Lettura Già accennammo al passo odierno del vangelo di Giovanni commentando le letture della terza domenica d'Avvento. Siamo all'inizio del libro dei segni e l'evangelista presenta il Battista come colui che non è il Cristo, ma il detentore di una missione finalizzata a farlo conoscere e a preparare la sua venuta.
Giovanni 1,35-42 35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". 37 E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: "Che cosa cercate?". Gli risposero: "Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?". 39 Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" - che si traduce Cristo - 42 e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa" - che significa Pietro.
Commento Il racconto giovanneo può essere suddiviso in tre scene aventi ciascuna soggetti diversi. La prima ha come protagonista Giovanni Battista che indica Gesù a due dei suoi discepoli: "Ecco l'agnello di Dio" (vv.35-36). I due, sentendo la testimonianza autorevole del maestro, seguono Gesù. In questo modo si compie la missione del Battista, che era venuto "come testimone perché tutti credessero per mezzo di lui" (1,7). Nella seconda scena (vv.38-39) Gesù prende l'iniziativa nei riguardi di coloro "che lo seguivano". Egli, dopo una prima domanda che serve a focalizzare meglio il loro desiderio ("che cosa cercate?"), rivolge ad essi l'invito decisivo: "venite e vedrete". Le parole di Gesù sono finalizzate a continuare e ad approfondire la conoscenza ed il rapporto con lui. Gesù si conosce se si cammina andando da lui, se si sta con lui e se lo si vede, cioè se con lui si costruisce una relazione profonda. A questo punto della narrazione troviamo anche presentata l'esperienza caratteristica dei discepoli, che viene espressa con tre verbi decisivi: "andarono", "videro", "si fermarono presso di lui". La terza scena mette in primo piano uno dei discepoli, fino a questo punto rimasti anonimi, che avevano seguito Gesù: Andrea. Costui narra al fratello Simone la propria esperienza vissuta per mezzo Battista. Egli con la testimonianza fatta di parole e di convincimenti autorevoli, derivanti dalla vita, porta il fratello al maestro. Infine Gesù stesso, incontrando Simone, attraverso lo sguardo e le parole, lega a sé definitivamente il nuovo discepolo, cambiandogli il nome e chiamandolo Pietro.
Sia il Battista come i nuovi discepoli di Gesù hanno per obiettivo la chiamata alla fede in Cristo e la trasmissione della stessa, mediante la testimonianza autorevole fatta di parole e di gesti. Il seguire Gesù, Cristo e Messia, il vederlo ed il fermarsi con lui, per essere trasformati in profondità dal suo intervento diretto, come accadde a Simon Pietro, sono le caratteristiche della vocazione e dell'autentico discepolato cristiano.
Collegamento fra le letture Nella prima lettura è presentata la vocazione di Samuele. Il suo essere al servizio del Tempio fin dalla giovinezza non corrispondeva ad una reale conoscenza di Dio. Questa si realizzerà quando il ragazzo, udendo la chiamata del Signore, sarà anche in grado di essere disponibile per mettersi realmente in ascolto: "parla perché il tuo servo ti ascolta". Solo dopo questa esperienza egli sarà capace di parole autorevoli. Nel brano di Giovanni ritorna il tema della vocazione. Anche qui la chiamata di Dio arriva alle persone mediante degli intermediari umani. C'è però un elemento di novità da sottolineare: sono discepoli veri coloro che dimorano con Gesù e si lasciano cambiare da lui. Il cambiamento, come dice Paolo nella seconda lettura, non tocca soltanto la dimensione spirituale, ma coinvolge anche il corpo del credente e tutta la sua vita concreta. Tutta la persona, con le sue dimensioni, è coinvolta nella testimonianza feconda della fede.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 10 gennaio 2021– Battesimo del Signore
Il Figlio prediletto che apre i cieli
Isaia 55, 1-11 • Is 12, 2-6 •1 Giovanni 5, 1-9 • Marco 1, 7-11
Lettura Il brano odierno del vangelo di Marco fa parte del "prologo" con cui l'evangelista apre la sua opera (1,1-13). In esso, oltre al titolo del vangelo (1,1), è presentato il ministero di Giovanni Battista (1,2-8) come premessa al battesimo di Gesù (1,9-13) e preparazione all'inizio del ministero in Galilea (1,14ss).
Mc 1,7-13 7Giovanni proclamava: "Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo". 9 Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11 E venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento".
Commento Il testo contiene due elementi: un aspetto della predicazione del Battista, che rimanda a "uno che è più forte" di lui ed il quale "battezzerà con lo Spirito Santo" (vv.7-8), ed il racconto sintetico del battesimo di Gesù al Giordano (vv.9-11). Dopo la sobria indicazione dell'arrivo di Gesù, che per la prima volta è presentato nell'opera di Marco, velocemente si accenna al battesimo da lui ricevuto (v.9). Grande sottolineatura è data dall'evangelista ai due avvenimenti collegati con l'uscita di Gesù dall'acqua (vv.10-11).Egli vede "squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso lui come una colomba" e " venne una voce dal cielo...". I due versetti sono densissimi di significati che, per lo spazio disponibile, non è possibile approfondire, ma soltanto accennare. La prima esperienza fatta da Gesù è la visione dei cieli "aperti - squarciati". Marco usa lo stesso verbo, che ricorrerà poi per indicare la rottura irreparabile del Velo del Tempio (la tenda che nel Santuario del Tempio divideva il Santo dal Santo dei Santi) alla morte di Gesù (15,38). Per interpretare l'immagine si può trovare aiuto dal testo del lamento di Isaia 63,19, scritto per la lontananza di Dio a causa del peccato del popolo: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!". Con Gesù, allora, dall'inizio della vita pubblica fino alla sua morte in croce, si riapre la comunicazione con Dio, che prima era stata interrotta a causa del peccato del popolo. In forza di tale rinnovata comunicazione tra Dio ed il suo popolo, che può essere anche chiamata alleanza, lo Spirito di Dio discende su Gesù, rendendo possibile così il compimento delle attese messianiche annunciate e suscitate dalle antiche profezie. Infine "una voce dal cielo", cioè la voce di Dio sentita da Gesù, esplicita il suo rapporto col Padre, collocandolo nella tradizione biblica.
La venuta di Gesù ricostruisce in modo definitivo e duraturo il rapporto con Dio, che precedentemente sembrava interrotto a causa dell'infedeltà del popolo. Il dono dello Spirito Santo e della Parola abilitano i battezzati, nel nome di Gesù Cristo, alla comunione eterna col Padre.
Collegamento fra le letture Le letture di questa domenica sono percorse da tre temi unificanti. Il primo è costituito dal desiderio divino di condividere i suoi doni col popolo eletto. L'idea viene dapprima espressa esortativamente dal profeta Isaia ("Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.) e trova poi la piena realizzazione nella venuta di Gesù, il figlio prediletto, secondo la narrazione marciana. Giovanni, nella lettera, aggiunge infine che la fede in Gesù Cristo fa partecipare pienamente all'amore di Dio: "chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato". Il secondo tema è lo Spirito Santo. Egli è disceso in Gesù al Giordano, e nell'esperienza cristiana diventa col battesimo, per mezzo di Cristo, la "forza" che "rende testimonianza" e che introduce nella comunione trinitaria. Il terzo tema è la Parola. Donata con sovrabbondanza, "come pioggia e neve", si è fatta persona nel figlio di Dio. Ella non solo "non ritornerà senza effetto... senza aver compiuto ciò per cui è stata mandata", ma diventerà nella comunità cristiana segno concreto dell'amore verso Dio: "perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti".
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Lettura I primi capitoli del vangelo di san Matteo costituiscono una sorta di lunga introduzione a tutto il vangelo. Al centro della narrazione è collocato Gesù Cristo del quale si sottolinea l'origine storica, con una lunga genealogia (1, 1-17), e l'origine divina, attraverso l'annuncio a Giuseppe il padre legale (1, 18-25). Maria, la madre del bambino, è presentata sempre in relazione al suo sposo o al figlio. Attorno a questo gruppo si muovono altri personaggi favorevoli oppure ostile a Gesù. Essi sono rappresentati dai Magi e da Erode.
Mt 2,1-12 1 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2 e dicevano: "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo". 3 All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5 Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele". 7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme dicendo: "Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo". 9 Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
Commento Il brano si apre presentando gli attori della vicenda (Gesù, il re Erode ed i Magi) e le località geografiche dove essa si svolge (Betlemme e Gerusalemme). Gesù è il personaggio principale attorno al quale ruota tutto ed è indicato dalla apparizione straordinaria di una stella. Davanti a lui e alla sua venuta nella storia, gli uomini assumono atteggiamenti diversi. Dapprima abbiamo i Magi, che vengono dall'oriente. Costoro manifestano verso Gesù, "il re dei giudei che è nato", interesse, ricerca, desiderio di adorarlo, grande gioia, venerazione, generosità di doni. L'esperienza dei Magi ha in Betlemme il momento culminante. Qui i Magi "vedono il bambino con Maria sua madre, si prostrarono lo adorarono". Così si realizza la scrittura profetica che proclama Betlemme di Giudea città da cui viene il Messia, secondo la linea davidica. Poi incontriamo il re Erode. Egli alle parole dei Magi resta turbato "e con lui tutta Gerusalemme". Sorgono quindi diverse iniziative per calmare il turbamento del re, ma soprattutto per neutralizzare il possibile antagonista, che stava profilandosi all'orizzonte. La convocazione "di tutti i sommi sacerdoti e degli scribi del popolo", la ricerca messa in atto dal re e gli accordi con i Magi non sono finalizzati all'accoglienza e all'adorazione del Messia che è nato, ma alla sua eliminazione, come sappiamo da Mt 2, 13-23. Gerusalemme, allora, la città santa, diventa il luogo del rifiuto di Gesù Cristo e dove si trama, da subito, la sua morte. Il brano si chiude presentando i Magi che ritornano al loro paese per un'altra strada. Così, dopo essere stati avvertiti in sogno, fanno saltare i progetti di Erode.
Gesù è la luce e la stella che guida ogni uomo. Chi si incontra con lui può avere diversi atteggiamenti. I prescelti, coloro che da sempre attendono la sua venuta, possono rifiutarlo o addirittura schierarsi contro di lui. Gli stranieri ed i pagani, chi non ha mai sentito parlare del Messia, sono invece coloro che lo accolgono con entusiasmo e si lasciano guidare da lui.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE L'immagine di Gesù Cristo luce del mondo collega le letture della festa odierna. Nella prima lettura il profeta Isaia invita ad alzarsi e a rivestirsi di luce perché "viene la luce, la gloria del Signore brilla su di te". Verso questa luce si indirizzeranno tutti i popoli e "verranno portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore". La luce di Dio si fa concreta nella storia in Gesù Cristo a Betlemme, dice il vangelo di Matteo; egli è la Stella che orienta tutte le genti. Davanti a lui si possono assumere diversi atteggiamenti. Ci sono persone che lo accolgono e altre che lo rifiutano. Quanto è successo a Betlemme continua a realizzarsi nel corso dei secoli attraverso l'opera degli evangelizzatori. Anche costoro, dice Paolo, che annunciano per mezzo dello Spirito la chiamata di tutti gli uomini a "partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo", trovano rifiuti e accoglienze impensate.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 3 gennaio 2021 – II Domenica dopo Natale
La Sapienza è la Parola fatta carne
Sir 24,1-2.8-12 – Sal 147 – Ef 1,3-6.15-18 – Gv 1,1-18
Lettura La liturgia della parola della seconda domenica di Natale offre nuovamente il testo evangelico del prologo di san Giovanni già incontrato in parte nella terza domenica d'Avvento ed interamente durante la celebrazione del giorno di Natale. Il Prologo nel suo insieme costituisce un inno alla Parola fatta carne e funge da introduzione a tutto il vangelo.
Giovanni 1,1-18 1 In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era, in principio, presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. 6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10 Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. 11 Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. 12 A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli dà testimonianza e proclama: "Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me". 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17 Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Commento Il complesso ed articolato testo che apre il vangelo di san Giovanni contiene un insieme di tematiche tra loro collegate. I primi due versetti presentano la Parola che è con Dio e delineano la loro profonda identità e relazione. Col v.3 si entra nella dimensione della creazione e tutto ciò che è stato creato si dice sia intimamente connesso con la Parola. Questa non solo ne è l'origine, ma fa diventare il mondo rivelazione in quanto porta in sé l'impronta della Parola. I vv.6-8 indicano il ruolo di Giovanni Battista nella storia della salvezza. Nei vv.9-13 il testo inizia a trattare il mistero dell'incarnazione della Parola che venendo nel mondo e fra la sua gente trova contemporaneamente rifiuto e accoglienza; coloro che credendo accolgono la Parola diventano figli di Dio. Da ultimo nei vv.14-18 la Parola fatta carne rivela la gloria della comunione del Dio invisibile, che rimanda alla partecipazione e all'accoglienza del mistero da parte della comunità. Il Verbo-Parola è la rivelazione di Dio. Tale manifestazione si realizza secondo modalità diverse. Il creato, che "è stato fatto per mezzo di lui", parla di Dio. La vicenda della venuta "tra i suoi", culminata nel dono della legge fatto per mezzo di Mosé, è manifestazione della Parola. Il dono della grazia, realizzatosi per mezzo di Gesù Cristo ("Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"), è rivelazione della Parola. A Dio che si manifesta corrisponde da parte dell'uomo o il rifiuto, che separa da Dio ("la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno vinta"), o il riconoscimento - accoglienza da parte di "quelli che credono nel suo nome", che dà loro "potere di diventare figli di Dio". Il testo esclude una terza via caratterizzabile dall'incertezza, dal tentennamento o dall'indecisione. Nella dinamica di Dio che si rivela e dell'uomo che lo accoglie ha un posto nodale la comunità, la quale diventa segno di accoglienza e sostegno di chi è chiamato a credere.
Collegamento fra le letture Il testo del Siracide indica gli elementi essenziali e più maturi della rappresentazione della Sapienza in Israele: "prima dei secoli, fin da principio, egli mi creò" "Ho officiato nella tenda santa davanti a lui" "Nella città amata mi ha fatto abitare". Essa raggiunge la definitiva e reale personificazione nel disegno del Verbo-Luce e del Verbo-Carne delineato da san Giovanni. La comunità cristiana è chiamata ad invocare incessantemente lo "Spirito di sapienza e di rivelazione", come dice Paolo, per poter andare realmente incontro alla sua speranza che è Cristo Signore. In questo modo egli realizza il progetto indicato per lei dal Prologo giovanneo. Quanto detto fin qui ci porta da un lato a conoscere sempre meglio la manifestazione continua del mistero di Dio, servendoci delle categorie culturali del nostro tempo, accogliendolo con libertà e dall'altro ad invocare nell'orazione incessante personalmente e comunitariamente il dono della Sapienza che viene dall'alto.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Lettura Contesto. Il brano odierno si colloca nel secondo capitolo del vangelo di Luca. Dopo la "manifestazione" avvenuta a Betlemme (nascita di Gesù: Lc 2,1-20) l'evangelista inserisce un breve racconto dove si narra la circoncisione del bambino e l'imposizione del nome (Lc 2,21). Così si passa alla "manifestazione" di Gesù a Gerusalemme, in occasione della presentazione al tempio. È il passo che ora analizziamo.
Luca 2,22-40 22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - 23 come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25 Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26 Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27 Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28 anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: 29 "Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31 preparata da te davanti a tutti i popoli: 32 luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele". 33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35 - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori". 36 C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39 Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Commento La narrazione è composta da due episodi tra loro collegati (l'incontro con Simeone e la venuta di Anna: vv.25-38) incorniciati da un elemento introduttivo, che presenta il fatto (vv.22-24), e da una notizia conclusiva, che annota il compimento delle prescrizioni contenute nella legge del Signore ed annuncia il ritorno della famiglia a Nazaret in Galilea (v.39). La liturgia collega al brano della presentazione di Gesù al tempio anche il sommario sulla crescita di Gesù (v.40). La vicenda si apre presentando Maria e Giuseppe che portano il bambino a Gerusalemme "per offrirlo al Signore". Era questo il rito di purificazione della madre, da tenersi quaranta giorni dopo la nascita del figlio maschio, e del riscatto del primogenito, che prevedeva per i poveri una offerta in sacrificio di "una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la legge del Signore". È da sottolineare il legame che subito si evidenzia tra Gesù e Dio, al quale egli è consacrato fin dalla nascita, e tra Gesù ed il tempio di Gerusalemme, luogo della dimora di Dio. L'incontro con Simeone, "uomo giusto e timorato di Dio", è guidato dallo Spirito Santo che lo porta ad accogliere tra le braccia il bambino Gesù. A questo punto sorge spontanea sulle labbra di Simeone una preghiera molto importante di benedizione a Dio. In essa infatti non solo troviamo indicata la missione di Gesù ("la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli", egli è la salvezza fattasi concreta in mezzo agli uomini), ma anche i destinatari: "luce per illuminare gli stranieri pagani e gloria del tuo popolo Israele". Parlando poi alla madre, Simeone annuncia la passione del Signore; egli "è segno di contraddizione" in Israele. Questa sofferenza coinvolgerà anche la madre e la Chiesa, che è chiamata a continuare nel tempo le sofferenze di Cristo. La profetessa Anna, che vive nel tempio, "servendo Dio notte e giorno", diventa segno di tutti gli ultimi che Dio chiama a comunione con sé, per mezzo di Gesù.
La famiglia di Nazaret è fedele alla legge del Signore ed attua tutto quanto in essa è prescritto. Con la venuta di Gesù, il Figlio di Dio, tutti sono chiamati ad essere fedeli a lui ed ai suoi insegnamenti. Simeone ed Anna sono il segno concreto di come si attende il Signore e di come lo si accoglie. Nel cammino cristiano non bisogna però dimenticare l'esperienza della croce, che ne fa parte in modo costitutivo.
Collegamento fra le letture Il punto d'incontro delle letture della liturgia della Parola di questa domenica fra l'ottava di Natale, festa della Santa Famiglia, è dato dal tema della fedeltà di Dio. Questa fonda, sostiene e permette la fedeltà dei credenti. Abramo, sia nel testo di Genesi come nella Lettera agli Ebrei è presentato come prototipo o padre dei credenti. Le due letture si illuminano a vicenda e vanno lette insieme. Il brano del vangelo, che racconta la presentazione di Gesù al tempio, si collega con le altre letture attraverso la fede dei saggi Simeone e Anna. Costoro che accolgono tra le braccia Gesù, il Messia del Signore, continuano l'opera iniziata dal patriarca Abramo.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Lettura All'inizio del secondo capitolo, l'evangelista Luca riporta "la nascita di Gesù nella città di Davide e la sua manifestazione ai pastori" (Lc 2,1-20). La narrazione completa comprende tre quadri: la nascita di Gesù a Betlemme, l'annuncio dell'angelo ai pastori e la loro venuta a Betlemme. Il testo liturgico della notte di Natale ci propone soltanto i primi due.
Luca 2,1-14 1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3 Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4 Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzareth, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5 Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6 Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. 8 C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10 ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14 "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".
Commento Il primo quadro del racconto (vv.1-7) si articola attorno a tre elementi portanti. Uno è centrato su Cesare Augusto ed ha come scenario "tutta la terra". Un altro fa perno su Davide, chiamato in scena dal censimento e dal viaggio compiuto da Giuseppe, "della casa e della famiglia di Davide", a Betlemme per farsi registrare. Il terzo presenta con semplicità e solennità la nascita di Gesù. In esso particolare attenzione è data ai gesti compiuti da Maria (diede alla luce, lo avvolse in fasce, lo depose in una mangiatoia) e alla non accoglienza incontrata dalla coppia: "perché per loro non c'era posto per loro nell'alloggio". Anche il secondo quadro (vv.8-14) raccoglie al suo interno tre elementi: l'apparizione di un angelo ai pastori ("C'erano in quella regione alcuni pastori... Un angelo del Signore si presentò a loro"), l'annunzio da lui portato ("...ecco vi annuncio una grande gioia, ...oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore") e l'apparizione della schiera celeste che lodava Dio per l'avvenimento accaduto.
Nel primo quadro sembra che l'interesse sia di sottolineare il dono gratuito del "figlio primogenito" da parte di Dio, che si realizza all'interno del comune fluire della storia. Il tempo di Dio accade poi all'incrociarsi degli avvenimenti profani, determinati da Cerase, con le speranze profetiche - religiose legate alla casa di Davide. Ed infine l'opera di Dio non è riconosciuta dai suoi contemporanei, per essa infatti non c'è posto e diventa uno dei tanti casi che capitano nella vita. Il secondo quadro è dominato dall'annuncio della nascita di "Cristo Signore" recato dall'angelo ai pastori. Questa nascita, decisiva per l'umanità, ha come "segno" il bambino nella mangiatoia. Da qui emerge con chiarezza un rimando al mistero dell'agire umile di Dio, il quale può essere frainteso o non riconosciuto dagli uomini e per questo una voce celeste ad essi deve rivelarlo. Allora il canto conclusivo degli angeli diventa un esplicito riconoscimento del mistero di Dio, realizzatosi nella nascita di Gesù. Esso non solo si rivolge a "Dio nel più alto dei cieli", ma diventa messaggio di speranza e di pace per il cosmo e per tutti gli uomini: "e pace in terra agli uomini che egli ama".
Collegamento fra le letture Gesù Cristo è la fonte e la ragione di libertà per tutti gli uomini. Il tema della liberazione ricevuta, che cambia la situazione di un popolo, è presente nelle tre letture della Messa della notte della Solennità del S. Natale. In Isaia la libertà è preannunciata ad Israele ed essa sarà un'esperienza unica ed indescrivibile umanamente perché opera di Dio. Nel Vangelo la narrazione presenta il compimento definitivo della liberazione divina attuata in Gesù, nato a Betlemme, perché discendente della famiglia di Davide. La salvezza-liberazione offerta da Gesù Cristo è per tutti gli uomini e ad essi viene portata da personaggi caratterizzati dalla semplicità e dall'umiltà, ma non previsti nelle logiche religiose del tempo. Anche i cristiani, indica la seconda lettura, si inseriscono in questo itinerario ed hanno un compito molto importante perché con la loro testimonianza diventano segno "della beata speranza" e primizia del "popolo puro" che appartiene a Dio per mezzo di Gesù Cristo.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
L'Arma dei carabinieri è sempre accanto ai cittadini. Non esitare a chiamare il 112 per segnalazioni di aiuto o persone sospette. Anche in questi giorni di festa, la prudenza non è mai troppa. Noi possiamo aiutarvi.
Lettura Nel primo capitolo del vangelo di Luca, dopo il prologo, troviamo subito due narrazioni che si strutturano a forma di dittico. In un pannello abbiamo la presentazione dell'inizio dell'esistenza di Giovanni e nell'altro incontriamo il racconto dell'annuncio della nascita di Gesù. Su questo secondo brano fermiamo ora la nostra attenzione.
Luca 1,26-38 26 Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te". 29 A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30 L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". 34 Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?". 35 Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37 nulla è impossibile a Dio". 38 Allora Maria disse: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". E l'angelo si allontanò da lei.
Commento Il vangelo della quarta domenica d'avvento si apre indicando con solennità le coordinate della storia della salvezza: l'invito dell'angelo Gabriele, la decisione dichiarata ed esplicita di Dio, il coinvolgimento della casa di Davide e dell'umanità attraverso la figura di Maria ("l'angelo Gabriele fu mandato da Dio..., a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria." vv. 26-27). Segue la prima scena costituita dal saluto dell'angelo e dalla reazione di stupore di Maria (vv. 28-29). Molte ipotesi interpretative sono state proposte su questo punto, che realisticamente risulta difficile da spiegare. Sembra interessante una tesi che vede nell'annuncio dell'angelo l'intervento di Dio il quale trasforma radicalmente e realmente la natura di Maria. Così il "piena di grazie" andrebbe compreso con un significato più allargato: "colei che la grazia ha fatto diventare permanentemente grazia". Di conseguenza, la reazione pensosa di Maria ("ella fu turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto") evidenzierebbe l'atteggiamento della persona spiritualmente intelligente, che riflette su quanto avviene e cerca di capire. Ella ha percepito qualcosa della grandezza della comunicazione ricevuta e procede senza ritrosia, ma con prudenza, nel conoscere tutti i significati in essa contenuti. Al centro del brano troviamo l'annuncio dell'angelo ed una nuova reazione di Maria (vv. 30-34). Gabriele comunica il concepimento del bambino, ne anticipa già il nome ("Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù"), che significa salvezza di Dio, indicando il tutto come compimento delle profezie sul Messia. Di fronte alla serietà della proposta evangelica Maria riscontra le difficoltà oggettive esistenti: "Come è possibile? Non conosco uomo". L'ultima parte della narrazione scioglie le difficoltà (vv. 35-38). Il concepimento è possibile perché interviene lo Spirito Santo di Dio. Egli opererà in Maria con la sua potenza creatrice: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra". Di conseguenza, "Colui che nascerà" potrà essere chiamato santo e Figlio di Dio. A sostegno di Maria l'angelo offre il segno della cugina Elisabetta. Ella, considerata sterile, ormai da sei mesi, per intervento del Signore, sta attendendo un figlio. Il testo si chiude con l'assenso razionale e credente di Maria: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". La fede intelligente di Maria la rende capace di cogliere lo spessore del messaggio evangelico, di procedere con perseveranza in quel progetto che, pur con difficoltà, diventa realizzabile per intervento dello Spirito di Dio, e di aderire con completa disponibilità alla volontà divina.
Collegamento fra le letture Il Signore vuole abitare in mezzo agli uomini! Nella prima lettura si proclama che la presenza di Dio nel suo popolo è fonte di benedizione, di prosperità e di stabilità: "Il Signore ti annuncia che farà a te una casa... Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio". Il Tempio è per Israele il segno della presenza di Dio. Ma la promessa fatta dal Signore a Davide, per mezzo del profeta Natan, rimanda ad un nuovo Tempio, non fatto da mani umane. È Gesù il nuovo Tempio che, nascendo da Maria, la vergine di Galilea, porta a compimento tutte le promesse di Dio. Paolo però, scrivendo ai romani, nella seconda lettura, ricorda che il mistero di Dio si è compiuto sì in Gesù, ma esso non è ancora completo. Infatti l'annuncio della salvezza dovrà arrivare a tutte le genti e da esse essere accolto, "perché alla obbedienza della fede" e così dimorare pienamente nella casa di Dio. Davanti a questo progetto divino è chiesto alla Chiesa la stessa fede intelligente di Maria.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
UNA RIFLESSIONE DEL CARD. CARLO MARIA MARTINI PER GLI ADULTI CHE VOGLIONO CELEBRARE BENE IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE
Il colloquio penitenziale prevede tre momenti: • Confessio laudis, • Confessio vitae, • Confessio fidei
Il disagio di fronte al contenuto dell'accusa dei peccati è molto diffuso nella chiesa di oggi. Un disagio che, a mio parere, nasce proprio dalla forma, dall'atmosfera che assume la Confessione. Ovviamente, per quanti intendono il sacramento della penitenza o Riconciliazione nel modo antico, come una confessione breve, frequente, nella quale si costruisce una serie di piccole pietre miliari che aiutano a essere purificati dalle colpe quotidiane e a mantenere vivo il senso della gratuità della salvezza, esso ha tuttora un significato preciso, anzi è una grazia; li invito perciò a continuare così. Il mio suggerimento vale dunque per coloro che trovano difficile la pratica della confessione regolare, ritenendola faticosa, formale, poco stimolante, addirittura inutile. A questi propongo il colloquio penitenziale, cioè un dialogo fatto con il sacerdote, nel quale cerco di vivere il momento della riconciliazione in una maniera più ampia rispetto alla confessione breve che elenca semplicemente le mancanze; tale allargamento è previsto, fra l'altro, dal nuovo Ordo Poenitentiae. Si inizia il colloquio con la lettura di una pagina biblica, con un Salmo, cosí da porsi in un'atmosfera di verità davanti al Signore. Segue quindi un triplice momento: confessio laudis, confessio vitae, confessio fidei.
La confessio laudis risponde alla domanda: dall'ultima confessione, quali sono le cose per cui sento di dover maggiormente ringraziare Dio che mi è stato vicino? Iniziare con il ringraziamento e la lode mette la nostra vita nel giusto quadro ed è molto importante far emergere i doni che il Signore ci ha fatto.
La confessio vitae può partire dalla domanda: • Dall'ultima confessione, che cosa c'è in me che non vorrei che ci fosse? • Che cosa mi pesa? • Questo è il momento della confessione dei peccati o delle mancanze precise – la si fa in base allo schema dei dieci comandamenti o delle virtù teologali e cardinali, ecc. -; • tuttavia è fondamentale mettere davanti a Dio le situazioni che abbiamo vissuto e che ci pesano • (un'antipatia da cui non riusciamo a liberarci e non sappiamo se da parte nostra c'è stata o meno una colpa; • una certa fatica nell'amare, nel perdonare, nel servire gli altri).
La confessio fidei, infine, è la preparazione immediata a ricevere il perdono di Dio. È la proclamazione davanti a Lui: "Credo nella tua potenza sulla mia vita". È necessario cercare di vivere l'esperienza della salvezza come esperienza di fiducia, di gioia, come il momento in cui il Signore entra nella mia esistenza e mi dà la buona notizia. (Carlo Maria Martini, La via di Timoteo)
Lettura Il brano evangelico di Giovanni della terza domenica d'avvento é la composizione di testi diversi. La prima parte, tratta dal così detto "Prologo", che nel suo insieme serve da introduzione a tutto il vangelo, presenta la vicenda della Parola incarnata. La seconda parte è l'inizio del "Libro dei segni", dove Gesù con fatti e parole mostra se stesso al suo popolo come rivelazione-manifestazione del Padre.
Giovanni 1,6-8 6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Commento I versetti presi dal "Prologo" (Gv 1, 6-8) indicano il ruolo di Giovanni il Battista nella storia della salvezza. Egli è presentato "uomo mandato da Dio" (v. 6), al quale è affidata la particolare missione di "essere testimone". L'oggetto della testimonianza è sottolineato col simbolo della luce: "per rendere testimonianza alla luce" (v. 7). Nel contesto del "Prologo" appare evidente che "la luce", a cui si fa riferimento, è quella citata in 1, 4: "nel Verbo era la vita e la vita era la luce degli uomini"; La luce è Gesù Cristo, il Verbo di Dio. Infine la testimonianza di Giovanni è destinata ad arrivare a tutti gli uomini: "perché tutti credano per mezzo di lui" (v. 7). Gli altri versetti (Gv 1, 19-28) sono di approfondimento. Iniziano con una serie di risposte al negativo date dal Battista alle domande degli inviati dei giudei. Dapprima egli spiega di non essere "la luce", dicendo: "Io non sono il Cristo" (v. 20). Poi dichiara di non essere Elia. In questo modo viene allontanato ogni fraintendimento nei suoi riguardi, circa la possibilità di essere scambiato col Messia. Con la parte positiva della risposta (vv.22-23), partendo da Isaia 40, 3 ("voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore"), Giovanni attribuisce a sé il compito di araldo e di annunciatore della Parola, per preparare "la via del Signore" (v. 24). L'attenzione è infine orientata su colui che deve venire: "viene uno dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo" (v. 27). Giovanni poi afferma che in mezzo a loro vi era uno non conosciuto. Infatti i versetti non riportati dal testo liturgico (Gv 1, 29-42), narrano la potenza della parola pronunciata da Giovanni che, col suo ministero, orienta decisamente a Gesù i propri discepoli.
Giovanni Battista è colui che prepara la venuta della luce, cioè del Signore Gesù Cristo. Egli non è il Messia, ma per mezzo del suo ministero, esercitato attraverso l'annuncio della parola ed il gesto penitenziale del battesimo, fa incontrare i suoi discepoli e tutti gli uomini con colui che é più grande di lui. Costui, presente in mezzo agli uomini e da loro ignorato, chiede di essere riconosciuto per poter partecipare al suo dono e per essere, di conseguenza, testimoni della stessa luce.
Collegamento fra le letture Nel brano del vangelo, Giovanni, interrogato da sacerdoti e leviti, rimanda a uno che era in mezzo a loro, ma purtroppo sconosciuto. Sarà questo personaggio il latore ufficiale e definitivo del messaggio di Isaia, proclamato nella prima lettura. Egli, perché consacrato dallo Spirito del Signore ("Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione") , porta a compimento l'annunzio evangelico, privilegiando i poveri ed i miseri. Costoro, toccati dalla salvezza, giunta a loro per mezzo di Gesù, diventano il segno concreto delle parole del profeta: "Io gioisco pienamente nel Signore,...perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, ..." (Is 61,10). Tutto questo, sottolinea Paolo scrivendo ai tessalonicesi, si realizza in una comunità cristiana se essa cresce spiritualmente attraverso la forza del vangelo, animata dallo Spirito, che é lo stesso di Gesù. Si prepara realmente la venuta del Signore accogliendo il suo vangelo, lasciandosi guidare dallo Spirito e vivendo concretamente gli impegni fondamentali della vita cristiana. Solo così il cristiano farà esperienza di vera gioia e di beatitudine.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
La liturgia della solennità odierna ci presenta tre icone da contemplare e dalle quali ricevere insegnamenti per la nostra vita: la coppia primordiale, Maria e la Chiesa. La coppia primordiale, Adamo ed Eva, così come recita il testo di Genesi, aveva a disposizione tutto il creato, ma non accettava di sottomettersi alle regole date da Dio. Pensavano di essere loro i padroni della loro vita e quindi nessuno doveva dare delle indicazioni da seguire. La scelta fatta li ha portati ad allontanarsi da Dio, a spezzare il loro rapporto col Creatore e a decadere sempre di più nella dimensione umana: dovevano lavorare, soffrire, essere creature deboli nella creazione fino alla morte. Maria, pur essendo una ragazzina, dimostra una grande maturità. Ella vuole capire, conoscere, rendersi conto di quanto sta avvenendo nella sua vita. Ha fede in Dio, ma ha una fede intelligente e vuole sapere. Per questo è capace di cogliere lo spessore del messaggio portato dall'angelo ed è in grado di procedere con perseveranza nel progetto che Dio le ha fatto conoscere. Incontra delle difficoltà, dei momenti oscuri, delle incomprensioni personali e della famiglia stessa, ma lei procede fidandosi di Dio. In questo modo il progetto di Dio diventa realizzabile per opera dello Spirito Santo. Essere consapevole e fidandosi di Dio le permette di aderire con piena disponibilità alla volontà divina. Paolo scrivendo ai cristiani di Efeso ricorda che i componenti della comunità cristiana, la Chiesa, sono stati scelti da Gesù addirittura prima della creazione. È Gesù Cristo che ci ha resi santi ed immacolati fin dal nostro battesimo e lui continua a sostenerci nel nostro percorso. Infatti siamo stati resi figli adottivi per mezzo suo e siamo immersi in questo disegno d'amore della volontà del Padre. Maria diventa la creatura che porta l'umanità ribelle a Dio a ritornare in comunione con lui attraverso il suo si. Generando poi il Figlio di Dio rende possibile il progetto d'amore del Padre che vuole tutti salvi per mezzo del Figlio. Come possiamo fare per partecipare in pienezza a questo progetto d'amore iniziato per noi dal nostro battesimo? Dicendo anche noi con Maria il nostro si. Rinnovandolo ogni giorno senza mai stancarci nonostante le nostre miserie, le nostre paure, le nostre incoerenze, i nostri peccati. È necessario però coltivare e vivere tre dimensioni fondamentali della vita cristiana come ha fatto Maria: - Capire: cioè rendersi conto di cosa significhi essere cristiani, quali siano le strutture portanti della fede, come vivere oggi da cristiani. Molti di noi hanno fissato la loro formazione ai sacramenti dell'Iniziazione Cristiana (Battesimo, Confermazione, Eucaristia) e non ci siamo più aggiornati, non sappiamo più cosa voglia dire vivere oggi da cristiani. Di conseguenza facciamo come fanno tutti e non ci rendiamo conto che viviamo in una società che non è più cristiana e che ci porta a fare delle scelte che non sono evangeliche. Come curiamo la nostra formazione cristiana? - Aderire: accogliere Gesù Cristo nella nostra vita sempre, non solo quando abbiamo bisogno o ci fa comodo, ma Gesù deve essere il nostro punto di riferimento costante e siamo chiamati a modellare la nostra vita su di lui. Altrimenti che cristiani siamo? Possiamo dirci cristiani se non seguiamo Gesù? In che modo concreto oggi noi aderiamo a Gesù e al suo vangelo? - Perseverare: Maria non aveva tutto chiaro, incontrava anche delle difficoltà, ma perseverava, non mollava, non lasciava perdere. Quanto dobbiamo imparare noi che per poco o per niente rinunciamo agli impegni, rimandiamo all'infinito, non ci assumiamo le responsabilità da cristiani. Dio è fedele! Come lo è stato con Maria lo è anche con noi e non possiamo abbandonare il nostro cammino a causa delle difficoltà, degli insuccessi, dei fallimenti. Come ha assistito Maria assisterà anche noi se siamo capaci di perseverare. Abbiamo questa fiducia nell'assistenza di Dio nei nostri confronti? In quali occasioni si manifesta? Come possiamo farla crescere?
Ringraziamo il Signore per la presenza delle nostre suore Orsoline, che oggi rinnovano la loro consacrazione davanti a Dio e alla comunità. Le religiose in mezzo a noi sono un segno che ci richiama continuamente, come ha fatto Maria, l'adesione credente ed intelligente al Signore che ci chiama, l'adesione fiduciosa a lui e la perseveranza nella nostra vocazione cristiana.
IL VANGELO In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
Contesto. Nel primo capitolo del vangelo di Luca, dopo il prologo, troviamo subito due narrazioni che si strutturano a forma di dittico. In un pannello abbiamo la presentazione dell'inizio dell'esistenza di Giovanni e nell'altro incontriamo il racconto dell'annuncio della nascita di Gesù. Su questo secondo brano fermiamo ora la nostra attenzione.
Contenuto. Il vangelo si apre indicando con solennità le coordinate della storia della salvezza: l'invito dell'angelo Gabriele, la decisione dichiarata ed esplicita di Dio, il coinvolgimento della casa di Davide e dell'umanità attraverso la figura di Maria ("l'angelo Gabriele fu mandato da Dio ..., a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria." (vv. 26-27). Segue la prima scena costituita dal saluto dell'angelo e dalla reazione di stupore di Maria (vv. 28-29). Molte ipotesi interpretative sono state proposte su questo punto, che realisticamente risulta difficile da decifrare. Sembra interessante una tesi che vede nell'annuncio dell'angelo l'intervento di Dio il quale trasforma radicalmente e realmente la natura di Maria. Così il "piena di grazie" andrebbe compreso con un significato più allargato: "colei che la grazia ha fatto diventare permanentemente grazia". Di conseguenza la reazione pensosa di Maria ("ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto") evidenzierebbe l'atteggiamento della persona spiritualmente intelligente. Ella ha percepito qualcosa della grandezza della comunicazione ricevuta e procede senza ritrosia, ma con prudenza, nel conoscere tutti i significati in essa contenuti. Al centro del brano troviamo l'annuncio dell'angelo ed una nuova reazione di Maria (vv. 30-34). Gabriele comunica il concepimento del bambino, ne anticipa già il nome: "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù" (che significa salvezza di Dio), indicando il tutto come compimento delle profezie sul Messia. Di fronte alla serietà della proposta evangelica Maria riscontra le difficoltà oggettive esistenti: "Come è possibile? Non conosco uomo". L'ultima parte della narrazione scioglie le difficoltà (vv. 35-38). Il concepimento è possibile perché interviene lo Spirito Santo di Dio. Egli opererà in Maria con la sua potenza creatrice: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'altissimo". Di conseguenza, "Colui che nascerà" potrà essere chiamato santo e Figlio di Dio. A sostegno di Maria l'angelo offre il segno della cugina sterile Elisabetta, che ormai da sei mesi, per intervento del Signore, sta attendendo un figlio. Il testo si chiude con l'assenso razionale e credente di Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".
Conclusione. La fede intelligente di Maria la rende capace di cogliere lo spessore del messaggio evangelico, di procedere con perseveranza in quel progetto che, pur con difficoltà, diventa realizzabile per intervento dello Spirito di Dio, e di aderire con completa disponibilità alla volontà divina.
COLLEGAMENTI FRA LE LETTURE La figura di Eva (Genesi) e di Maria (vangelo) danno unità alle letture della solennità. Le parole di Genesi: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe..." (3,15) trovano continuità e completamento nella decisione di Maria. Ella, alle parole dell'angelo, risponde con disponibilità dicendo: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". In questo modo rende possibile il dono promesso del "Figlio dell'Altissimo". La stupenda figura di Maria, che accogliendo la proposta di Dio per mezzo della sua intelligenza e della sua fede, ricompone la pienezza e la luce della figura femminile originaria, risultata incrinata nella vicenda di Eva. È Maria la prima discepola, la donna nuova, santa ed immacolata, che realizza in pienezza quanto dice Paolo nella Lettera agli Efesini. Dietro l'icona di Maria è da scorgere la chiesa e tutta l'umanità che in Gesù Cristo "sono stati fatti anche eredi" a lode della gloria di Dio.
PER ATTUALIZZARE - Occorre chiedersi quanto spazio occupano le realtà "mondane" ed il progetto di Dio nella nostra esistenza. Nel nostro territorio, la stragrande maggioranza delle persone ha ricevuto il battesimo. Nonostante questo, molti sono i segni di una nostra schiavitù e servitù al "mondo", che producono angoscia e non rendono liberi e sereni. - La vocazione di Maria interpella sulle vocazioni nella chiesa. Le poche vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata, non potrebbero essere conseguenza e segno indicatore di una tendenza delle comunità ad allontanarsi da Dio e ad affievolire sempre più il rapporto personale con Lui? - Oggi è d'attualità la questione femminile. Senza negare la necessità di un ripensamento del ruolo della donna anche nella chiesa, sembra che la Parola sottolinei la realizzazione piena dell'individuo non nell'occupare un posto o nell'avere un potere, ma nell'aderire con libertà e decisione alla chiamata ricevuta da Dio. E questo vale per donne e uomini indistintamente.
PER APPROFONDIRE Gv 19,25-27: Maria, madre spirituale di tutti gli uomini CdA 763-766: Immacolata
Domenica 29 novembre 2020 è stata una giornata importante per le comunità dell'Unità Pastorale "Madonna della Salute" perchè alla presenza del nostro Vescovo Marco Busca abbiamo ricordato Mons. Giulio Ghidoni, pastore che ha profuso tutte le sue energie per il bene di questa comunità ed è stato presentato al Signore il consiglio pastorale di unità, organismo di comunione e corresponsabilità nella comunità cristiana.
Preghiera di benedizione invocata dal Vescovo Marco sui componenti del consiglio pastorale.
Ti ringraziamo, Signore, e ti benediciamo: molte volte e in molti modi parlasti ai nostri padri per mezzo dei profeti nella pienezza dei tempi hai parlato nel tuo Figlio, per manifestare a tutti gli uomini le ricchezze dell tua grazia; nella tua immensa bontà guarda questi tuoi sevi, che ora assumono l'incarico di servire la nostra Unità Pastorla "Madonna della Salute". Illuminali con la tua sapienza e sostienili con la potenza della tua grazia, perchè risuoni nelle loro parole la voce di Cristo e ti servano nella sanat Chiesa. Infondi nei loro cuori il tuo Santo Spirito, perchè lavorino per il bene del tuo Vangelo e, nel servizio pastorale, cerchino solo la tua gloria, il bene dei fratelli e dei più poveri. Per Cristo nostro Signore. Amen.
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 29 novembre 2020 – II Domenica di Avvento anno B
Viene il più forte di tutti
Isaia 40, 1-5.9-11 • Salmo 84 • 2 Pietro 3, 8-14 • Marco 1, 1-8
Lettura La seconda domenica d'Avvento porta a leggere l'inizio del vangelo di Marco. L'apertura di un'opera è sempre molto importante, perché dà l'orientamento a tutta la composizione nel suo insieme. Di conseguenza la comprensione adeguata dei primi versetti, aiuta ad entrare correttamente all'interno di tutto il vangelo. Marco ha un inizio originale, diverso dagli altri evangelisti che premettono o racconti dell'infanzia di Gesù (Matteo e Luca) o un "prologo" (Giovanni). Vediamo da vicino il testo di Marco.
Marco 1,1-8 1 Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. 2 Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. 3 Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. 4Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5 Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6 Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7 E proclamava: "Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo".
Commento Il brano si apre con il titolo dell'opera: "vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio". Il lettore si rende conto subito che inizia l'annuncio, cioè la buona notizia riguardante Gesù Cristo, l'uomo di Galilea morto e risorto. Così si comprende che il racconto non è un semplice ricordo storico, ma un annuncio che interpella personalmente i lettori. Costoro non possono restare indifferenti e sono chiamati a prendere posizione decisa riguardo a Gesù Cristo. Egli infatti è il Figlio di Dio. Così lo proclama la fede di Pietro a Cesarea di Filippo (Mc 8, 27-33) e del centurione ai piedi della croce (Mc 15, 39). La citazione composita di Isaia, che segue il titolo, ha lo scopo di indicare che le scritture hanno preparato da sempre questo momento. Ora infatti è arrivato il tempo di preparare "la via del Signore", perché egli è in mezzo al suo popolo. Il ministero di Giovanni Battista ed il suo modo di vivere rimandano alla venuta di un altro personaggio, più forte di lui nella lotta contro il male e capace di vincerlo definitivamente. Davanti a costui Giovanni non si ritiene degno nemmeno di compiere il servizio proprio dello schiavo: chinarsi e sciogliere i sandali al suo ritorno in casa. Il testo si chiude presentando il battesimo di Giovanni e quello di Gesù. Il ministero del Battista, che ha preparato la venuta del Signore, ha avuto nel battesimo con acqua il suo momento culminate, come segno di conversione. Ora l'opera va completata col dono dello Spirito Santo, dato da Gesù a coloro che lo seguono ricevendo il suo battesimo.
L'inizio del vangelo di Marco presenta da subito le coordinate della sua opera. Il lettore è invitato ad incontrarsi personalmente ed efficacemente con Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Questa esperienza si realizza soltanto nella misura in cui si è guidati dalle Scritture, si intraprende un serio cammino di conversione e si riceve il dono dello Spirito Santo, dato da Gesù, e si è guidati da lui.
Collegamento fra le letture Il Signore vuole incontrare ciascuno di persona. L'evento non si improvvisa ma va preparato; in questa linea spingono le forti parole di Isaia nella prima lettura: ("Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata" Is 40, 3-4) e del Battista nel vangelo. Sono poi molteplici le situazioni e le esperienze che abilitano all'incontro con Dio che viene. Ed è consolante, in questo quadro estremamente serio, intravedere, nella seconda lettura, la possibilità che ci venga garantito un trattamento che sa tener conto delle nostre differenze e dei nostri veri limiti: "Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" (2Pt 3, 9). In conclusione al credente è chiesto di convertirsi in quanto è la conseguenza logica e necessaria del battesimo nello Spirito Santo ricevuto. Esso, per mezzo di Gesù, ci ha resi personalmente e comunitariamente luoghi in cui germina il futuro di speranza.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Con la prima domenica d'Avvento iniziamo a leggere il vangelo secondo la redazione dell'evangelista Marco, che ci accompagnerà per tutto l'anno liturgico. Un importante biblista, il prof. Luca Mazzinghi, ha offerto la possibilità di attingere ai suoi brevi commenti di presentazione del documento marciano. Lo ringraziamo per questa opportunità che ci è stata data e spero che i suoi commenti siano utili a tutti noi.
Lettura Il brano della prima domenica d'avvento è la conclusione del lungo discorso di Gesù riportato dall'evangelista Marco nel capitolo tredicesimo. Egli, dopo essere uscito dal Tempio di Gerusalemme, raggiunge il Monte degli Ulivi e, seduto rivolto verso il Santuario, dialoga con i suoi discepoli, mentre sullo sfondo si delinea ormai chiaramente l'ora della passione. In un quadro così solenne, il nostro testo non è soltanto semplice appendice di chiusura del discorso di Gesù. Esso, nel progetto narrativo di Marco, diventa un passo chiave per cogliere il senso del discorso pronunciato da Gesù dal Monte degli Ulivi e di tutto il suo ministero.
Marco 13,33-37 33 Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34 È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35 Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36 fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. 37 Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!".
Commento La scena si apre presentando Gesù che dialoga con quattro discepoli. Costoro, scelti e chiamati per primi (cfr.Mc 1,16-20), sono ricordati anche in Mc13,3. Al centro del brano c'è la parabola che narra di un tale il quale, in partenza per un viaggio, affida i suoi beni ai servi ed invita il portinaio a vigilare (vv. 35-36). Da ultimo troviamo una nuova esortazione alla vigilanza (v.37). Le parole di Gesù iniziano col duplice invito: "fate attenzione" e "vegliate". Il motivo della doppia raccomandazione sta nel non conoscere "quando è il momento" (il kairòs) della venuta del Figlio dell'uomo e raccoglierà attorno a sé gli eletti. Ai discepoli, interessati a conoscere il tempo della fine, è preclusa ogni possibilità e non possono sapere nulla. A loro resta solo il compito di "vegliare" e di "stare svegli". Il tema del "non dormire" e del "vegliare" è centrale anche nella parabola. In essa viene sottolineato la situazione pericolosa del sonno e di chi dorme (forse è possibile vedere un collegamento col Getzemani, dove i discepoli prescelti non riescono a stare svegli). Il dormire è segno di disaffezione, disattenzione e disobbedienza al mandato e alla responsabilità ricevuti. La veglia è allora necessaria, perché non si sa quando il padrone tornerà. Sarebbe un guaio se, arrivando, scoprisse i suoi stretti collaboratori addormentati. La dichiarazione conclusiva: "Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!" (v.37) ha la funzione di estendere ai discepoli di tutti i tempi quanto viene detto agli immediati uditori di Gesù. L'ascoltatore o il lettore del vangelo deve sentirsi coinvolto personalmente; Gesù intende rivolgersi esplicitamente a lui.
La veglia o vigilanza dovrebbe essere l'atteggiamento che qualifica il cristiano. Essa si esprime nello stare svegli, cioè nell'accogliere con responsabilità, con attenzione e creatività la vocazione battesimale ricevuta, senza affievolire gli impegni in un primo tempo assunti. Tale compito è sostenuto, corroborato e consolidato dal vangelo di Gesù Cristo. Per suo mezzo il discepolo sarà capace di stare sveglio, eviterà la tentazione del sonno e saprà riconoscere Cristo al suo ritorno.
Collegamenti fra le letture Le tre letture invitano a stare svegli per attendere. La riflessione sull'attesa è variamente articolata. Nella prima lettura si invoca il ritorno di Dio tra il suo popolo. Il peccato ha allontanato Israele dal suo Dio ("Perché Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che on ti tema?") ed ora si attende un rinnovato incontro col Dio: "Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità". Lui solo può cambiare il cuore dell'uomo e per tale ragione viene chiesto il dono della conversione: "Ma Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci forma, tutti noi siamo opera delle tue mani". Il testo paolino invita ad attendere la manifestazione del Signore Gesù Cristo attraverso la riscoperta positiva della comunità, con tutti i suoi doni: "perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza". Questi sono segni della presenza di Cristo nel suo popolo: "La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente, che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore Gesù Cristo". Per saper riconoscere ed incontrare Cristo occorre essere vigilanti, stare svegli. Infine il testo evangelico invita a stare svegli per attendere ed incontrare il Signore che viene. Noi non conosciamo quando sarà quel momento! Sarebbe un peccato se il sonno del disimpegno o del disinteresse annullasse le esperienze, gli impegni ed il cammino fatti precedentemente alla sequela del Signore Gesù.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
In questa domenica 15 novembre 2020, celebrando la IV Giornata Mondiale del Povero, istituita da Papa Francesco, desidero parlarvi della nostra Caritas parrocchiale perchè, essendo espressione delle nostre comunità, si conosca più da vicino come essa operi. La Caritas dell'Unità Pastorale "Madonna della Salute" è sempre stata attenta e attiva al sostegno delle famiglie e delle persone in difficoltà del nostro territorio. Oltre alla distribuzione di borse viveri alle persone indigenti, da circa due anni essa ha attivato anche un centro di ascolto; ascolto delle persone, dei loro problemi, delle sofferenze, creando uno spazio di accoglienza e di individuazione dei possibili interventi di carità, come ad esempio pagamento di utenze, piccoli lavori remunerati in parrocchia ecc. In tutto ciò la Caritas è in costante confronto e collaborazione con i servizi sociali del Comune di Goito. Inoltre come gruppo ci troviamo circa ogni mese e mezzo per un momento di catechesi sulla carità con don Alessandro e di condivisione tra noi. I viveri che sono distribuiti vengono in parte dall'aiuto generoso delle nostre comunità parrocchiali, in parte dal magazzino diocesano della Caritas, che fornisce anche prodotti provenienti da gratuiti contributi dello stato. I volontari che offrono un po' del loro tempo sono 4 al centro di ascolto e 7 al magazzino e distribuzione viveri e auspichiamo che qualche giovane possa inserirsi in questa esperienza. Fare volontariato per me significa avere un' occasione. Io sono al centro d'ascolto. Prima di tutto è avere la possibilità di concedermi un tempo e uno spazio fuori dalla solita routine. E' avere momenti per conoscermi e per incontrare l'altro. Fare volontariato in Caritas mi ha portato un arricchimento personale: ho imparato a prestare maggiore attenzione agli altri e ad avere cura delle persone. Ho ricevuto e continuo a ricevere qualcosa di prezioso e invisibile: intravedere negli altri e in me stessa piccoli miglioramenti, piccoli passi di cammino. Ho compreso cosa significa impegnarsi per provare a fare bene il "Bene," qualcosa che porto con me, nel cuore, tutti i giorni. Il libro del Siracide dice: "Tendi la mano al povero". Chiediamo al Signore la grazia di svolgere bene il nostro servizio. Ringraziamo le nostre comunità per la loro generosità, presente e futura. Grazie!
Lettura Siamo alla conclusione della vicenda storica di Gesù secondo la narrazione di Matteo. Ormai la tensione tra Gesù ed Israele (rappresentato dai capi, dagli scribi e dai farisei) ha raggiunto il suo apice ed egli, dopo aver abbandonato il tempio, dal monte degli ulivi annuncia in termini profetici il giudizio sulla città e sul suo santuario (24,1ss). Di questo ultimo discorso fa parte il nostro passo abitualmente denominato "venuta e giudizio del Figlio dell'uomo" o "giudizio finale". Gesù si rivolge idealmente ad un ampio uditorio. Esso non è costituito soltanto dai discepoli, né dalle folle che lo seguono, ma da tutte le genti. Presumibilmente, in modo profetico, Gesù vede già realizzato quanto anticipato in Mt 24,14: "frattanto questo vangelo del regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora sarà la fine". Alla fine, quindi, tutte le genti toccate dal vangelo saranno convocate dal Figlio dell'uomo.
Matteo 25,31-46 31 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32 Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33 e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35 perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". 37 Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". 40 E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". 41 Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42 perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43 ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato". 44 Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?". 45 Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me". 46 E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna".
Commento Nel passo di Mt 25,31-46 si distinguono chiaramente una introduzione (vv.31-33), che presenta la venuta del Figlio dell'uomo, un elemento centrale costituito dalla convocazione di tutte le genti con la loro separazione (vv.34-45) e da ultimo la conclusione (v.46), che indica l'applicazione della sentenza ai due gruppi divisi dal Figlio dell'uomo, re e signore. Nella parte centrale, sotto forma di dialogo, troviamo presentate dal re le motivazioni che stanno alla base della divisione delle genti in due gruppi. Su questo punto soffermiamo particolarmente la nostra attenzione. Innanzitutto è il re che prende l'iniziativa. Dopo aver convocato tutte le genti prima si rivolge a quelli di destra e risponde alle domande dei giusti e poi parla a quelli di sinistra dando soddisfazione pure ai loro quesiti. I due gruppi, quello di destra e quello di sinistra, esistono e sono tali solo in relazione al re - Figlio dell'uomo; anche la loro identità e autocomprensione dipendono dalle parole del Figlio dell'uomo (Con questo appellativo Gesù si colloca nella tradizione dell'Antico Testamento cfr.Dn 7,13. Così nell'espressione si vede sia l'elevazione di Gesù Messia che la sua umiliazione). Procedendo nell'analisi del dialogo vediamo che la benedizione e la partecipazione al regno dipendono dall'aver vissuto le opere di misericordia con un profondo collegamento con Cristo ["io ho avuto fame..., io ho avuto sete..." (v.35) "l'avete fatto a me" (v.40)] e dall'aver assunto un reale atteggiamento di fraternità, infatti Gesù riconosce suoi fratelli i poveri ed i bisognosi: "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me."(v.40b). Anche la maledizione e la partecipazione al fuoco eterno sono conseguenza del non aver condiviso attivamente i disagi dei bisognosi, accogliendoli come fratelli.
La solidarietà e la condivisione con i poveri ed i bisognosi diventano criterio di benedizione o di maledizione, di partecipazione al regno o di allontanamento nel "fuoco eterno". Il fatto poi che Gesù chiami "fratelli" coloro che sono nella situazione di precarietà e di necessità, richiede che la "fraternità" diventi l'atteggiamento di fondo dal quale scaturisca, come conseguenza, la significativa solidarietà con i poveri. Qui si tratta di solidarietà vissuta nella fraternità, di carità che non resta all'epidermide della vita ma vi entra dentro, in tutte le sue dimensioni: intelligenza, affetto, sentimenti, creatività, ecc.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)