una vera coerenza di vita.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 29 ottobre 2023 – XXX Domenica del Tempo Ordinario A
Amare Dio ed il prossimoEsodo 22, 20-26 . Salmo 17 . 1 Tessalonicesi 1, 5c-10 . Matteo 22, 34-40
Lettura
Continua il confronto - scontro tra Gesù ed alcuni esponenti significativi della comunità ebraica su due questioni nodali. Dapprima il dibattito si focalizza sul problema della resurrezione dei morti (22, 23-33). Poiché i sadducei non credevano nella resurrezione dei morti, cercano di incastrare Gesù su questa tematica. Gesù risponde dicendo che la questione della resurrezione non va trattata secondo le categorie umane, essa è qualcosa di diverso. La stessa identità di Dio porta a credere alla vita eterna. La seconda questione riguarda il comandamento più importante (22, 34-40).
Mt 22, 34-40
34 Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35 e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36 "Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?". 37 Gli rispose: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38 Questo è il grande e primo comandamento. 39 Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".CommentoIl testo si apre presentando ancora il contesto di controversia all'interno della quale si colloca la vicenda. Questa volta sono di scena i farisei. Costoro, "udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono... per metterlo alla prova". Un dottore della legge, un giurista, pone a Gesù una domanda con intenzione insidiosa: "Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?". Egli, partendo dall'usanza diffusa a quel tempo di sintetizzare in una frase il principio unificatore della spiritualità ebraica, cerca di trovare nelle parole di Gesù motivi per condannarlo. La risposta di Gesù si colloca su un altro piano e diventa un insegnamento autorevole. Dapprima Gesù ripropone un precetto basilare della vita ebraica: "amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Dio va amato in modo integro e totale dall'uomo, per questo vengono indicate le sue facoltà fondamentali: cuore, anima e mente. Ciò significa che è necessario conoscere Dio (mente) in ogni aspetto della sua identità, del suo insegnamento e delle sue opere. Con Dio occorre anche costruire una relazione di affetto, che lo collochi al centro della vita della persona (cuore). Dio deve anche ispirare tutta la vita, le scelte e i comportamenti umani (anima). Anche l'amore al prossimo, indicato come secondo comandamento, è presentato da Gesù con le stesse esigenze dell'amore a Dio. Le parole di Gesù si chiudono dichiarando i due comandamenti sull'amore come cardini di tutta la rivelazione biblica: "da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge ed i Profeti".
Gesù non si lascia invischiare nella polemica provocatoria messa in atto dai suoi avversari. Egli, riprendendo due testi fondamentali della tradizione ebraica, contenuti nella Torà, dà un nuovo insegnamento ai suoi uditori. L'amore a Dio e al prossimo vanno espressi nella vita in modo totale ed integrale, sviluppando tutte le loro dimensioni. Solo così si evita il formalismo religioso e si realizza pienamente la volontà di Dio Padre.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa novità, introdotta da Gesù nel vangelo, di amare in modo totalitario Dio ed il prossimo, collega le letture di questa domenica. Nella prima lettura, li libro dell'Esodo presenta prescrizioni a tutela delle figure più deboli della società: il forestiero, la vedova, l'orfano, l'indigente ed il prossimo povero. Queste persone non occorre molestarle, né opprimerle, né maltrattale; ad esse non bisogna imporre alcun interesse o sottrarre il mantello, perché la collera di Dio si accenderà sugli oppressori in quanto ascolta sempre il grido di aiuto del povero. Anche la seconda lettura, presentando la testimonianza di Paolo ai tessalonicesi, sottolinea la loro decisione nel seguire Dio. Essi infatti si sono convertiti a Dio, allontanandosi dagli idoli, "per servire il Dio vivo e vero". Chi accoglie la parola di Gesù "con la gioia dello Spirito Santo, anche in mezzo a tribolazioni", ha la possibilità reale di amare Dio ed il prossimo, diventa modello a tutti i credenti e attende la venuta del Figlio di Dio, "che egli ha risuscitato dai morti e che ci libera dall'ira ventura".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 22 ottobre 2023 – XXIX Domenica del Tempo Ordinario A
Nel mondo con lo sguardo rivolto a DioIsaia 45, 1.4-6 . Salmo 95 . 1 Tessalonicesi 1, 1-5b . Matteo 22, 15-21
Lettura
Il brano odierno si colloca in san Matteo in una controversia tra Gesù ed alcuni gruppi rappresentativi del giudaismo: i sadducei, i farisei e gli erodiani. I farisei erano laici ed esigevano in tutti i campi un'osservanza assolutamente stretta della Legge ed anche della tradizione orale degli antichi. Essi credevano alla resurrezione ed in una retribuzione futura. Questi aspetti di fede non erano invece accolti dai sadducei, gruppo a cui appartenevano tutti i discendenti di stirpe sacerdotale. I sadducei erano anche conservatori nel senso più stretto. Il gruppo degli erodiani era formato da ebrei che si erano associati in una specie di partito a sostegno di Erode il grande e dei suoi discendenti.
Mt 22, 15-2115 Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16 Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17 Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?". 18 Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19 Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro. 20 Egli domandò loro: "Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?". 21 Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". 22 A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.CommentoNei primi versetti vengono presentati i personaggi della scena che si apre e lo scopo della vicenda: "tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi". Al centro del racconto abbiamo Gesù, che viene coinvolto con una domanda sul problema della liceità di pagare o no il tributo a Cesare. La domanda è subdola e Gesù smaschera subito l'intenzione dei suoi interlocutori: "ipocriti, perché mi tentate?". Infatti la questione posta vuole coinvolgere Gesù in uno schieramento politico o a favore o contro il potere di occupazione romano. Per i giudei pagare il tributo a Cesare era segno di sottomissione ad un potere straniero e nello stesso tempo era considerato una forma di idolatria, perché l'imperatore romano attribuiva a sé anche un culto esterno. Questo non poteva essere esercitato dagli ebrei, che dovevano adorare solo Dio e soltanto a lui rendere culto. Gesù risolve il problema chiedendo di vedere la moneta del tributo. Poiché essa portava l'immagine e l'iscrizione di Cesare, egli sentenzia dicendo: "rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Così Gesù non si schiera da alcuna parte. Egli introduce il principio che la correttezza nel pagare le tasse può coesistere con la scelta religiosa di fedeltà a Dio. Il brano si chiude col v. 22, non riportato dal testo liturgico, dove si dice che gli interlocutori di Gesù rimangono meravigliati delle sue parole e tutti se ne vanno.
È un falso problema ritenere inconciliabili la scelta di seguire Dio e l'impegno nelle realtà terrene! Il credente è invitato ad essere consapevole che Dio non s'identifica in esse ed è infinitamente superiore. Nello stesso tempo Gesù invita i suoi a svolgere con responsabilità i propri compiti nel "mondo", e chiede anche con decisione di qualificare notevolmente la loro relazione con Dio Padre.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa scelta decisiva, di essere fedeli a Dio da parte dei credenti, collega le letture di questa domenica. Nel testo di Isaia il profeta, a nome di Dio, presenta il ruolo di Ciro, re dei persiani, nel rientro dei deportati e nella ricostruzione di Gerusalemme: "io l'ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni... e nessun portone rimarrà chiuso". Dio si serve di Ciro per realizzare il bene del suo popolo. Infatti egli dichiara: "Io sono il Signore e non v'è alcun altro; fuori di me non c'è dio". Chi si fida di questo Dio e lo colloca all'apice dei suoi obiettivi non resta deluso: "Io sono il Signore e non v'è alcun altro". Non è il tributo pagato a Cesare che ha la capacità di incrinare il rapporto profondo che gli individui hanno creato col loro Dio, dice Gesù nel testo di Matteo. Dio non entra in concorrenza col potere di Cesare, in quanto si colloca su di un piano superiore. Gesù chiede ai sui discepoli di schierarsi dalla parte di Dio Padre e di relativizzare poi tutte le realtà terrene. Per questo allora con Paolo anche noi dobbiamo "ringraziare sempre Dio", per i doni avuti, per l'impegno nella fede e per aver ricevuto "la costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 15 ottobre 2023 – XXVIII Domenica del Tempo Ordinario A
Tutti chiamati alla comunione con DioIsaia 25, 6-10a . Salmo 22 . Filippesi 4, 12-14.19-20 . Matteo 22, 1-14
Lettura
Continua il confronto polemico tra Gesù ed i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo. Con loro Gesù cerca di comunicare con la parabola. La parabola è un racconto inventato, tratto dall'esperienza comune delle persone, che ha la possibilità, per chi comprende, di fa conoscere qualcosa di importante o di Gesù o del Regno di Dio. Analizziamo il racconto odierno.
Mt 22, 1-141 Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: 2 "Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3 Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4 Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: "Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". 5 Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6 altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7 Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8 Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9 andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". 10 Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11 Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. 12 Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. 13 Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". 14 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".CommentoDopo il versetto introduttivo abbiamo la parabola, che si divide in due parti. La prima contiene l'identificazione del regno dei cieli come "un re che fece una festa di nozze per suo figlio", un duplice invio di servi "a chiamare gli invitati alle nozze" e il persistente rifiuto degli invitati a partecipare al banchetto preparato dal re. La scena si chiude con la reazione del re e la punizione degli invitati, i quali arrivano addirittura ad uccidere i servi a loro mandati. La seconda parte si apre con un nuovo invio dei servi a radunare dalle piazze e dalle strade nuovi invitati al banchetto di nozze. I servi eseguono il comando del re e "la sala delle nozze si riempì di commensali", secondo il progetto originario. Infine è narrata l'ispezione compiuta dal re nella sala, dove erano raccolti i commensali. Colpisce a questo punto la condanna inflitta all'invitato che non indossa l'abito bianco. La scena è simbolica, anche se si radica in una tradizione ebraica. Si vuole così sottolineare che al banchetto preparato dal re non si può partecipare con superficialità, senza preparazione e adeguate attrezzature. Molto probabilmente la veste allude alla coerenza tra fede e vita, richiesta per partecipare alla comunità dei credenti e al banchetto definitivo preparato dal Signore. Chi non indossa tale veste riceve la condanna eterna: "legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Una sentenza chiude il brano: "perché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti". Dio chiama tutti al suo banchetto; dipende poi dai singoli aderire pienamente all'elezione.
Dio chiama incessantemente le persone a partecipare alla comunione e all'amicizia con lui. Egli usa strategie impensabili per creare tale relazione. Purtroppo l'uomo sovente disattende l'opera di Dio perché travolto dalle cose e dalle vicende, perché incapace di coniugare assieme fede e vita, perché lento e superficiale nella risposta.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl banchetto preparato dal Signore e l'insistenza con cui chiama tutti a parteciparvi connota particolarmente la Liturgia della Parola di oggi. Nella prima lettura, dopo l'esilio, i credenti rinnovano la loro fede in Dio e dicono: "Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse". Ritornati in patria, immaginano la convocazione operata da Dio sul monte Sion come "un banchetto di grasse vivande, ... un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati". A questo appuntamento egli attende tutti i popoli per incontrarsi con loro. Anche nel vangelo, oltre al banchetto preparato emerge l'insistenza con cui il re manda i servi per riempire la sala da pranzo. La lettera di Paolo potrebbe indicare l'atteggiamento che il credente dovrebbe assumere nei confronti delle realtà materiali, dopo aver fatto esperienza di comunione con Dio per mezzo di Gesù Cristo. Egli infatti colma ogni "bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù". Chi ha partecipato al banchetto preparato da Dio e ad esso aderisce continuamente, non si lascia più condizionare dalla povertà o dalla ricchezza ed è "iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 8 ottobre 2023 – XXVII Domenica del Tempo Ordinario
L'amore produce frutti di salvezzaIsaia 5, 1-7 . Salmo 79 . Filippesi 4, 6-9 . Matteo 21, 33-43
Lettura
Continua la lettura del capitolo ventunesimo di san Matteo. Gesù è entrato solennemente a Gerusalemme ed ora si trova nel tempio dove, nei cortili antistanti il santuario, il confronto polemico con i capi si fa sempre più vivo.
Mt 21,33-4333Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!". 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". 39 Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?". 41Gli risposero: "Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo".42 E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture:La pietra che i costruttori hanno scartatoè diventata la pietra d'angolo;questo è stato fatto dal Signoreed è una meraviglia ai nostri occhi?43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.CommentoDopo la parabola letta domenica scorsa, troviamo l'invito rivolto da Gesù ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo perché ascoltino un'altra parabola. Il testo si articola in due parti: il racconto parabolico dei vignaioli ribelli e omicidi (21, 33b-39) e la sua applicazione mediante un dialogo tra Gesù ed i suoi interlocutori (21, 40-43). Il testo liturgico lascia cadere i versetti 44-46 che presentano una sentenza di Gesù e la reazione dei capi e dei farisei, i quali capiscono che Gesù si riferisce a loro. La parabola si apre presentando un padrone che con somma cura pianta una vigna in un podere, attrezzandola di tutte le strutture necessarie, e poi l'affida in affitto a dei vignaioli perché la coltivino con impegno e raccolgano di conseguenza frutti abbondanti. Segue l'altra parte della parabola tutta dedicata alle iniziative intraprese dal padrone per avere dai vignaioli i frutti della vigna. Dapprima manda i servi "da quei vignaioli a ritirare il raccolto", ma questi vengono uccisi. Poi invia altri servi che subiscono la stessa sorte dei primi. Infine manda il figlio, perché risolva definitivamente la questione, ma il dramma si acutizza. I vignaioli, vedendo a portata di mano la possibilità di impossessarsi dell'eredità, prendono il figlio, "lo cacciano fuori della vigna e lo uccisero". Con la domanda: "quando dunque verrà il padrone della vigna che cosa farà a quei contadini?", Gesù inizia ad applicare la parabola ai suoi ascoltatori. Infatti la risposta data dagli ascoltatori diventa una sentenza che ricade su loro stessi. Le parole di Gesù poi riprendono il tema della risposta data e lo definiscono: "perciò io vi dico: a voi vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un altro popolo che ne produca frutti". Nel versetto precedente Gesù ha indicato anche quale deve essere l'innesto sicuro per portare frutti: "la pietra che i costruttori hanno scarta è diventata la pietra d'angolo".
Attraverso Gesù Cristo, la pietra angolare, Dio Padre cura i rapporti col suo popolo. Questo, di conseguenza, deve dare frutti come segno di comunicazione efficace col suo Dio. I frutti da produrre si collocano nell'ambito della salvezza che viene dal Signore e che si realizza nel seguire fedelmente i suoi insegnamenti. L'amore a Dio Padre e alla sua volontà, per mezzo di Gesù Cristo, garantisce una messe abbondante di frutti di salvezza.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREL'immagine della vigna ritorna nelle letture di questa domenica. Essa diventa immagine del popolo eletto e rimanda al rapporto di salvezza e all'alleanza che Dio ha realizzato col suo popolo. Nella prima lettura abbiamo il noto "canto della vigna" di Isaia. L'autore si presenta amico dello sposo che canta per lui "un cantico d'amore per la sua vigna". Il canto di Isaia si articola in tre momenti. Dapprima si presentano le cure particolareggiate riservate dal viticoltore alla sua vigna e la delusione finale per i frutti non avuti: "egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva selvatica". Poi c'è la decisione di abbandonare la vigna sterile perché diventi pascolo per gli animali: "toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo". Infine il profeta applica tutto il discorso precedente alla casa d'Israele: "la vigna del Signore degli eserciti è la casa d'Israele; gli abitanti di Giuda la sua piantagione preferita". Dal suo popolo Dio "si aspettava giustizia, ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudini ed ecco grida di oppressi". Anche il brano evangelico, partendo dalla parabola della vigna, focalizza il discorso sui suoi frutti, che il padrone vuole raccogliere. La seconda lettura si collega con le altre in quanto indica atteggiamenti e scelte pratiche che permettono di essere vigna del Signore e di portare frutti per il Signore, seguendo l'esempio di Paolo.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 1 ottobre 2023 – XXVI Domenica del Tempo Ordinario - A
Nella volontà del Padre si è figli e fratelliEzechiele 18, 25-28 . Salmo 24 . Filippesi 2, 1-11 . Matteo 21, 28-32
Lettura
Il capitolo ventunesimo di san Matteo ci presenta Gesù a Gerusalemme. Dopo aver lasciato Gerico giunge a Betfage. Da qui inizia l'ingresso messianico nella città santa, cavalcando un'asina, mentre la gente lo acclama e stende mantelli sulla strada. Entrato nel tempio, scaccia coloro che vendono e comprano, perché la sua casa è di preghiera e non un covo di ladri. È proprio qui che si acutizza il contrasto con i capi dei sacerdoti ed i notabili del tempio. Questo è il contesto immediato del brano odierno.
Mt 21, 28-3228"Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". 29Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Risposero: "Il primo". E Gesù disse loro: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.CommentoIl brano si apre con la parabola dei due figli, incorniciata da due domande rivolte agli ascoltatori. "Che ve ne pare?" dice Gesù, chiedendo così un parere esplicito ai suoi interlocutori. Egli presenta poi il caso di un padre con due figli. Al primo figlio comanda di andare a lavorare nella vigna di famiglia e subito egli reagisce dichiarando di non voler andare perché non ha voglia. Poi ritorna sulla sua decisione, si pente della risposta data e va al lavoro nella vigna. Il secondo davanti alla proposta del padre sembra aderire con entusiasmo all'invito e dice: "si, Signore". Ma il racconto prosegue annotando che invece non andò. La seconda domanda chiude la parabola di Gesù: "chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". La risposta corale degli uditori di ieri e di oggi è a favore del primo figlio e "tutti dicono il primo". Questa risposta non è soltanto un'affermazione verbale, ma nell'intenzione di Gesù, coinvolge esistenzialmente tutti i suoi ascoltatori e diventa giudizio per la vita di ciascuno. Infatti le parole di Gesù che seguono diventano estremamente chiarificatrici. I pubblicani (cioè gli imbroglioni ed i ladri istituzionalizzati) e le prostitute, che sembrano aver detto di no al regno di Dio e alle sue regole, di fatto precedono in esso i notabili del tempio ed i capi dei sacerdoti, perché queste categorie di persone rispecchiano i due atteggiamenti dei due figli presentati dalla parabola. La prova concreta di quanto Gesù sta affermando è data dall'atteggiamento che le persone hanno avuto nei confronti di Giovanni il battista. Egli, il profeta del deserto, ha invitato alla conversione, ma nessuno lo ha preso sul serio se non i pubblicani e le prostitute. La stessa cosa capita anche a Gesù che è accolto, seguito e amato da coloro che erano messi al bando nella società del tempo. La conclusione del brano è molto realistica e segnata da un velo di amarezza: "voi (che siete i prediletti) pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti così da credergli".
Non sono le strutture religiose e nemmeno i comportamenti esteriori e formali che salvano, ma la logica del Padre celeste insegnata da Gesù. Egli infatti invita i suoi a non accontentarsi di una fede verbale e teorica. I veri discepoli, quelli che costituiscono la nuova comunità dei figli e dei fratelli, sono quelli che fanno la volontà del Padre che è nei cieli.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema della volontà di Dio Padre collega la liturgia della Parola di questa domenica. È la volontà del Padre, rivelata da Gesù e accolta nella vita di ciascuno, che rende figli fedeli. Non contano le strutture e nemmeno i comportamenti esteriori. Dio guarda soprattutto la fedeltà di ciascuno agli insegnamenti da lui lasciati. In questa prospettiva va letta la prima lettura. Non è la condotta di Dio che va messa in discussione, ma quella degli uomini. "Se il giusto si allontana dalla giustizia (dalla salvezza portata da Dio) ... egli muore appunto per l'iniquità che ha commesso". Per questo è necessario vigilare per non allontanarsi dalla fonte della giustizia, per evitare le colpe e così vivere in Dio. La lettera ai Filippesi di san Paolo indica il criterio di fondo per fare sempre la volontà di Dio Padre: "abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù". Solo così si può essere obbedienti al Padre, non si fa nulla per spirito di vanagloria, si considerano gli altri superiori a se stesso, non si cerca il proprio interessa ma quello degli altri.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 24 settembre 2023 – XXV Domenica del Tempo Ordinario A
Gli ultimi saranno primiIsaia 55, 6-9 . Salmo 144 . Filippesi 1, 20c-27 . Matteo 20, 1-16
Lettura
Dopo il discorso sulla vita interna della comunità, san Matteo inserisce diversi brani sul vero discepolo. Costui, per essere veramente tale, come un bambino è chiamato a rifiutare qualsiasi accomodamento o compromesso e ad essere coerente fino in fondo. Non è possibile vantarsi di aver sempre osservato i comandamenti e poi essere attaccati alle proprie ricchezze, da non saperci rinunciare per amore di Gesù Cristo.
Mt 20, 1-16In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: "Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero: "Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi nella vigna".Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi". Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo".Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?". Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».CommentoIl racconto parabolico di questa domenica si struttura in due momenti successivi: Il padrone della vigna assume operai (20, 1-7) e la paga data ad essi dall'amministratore con una discussione chiarificatrice (20, 8-15). La vicenda si sviluppa attorno ad un viticoltore che per l'intera giornata assume operai a lavorare nella sua vigna. La simbologia della vigna ritorna frequentemente nella tradizione ebraica per denunciare la storia delle infedeltà di Israele, la vite-vigna, che ha tradito gli impegni di fedeltà all'alleanza col suo Dio. Colpisce nel racconto il fatto che tutti sono chiamati a lavorare nella vigna, anche quelli incontrati all'ultima ora e che nessuno aveva preso a giornata. La seconda parte della parabola tratta della paga consegnata agli operai. Soltanto con i primi il padrone ha stipulato un contratto chiaro e preciso (un denaro è la paga giornaliera di un operaio e corrispondeva a 50 euro odierni), agli altri invece promette di dare a tutti il giusto. Sorprende notevolmente il comportamento del fattore che, eseguendo le indicazioni ricevute dal padrone, consegna a tutti gli operai un denaro come ricompensa della giornata. È sicuramente grande la gioia e lo stupore degli ultimi arrivati per la retribuzione ricevuta, mentre i primi, che hanno lavorato tutto il giorno, restano profondamente delusi. Essi, che si aspettano molto di più, in base a quanto dato agli ultimi e in rapporto alle loro ore di lavoro, mormorano contro il padrone. La risposta del padrone risolve la questione. Egli, con i primi assunti, ha rispettato il patto stipulato e con gli altri ha usato del suo denaro per compiere un gesto di magnanimità e di generosità. Dal racconto emerge con chiarezza un modo diverso di intendere la giustizia da parte degli uomini e da parte di Dio. La sentenza finale chiude il racconto e collega agli ascoltatori la parabola: "gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi".
È facile per tutti, nella comunità cristiana, pensare di avere dei diritti o dei privilegi, perché da tempo si cerca di seguire il Signore. A noi piace anche creare graduatorie e gruppi di merito proprio nella stessa comunità. Gesù insegna invece uno stile diverso di comportamento, che nasce da Dio stesso e che ha nell'amore gratuito e generoso, che dona e fa credito anche a chi non ha diritti, il suo principio ispiratore. Gli ultimi arrivati possono prendere il posto dei primi; quelli considerati ultimi, i piccoli tra i fratelli, nella prospettiva di Dio saranno i primi.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 17 settembre 2023 – XXIV Domenica del Tempo Ordinario A
Perdonare col cuore del PadreSiracide 27, 33-28,9 . Salmo 102 . Romani 14, 7-9 . Matteo 18, 21-35
Lettura
La liturgia propone oggi un altro passo del capitolo diciottesimo del vangelo di san Matteo. Dopo aver presentato chi è il più grande nella comunità, la correzione fraterna e la preghiera in comune, ora Gesù affronta la questione del perdono.
Mt 18, 21-35
21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?". 22E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. 23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. 31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello".CommentoIl brano si apre con un quesito posto da Pietro: Signore quante volte dovrò perdonare a mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?. Egli pensa, probabilmente, di ricevere l'approvazione di Gesù per le parole dette in quanto, ponendo il limite del perdono a sette volte, indica una misura che supera grandemente quella prevista dalla prassi raccomandata dai rabbini. Costoro invitano, infatti, a dare il perdono per tre volte. La risposta di Gesù si pone completamente su di un altro livello e dice: "non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette". Egli insegna così a perdonare sempre, secondo lo stile di Dio. Il lungo racconto parabolico che segue allarga la risposta data a Pietro e serve ad illustrare meglio la prospettiva del perdono insegnata da Gesù. La parabola inizia con una frase d'apertura che presenta la ragione da cui si sviluppa poi tutta la vicenda: "un re che volle fare i conti con i suoi servi". La scena si sviluppa in tre momenti. Dapprima si ha la presentazione del padrone che incontra il primo servo (18, 24-27). Costui, che gli è debitore di "diecimila talenti" (un talento corrispondeva circa a 300.000 euro), dopo aver supplicato il padrone, ottiene il condono del debito. Poi è descritto l'incontro del servo condonato con un suo collega che gli deve "cento denari" (18, 28-30) (un denaro corrispondeva circa a 50 euro). Anche costui implora il collega per ottenere comprensione e per poter rimandare la scadenza fissata per pagare il debito. Egli però non viene esaudito. È arrestato e messo in carcere fino a quando non ha pagato il debito. L'ultimo momento (18, 31-34) presenta il padrone che, informato dagli altri servi sull'accaduto, chiama l'uomo a cui aveva condonato il debito. Rimprovera severamente il servo perché non ha avuto pietà del collega, ritira il condono concesso e lo condanna alla stessa sorte da lui inflitta al suo collega. La conclusione (18, 35) si collega alla domanda di Pietro e suggella l'insegnamento dato da Gesù: "Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore ciascuno al proprio fratello".
Il perdono è un'altra caratteristica che qualifica la vita della comunità cristiana. Gesù infatti insegna ai suoi il perdono fraterno senza misura. Il perdono tra i cristiani nasce dal perdono gratuito ed insperato ricevuto da Dio Padre e fattoci conoscere da Gesù Cristo. Occorre vigilare perché nel giudizio ultimo la prassi della misericordia, esercitata nella forma del perdono fraterno, occuperà un posto decisivo.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema che collega le letture odierne è il perdono di Dio, fonte e criterio del perdono tra gli esseri umani. Nella prima lettura, il testo del Siracide vuole inculcare nei giovani la fedeltà alla religione dei padri e l'arte di vivere bene. Per questo inizia presentando il tema: "Il rancore e l'ira sono un abominio, il peccatore li possiede". È il peccatore o lo stolto colui che cede sotto l'impulso dell'ira e del rancore, che portano poi alla vendetta. Inoltre il peccatore, che si vendica dei torti ricevuti non può chiedere ed ottenere il perdono dei suoi peccati davanti a Dio. Anche la preghiera e la guarigione sono esperienze significative davanti a Dio per il credente se sono supportate dalla misericordia e dal perdono verso i suoi simili. Il passo del vangelo riporta le parole di Gesù, che rivela il perdono del Padre. Infatti egli, in obbedienza al Padre, insegna ai sui amici a perdonare sempre, perché il Padre si comporta così. Paolo nella Lettera ai Romani presenta la motivazione del perdono: "nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso... sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore". Per questo allora nella comunità nessuno può considerarsi padrone di un altro, erigendosi a giudice del suo modo di vivere e agire.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 10 settembre 2024 – XXIII Domenica del Tempo Ordinario A
Chiesa riconciliata e oranteEzechiele 33,7-9 . Salmo 94 . Romani 13,8-10 . Matteo 18,15-20
Lettura
Il capitolo diciottesimo contiene le regole date da Gesù per la vita interna della comunità. Egli affronta alcune questioni nodali: chi sono "i più grandi" nella comunità, quale comportamento si deve avere nei confronti dei piccoli di età e di stato sociale, come vivere la pratica del perdono. Il nostro testo è costituito da una serie di sentenze sulla riconciliazione fraterna; esso segue immediatamente la parabola del pastore che cerca la pecora smarrita.
Mt 18, 15-2015Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.CommentoIl brano si divide in due parti. In 18,15-17 abbiamo una regola disciplinare, seguita dalle sue motivazioni teologiche presentate in 18,18-20. La regola di comportamento nei confronti del fratello che pecca prevede tre istanze successive e progressive. Dapprima la questione va risolta a livello personale: "va e ammoniscilo fra te e lui solo". Se il primo intervento non produce affetti di riconciliazione, è necessario avvicinare chi pecca con "una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni". Infine, se la persona persevera nel suo errore, sia coinvolta tutta la comunità la quale deve mettere in atto tutte le strategie necessarie per recuperare il fratello peccatore. Se ciò non si realizza, il componente della comunità, che da essa si è separato col peccato, è da considerarsi non escluso o emarginato, ma ancora come un pagano, il quale ha bisogno di intraprendere nuovamente un cammino di conversione. Per quale peccato è necessario attuare questa procedura? È difficile identificare concretamente la tipologia di peccato in questione. Dal contesto del capitolo si può però sicuramente ricavare che si tratta di un comportamento a danno della comunità o di un suo componente. Chi è chiamato a mettere in atto questa procedura nei confronti del peccatore? Ogni discepolo è invitato da Gesù a svolgere con autorità nella comunità questo ministero di riconciliazione, sull'esempio del Padre celeste che ricerca e recupera tutti i fratelli persi. Egli deve servirsi del dialogo fraterno per ricostruire i rapporti con i fratelli separatisi dalla comunità col peccato. Infine nella comunità alcuni fratelli, tramite un ministero specifico ad essi conferito, hanno il compito di riconoscere la conversione avvenuta e di riammettere il peccatore a pieno titolo nella comunità. Il v. 19 può essere letto allora in due modi. Prima di tutto al Padre va chiesto continuamente e soprattutto l'accordo fraterno nella comunità. Tale richiesta è sicuramente concessa dal Padre. Occorre poi chiedere di vigilare perché al Padre non può essere innalzata una preghiera significativa ed efficace se non si è uniti e se persistono fratture nella fraternità. La ragione profonda dell'unità nella comunità è data dall'ultimo versetto. I fratelli riuniti nel nome del Signore Gesù costituiscono la Chiesa, luogo dove Cristo è presente e si realizza l'incontro salvifico col Padre: "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro".
La comunità radunata insieme è il luogo dove è presente il Signore e dove lo si incontra risorto. Non è comunità autentica se in essa vi sono persone compromesse col peccato, cioè che si sono allontanate dalla volontà del Padre o che hanno rotto i rapporti fraterni di amore reciproco. Per questo ognuno è chiamato a vigilare per non cadere nel peccato e ad attivarsi per ricondurre a riconciliazione chi si è allontanato dal progetto di Dio rivelatoci da Gesù Cristo.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREI temi della presenza del Signore nella sua comunità e della responsabilità dei discepoli nel portare a conversione chi sbaglia intersecano le letture odierne. Nella prima lettura il profeta Ezechiele é posto in mezzo al popolo di Dio per trasmettere la sua parola e per essere "sentinella per gli israeliti". La sentinella deve prestare attenzione a quanto gli dice il Signore e nello stesso tempo deve vigilare sulla comunità degli israeliti perché non si allontanino dal loro Dio, che vive con loro. Questo compito Gesù lo affida nel vangelo ad ogni discepolo. Tutti i cristiani sono invitati ad attivarsi, perché chi ha sbagliato possa ritornare nella comunità oppure ricostruire la comunione con essa. Solo così la preghiera dell'assemblea, radunata nel nome del Signore, avrà significato ed efficacia. Nella lettera ai Romani Paolo traccia in sintesi quale deve essere la scelta e l'atteggiamento di fondo che impediscono di cadere nel peccato e quindi nella separazione dalla comunità: "Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 3 settembre 2023 – XXIII Domenica del Tempo Ordinario
Discepoli di Cristo morto e risorto
Geremia 20, 7-9 Salmo 62 Romani 12, 1-2 Matteo 16, 21-27
Lettura
Continua il dialogo tra Gesù ed i discepoli. Tra questi emerge la figura di Pietro come loro rappresentante e portavoce, come abbiamo visto domenica scorsa. Nel brano odierno si intensifica la rivelazione di Gesù ai discepoli e troviamo anche reazioni impensate da parte loro.
Mt 16, 21-2721Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: "Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai". 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!".24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.CommentoGesù comunica ai discepoli il suo destino di sofferenza e di morte che lo attende a Gerusalemme ad opera dei notabili, degli alti funzionari del tempio e degli scribi. Egli annuncia anche che, dopo la morte, risorgerà "il terzo giorno". Abbiamo poi la reazione immediata e profondamente umana di Pietro alle parole di Gesù. Egli, che aveva intravisto in Gesù l'opera potente dell'Inviato di Dio, non può accettare che tutto finisca in una bolla di sapone, per questo, dopo aver protestato con rimproveri dice: "Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai". Alla reazione unilaterale di Pietro, che non tiene conto dell'annuncio della resurrezione, fa seguito la risposta dura e severa di Gesù. Pietro, che poco prima è stato definito da Gesù "roccia" e fondamento della comunità, ora è respinto come pietra d'inciampo ("tu mi sei di scandalo"); lui che prima è stato beatificato da Gesù ora è considerato "satana" e avversario. Per questo non può dare alcun consiglio al maestro. La ragione della "caduta" di Pietro è indicata dallo stesso Gesù: "non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Col suo intervento Pietro si mostra estraneo ed ostile al progetto di Dio e alla sua volontà, che Gesù vuole realizzare. Infine abbiamo l'istruzione di Gesù ai discepoli sulla sequela. Costoro, se vogliono seguire il maestro, devono essere disposti a percorrere la sua stessa strada, che si caratterizza nel rinnegare sé stessi, nel prendere la croce e nel perdere la vita. "Rinnegare sé stessi" significa essere disposti a rinunciare ad una certa identità personale o sociale che gratifichi e permetta di "contare". "Prendere la croce" vuol dire essere disposti ad identificarsi col condannato alla morte più infame e degradante, riservata alle persone più pericolose. "Perdere la vita" significa mettere in conto, nella propria esistenza, anche la possibilità concreta della morte violenta. Tutto questo va accolto e vissuto per Gesù e per il vangelo. È la venuta gloriosa del Figlio dell'uomo che renderà giustizia ai discepoli e darà "a ciascuno secondo le sue azioni".
I discepoli non riescono a capire il destino doloroso e fallimentare del loro maestro. Essi infatti hanno sempre nostalgie trionfalistiche e di potenza temporale. La questione si complica ulteriormente quando Gesù coinvolge, in tutti gli aspetti della sua vita, anche i discepoli, che sono pure chiamati a portare la croce. Il discorso sfocia in una soluzione positiva se si cerca di affrontare l'esperienza del discepolato non alla maniera umana, come ha fatto Pietro, ma affidandosi alla volontà del Padre, rivelata da Gesù. Il discepolo, perseverante nelle prove che gli capitano nel cammino della vita, vive la solidarietà effettiva col maestro crocefisso ed attende con speranza la venuta "del Figlio dell'uomo nella gloria del Padre", per accedere con lui alla gloria eterna della resurrezione.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa difficoltà di coniugare la chiamata di Dio e le realtà umane, in cui essa deve realizzarsi, sembra unificare le letture di questa domenica. La prima lettura, presa dalle "confessioni" di Geremia, presenta da un lato il rapporto appassionato e coinvolgente vissuto dal profeta col suo Dio ("mia hai sedotto, Signore, ed io mi sono lasciato sedurre") e dall'altro le difficoltà che tale esperienza genera nei confronti degli altri e di se stessi: "ognuno si fa beffe di me" e "non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome!". Ma l'esperienza vissuta con Dio non può essere dimenticata o abbandonata: "ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente...; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo". Anche il vangelo rivela la difficoltà dei discepoli di essere solidali col maestro nella sua esperienza della croce. Eppure "portare la croce" è la sintesi delle condizioni necessarie per seguire Gesù. La seconda lettura contiene alcune indicazioni per consolidare e mantenere stabile il rapporto con Dio: "non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente per poter discernere la volontà di Dio...". Paolo afferma anche che nella liturgia, celebrata dai credenti, si supera la distanza e l'apparente inconciliabilità che esiste tra il mistero di Dio ed il mistero dell'uomo.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 27 agosto 2023 – XXI Domenica del Tempo Ordinario A
Nel volere del Padre la gioia del servizioIsaia 22, 19-23 . Salmo 137 . Romani 11, 33-36 . Matteo 16, 13-20
Lettura
Tra il discorso delle parabole, al capitolo tredicesimo, e quello successivo al capitolo diciottesimo, l'evangelista san Matteo ha raccolto una serie di episodi di conflitto e di rivelazione. Famosi sono il rifiuto degli abitanti di Nazaret, che non vogliono ascoltare Gesù, e le situazioni in cui egli prende un atteggiamento polemico nei confronti degli esponenti più significativi della religione giudaica, che fanno di essa un legalismo rituale più che un rapporto personale con Dio. Alcuni episodi attraverso i quali Gesù si fa conoscere sono la moltiplicazione dei pani, i miracoli di guarigione e la trasfigurazione. Nei quattro capitoli si delinea progressivamente il gruppo dei discepoli, tra i quali emerge sempre più la figura di Pietro. In questo contesto si colloca il brano odierno.
Mt 16, 13-2013Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: "La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". 14Risposero: "Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". 15Disse loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". 16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". 17E Gesù gli disse: "Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.CommentoIl testo inizia con una nota di cornice che dà l'ambientazione geografica e presenta gli interlocutori: Gesù ed i discepoli a Cesarea di Filippo oggi Banias al nord della Galilea. Poi abbiamo la prima parte (Mt 16,13b-16) costituita dal dialogo tra Gesù ed i discepoli, stimolato da due sue domande. Alla prima ("la gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?") i discepoli rispondono coralmente, riportando i pareri popolari su Gesù: "alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Alla seconda domanda, rivolta a loro ("voi chi dite che io sia?") risponde a nome di tutti Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Nella seconda parte del brano si incontrano le parole di Gesù rivolte a Pietro (Mt 16, 17-19). Dapprima Gesù proclama beato Pietro perché, attraverso la professione di fede espressa poco prima, manifesta di essere entrato nel rapporto privilegiato col Padre, che Gesù è venuto a realizzare per tutti i suoi discepoli. Poi Gesù delinea la missione futura di Pietro: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa...". Egli non solo è il primo ed il modello del discepolo, è anche il fondamento, la roccia sicura su cui nasce e si costruisce il nuovo popolo di Dio. Di esso fanno parte tutti coloro che, come Pietro, riconoscono Gesù come "Cristo, il Figlio del Dio vivente", che opera attivamente nella storia per la salvezza di tutti. Infine Gesù dà l'investitura solenne a Pietro: "a te darò le chiavi del regno dei cieli...". Il potere delle chiavi affidato a Pietro consiste nell'accogliere e vivere la volontà del Padre, rivelata da Gesù, affinché tutti gli uomini la possano conoscere e vivere a loro volta. L'ordine finale, dato da Gesù i discepoli, che chiude il brano, può sembrare in contrapposizione con quanto espresso fino a questo punto. Egli, infatti, invita i suoi a non dir nulla per ora. Soltanto dopo la sua Pasqua i discepoli riceveranno l'attrezzatura necessaria per realizzare quanto è avvenuto profeticamente a Cesarea di Filippo.
Si partecipa al regno dei cieli nella misura in cui si accoglie Cristo e la volontà del Padre, che lui è venuto a far conoscere. Non esistono altre possibilità, scorciatoie o raccomandazioni particolari. Chi si inoltra in questa "divina avventura" deve essere consapevole che per mezzo suo altri saranno chiamati a seguire Cristo e a conoscere la volontà del Padre. I frutti ci saranno se ciascuno sarà ben radicato nella comunità di Gesù Cristo, pur con tutti i limiti che essa può manifestare, perché solo lì c'è la certezza dell'opera potente di Cristo risorto.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa liturgia della Parola di questa domenica inizia col testo di Isaia che, a nome di Dio, annuncia l'investitura di Eliakìm, al posto di Sebna, alla carica di sovrintendente del palazzo regale nel regno di Giuda, al tempo del re Ezechia. L'investitura di Eliakìm nel nuovo compito prevede nell'abbigliamento non solo la tunica e la sciarpa, che gli cinge la vita, ma anche che sulla spalla gli sia posta la chiave della casa di Davide. Questo segno gli conferisce l'autorità di aprire e chiudere, nella prospettiva della paternità, il rapporto con Dio per gli abitanti di Gerusalemme. Anche nel vangelo troviamo Gesù che con stile profetico annuncia a Pietro il suo nuovo compito nella chiesa e promette di dargli le chiavi del regno dei cieli. Queste diventano segno del sevizio scaturito dalla volontà del Padre, accolta e vissuta dal discepolo. La lettera ai Romani sottolinea il "mistero" cioè il segreto del progetto salvifico di Dio. Da un lato Dio è fedele alle sue promesse e dall'altro si assiste alle continue infedeltà dell'uomo. Per cui veramente occorre concludere dicendo: "O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 20 agosto 2023 – XX Domenica del Tempo Ordinario A
La fede ottiene tuttoIsaia 56,1. 6 – 7 . Salmo 66 . Romani 11,13 – 15. 29 – 32 . Matteo 15, 21 – 28
Lettura
Gesù, arrivato a Genesaret, è circondato da persone che desiderano essere sanate da lui. In questa località, partendo da una contestazione che gli viene fatta dagli scribi e dai farisei sul comportamento dei discepoli (costoro avrebbero trascurato la tradizione degli antichi), Gesù istruisce la folla su ciò che è puro e ciò che non lo è. Il cuore dell'uomo è la sede della volontà, delle decisioni e degli affetti, che rende pura o impura un'azione. Qui si inserisce il brano odierno che presenta il Regno sei cieli che si diffonde.
Mt 15, 21-2821Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio". 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: "Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!". 24Egli rispose: "Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele". 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: "Signore, aiutami!". 26Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". 27"È vero, Signore - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". 28Allora Gesù le replicò: "Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita.CommentoL'episodio narrato avviene nella Fenicia, dove si trovano Tiro e Sidone (oggi Libano), territorio sicuramente abitato da non ebrei e quindi considerato pagano. Anche la donna che si avvicina a Gesù è pagana perché cananea. Ella invoca pietà da parte di Gesù e chiede il suo intervento nei confronti della figlia in grave difficoltà. Va sottolineato che la donna pagana riconosce subito Gesù come Signore e facente parte della stirpe davidica. Gesù dapprima non si lascia coinvolgere nel dialogo con la donna: "egli non le rivolse neppure una parola". L'atteggiamento di Gesù trova spiegazione nelle parole, da lui stesso pronunciate, dopo l'intervento dei discepoli, che gli chiedono di esaudire la domanda della donna. Gesù dichiara che la sua missione è primariamente rivolta "alle pecore perdute della casa d'Israele". Egli, Figlio di Davide, ha il compito di guarire e risanare il popolo d'Israele, perché ritorni a Dio. La donna insiste nel chiedere aiuto. Nasce così un breve colloquio tra Gesù e la cananea, che sottolinea la salvezza da lui portata. Il nuovo intervento di Gesù valorizza tale dimensione. La missione di Gesù è prima di tutto per Israele. La donna risponde riconoscendo il privilegio d'Israele e affermando la possibilità che anche altri (i cagnolini) possano partecipare al banchetto della salvezza, cibandosi soltanto "delle briciole che cadono dalla tavola". Gesù riconosce nelle parole della donna una grande fede, capace di ottenere tutto: "avvenga per te come desideri". Ella non solo riceve la guarigione della figlia, ma con lei si apre la missione di Gesù Cristo verso i pagani.
E' la fede che permette di partecipare alla salvezza portata da Gesù Cristo! Davanti a lui non conta più essere ebrei o pagani, ma è determinante la modalità credente attraverso la quale ci si accosta a lui. E' ancora la fede il criterio che determina l'esclusione o l'appartenenza al Regno.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema della salvezza, destinata a tutte le genti, percorre la liturgia della Parola di questa domenica.
Il profeta Isaia, nella prima lettura, anticipa l'universalità della salvezza. Anche gli stranieri, "che hanno aderito al Signore per servirlo... e per essere suoi servi", saranno partecipi della benedizione di Dio. Nel Vangelo, attraverso il colloquio di Gesù con la donna cananea la salvezza viene presentata come possibilità per tutti, anche per i pagani, a condizione che abbiano fede. Infine Paolo, scrivendo ai romani, li esorta ad essere testimoni coerenti, per diventare motivo di stimolo nei confronti degli ebrei, affinché qualcuno si possa salvare. L'apostolo poi sottolinea che la chiusura dei suoi consanguinei a Cristo e al vangelo ha portato la misericordia di Dio a tutti gli uomini. Forse gli ebrei torneranno all'obbedienza sollecitati dalla fede dei pagani diventati tutti discepoli di Cristo? Per ora conclude Paolo tutti siamo segnati dalla disobbedienza per fare esperienza della misericordia di Dio.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 15 agosto 2023 – Assunzione della Beata Vergine Maria
Maria, primizia della Chiesa gloriosaApocalisse 11, 19a; 12, 1-6a. 10ab
Salmo 44
1 Corinzi 15, 20-26
Luca 1, 39-56
Lettura
L'evangelista s. Luca, dopo il prologo, nel primo capitolo del vangelo narra dapprima l'inizio dell'esistenza di Giovanni Battista e poi l'annuncio a Maria della nascita di Gesù. A coronamento del dittico precedente, troviamo il brano presentato dalla Solennità odierna, che si articola attorno alla figura delle due madri.
Lc 1, 39-56
39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo . Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo . 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto".46Allora Maria disse:"L'anima mia magnifica il Signore47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l'umiltà della sua serva.D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotentee Santo è il suo nome;50di generazione in generazione la sua misericordiaper quelli che lo temono.51Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;52ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;53ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato i ricchi a mani vuote.54Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia,55come aveva detto ai nostri padri,per Abramo e la sua discendenza, per sempre".CommentoIl racconto inizia con una cornice introduttiva che riporta la notizia del viaggio di Maria verso la città di Giuda, del suo ingresso nella casa di Zaccaria e del saluto rivolto alla cugina Elisabetta. Col v.41 si apre la prima parte della pericope che è dominata dall'esperienza e dalle parole di Elisabetta. All'inizio si afferma che "il bambino sussultò nel suo grembo" dopo aver "udito il saluto di Maria". Poi il racconto continua rilevando il dono dello Spirito Santo concesso ad Elisabetta: "fu colmata di Spirito Santo". Infine ella, sotto ispirazione, comincia a parlare profeticamente: benedice Maria per la sua maternità ("Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"), la manifesta madre del Signore, in virtù dell'esperienza vissuta nell'incontro con lei, proclama "beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto". Col v.46 inizia la seconda parte che vede in scena Maria, la quale canta a Dio il "Magnificat". Questo è un cantico tratto dalla preghiera tradizionale ebraica. Con genere letterario diverso, Maria riprende le parole di Elisabetta pronunciate poco prima, collocandole profondamente nel mistero di Dio suo Salvatore. Maria si fa interprete di tutti i poveri della terra e con riconoscenza canta le grandi opere compiute da Dio, suo Signore e salvatore. Dio manifesta le sue azioni grandi in chi è umile e semplice, donando a loro la sua misericordia. Il Signore è sempre fedele alle sue promesse: "Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".
L'incontro delle due madri narrato da Luca, le quali a titolo diverso stanno vivendo un particolare rapporto col mistero di Dio, suggerisce alcune importanti indicazioni. Prima di tutto Maria trova nel dialogo con Elisabetta la conferma del progetto in cui il mistero di Dio l'aveva inserita. Poi Maria esercita, nei confronti della cugina, un ministero di mediazione in ordine al dono dello Spirito Santo. Infatti, Elisabetta lo riceve dopo aver udito la voce della madre del Signore. Infine Elisabetta, ricevuto lo Spirito, è da lui guidata e riesce così a percepire il mistero che si sta compiendo nella cugina. In conclusione si può affermare che nell'incontro interpersonale, vissuto nella volontà di Dio e nella comunione ecclesiale, non solo si chiarisce e si comprende la propria vocazione, ma si ha pure il dono sovrabbondante dello Spirito che permette una lucida e penetrante comprensione del mistero di Dio. Il dono dello Spirito è anche anticipazione e garanzia della vita eterna. Il dono dello Spirito rende consapevoli dell'opera di Dio, della sua fedeltà e della sua misericordia, ed orienta verso il Regno eterno, meta definitiva della vita.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 13 agosto 2023 – XIX Domenica del Tempo Ordinario
Vivere con fede nel SignoreI Re 11,9a. 11 – 13 . Salmo 84 . Romani 9,1 – 15 . Matteo 14, 22 – 33 (anno A)
Lettura
Continua la lettura del capitolo quattordicesimo del vangelo di Matteo. Dopo le parabole del capitolo tredici, l'evangelista ha raccolto episodi importanti di autorivelazione di Gesù. Egli cerca di comunicare agli amici più affezionati la sua identità più profonda.
Mt 14, 22-3322Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: "È un fantasma!" e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". 28Pietro allora gli rispose: "Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque". 29Ed egli disse: "Vieni!". Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!". 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?". 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: "Davvero tu sei Figlio di Dio!".CommentoIl racconto inizia presentando Gesù che manda i suoi discepoli sull'altra sponda del lago e che congeda la folla. Va sottolineato poi la scelta compiuta da Gesù: "salì sul monte a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo". E' per lui tappa decisiva e fondamentale la preghiera in solitudine, che ritma la sua giornata e la sua vita. La narrazione poi riprende presentando l'attraversata del lago da parte dei discepoli sulla barca. Il lago è agitato a causa delle onde provocate dal "vento contrario" e quindi per i discepoli si profila un momento di difficoltà. Alla fine della notte essi sono ancora sulla barca. Molto probabilmente, dopo aver attraccato all'altra riva del lago, hanno ripreso la navigazione nella notte per la pesca. E' in questo momento che Gesù si avvicina a loro "camminando sul mare". Il modo insolito scelto da Gesù per raggiungere i suoi, suscita in loro paura e turbamento tanto da essere scambiato per un fantasma. Le parole di Gesù chiariscono l'equivoco: "coraggio, sono io, non abbiate paura". A questo punto abbiamo una scena dedicata all'apostolo Pietro. Egli, dopo aver sentito le parole del maestro, titubante ed incredulo, chiede un'ulteriore prova: Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque". Gesù acconsente e Pietro inizia il suo cammino sulle acque verso il maestro. Però la paura, l'incertezza ed il dubbio prevalgono nell'apostolo, che non si sente sicuro sulle acque agitate. Cominciando a sprofondare chiede aiuto al Signore: "Signore, salvami!". Gesù lo solleva e lo toglie dal pericolo, però nello stesso tempo lo rimprovera: "uomo di poca fede, perchè hai dubitato?". Il brano si chiude presentando la nuova situazione di tranquillità e di pace creatasi quando Gesù sale sulla barca. Allora tutti i discepoli si prostrano davanti al Signore, riconoscendolo Figlio di Dio: "Davvero tu sei Figlio di Dio!".
La vita dei discepoli è sempre l'attuazione di una missione a loro affidata da Gesù Cristo. Tale missione, per essere colta nelle sue implicanze più complesse e per essere attuata con fedeltà, richiede ai discepoli l'impegno della preghiera e della riflessione silenziosa. La difficoltà ed i problemi, che si incontrano lungo il tragitto, si possono superare se si ha consapevolezza che il Signore è sempre accanto a noi, anche attraverso modalità non immediatamente percepibili, e se si crede nella sua azione costante a favore dei suoi amici. Senza la fede si sprofonda nel buio e nella disperazione.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 6 agosto 20203– Trasfigurazione del Signore
Chiamati a vedere il SignoreDn 7,9-10.13-14; Sal. 96; Rm 8, 35. 37-39; Mt 17,1-9 (Anno A).
Lettura
Gesù sta compiendo il suo ministero in Galilea. Egli predica e guarisce, chiama i discepoli a seguirlo e sorgono i primi contrasti con gli avversari. Dopo aver scelto i dodici tra i discepoli, li manda in missione. A loro un giorno chiede di dire un parere sul pensiero delle folle su di lui; anch'essi sono invitati ad esprimersi al riguardo. Pietro, a nome di tutti, dichiara la loro fede; questa però è subito messa in difficoltà dal primo annuncio della passione e dalla dichiarazione sulla necessità per il discepolo di portare la croce dietro a Gesù. Qui si colloca la pericope detta della Trasfigurazione.
Mt 17, 1-91Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo". 6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: "Alzatevi e non temete". 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. 9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".Commentol racconto inizia presentando Gesù che, prendendo "con sé Pietro, Giovanni e Giacomo", sale "su un alto monte". Nel mondo antico, l'immagine del monte era abituale per richiamare un luogo dove s'incontrava la divinità, perché lì Dio aveva la sua dimora. Di conseguenza sottolineare il riferimento al monte, come luogo della manifestazione di Dio e della comunione con Lui, rimanda all'esperienza caratteristica di ogni civiltà: la preghiera. Mentre Gesù prega il suo volto si trasforma "e le sue vesti divennero candide come la luce", in quanto simbolo della persona divina. L'evangelista Matteo è particolarmente interessato al colloquio tra Gesù ed i due uomini, identificati poi con Mosé ed Elia. Essi diventano espressione dell'antica alleanza, che Gesù è venuto a portare a compimento. Mosè rappresenta la "Torà-Legge" ed Elia rimanda a tutti i profeti. A questa scena così intensa, in quanto manifestazione della gloria di Cristo, incastonata nella storia della salvezza, fa da contrasto la non comprensione dei discepoli, che assistono al fatto. Pietro, con le parole rivolte a Gesù, occupa la parte centrale del racconto. Egli propone di costruire tre tende, e l'idea è sicuramente inadeguata al momento. Gesù, infatti, non può essere assimilato ai due mediatori dell'antica alleanza. Quanto i discepoli non riescono a raggiungere con le proprie forze la comprensione dell'evento, è possibile sperarlo dall'opera di Dio e dalla sua rivelazione attraverso Gesù. A questo punto avviene un nuovo evento: "una nube luminosa che li coprì con la sua ombra". La nube è sempre segno della presenza di Dio, sia nell'Antico Testamento come nel Nuovo. E dalla nube esce la parola autorevole del Padre che rivela la vera identità di Gesù: "Questi è il figlio mio, l'amato". La presenza di Dio sul monte e la sua parola, spingono i discepoli a fidarsi di Gesù Cristo e a credere ai suoi insegnamenti: "ascoltatelo". Alla fine resta solo Gesù con i discepoli, perché solo lui è l'unico e definitivo rivelatore del Padre.
La trasfigurazione di Gesù è per i discepoli occasione di conoscere la vera identità di Gesù. È un'esperienza che avviene nella preghiera. Ed è Gesù che li aiuta ad entrare nel mistero della rivelazione antica e nuova, e li mette decisamente sulla strada del discepolato che li porta a superare la distanza che li separa dal mistero di Dio. Dio che si rivela è realmente accolto dai discepoli quando diventano capaci di ascoltare e recepire fino in fondo gli insegnamenti di Gesù, che culminano nel portare la croce con lui. Chi nella preghiera crede e ascolta, facendo della croce la regola della vita, cammina con Cristo verso la gloria della Pasqua eterna.
Legami fra le lettureLa Trasfigurazione del Signore invita a riflettere sul tema della visione di Dio. Tutti un giorno vedremo Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Il profeta Daniele, attraverso immagini prese dal linguaggio apocalittico, cerca di descrivere l'esperienza da lui fatta: "il suo trono era come vampe di fuoco... mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano". Colui che è "simile ad un figlio d'uomo", che ha ricevuto "potere, gloria e regno" è Gesù Cristo. La profezia di Daniele si realizza sul Tabor, con la trasfigurazione, e si compirà definitivamente a Gerusalemme con la sua esaltazione gloriosa, dopo avere attraversato il buio della passione e della morte. Pietro afferma di aver conosciuto, udito e sperimentato Gesù Cristo e dichiara di non aver seguito favole, ma la salvezza di Dio. Per questo, attraverso la sua testimonianza, tutti sono invitati a volgere l'attenzione a Gesù Cristo, "lampada che brilla in un luogo oscuro" fino a quando "la stella del mattino", Gesù Cristo, illuminerà per sempre il cuore di ogni donna e di ogni uomo.
Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2 Pt 1,16-19; Mt 17,1-9
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 30 luglio 20203– XVII Domenica del Tempo Ordinario
Accorgimenti per vivere nel Regno di DioI Re 3,5. 7 – 12 . Salmo 118 . Romani 8, 28 – 30 . Matteo 13, 44 - 52
LetturaContinua la lettura del capitolo tredicesimo del vangelo di Matteo. Del "discorso parabolico" oggi sono presentate tre parabole (il tesoro, la perla e la rete) e la conclusione di tutto il discorso contenuto nel capitolo.
Mt 13, 44-5244Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.51Avete compreso tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". 52Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".CommentoNei primi versetti abbiamo due parabole tra loro collegate. La prima (v. 44) presenta il ritrovamento di un tesoro che era stato nascosto in un campo. Lo scopritore, pieno di gioia vende tutto quello che ha per acquistare il campo col tesoro nascosto. La seconda (v. 45) illustra l'attività di un mercante di perle preziose. Quest'uomo, sempre alla ricerca del pezzo raro, trovatolo, vende tutto per impossessarsene. Le due parabole sono collegate col regno di Dio, lo illustrano e presentano le conseguenze per chi lo trova. Il Regno di Dio è la vita che si sceglie seguendo Gesù ed i suoi insegnamenti, così si fa parte della famiglia di Dio, cioè il suo Regno. La terza parabola (vv. 47 – 50) descrive ciò che fa una rete a strascico gettata nell'acqua. Tutto entrano nella rete senza distinzione. In essa restano impigliati pesci di ogni genere. La selezione di quanto è stato pescato avviene sulla spiaggia ad opera dei pescatori: "raccolgono i pesci buoni... "(v. 48). Segue l'interpretazione della parabola (vv. 49 – 50). Alla fine del mondo Dio attuerà la stessa operazione compiuta dai pescatori dopo la pesca. Che cosa stabilisce la bontà o la cattiveria? Non certo il carattere di una persona, ma lo sforzo che uno compie ogni giorno di essere discepolo del Signore, superando le difficoltà ed impegnandosi seriamente.
La conclusione del discorso mette in risalto i destinatari con una domanda rivolta direttamente a loro: "Avete capito tutte queste cose?". La risposta dei discepoli è positiva, senza riserve o limitazioni. Così la domanda posta a Gesù nel v. 36 ha avuto a questo punto piena soddisfazione. Il testo si chiude con la piccola parabola dello scriba diventato discepolo del regno dei cieli. Costui, non deve accontentarsi di capire, ma è necessario che compia un ulteriore passo. Tutto quanto ha assimilato dall'esperienza cristiana trova la sua vitalità in Gesù Cristo e viene manifestato pubblicamente attraverso la sua testimonianza. La liturgia lascia cadere il v. 53 dove è indicato uno spostamento geografico di Gesù: "Terminate queste parabole, Gesù partì di là".
Per incontrare il Regno di Dio, cioè per vivere un rapporto autentico con Dio, è necessario ricercarlo e vigilare per discernere e cogliere l'occasione giusta nella quale si manifesta a noi. La sua manifestazione definitiva è avvenuta ed avviene attraverso Gesù. Chi incontra Dio nella sua vita, anche se l'evento può essere frutto del caso, deve possedere l'attrezzatura necessaria per cogliere la grandiosità dell'avvenimento e deve essere pronto a mettere in atto ogni strategia possibile per non perdere l'occasione, anche a costo di vendere tutto. Nel corso della storia si nota la convivenza dei buoni e dei cattivi, di coloro che seguono Dio e di coloro che l'hanno rifiutato. Alla fine però Dio li separerà definitivamente. I buoni riceveranno il premio ed i cattivi il castigo. I discepoli non possono accontentarsi di sapere queste cose, ma la loro gioia sta nel metterle in pratica.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa preziosità del "regno di Dio" e l'appartenenza ad esso è il filo conduttore che unisce le letture. Nel vangelo, con le prime due parabole, si sottolinea la decisività dell'incontro con Dio nella vita dell'uomo e la necessità di perseverare nel rapporto con lui. E' questo il "cuore docile", che Salomone chiede a Dio e solo la relazione con Lui può aiutare a "distinguere il bene dal male" e metterlo in pratica nella vita. Chi non si comporta così, alla fine dei tempi sarà giudicato per il premio o per la condanna. Nella lettera di Paolo ai Romani si sottolinea che coloro che amano Dio sono orientati in modo decisivo verso il bene. Dio infatti, porta i suoi eletti a conformarsi sempre più "all'immagine del Figlio suo" in lui si realizza ogni chiamata, giustificazione e glorificazione: "quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 23 luglio 2020 – XVI Domenica del Tempo Ordinario
Solo Dio può giudicare tra bene e maleSapienza 12, 13.16-19; Salmo 85; Romani 8, 26-27; Matteo 13, 24-43
LetturaLa liturgia continua a proporre la lettura del capitolo tredicesimo di san Matteo, denominato "discorso parabolico". Dopo la parabola del seminatore, letta domenica scorsa, e la sua spiegazione data da Gesù stesso, oggi accostiamo altre tre parabole: il grano e la zizzania seminati nello stesso campo, il seme di senapa ed il lievito.
Mt 13, 24-4324Espose loro un'altra parabola, dicendo: "Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: "Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?". 28Ed egli rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!". E i servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a raccoglierla?". 29"No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio"".31Espose loro un'altra parabola, dicendo: "Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami ".33Disse loro un'altra parabola: "Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata".34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo". 37Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!CommentoLa prima parabola si sviluppa in tre tempi. Il primo è quello della semina del grano e della zizzania in mezzo al grano. Il secondo tempo è costituito dalla crescita. In mezzo al grano, che gradualmente va verso la maturazione, compare anche la zizzania. A questo punto nella narrazione si ha una parentesi, costituita dall'intervento dei servi che chiedono al padrone da dove venga la zizzania e quindi il male che convive col bene. Gesù risponde affermando che il male non viene dal padrone del campo ed è a lui completamente estraneo, esso deriva soltanto dall'avversario: "un nemico ha fatto questo". I servi propongono poi di togliere subito l'erba cattiva dal campo. Questa sembra la soluzione più naturale e corrispondente anche alle abitudini agricole dell'ambiente palestinese. Ma il padrone del campo ha un altro progetto. Egli rimanda la separazione del grano dalla zizzania al tempo della mietitura. La mietitura è il terzo momento del racconto parabolico. In questa fase decisiva non sono più i servi gli esecutori degli ordini del padrone, ma i mietitori ai quali il padrone dice: "raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio". È evidente che le immagini della parabola rimandano a Dio che agisce nella storia, dove anche il maligno è all'opera, impedendo alla Parola, gettata con abbondanza, di portare frutto. Prima di riportare la spiegazione della parabola fatta da Gesù ai discepoli in casa, l'evangelista inserisce due brevi parabole affini. La prima fa leva sul contrasto tra il piccolo seme di senapa posto nel terreno e l'arbusto relativamente grande che ne deriva. Anche la parabola del lievito ruota sulla sproporzione esistente tra la grande massa di pasta fermentata da un poco di lievito. L'azione di Dio nel mondo ed il suo regno non procedono con spettacolarità o trionfalismo, caratteristici delle opere dell'uomo, ma operano silenziosamente dal di dentro oppure con interventi che possono sembrare insignificanti, come la missione di Gesù. I risultati finali sono però inimmaginabili per l'uomo, perché soltanto Dio li conosce e ne è il garante. L'evangelista chiude la prima parte del discorso in parabole con un breve commento rivolto alla folla che rimane estranea alla cerchia dei discepoli. Questo succede non a causa delle parabole di Gesù, che corrispondono allo stile della comunicazione di Dio, ma dei destinatari che si chiudono alla parola di Dio proclamata da Gesù. Infatti, per cogliere nelle parabole il disegno di amore di Dio Padre, si deve stare con Gesù, "entrare in casa" e lasciarsi istruire da lui come fanno i discepoli.
Dio Padre continua ad operare con larghezza nella storia. Qui è presente ed opera anche il maligno in completa autonomia. I discepoli devono evitare il rischio della intolleranza o dell'indifferenza nei confronti del male, sicuri della presenza di Dio, lasciando a lui il compito del giudizio finale. Nel frattempo, la certezza che il regno di Dio è all'opera, anche se in modo nascosto e non appariscente, porta i cristiani a vivere con fiducia perseverante e con misericordia, in continua conversione guidata e stimolata dagli insegnamenti di Gesù.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 16 luglio 2020 – XV Domenica del Tempo Ordinario
La Parola produce sempre frutti abbondantiIsaia 55, 10-11 . Salmo 64 . Romani 8, 18-23 . Matteo 13, 1-23
LetturaNel capitolo dodicesimo l'evangelista san Matteo continua a presentare le posizioni assunte dalla gente davanti a Gesù e al suo ministero. Anche i discepoli, come il maestro, subiscono contestazioni e persecuzioni. Gesù però non si lascia condizionare e continua a compiere la sua missione. Egli si presenta con la stessa autorevolezza e dignità delle figure storiche e profetiche del passato. Qui l'evangelista inserisce il terzo grande discorso di Gesù, che raccoglie le parabole del regno.
Matteo 13, 1-23Mt 13, 1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti". 10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché a loro parli con parabole?". 11Egli rispose loro: "Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. 15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca! 16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! 18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno".Commento.
La liturgia propone oggi la prima parte del discorso in parabole di Gesù. Il brano si suddivide in tre parti: la parabola del seminatore (13, 1-9), le motivazioni del discorso in parabole (13, 10-17) e la rilettura della parabola del seminatore (13, 18-23). Il testo si apre con una introduzione che presenta il protagonista. Gesù abbandonato la casa dove ha dato istruzioni ai discepoli, siede ora su una barca e dal mare si rivolge ad una folla numerosa, venuta per ascoltarlo. Per san Matteo la folla è composta da tutte quelle persone che non sono discepoli ed in particolare da coloro i quali ancora non hanno deciso di seguire il maestro e che spesso sono refrattari nei suoi riguardi. A questi destinatari Gesù parla in parabole, cioè con un linguaggio simbolico, il quale, se capito, ha la possibilità di svelare il mistero e mettere in comunicazione profonda con la rivelazione. La parabola è come una finestra che si apre sul mistero di Dio e dalla quale è possibile intravedere la grandezza della salvezza donata all'uomo. La prima parabola pronunciata da Gesù è quella del seminatore. Il racconto si ispira alle condizioni ambientali e alle tecniche agricole della Palestina al tempo di Gesù. Ma del racconto occorre sottolineare l'abbondanza della semente gettata, che rimanda all'azione di Dio sempre carica di speranza anche se le situazioni sono, dal punto di vista umano, difficili o segnate dalla crisi. Un altro punto che merita attenzione è il contrasto tra il fallimento di una maggioranza, che riceve il seme ma non da frutto, e una minoranza la quale accoglie il seme, produce frutti abbondanti e diventa segno e annuncio di speranza. Poi Gesù, stimolato da una domanda dei discepoli, spiega perché parla in parabole alle folle dei giudei ostili verso di lui. Costoro devono aprire gli orecchi e gli occhi per sentire e vedere, come fanno i discepoli e non comportarsi come i loro antenati che hanno vissuto col cuore indurito, cioè non disponibile all'azione di Dio. Se essi vogliono, le parabole di Gesù possono portare alla conversione. Infine Gesù spiega ai discepoli la parabola del seminatore. È questa l'occasione per indicare ancora una volta le caratteristiche del discepolo e del vero ascoltatore della parola evangelica.
Con la parabola del seminatore o meglio dei semi abbondanti gettati nel terreno, Gesù insegna che l'opposizione ed il rifiuto della maggioranza della gente nei confronti del Regno dei cieli è inconsistente davanti ai frutti abbondanti e significativi prodotti da un gruppo di discepoli che accolgono con entusiasmo e fiducia la sua parola. I discepoli sono coloro che cercano di superare le crisi che capitano nel cammino della vita e procedono con perseveranza, ascoltando veramente e comprendendo la parola di Gesù, cioè mettendola in pratica attivamente.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema dell'ascolto fruttuoso della parola di Dio collega le letture di questa domenica. Il brano del vangelo presenta le condizioni indispensabili per un ascolto adeguato della parola del Signore. Anche la prima lettura, tratta dal profeta Isaia, presenta il tema dell'efficacia della parola di Dio mediante la similitudine della pioggia e della neve che irrigano la terra. Così la parola che viene da Dio produce sicuramente effetti ed opera ciò che lui desidera, raggiungendo gli obiettivi desiderati: "la parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero, e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata". La seconda lettura, con altra immagine, indica la stessa realtà. Il seme della gloria futura, immesso nella creazione per mezzo della resurrezione di Cristo, come il seme della parola, prima o poi si rivelerà in pienezza ed il progetto di Dio si manifesterà in tutta la sua grandezza. Nel frattempo è necessario imparare a convivere con l'imperfezione ed i limiti costituiti dalla natura umana.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
APOCALISSE
Ventottesima Lettura
Vediamo ora gli ultimi due capitoli dell'Apocalisse. Pur restando come sottofondo la presenza del male ormai vinto, l'autore si sofferma sulle realtà nuove ed eterne che scaturiscono dalla salvezza portata da Dio per mezzo di Gesù Cristo. Egli viene invocato perché la sua presenza continui a sostenere la Chiesa.
LetturaAp 211E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. 2E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: "Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. 4E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate".5E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose". E soggiunse: "Scrivi, perché queste parole sono certe e vere". 6E mi disse: "Ecco, sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omèga, il Principio e la Fine. A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell'acqua della vita.7Chi sarà vincitore erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio.8Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte".9Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: "Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell'Agnello". 10L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. 11Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. 12È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. 13A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. 14Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.15Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro per misurare la città, le sue porte e le sue mura. 16La città è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: sono dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono uguali. 17Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo. 18Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. 19I basamenti delle mura della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, 20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. 21E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.22In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. 23La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. 24Le nazioni cammineranno alla sua luce, e i re della terra a lei porteranno il loro splendore. 25Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte. 26E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni. 27Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette orrori o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello.Ap 221E mi mostrò poi un fiume d'acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. 2In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall'altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all'anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni. 3E non vi sarà più maledizione. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell'Agnello: i suoi servi lo adoreranno; 4vedranno il suo volto e porteranno il suo nome sulla fronte. 5Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. E regneranno nei secoli dei secoli.6E mi disse: "Queste parole sono certe e vere. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere tra breve. 7Ecco, io vengo presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro".8Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. E quando le ebbi udite e viste, mi prostrai in adorazione ai piedi dell'angelo che me le mostrava. 9Ma egli mi disse: "Guàrdati bene dal farlo! Io sono servo, con te e con i tuoi fratelli, i profeti, e con coloro che custodiscono le parole di questo libro. È Dio che devi adorare". 10E aggiunse: "Non mettere sotto sigillo le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino. 11Il malvagio continui pure a essere malvagio e l'impuro a essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora.12Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere. 13Io sono l'Alfa e l'Omèga, il Primo e l'Ultimo, il Principio e la Fine. 14Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all'albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città. 15Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna! 16Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino". 17Lo Spirito e la sposa dicono: "Vieni!". E chi ascolta, ripeta: "Vieni!". Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l'acqua della vita.18A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; 19e se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.20Colui che attesta queste cose dice: "Sì, vengo presto!". Amen. Vieni, Signore Gesù. 21La grazia del Signore Gesù sia con tutti.CommentoIl testo inizia presentando tutta una realtà nuova: Cielo e terra. Scompare il mare, il luogo dove vive ed ha sede il male. L'aggettivo nuovo non indica qui una realtà cronologica, appena arrivato, o appena formato. Esso indica qualcosa di definitivo, di perfetto ed escatologico (che riguarda l'escaton cioè le realtà definitive ed eterne). Infatti si parla di "Novissimi" per designare le realtà ultime, l'eternità, la vita dopo la morte. Anche il vangelo lo chiamiamo Nuovo Testamento, in quanto compimento del Primo Testamento. Quante volte troviamo nel NT l'aggettivo "n uovo"! In Isaia 65,17 e 66,22 si presentano i cieli nuovi e la terra nuova. Poi una voce che proviene dal trono dichiara finito il vecchio mondo e l'inizio del nuovo. È un canto liturgico di lode e di speranza. La rappresentazione della Nuova Gerusalemme è la celebrazione di una meta, di un fine pieno e glorioso a noi destinato da Dio. Dio stesso interviene per ribadire con una dichiarazione solenne la sua opera di novità assoluta. In opposizione ai cittadini della Gerusalemme nuova e santa, coloro che hanno vinto il male, che partecipano della stessa vita di Dio, perché suoi figli ed eredi, sono presentati gli esclusi.
Nella descrizione della Nuova Gerusalemme l'autore si ispira a Ez 40-48, Is 60-66 e Zc 14. Prima viene presentata la città sposa che poi diventa la città santa ed è Dio che la rende sposa e santa. Tutta la descrizione della città è perfetta ed è un degno luogo dove abita Dio. Nella nuova Gerusalemme non ci sarà più bisogno di un tempio perché la "gloria" di Dio abiterà tutta la città. Ora nella città tempio tutto è consacrato; il male provocato dalla bestia è stato annientato; l'unica liturgia è quella di Dio e dell'Agnello. L'anagrafe della Gerusalemme nuova coincide con gli elenchi del "libro della vita".
Nella città santa scorre il fiume della vita che è costeggiato dall'albero della vita. L'autore si ispira sicuramente a Ez 47,1-12 che diventa il commento dei primi due versetti. Gli alberi miracolosamente fruttificano ogni mese e hanno potere terapeutico. Ritorna l'albero della vita già incontrato precedentemente (cfr. Gn 2,9 e 3,24). Entra ora in scena Gesù che ripete la frase: "ecco io vengo presto". È la venuta di Gesù nella celebrazione liturgica della comunità. È la venuta di Gesù a liberare i cristiani perseguitati e oppressi. È la venuta di Gesù a salvare i suoi amici. Ed è Giovanni che ha visto e udito, e che si prostra per adorare l'angelo; l'angelo però si rivolge a Giovanni e gli dice di alzarsi perché solo Dio occorre adorare e tutti gli altri esseri celesti o terrestri sono creature di Dio; solo Lui bisogna adorare. Gesù poi si presenta come l'autore della salvezza, dall'inizio fino alla fine della storia e anche all'interno del popolo ebraico. Per questo motivo lo si invita a "venire", come abbiamo detto sopra. Nel frattempo i cristiani hanno il mandato di custodire, conoscere e mettere in pratica la Scrittura, così come è stata consegnata. Gesù sicuramente viene e verrà per salvare i suoi amici.
Conclusione- Nel mondo esiste il male ed imperversa
- Chi lo accoglie ne è succube e perde la comunione con Dio
- Dio ha vinto il male per mezzo di Gesù Cristo
- Chi resta unito a lui nell'assemblea dei credenti non deve temere nulla
- La salvezza è donata a tutti coloro che seguono Gesù Cristo
- È una salvezza donata individualmente e comunitariamente e la dimensione comunitaria è fondamentale e costitutiva
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 9 luglio 2023 – XIV Domenica del Tempo Ordinario
Gesù è l'unico rivelatore autorizzatoZaccaria 9, 9-10 . Salmo 144 . Romani 8, 9.11-13 . Matteo 11, 25-30
LetturaDopo le parole relative al discepolato del capitolo decimo, abbiamo ora una sezione che presenta le posizioni assunte dalle persone davanti a Gesù e al suo ministero (Mt 11-12). All'inizio incontriamo la perplessità del Battista che, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, si chiede se lui sia veramente colui che deve venire oppure se si debba aspettare un altro inviato. Per questo invia una delegazione ad intervistare Gesù. Poi si ha il giudizio durissimo di Gesù sulle città, che hanno assistito e partecipato al suo ministero e non hanno risposto con la conversione. A questo punto abbiamo le parole di Gesù sui discepoli (Mt 11, 25-30), il brano di questa domenica.
Mt 11, 25-3025In quel tempo Gesù disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".CommentoIl testo può essere suddiviso in tre parti. Dapprima incontriamo la preghiera di Gesù diretta al Padre (vv. 25-26) attraverso la quale lo ringrazia e lo benedice con una formula presa dalla tradizione spirituale ebraica: "ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra". L'accento cade poi sulla motivazione della preghiera di lode. Il Padre ha scelto liberamente e gratuitamente "i piccoli" come destinatari privilegiati della rivelazione, escludendo "i sapienti e gli dotti". I piccoli sono coloro che Gesù chiama anche poveri e vanno identificati con i discepoli credenti, che accolgono con disponibilità e generosità la rivelazione del Padre offerta per mezzo di Gesù. I sapienti e i dotti invece sono coloro che non accolgono la rivelazione di Dio oppure dicono di accoglierla ma, attraverso comportamenti e scelte particolari, pongono invece al centro della vita se stessi e non la volontà del Padre. Nella seconda parte (v. 27) Gesù si presenta Figlio del Padre e suo unico rivelatore autorizzato. Egli infatti, in virtù della relazione col Padre e della sua conoscenza, può far conoscere Dio agli uomini: "tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo". Ne consegue che solo in una relazione vitale con la persona ed il messaggio di Gesù si può entrate nel cuore del cristianesimo ed incontrare veramente il mistero di Dio. Infine (vv. 28-30) Gesù invita tutti coloro che sono "stanchi ed oppressi" ad andare con lui. Queste categorie di persone sono da identificare immediatamente in coloro che sono oppressi, sovraccaricati e schiacciati dal regime farisaico della interpretazione della legge. Ma anche ogni persona di ogni tempo stanca e schiacciata può sentire rivolta a lei le parole di Gesù. A tutti costoro Gesù offre ristoro perché propone un modo nuovo di portare il "giogo" dell'alleanza, della legge del Signore e di vivere la prova. Queste non sono più un peso connotato legalisticamente, o che schiacciano soltanto, ma attraverso Gesù, che vive con amore il rapporto col Padre, i comandamenti di Dio e le prove della vita sono la possibilità unica e concreta di essere in comunione con lui. Egli, a differenza dei farisei, non solo fa conoscere la volontà di Dio, ma è il primo ad attuarla in modo pieno con amore generoso. Per questo Gesù può dire: "imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".
In conclusione, Gesù rivolgendosi ai piccoli, ai discepoli del vangelo, dichiara che Dio Padre fa conoscere e fa vivere per mezzo di lui tutto il mistero della salvezza. È attraverso Gesù Cristo che si ha la sicurezza di entrare e partecipare alla relazione di amore col Padre. Imitando Gesù ed imparando da lui, gli insegnamenti evangelici non sono da vedere come imposizione autoritaria da sopportare, ma manifestazione dell'amore del Padre. Se il vangelo è accolto con amore e vissuto con generosità, diventa la possibilità concreta che oggi abbiamo di vivere la comunione diretta col mistero di Dio.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)