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Lectio divina III domenica di quaresima

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Mincio
Goito 15 marzo 2020 III domenica di Quaresima

Lettura
Nella terza domenica di quaresima s'incontra il passo dell'evangelista Giovanni detto "della samaritana". Nel racconto troviamo però presentate anche altre scene, che capitano attorno al pozzo di Giacobbe. Il brano si trova nella grande sezione del vangelo, dopo il prologo (Gv 1, 1-18), indicata come "Il libro dei segni" (Gv 1, 19-12, 50). In questa parte l'evangelista presenta il ministero pubblico di Gesù attraverso il quale, con segni e parole, mostra se stesso al popolo come rivelazione del Padre. Tale manifestazione produce di conseguenza il rifiuto da parte della gente: "venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto".

Gv 4, 4-42
4Gesù Doveva perciò attraversare la Samaria.
5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7 Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: "Dammi da bere". 8 I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: "Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva". 11Gli dice la donna: "Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?". 13 Gesù le risponde: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna". 15 "Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua". 16 Le dice: "Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui". 17 Gli risponde la donna: "Io non ho marito". Le dice Gesù: "Hai detto bene: "Io non ho marito". 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero". 19Gli replica la donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". 21 Gesù le dice: "Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità". 25Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa". 26 Le dice Gesù: "Sono io, che parlo con te".
27 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: "Che cosa cerchi?", o: "Di che cosa parli con lei?". 28 La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29 "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?". 30 Uscirono dalla città e andavano da lui.
31Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia". 32 Ma egli rispose loro: "Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". 33 E i discepoli si domandavano l'un l'altro: "Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?". 34Gesù disse loro: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35 Voi non dite forse: "Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura"? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36 Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37 In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. 38 Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica".
39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto". 40 E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: "Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo".

Commento
Nei primi versetti (Gv 4, 4-6) l'introduzione inquadra il racconto dal punto di vista geografico e degli spostamenti di Gesù. Egli, che è in viaggio verso Gerusalemme, deve attraversare la Samaria e, durante il tragitto, si ferma al pozzo di una città chiamata Sicàr. Questa è probabilmente da identificare col piccolo abitato di Sichem, che sorgeva a duecento metri dal pozzo di Giacobbe. Il villaggio ebbe nell'antichità un posto molto importante perché legato alle vicende dei patriarchi e perché costruito ai piedi del monte Garizìm, su cui sorgeva il tempio dei samaritani. A Sichem, dopo la distruzione di Samaria, si radunò la comunità samaritana, la quale riteneva di discendere da Giuseppe figlio del patriarca Giacobbe. A questo punto il racconto presenta tre scene avvenute attorno al pozzo. La prima (Gv 4, 7-26) è dominata dal dialogo di Gesù con la samaritana, che oltre ad essere donna appartiene ad un popolo considerato di razza inquinata e quindi pagano. Di conseguenza tra ebrei e samaritani non c'erano rapporti facili. Per tale ragione la donna rimane stupita dalla domanda fattale da un ebreo di nome Gesù: "dammi da bere". Il resto del dialogo vuole portare la samaritana ad incontrare autenticamente Gesù. La donna ha molte difficoltà ad accogliere la comunicazione di Gesù perché condizionata dalle sue esperienze ed esigenze materiali ("Signore tu non hai un mezzo per attingere ed il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? ... dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua"), dalle vicende affettive (aveva avuto cinque mariti) e dalle tradizioni religiose ("i nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte..."). Gesù, con grande pazienza ed amabilità, spiega ogni cosa e prepara così il terreno perché la sua interlocutrice possa riconoscere in lui il Messia; ad ella Gesù dice: "sono io che ti parlo". La seconda scena (Gv 4, 27-38) vede interagire Gesù ed i discepoli. Anch'essi si rivolgono al maestro partendo da un problema concreto: "Rabbi, mangia"; egli risponde portando la conversazione su di un piano diverso: "ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". I discepoli non colgono lo spessore delle parole di Gesù ed egli interviene nuovamente per chiarire il suo pensiero, sottolineando la sua preoccupazione principale che consiste nel fare la volontà del Padre: "mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera". Per spiegarsi meglio cita due detti proverbiali. Come la natura lentamente svolge il suo corso, così anche la volontà di Dio gradualmente si realizza in pienezza nella storia delle persone. Di conseguenza, coloro che sono chiamati a lavorare nell'«azienda del Signore» non devono essere preoccupati della mansione da svolgere, ma di mettersi al servizio della volontà del Padre che, da protagonista, è all'opera in tutti: "levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura". L'ultima scena (Gv 4, 39-42), già anticipata nei vv. 29-30, presenta "molti samaritani di quella città", che vanno da Gesù stimolati dalle parole della donna. Costoro credono in Gesù attraverso la testimonianza della samaritana, ma la loro fede si stabilizza dopo essere stati due giorni con lui. Infatti essi dicono: "Non è più per la tua parola che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo".

In conclusione possiamo affermare che ogni itinerario di vita cristiana deve portare ad un incontro autentico con Gesù Cristo. Egli è riconosciuto ed accolto soltanto quando, anche col suo aiuto, ci si libera da tutte le sovrastrutture che impediscono un rapporto immediato, libero e decisivo. Chi sta al suo gioco diventa, di conseguenza, testimone ed evangelizzatore, perché altri lo possano incontrare. Al riguardo è necessario vigilare attentamente, perché la salvezza non è data dai discepoli, ma da Gesù Cristo che porta gli uomini in comunione col Padre. Per questo ogni esperienza ecclesiale diventa significativa ed incisiva se porta le persone a "stare" in compagnia assidua con Gesù Cristo, ad ascoltarlo e a vedrlo.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

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