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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 19 gennaio 2025, II domenica TO - Anno C
Gesù dona il vino buonoIsaia 62,1-5 . Salmo 95 . 1 Corinti 12, 4-11 . Giovanni 2,1-12
Il racconto del primo segno compiuto da Gesù a Cana, completa quest'anno l'articolazione tradizionale dei tre avvenimenti che insieme costituiscono l'epifania del Signore: venuta dei magi, battesimo di Gesù e acqua cambiata in vino. Il testo giovanneo odierno si colloca praticamente all'inizio del ministero pubblico di Gesù, in cui con segni e parole egli si mostra al popolo come rivelazione del Padre. È utile, per la lettura e la comprensione del brano, tener conto di quanto dice il Battista a proposito di Gesù: "...l'uomo sul quale vedrai scendere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio" (Gv 1,33-34).
Gv 2,1-121Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". 4E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora". 5Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela".6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore"; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: "Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto". Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo 10e gli disse: "Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora".11Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.CommentoIl testo si apre con una introduzione narrativa che annuncia uno sposalizio a "Cana di Galilea" - i cui festeggiamenti, secondo la tradizione ebraica, duravano sette giorni - e poi l'evangelista presenta gli autorevoli invitati: "c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli". Poi si delinea la situazione di crisi, che si profila sempre più pesante all'interno della festa in corso; infatti era "venuto a mancare il vino". La madre di Gesù chiede al figlio un intervento risolutore, ma egli in un primo momento sembra non disponibile in quanto dice: "non è ancora giunta la mia ora". Non era ancora il momento in cui si doveva manifestare la gloria di Gesù; essa si evidenzierà in tutto il suo splendore nella pasqua. Tale momento della vita di Gesù è sicuramente richiamato all'inizio del brano ("il terzo giorno") anche con la figura della madre, che nel racconto giovanneo ritornerà poi soltanto ai piedi della croce (cfr. 19,25-27). Gesù compirà il segno, forse anche a causa dell'insistenza della madre. Tutto il racconto del miracolo in senso stretto, è strutturato attorno alle parole di Gesù e all'obbedienza dei servi alle indicazioni ricevute. "Qualsiasi cosa vi dica, fatela" aveva detto la madre ai servi. Va notato la grande quantità di acqua trasformata in vino: ("sei anfore... contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri") e la bontà del vino, dichiarata dal maestro di tavola, al quale per primo fu portato il vino. Infine nel v. 11 troviamo indicato lo scopo del miracolo e di tutto il racconto. A Cana "fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù" che manifestarono la sua gloria e suscitarono la fede nei suoi discepoli i quali "credettero in lui".
Gesù a Cana, guidato dallo Spirito Santo e spinto dall'insistenza della madre, compie un primo "segno" o miracolo. Questo rivela e manifesta Gesù come lo sposo che trasforma positivamente ogni situazione difficile e dà alla Chiesa il vino abbondante del suo amore, il quale produce gioia e festa, se in obbedienza si ascoltano le sue parole. Il segno compiuto a Cana anticipa anche il grande segno della passione- morte-resurrezione di Gesù; entrambi per essere riconosciuti e capiti richiedono ai discepoli la fede.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Un tema che potrebbe unire le letture è il dono sovrabbondante concesso da Gesù per mezzo dell'"unico e medesimo Spirito". La ricchezza e "la diversità dei ministeri" o carismi, descritte dall'apostolo nella prima lettera ai Corinzi, sono il segno visibile dell'amore sovrabbondante donato da Gesù Cristo alla Chiesa per mezzo "dello Spirito per l'utilità comune". Questo tema, come è già stato scritto, è presente anche nel brano del vangelo dietro l'immagine dell'abbondante e buon vino donato da Gesù a Cana. Se la chiesa accoglie il dono di Gesù realizza quanto viene detto nel testo di Isaia. Essa "sarà una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio", "perché il Signore troverà in te la sua delizia... il tuo Dio gioirà di te" in quanto ha raggiunto "la sua giustizia e la sua salvezza". In questo modo la chiesa potrà essere lampada che risplende perché i popoli vedano "la tua giustizia, tutti i re la tua gloria".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Goito 12 gennaio 2025, Battesimo del Signore - Anno C
Nello Spirito, Gesù è figlio predilettoIsaia 40,1-5.9-11 . Salmo 104 . Tito 2,11-14.3,4-7 . Luca 3,15-16.21-22
Lettura
Il testo evangelico, che la liturgia del battesimo del Signore ci propone, è composto di due parti. La prima (vv.15-16) si collega col ministero di Giovanni Battista ed è già stata proclamata e commentata nella terza domenica di avvento. La seconda (vv.21-22) presenta l'"inizio di Gesù" al Giordano.
Lc 3, 15-16.21-2215Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. (...).21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento".CommentoI versetti, che riportano il ministero di Giovanni Battista e le sue parole, sono quest'oggi finalizzati a sottolineare e a preparare la venuta di colui che "battezzerà in Spirito santo e fuoco". Col v. 21 l'evangelista inizia a presentare Gesù, descrivendo prima il grande movimento battesimale che interessa tutto il popolo: "mentre tutto il popolo veniva battezzato...". All'interno di questo contesto, in solidarietà col popolo, anche Gesù riceve il battesimo. La cerimonia battesimale non è descritta, mentre sono indicati i fatti conseguenti considerati quindi molto importanti. Dapprima si presenta Gesù che "stava in preghiera", cioè egli non perdeva occasione per vivere un particolare rapporto di intimità col Padre. Da questa esperienza di fondo, dipendono gli altri avvenimenti descritti. "Il cielo si aprì", cioè con la venuta di Gesù riprende la possibilità di comunicazione tra Dio ed il suo popolo; essa si era interrotta a causa dell'infedeltà del popolo e tale esperienza veniva espressa nel linguaggio profetico con l'immagine dei "cieli chiusi". "Discese sopra di lui lo Spirito Santo...": il dono dello Spirito è per Gesù l'effetto della sua relazione con il Padre ed è la presenza che lo renderà battezzatore "in Spirito Santo e fuoco". Luca accentua anche l'aspetto visivo del dono dello Spirito a Gesù: "in forma corporea, come una colomba". In questo modo egli non vuole dare una descrizione oggettiva dello Spirito, ma intende sottolineare il carattere di manifestazione concreta, esperienziale della presenza dello Spirito. Infine, "venne una voce dal cielo...", la voce del Padre che ratifica ed esplicita il rapporto esistente tra lui e Gesù.
Gesù, in solidarietà col popolo, riceve il battesimo proposto da Giovanni. In questo contesto si evidenzia la particolare relazione esistente tra Gesù ed il Padre. Da tale rapporto dipendono il dono dello Spirito Santo per Gesù ed il suo ministero esercitato nello Spirito. Il battesimo celebrato dalla Chiesa, che dona lo Spirito nel nome di Gesù, è possibile perché esiste un'intima relazione di Gesù col Padre e della Chiesa con Gesù.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREGiovanni che Gesù, colui che è più forte di lui, battezzerà in Spirito Santo e fuoco, cioè darà il dono dello Spirito per creare un nuovo popolo che è la Chiesa. Il battesimo cristiano è preceduto dal battesimo di Gesù, che segna l'inizio di una nuova era. Questa è caratterizzata dal rapporto intimo di Gesù col Padre, dentro al quale vengono coinvolti positivamente gli uomini ed il mondo. Il dono dello Spirito è l'equipaggiamento di Gesù per la missione che sta per iniziare, ma è pure l'attrezzatura indispensabile per la missione della Chiesa. L'efficacia delle parole di Gesù e delle sue opere viene spiegata col dono dello Spirito che fa di Gesù il portatore della potenza di Dio. In questa linea è da leggere nella lettera a Tito l'affermazione della generosità di Dio: "È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza... Si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro ed il suo amore per gli uomini". Gesù è colui che, per mezzo dello Spirito, diventa dono di Dio potente per gli uomini, rendendoli popolo santo. Questo è il nuovo popolo raffigurato profeticamente dalle parole di Isaia nella prima lettura.
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Goito 5 gennaio 2025– II Domenica dopo Natale - Anno C
La Parola abita tra noiSiracide 24,1-4.8-12 - Salmo 146 - Efesini 1,3-6.15-18 - Giovanni 1,1-18
Lettura
La liturgia della parola, della seconda domenica di Natale, offre nuovamente il testo evangelico del prologo di san Giovanni, già incontrato durante la celebrazione del giorno di Natale. Il Prologo, nel suo insieme, costituisce un inno alla Parola fatta carne e funge da introduzione a tutto il vangelo.
Gv 1,1-181In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2Egli era, in principio, presso Dio:3tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. 4In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. 6Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. 9Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. 11Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. 12A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13i quali, non da sangue né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15Giovanni gli dà testimonianza e proclama: "Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me". 16Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.CommentoIl complesso ed articolato testo, che apre il vangelo di san Giovanni, contiene un insieme di tematiche tra loro collegate. I primi due versetti presentano la Parola che è con Dio e delineano la loro profonda identità e relazione. Col v.3 si entra nella dimensione della creazione e si afferma che tutto il creato è intimamente connesso con la Parola. Questa non solo ne è l'origine, ma fa diventare il mondo rivelazione, in quanto porta in sé l'impronta della Parola. I vv. 6-8 indicano il ruolo di Giovanni Battista nella storia della salvezza. Nei vv. 9-13 il testo inizia a trattare il mistero dell'incarnazione della Parola che, venendo nel mondo e fra la sua gente, trova contemporaneamente rifiuto e accoglienza; coloro che credendo, accolgono la Parola e diventano figli di Dio. Da ultimo, nei vv. 14-18, la Parola fatta carne rivela la gloria della comunione del Dio invisibile, che rimanda alla partecipazione e all'accoglienza del mistero da parte della comunità.
Il Verbo-Parola è la rivelazione di Dio. Tale manifestazione si realizza secondo modalità diverse. Il creato, che "è stato fatto per mezzo di lui", parla di Dio. La vicenda della venuta "tra la sua gente", culminata nel dono della legge fatto per mezzo di Mosé, è manifestazione della Parola. Il dono della grazia, realizzatosi per mezzo di Gesù Cristo ("Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"), è rivelazione della Parola. A Dio che si manifesta corrisponde da parte dell'uomo o il rifiuto, che separa da Dio ("la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta"), o il riconoscimento - accoglienza da parte di "quelli che credono nel suo nome", che dà loro "il potere di diventare figli di Dio". Il testo esclude una terza via caratterizzabile dall'incertezza, dal tentennamento o dall'indecisione. Nella dinamica di Dio che si rivela e dell'uomo che lo accoglie ha un posto nodale la comunità, la quale diventa segno di accoglienza e sostegno di chi è chiamato a credere.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl testo del Siracide indica gli elementi essenziali e più maturi della rappresentazione della Sapienza in Israele: "prima dei secoli, fin da principio, egli mi creò" "Ho officiato nella tenda santa davanti a lui" "Nella città amata mi ha fatto abitare". Essa raggiunge la definitiva e reale personificazione nel disegno del Verbo-Luce e del Verbo-Carne, delineato da san Giovanni. La vicenda della "venuta tra la sua gente" è manifestazione della Parola! Il dono della grazia, realizzatasi per mezzo di Cristo, è rivelazione della sua Parola. A Dio che si manifesta l'uomo o oppone un rifiuto, separandosi così da lui, o lo riconosce ed accoglie, diventando così suo figlio. La comunità cristiana è chiamata ad invocare incessantemente lo "Spirito di sapienza e di rivelazione", come dice Paolo, per poter andare realmente incontro alla sua speranza che è Cristo Signore. In questo modo egli realizza il progetto indicato per lei dal Prologo giovanneo. Quanto detto fin qui, ci porta da un lato a conoscere sempre meglio la manifestazione continua del mistero di Dio servendoci delle categorie culturali del nostro tempo, accogliendolo con libertà, e dall'altro ad invocare nell'orazione incessante personalmente e comunitariamente il dono dello Spirito di Sapienza che viene dall'alto.
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Goito 29 dicembre 2024– Santa Famiglia Anno C
IO DEVO OCCUPARMI DELLE COSE DEL PADRE1 Samuele 1,20 – 22.24-28 - Salmo 83 - 1 Giovanni 3,1 – 2.21 – 24 - Luca 2,41 – 52
Lettura
Il brano si colloca come sequenza finale dei racconti dell'infanzia lucani. Dopo la manifestazione a Betlemme (2,1-20), Gesù Cristo si rivela a Gerusalemme, nel tempio, attraverso gli incontri con Simeone e Anna (2,25 – 38). Al tempio è strettamente collegata la vicenda dello smarrirsi del dodicenne a Gerusalemme, presentata dalla liturgia odierna.
IL VANGELO2, 41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? ". 50Ma essi non compresero le sue parole. 51Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.CommentoIl racconto si apre presentando la consuetudine dei genitori di Gesù di salire a Gerusalemme per la Pasqua. Poi si ha la prima scena costituita dal dodicenne che resta a Gerusalemme: "il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero".
Maria e Giuseppe reagiscono quando, dopo una giornata di viaggio, si rendono conto che Gesù non è nella carovana e lo cercano prima tra i parenti e poi ritornano nella Città Santa. Emerge già a questo punto l'importanza che Gerusalemme ed il tempio hanno per Gesù. Mentre tutti tornano a casa, dopo aver compiuto le pratiche religiose, Gesù resta là perché quella è la sua casa. La seconda scena presenta il ritrovamento di Gesù nel Tempio: "dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava". Dopo la sottolineatura dello stupore di quelli che lo ascoltavano, "per la sua intelligenza e le sue risposte", il brano si concentra sul dialogo tra madre e figlio. La risposta data da Gesù all'interrogativo postogli da Maria, anche a nome di Giuseppe, è fondamentale: "Perché mi cercate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Gesù dodicenne è già consapevole di essere figlio di Dio. Questa intuizione cerca di approfondirla e svilupparla proprio stando nella casa dove Dio abita e dove, attraverso le Scritture, egli continua a rivelarsi al suo popolo. I suoi però non capiscono le parole di Gesù; questa nota è caratteristica dell'uomo di ogni tempo quando incontra la rivelazione di Dio. Il brano si chiude con la notizia del ritorno a Nazaret di Gesù con i suoi, della vita con loro e della sua crescita.
Il racconto dello smarrimento del dodicenne Gesù, a Gerusalemme nel tempio, evidenzia alcuni elementi importanti. Gesù è consapevole della sua identità di Figlio di Dio. Questa però, secondo le dinamiche dell'apprendimento umano, richiede approfondimento, sviluppo e consolidamento. Ciò avviene per lui stando a Gerusalemme nel tempio. Qui, infatti, Dio Padre abita e qui, attraverso la mediazione dei dottori della legge, si incontrano le scritture attraverso le quali Dio parla al suo popolo.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa vocazione ad essere tutti figli di Dio, nascendo in una famiglia umana, collega le letture della domenica. Nella prima lettura si narra la nascita di Samuele, avuto come dono chiesto al Signore. Per questo motivo Anna, dopo averlo generato, lo dona a Dio: "Per questo fanciullo ho pregato ed il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho chiesto. Perciò anch'io lo do in cambio al Signore...". La seconda lettura sottolinea che tutti i credenti sono di Dio, sono "figli di Dio". Essi sono tali perché vengono dall'amore infinito e creativo di Dio e perché, attraverso la rivelazione, che ha il suo apice in Gesù Cristo, sono rinnovati, plasmati e fatti rinascere. Nel vangelo è presentato Gesù figlio di Dio e nella sua vita di dodicenne emergono già indicazioni utili per crescere da figli di Dio. Questo si realizza stando con Dio nell'ascolto e nella meditazione delle Scritture. La famiglia, concludendo, nella quale la persona nasce e cresce ha la responsabilità di porre in atto le strategie adeguate perché ogni individuo arrivi ad essere pienamente e consapevolmente figlio di Dio: il suo compito educativo è fondamentale.
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Goito 25 dicembre 2024– Natale del Signore Anno C
OGGI È NATO IL SALVATORES. Messa della Notte
Isaia 9,1-3.5-6 . Salmo 95 . Timoteo 2,11-14 . Luca 2,1-14
Lettura
All'inizio del secondo capitolo, l'evangelista Luca riporta "la nascita di Gesù nella città di Davide e la sua manifestazione ai pastori" (Lc 2,1-20). La narrazione completa comprende tre quadri: la nascita di Gesù a Betlemme, l'annuncio dell'angelo ai pastori e la loro venuta a Betlemme. Il testo liturgico della notte di Natale ci propone soltanto i primi due.
Lc 2, 1-141In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".CommentoIl primo quadro del racconto (vv.1-7) si articola attorno a tre elementi portanti. Uno è centrato su Cesare Augusto ed ha come scenario "tutta la terra". Un altro fa perno su Davide, chiamato in scena dal censimento e dal viaggio compiuto da Giuseppe, che "apparteneva alla casa e alla famiglia di Davide", a Betlemme per farsi registrare. Il terzo presenta con semplicità e solennità la nascita di Gesù. In esso particolare attenzione è data ai gesti compiuti da Maria (diede alla luce - lo avvolse in fasce - lo depose in una mangiatoia) e alla non accoglienza incontrata dalla coppia: "perché per loro non c'era posto nell'alloggio". Anche il secondo quadro (vv.8-14) raccoglie al suo interno tre elementi: l'apparizione di un angelo ai pastori ("C'erano in quella regione alcuni pastori... Un angelo del Signore si presentò a loro"), l'annunzio da lui portato ("...ecco, vi annuncio una grande gioia, ...oggi nella città di Davide è nato per voi un salvatore") e l'apparizione della schiera celeste che lodava Dio per l'avvenimento accaduto.
Nel primo quadro sembra che l'interesse sia di sottolineare il dono gratuito del "figlio primogenito" da parte di Dio, che si realizza all'interno del comune fluire della storia. Il tempo di Dio accade poi all'incrociarsi degli avvenimenti profani, determinati da Cerase, con le speranze profetiche - religiose legate alla casa di Davide. Ed infine l'opera di Dio non è riconosciuta dai suoi contemporanei, per essa infatti non c'è posto e diventa uno dei tanti casi che capitano nella vita.
Il secondo quadro è dominato dall'annuncio della nascita di "Cristo Signore" recato dall'angelo ai pastori. Questa nascita, decisiva per l'umanità, ha come "segno" il bambino nella mangiatoia. Da qui emerge con chiarezza un rimando al mistero dell'agire umile di Dio, il quale può essere frainteso o non riconosciuto dagli uomini e per questo una voce celeste ad essi deve rivelarlo. Allora il canto conclusivo degli angeli diventa un esplicito riconoscimento del mistero di Dio, realizzatosi nella nascita di Gesù. Esso non solo si rivolge a "Dio nel più alto dei cieli", ma diventa messaggio di speranza e di pace per il cosmo e per tutti gli uomini: "e sulla terra pace agli uomini che egli ama".
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREGesù Cristo è la fonte e la ragione di libertà per tutti gli uomini. Il tema della liberazione ricevuta, che cambia la situazione di un popolo, è presente nelle tre letture della Messa della notte della Solennità del S. Natale. In Isaia la libertà è preannunciata ad Israele ed essa sarà un'esperienza unica ed indescrivibile umanamente perché opera di Dio. Nel Vangelo la narrazione presenta il compimento definitivo della liberazione divina attuata in Gesù, nato a Betlemme, perché discendente della famiglia di Davide. La salvezza-liberazione offerta da Gesù Cristo è per tutti gli uomini e ad essi viene portata da personaggi caratterizzati dalla semplicità e dall'umiltà, ma non previsti nelle logiche religiose del tempo. Anche i cristiani, indica la seconda lettura, si inseriscono in questo itinerario ed hanno un compito molto importante perché con la loro testimonianza diventano segno "della beata speranza" e primizia del "popolo puro" che appartiene a Dio per mezzo di Gesù Cristo.
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- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 22 dicembre 2024– IV Domenica di Avvento Anno C
Il dono dello Spirito svela l'opera di DioMichea 5, 1-4 . Salmo 79 . Ebrei 10, 5-10 . Luca 1, 39-56
Lettura
L'evangelista Luca, dopo il prologo, nel primo capitolo del vangelo narra dapprima l'inizio dell'esistenza di Giovanni Battista e poi l'annuncio a Maria della nascita di Gesù. A coronamento del dittico precedente, troviamo il brano presentato dalla liturgia odierna che si articola attorno alla figura delle due madri.
Lc 1, 39-5639In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto".46Allora Maria disse:"L'anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; 50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre".56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.CommentoIl racconto inizia con una cornice introduttiva che riporta la notizia del viaggio di Maria verso la città di Giuda, del suo ingresso nella casa di Zaccaria e del saluto rivolto alla cugina Elisabetta. Col v.41 si apre la prima parte della pericope che è dominata dall'esperienza e dalle parole di Elisabetta. All'inizio si afferma che "il bambino sussultò nel suo grembo" dopo aver "udito il saluto di Maria". Poi il racconto continua rilevando il dono dello Spirito Santo concesso ad Elisabetta: "fu colmata di Spirito Santo". Infine ella, sotto ispirazione, comincia a parlare profeticamente: benedice Maria per la sua maternità ("Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"), la indica madre del Signore, in virtù dell'esperienza vissuta nell'incontro con lei, proclama "beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto". Col v.46 inizia la seconda parte che vede protagonista Maria, la quale canta a Dio il "Magnificat". Questo è un cantico tratto dalla preghiera tradizionale ebraica. Con genere letterario diverso, Maria riprende le parole poco prima pronunciate da Elisabetta, collocandole profondamente nel mistero di Dio suo Salvatore. Il testo liturgico purtroppo non porta tutto il cantico e nemmeno la chiusura della scena del v. 56, dove si dà notizia della permanenza di Maria presso Elisabetta per "circa tre mesi" e del suo ritorno a casa.
L'incontro delle due madri narrato da Luca, le quali a titolo diverso stanno vivendo un particolare rapporto col mistero di Dio, suggerisce alcune importanti indicazioni. Prima di tutto Maria trova nel dialogo con Elisabetta la conferma del progetto in cui il mistero di Dio l'aveva inserita. Poi Maria esercita, nei confronti della cugina, un ministero di mediazione in ordine al dono dello Spirito Santo. Infatti Elisabetta lo riceve dopo aver udito la voce della madre del Signore. Infine Elisabetta, ricevuto lo Spirito, è da lui guidata e riesce così a percepire il mistero che si sta compiendo nella cugina. In conclusione si può affermare che nell'incontro interpersonale, vissuto nella volontà di Dio e nella comunione ecclesiale, non solo si chiarisce e si comprende la propria vocazione, ma si ha pure il dono sovrabbondante dello Spirito che permette una lucida e penetrante comprensione del mistero di Dio.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE"Entrando nel mondo", dice la lettera agli Ebrei, Cristo ha detto "Ecco io vengo, o Dio,... per fare la tua volontà". "Ed è appunto per quella volontà che noi siamo santificati"; essa ha portato Gesù ad offrire completamente se stesso! La presenza salvante di Cristo nella storia realizza quanto preannunciato dal profeta Michea. È Gesù che pasce "con la forza del Signore", perché gli uomini abitino sicuri e si realizzi la pace. Di conseguenza una grande speranza deve caratterizzare il popolo di Dio. Esso non può sentirsi piccola realtà perché, in ogni tempo, in mezzo a lui c'è il suo Signore. La presenza di Cristo nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo, come leggiamo nel vangelo, suggerisce ulteriori considerazioni. Ella, incontrando Elisabetta, diventa sostegno e luce per la cugina, pure inserita in un progetto d'amore opera dello Spirito Santo. Maria poi riconosce, col cantico del Magnificat la grandezza del dono di Dio, che ha rivestito l'umiltà della serva.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 15 dicembre 2024– III Domenica di Avvento Anno C - Gaudete
Battezzati in Spirito SantoSofonia 3, 14-18a . Salmo: Isaia 12, 2-6 . Filippesi 4, 4-7 . Luca 3, 10-18
Lettura
Nel terzo capitolo di Luca si incontra la predicazione penitenziale del Battista (vv.7-9), dopo che era stato presentato ed era stata indicata la sua missione (vv.1-6). Segue il nostro brano: vv.10-17. La sezione si chiude con la notizia della incarcerazione di Giovanni Battista (vv.18-20).
Lc 3, 10-1810Le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare?". 11Rispondeva loro: "Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto". 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: "Maestro, che cosa dobbiamo fare?". 13Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: "E noi, che cosa dobbiamo fare?". Rispose loro: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe".15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.CommentoIl testo inizia presentando, sotto forma di domanda, le reazioni degli uditori della predicazione di Giovanni: "che cosa dobbiamo fare?". Le tre categorie di persone reagenti ("le folle", "i pubblicani" e "alcuni soldati") stanno ad indicare che idealmente tutti sono destinatari dell'insegnamento del Battista. Costui dà ai suoi interlocutori risposte diverse. Alle folle indica la condivisione dei beni: "chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha...". Ai pubblicani, che avevano in concessione la riscossione delle imposte romane, chiede di non approfittare della loro professione e di attenersi a quanto era stato stabilito: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". Ai soldati dice di non usare la violenza e la forza, accontentandosi del reddito legato al loro lavoro: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, accontentatevi delle vostre paghe". La conversione legata al battesimo, amministrato da Giovanni, è per tutti e, per essere vera, deve produrre frutti concreti da vedersi nelle diverse situazioni di vita. A questo punto la narrazione introduce la questione del Messia. Costui era atteso dal popolo ("il popolo era in attesa") e la figura di Giovanni, col suo ministero, faceva pensare e tutti si domandavano "se non fosse lui il Cristo", cioè l'unto e l'inviato di Dio. Egli fuga ogni equivoco dichiarando che "viene colui che è più forte di me", al quale "non sono degno di slegare i lacci dei sandali". Costui, quando giungerà, battezzerà non più con l'acqua, ma "in Spirito Santo e fuoco". La potenza dirompente dello Spirito è come un vento impetuoso che trasforma e cambia radicalmente la realtà della persona, eliminando, come fa il fuoco, tutte le impurità, le negatività e ciò che è inutile. Il ministero esercitato dal "più forte", sarà decisivo e definitivo. Chi incontra Gesù Cristo, prendendo posizione a suo favore o schierandosi contro di lui, ipoteca per sempre il suo futuro o per la salvezza o per la condanna eterna.
La predicazione del Battista porta alla conversione. Quando essa si realizza coinvolge sempre gli aspetti più concreti dell'esistenza. La predicazione e la conversione sono indispensabili per attendere ed incontrare autenticamente "il più forte" che viene. Costui completerà il battesimo di acqua con quello in Spirito Santo e fuoco, per rendere partecipi della salvezza di Dio coloro che a lui aderiscono.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURENella prima lettura, il profeta Sofonia proclama ad un popolo tentato dallo scoraggiamento e dalla tristezza: "Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente". La presenza di Dio produce di conseguenza gioia ("rallegrati... con tutto il cuore") e fiducia nel suo perdono ("ha revocato la tua condanna"), perché egli rinnova "col suo amore". Questa promessa profetica si realizza in Cristo preannunciato da Giovanni: "viene colui che é più forte di me... vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". La presenza del Signore, in mezzo al popolo che lo attende, chiede di produrre nella vita dei segni concreti di conversione, che testimonino la relazione con lui. Oltre alla gioia, auspicata da Sofonia, e alle indicazioni date da Giovanni Battista, sono importanti le istruzioni di Paolo presentate nella seconda lettura. L'apostolo, dopo aver invitato alla gioia, chiede ai cristiani di Filippi di rafforzare la loro affabilità, di non angustiarsi e di vivere nella pace. La pace di Dio ed il dono dello Spirito permetteranno la fedeltà in Cristo.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 8 dicembre 2024 – Immacolata Concezione - Anno C
MARIA: LA DONNA NUOVAGenesi 3, 9-15.20 - Salmo 97 - Efesini 1, 3-6.11-12 - Luca 1, 26-38
LETTURA
Nel primo capitolo del vangelo di Luca, dopo il prologo, troviamo subito due narrazioni che si strutturano a forma di dittico. In un pannello abbiamo la presentazione dell'inizio dell'esistenza di Giovanni e nell'altro incontriamo il racconto dell'annuncio della nascita di Gesù. Su questo secondo brano fermiamo ora la nostra attenzione.
Lc 1,26-3826-38 In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.Commento. Il vangelo si apre indicando con solennità le coordinate della storia della salvezza: l'invito dell'angelo Gabriele, la decisione dichiarata ed esplicita di Dio, il coinvolgimento della casa di Davide e dell'umanità attraverso la figura di Maria ("l'angelo Gabriele fu mandato da Dio ..., a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria." (vv. 26-27).
Segue la prima scena costituita dal saluto dell'angelo e dalla reazione di stupore di Maria (vv. 28-29). Molte ipotesi interpretative sono state proposte su questo punto, che realisticamente risulta difficile da decifrare. Sembra interessante una tesi che vede nell'annuncio dell'angelo l'intervento di Dio il quale trasforma radicalmente e realmente la natura di Maria. Così il "piena di grazie" andrebbe compreso con un significato più allargato: "colei che la grazia ha fatto diventare permanentemente grazia". Di conseguenza la reazione pensosa di Maria ("ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto") evidenzierebbe l'atteggiamento della persona spiritualmente intelligente. Ella ha percepito qualcosa della grandezza della comunicazione ricevuta e procede senza ritrosia, ma con prudenza, nel conoscere tutti i significati in essa contenuti.
Al centro del brano troviamo l'annuncio dell'angelo ed una nuova reazione di Maria (vv. 30-34). Gabriele comunica il concepimento del bambino, ne anticipa già il nome: "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù" (che significa salvezza di Dio), indicando il tutto come compimento delle profezie sul Messia. Di fronte alla serietà della proposta evangelica Maria riscontra le difficoltà oggettive esistenti: "Come è possibile? Non conosco uomo".
L'ultima parte della narrazione scioglie le difficoltà (vv. 35-38). Il concepimento è possibile perché interviene lo Spirito Santo di Dio. Egli opererà in Maria con la sua potenza creatrice: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'altissimo". Di conseguenza, "Colui che nascerà" potrà essere chiamato santo e Figlio di Dio. A sostegno di Maria l'angelo offre il segno della cugina sterile Elisabetta, che ormai da sei mesi, per intervento del Signore, sta attendendo un figlio. Il testo si chiude con l'assenso razionale e credente di Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".
La fede intelligente di Maria la rende capace di cogliere lo spessore del messaggio evangelico, di procedere con perseveranza in quel progetto che, pur con difficoltà, diventa realizzabile per intervento dello Spirito di Dio, e di aderire con completa disponibilità alla volontà divina.
COLLEGAMENTI FRA LE LETTURELa figura di Eva (Genesi) e di Maria (vangelo) danno unità alle letture della solennità. Le parole di Genesi: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe..." (3,15) trovano continuità e completamento nella decisione di Maria. Ella, alle parole dell'angelo, risponde con disponibilità dicendo: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". In questo modo rende possibile il dono promesso del "Figlio dell'Altissimo". La stupenda figura di Maria, che accogliendo la proposta di Dio per mezzo della sua intelligenza e della sua fede, ricompone la pienezza e la luce della figura femminile originaria, risultata incrinata nella vicenda di Eva. È Maria la prima discepola, la donna nuova, santa ed immacolata, che realizza in pienezza quanto dice Paolo nella Lettera agli Efesini. Dietro l'icona di Maria è da scorgere la chiesa e tutta l'umanità che in Gesù Cristo "sono stati fatti anche eredi" a lode della gloria di Dio.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 1 dicembre 2024 – I Domenica di Avvento - Anno C
Vigilare e pregare con speranza operosaGeremia 33, 14-16 - Salmo 24 - 1Tessalonicesi 3, 12-4,2 - Luca 21, 25-28.34-36
Lettura
Il brano ci porta al discorso apocalittico di Gesù riportato dall'evangelista Luca. Ispirandosi al modello di Marco, il terzo evangelista ripropone l'attesa della venuta del Figlio dell'uomo. Egli però sottolinea pure che ogni tempo sta sotto il segno della fine e quindi occorre vivere sempre con attenzione e vigilanza perché non si conosce quando sarà il momento. In quest'ottica è da leggere il passo odierno.
Lc 21, 25-28.34-3625Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina"...34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".CommentoNel testo liturgico si distinguono facilmente tre parti: i segnali dell'approssimarsi della fine (vv. 25-26), l'annuncio della venuta del Figlio dell'uomo ed il suo significato positivo (vv. 27-28), l'esortazione accorata alla vigilanza (vv. 34-36). Non vengono ripresi la parabola del fico, la sua spiegazione ed i detti seguenti (vv. 29-33). I segnali, riguardanti la fine imminente, sono indicati con immagini tipiche del linguaggio apocalittico; il cosmo, il creato, i popoli e gli uomini saranno coinvolti in tale avvenimento. Il quadro della descrizione si presenta a prima vista inquietante e suscita angoscia, perché le cose sembrano peggiorare: "per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra". In realtà lo scenario terribile fin qui delineato non è fine a se stesso, ma di fatto introduce la visione del Figlio dell'uomo, che viene "su una nube con grande potenza e gloria". Questo avvenimento, quando si realizzerà, sarà non per la morte, ma per la salvezza: "risollevatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione (salvezza) è vicina". Da ultimo vengono indicati alcuni atteggiamenti fondamentali propri del tempo dell'attesa. Il cuore non deve appesantirsi a causa di "dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita". Occorre mantenere una certa agilità, data da un impegno interiore vigilante, che permetta di non essere travolti passivamente dal laccio che "si abbatterà sopra tutti...". Infine si presentano la veglia e la preghiera, vissute "in ogni momento", come esperienze indispensabili per non essere travolti da "tutto ciò che sta per accadere" e per stare dignitosamente "davanti al Figlio dell'uomo".
La narrazione della fine del cosmo, del creato e dell'uomo prepara la visione del Figlio dell'uomo che viene. Egli ritornerà per donare definitivamente la salvezza a tutti. A tale appuntamento occorre prepararsi con un continuo impegno di distacco dalle realtà materiali, di vigilanza operosa e di preghiera assidua.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa parola di Dio di questa domenica è un invito pressante rivolto ai credenti perché la loro speranza non si spenga. Nella prima lettura, tratta dal profeta Geremia, abbiamo l'annuncio del germoglio di giustizia, che orienta l'avvento fin dall'inizio, come preparazione alla memoria della nascita di Gesù: "farò germogliare per Davide un germoglio giusto". È lui che eserciterà la giustizia ed il giudizio sulla terra e salverà Giuda: "In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla". Nella seconda lettura e nel vangelo vengono date delle esortazioni specifiche in vista della venuta del Figlio dell'uomo: "il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore vicendevole e verso tutti... comportatevi in modo da piacere a Dio". Così l'avvento diventa il tempo della speranza nel quale consapevolmente si vive, con operosità concreta, l'attesa del ritorno del Signore. Lo Spirito Santo anima la speranza e spinge i credenti ad essere fedeli allo specifico della loro chiamata.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 24 novembre 2024– XXXIV Domenica - Solennità di Cristo Re - B
La parola di Gesù introduce nel regnoDaniele 7,13-14 • Salmo 92 • Apocalisse 1,5-8 • Giovanni 18,33-37
Lettura
La solennità odierna invita a riflettere su di un passo del vangelo di Giovanni, tratto dal racconto della passione. Dopo l'arresto nel giardino del Getzemani, Gesù viene condotto nella casa del sommo sacerdote Anna. Qui è interrogato dalle autorità giudaiche e poi è inviato da Pilato per il processo romano. I giudei chiedono al procuratore la condanna capitale, ma egli vuole personalmente conoscere il caso e interroga direttamente il condannato.
Gv 18,33-3733Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Sei tu il re dei Giudei?". 34Gesù rispose: "Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?". 35Pilato disse: "Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?". 36Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". 37Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".CommentoL'interrogatorio di Pilato inizia riprendendo l'accusa fatta dagli avversari: "Sei tu il re dei giudei?". Gesù non risponde e pone una controdomanda, che serve ad impostare correttamente il processo. Infatti Pilato, per formulare il giudizio, non può basarsi soltanto su quanto altri hanno riferito, ma deve personalmente rendersi conto, per assumere le decisioni conseguenti. Pilato procede e pone a Gesù una domanda di fondo: "che cosa hai fatto?". Gesù risponde riproponendo il tema del regno e l'interrogatorio diventa così l'occasione attraverso la quale egli fa una rivelazione. Infatti manifesta che il suo regno esclude qualsiasi dimensione mondana ("il mio regno non è di questo mondo... non è di quaggiù") e non si avvale di alcuna forza umana per realizzarlo e sostenerlo ("i miei servitori avrebbero combattuto..."). Il regno di Gesù è di un'altra dimensione. A questo punto Pilato è costretto a porre direttamente la domanda sulla pretesa regalità dichiarata da Gesù: "dunque tu sei re?". Rispondendo Gesù non solo riconosce di essere re ("io sono re"), ma dichiara anche che questo è lo scopo della sua vita: "per questo sono venuto nel mondo". Poi aggiunge che la sua regalità è finalizzata alla "testimonianza della verità". Cioè egli è l'unico che può far conoscere la verità, ossia le cose che nessuno ha visto o conosce e delle quali lui solo può essere garante. La verità consiste in tutto ciò che riguarda la realtà di Dio, della quale il Verbo incarnato è manifestazione. Infine Gesù indica il criterio per partecipare al suo regno e quindi al mistero della verità di Dio: ascoltare la sua voce.
Nel processo davanti a Pilato Gesù manifesta la sua vera regalità che collega con la verità, cioè col mistero di Dio, il quale per mezzo suo si rivela agli uomini. Questo è lo scopo della sua venuta nel mondo. Fa parte del suo regno chi aderisce pienamente e liberamente alla chiamata di Dio ricevuta per mezzo di Lui.
Collegamento fra le lettureL'identità del regno di Gesù, rivelata durante l'interrogatorio di Pilato, dopo che fu ingiustamente condannato dai suoi nemici, è destinata ad essere spesso nascosta e fraintesa in questo mondo, perché non é il suo. Questo regno però alla fine si manifesterà, dice Daniele, quando "uno, simile ad un figlio di uomo giunse fino al vegliardo". Allora si coglierà lo spessore del regno di Gesù Cristo "che non sarà mai distrutto" da alcuna forza contraria. Tutto questo sarà possibile perché Gesù, "primogenito dei morti", dice l'Apocalisse, è risorto e quindi si colloca al di sopra di tutti i regni della terra. A tale regno chiama a partecipare tutti noi perché "ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue". "Anche quelli che lo trafissero e per lui tutte le nazioni della terra si batteranno il petto". Il sigillo conclusivo è dato da Dio stesso: "Dice il Signore Dio. Io sono l'Alfa e l'Omega...". La regalità di Cristo è così iscritta nella regalità di Dio di cui Gesù si è fatto annunciatore fin dall'inizio del suo ministero.
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 17 novembre 2024– XXXIII Domenica TO - B
Attendere vigilanti il ritorno di CristoDaniele 12,1-3 • Salmo 15 • Ebrei 10,11-14.18 • Marco 13,24-32
Lettura
Gesù con i suoi discepoli esce dal Tempio di Gerusalemme e si reca sul vicino Monte degli Ulivi. Sedutosi, rivolto verso il Santuario, pronuncia un lungo discorso. Questo è molto importante, perché contiene la sintesi di tutto il suo insegnamento, ma è anche un passo molto difficile, in quanto Gesù si esprime con immagini e categorie proprie dell'apocalittica. Questa era un genere letterario della cultura ebraica familiare alla chiesa delle origini. Essa, attraverso la lettura del testo, facilmente si trovava davanti alla promessa di vittoria che scaturisce dalla Pasqua di Gesù. Passiamo ora al brano odierno.
Mc 13,24-3224In quei giorni, dopo quella tribolazione,il sole si oscurerà,la luna non darà più la sua luce,25 le stelle cadranno dal cieloe le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.26Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.32Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.CommentoIl testo inizia presentando i segni cosmici che precedono la venuta del Figlio dell'uomo "sulle nubi con grande potenza e gloria". Allora sarà la fine. Gli "eletti", in quel frangente non saranno abbandonati, ma verranno radunati dagli angeli "dai quattro venti...", cioè da tutta la terra. Con questa descrizione l'evangelista Marco vuole sottolineare la salvezza dei fedeli, che hanno attraversato la "tribolazione". Coloro che hanno incontrato Gesù Cristo e lo hanno seguito, anche dopo la crisi della sua passione-morte-resurrezione, saranno salvati dagli angeli e nulla potrà danneggiarli. Seguono delle istruzioni esortative, finalizzate a preparare l'atteggiamento interiore dei credenti, i quali così si predispongono a percorrere il cammino indicato da Gesù. Come essi sono in grado di sapere che "l'estate è vicina", quando il ramo del fico "si fa tenero e spuntano le foglie", così imparino a leggere i segni che anticipano la venuta del Figlio dell'uomo. I credenti siano anche certi della fine, la quale in modo enfatico è presentata ormai imminente. Poiché "nessuno lo sa" il giorno o l'ora di quel momento, perché resta nelle mani di Dio Padre, occorre non perdersi in troppo facili identificazioni storiche dell'avvenimento e vivere nella vigilanza, seguendo le parole di Gesù che non passano mai.
Chi segue Gesù e gli resta fedele anche nella Pasqua, anticipa e prepara positivamente l'incontro con lui, che avverrà alla fine dei tempi. All'appuntamento occorre prepararsi imparando a leggere i segni della sua presenza nella storia, lasciandosi plasmare dalla sua parola e vivendo vigilanti nella speranza di un gioioso incontro finale col "Figlio dell'uomo".
Collegamento fra le lettureIl brano di Daniele si riferisce al tempo della fine, che secondo il profeta si caratterizza come appuntamento di giudizio: "In quel tempo sorgerà Michele... e vi sarà un tempo di angoscia...". I morti, "quelli che dormono nella regione della polvere", in quell'occasione saranno premiati con la "vita eterna" o dannati con "l'infamia eterna". Chi "si troverà scritto nel libro", costituisce il popolo salvato. In esso emerge il gruppo dei saggi, cioè coloro che sono stati guidati dalla sapienza e hanno predicato con frutto la conversione. Anche nel vangelo ritorna il tema del tempo finale. L'ultima parola di Gesù ai discepoli, secondo Marco, non è però la minaccia del giudizio, ma l'invito all'attesa vigilante di un incontro personale col Figlio dell'uomo. Infine la lettera agli Ebrei insite su quanto è avvenuto con l'unica oblazione di Cristo. Egli, "avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi". Nel presente, segnato dalla prova e dal buio, è all'opera la forza salvifica di Cristo, che trasforma tutto verso un futuro luminoso pieno di speranza. Con oggi termina la lettura liturgica del vangelo secondo san Marco.
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- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 10 novembre 2024– XXXII Domenica TO - B
Offrire a Dio tutto se stessi1Re 17,10-16 • Salmo 145 • Ebrei 9,24-28 • Marco 12,38-44
Lettura
Continua la presentazione del ministero di Gesù svolto a Gerusalemme. Nel tempio, dopo l'incontro avuto con lo scriba saggio, Gesù parla ed insegna alle persone che lo circondano. Egli soprattutto contesta l'incoerenza degli scribi, i quali amavano presentarsi in una modalità che non corrispondeva poi alla loro vita reale. Qui si colloca il brano odierno.
Mc 12,38-4438Diceva loro nel suo insegnamento: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa".41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: "In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".CommentoIl testo si divide in due parti. Nella prima (vv.38-40) troviamo parole di critica agli scribi e nella seconda (vv.41-44) è presentata la scena della povera vedova al tempio. Gesù, rivolgendosi alla folla che lo circonda, mette in guardia dagli scribi che tanta autorità e potere hanno assunto in ambito religioso. Costoro, che si presentano maestri della legge, evidenziano nella vita difetti e abusi. Dapprima Gesù contesta loro l'esteriorità, il formalismo religioso ("amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze") e la tendenza a primeggiare in ambito religioso e sociale, sfruttando la loro posizione: "avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti". Infine Gesù li accusa di sfruttare le vedove approfittando del compito a loro assegnato. Infatti agli scribi la legislazione giudaica assegnava l'incarico di dirimere le questioni d'eredità. Nello svolgere tale servizio il loro comportamento morale non era corretto e li portava facilmente a "divorare le case delle vedove". Il loro comportamento in questo caso era in contrasto con le lunghe preghiere fatte con ostentazione. Gesù conclude dicendo che queste persone saranno condannate duramente da Dio. A questo punto il racconto presenta Gesù seduto nel cortile delle donne nel tempio, dove erano collocati i contenitori per le raccolte delle offerte, mentre osserva la gente che mette le monete nel tesoro. I ricchi gettano molti soldi mentre una povera vedova depone soltanto pochi spiccioli. Il fatto osservato suggerisce a Gesù di chiamare i discepoli e di riflettere con loro sull'accaduto. Egli suggerisce ai suoi che i ricchi hanno dato del loro superfluo, anche se abbondante, mentre la vedova, che ha dato poco, ha offerto più di tutti in quanto ha donato tutte le sue risorse che aveva a disposizione per vivere. Ella ha dato quindi a Dio tutta se stessa.
Gesù invita nuovamente alla coerenza della vita. Anche chi ha responsabilità in ambito religioso non può pensare di essere esonerato da difetti e da errori. Per tutti è necessario vigilare per non cadere nella tentazione di servirsi dei compiti avuti per raggiungere interessi materiali, economici o di potere. Si può evitare questo pericolo se a Dio non si dà soltanto il superfluo, ma a lui si dona tutto ciò che si possiede e si è: la stessa vita.
Collegamento fra le lettureL'offerta di sé fatta a Dio è il tema che collega le letture. Nel vangelo Gesù indica questa scelta di vita come la strada, da percorrere dal discepolo, per evitare la tentazione di manipolare la vita religiosa per scopi prettamente terreni. Nella prima lettura, la vicenda di Elia e della vedova di Zarepta, suggerisce che l'offerta di sé a Dio avviene anche quando con fede si offre tutto ai fratelli. Questa donna povera, di fronte alla richiesta dell'uomo di Dio, mette a disposizione l'ultimo olio e la poca farina rimasta, che servivano per sfamare lei ed il figlio. Quel gesto compiuto con fede nelle parole del profeta, che le aveva garantito che le provviste non sarebbero finite, produce una ricompensa sovrabbondante. Le ragioni dell'offerta a Dio ed il modello di tale dono sono date da Gesù Cristo, dichiara la Lettera agli Ebrei. Egli ha offerto completamente se stesso per annullare il peccato degli uomini e sarà il premio per tutti: "così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta...a coloro che l'aspettano per la loro salvezza".
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Goito 3 novembre 2024– XXXI Domenica TO - B
La legge dell'amoreDeuteronomio 6,2-6 • Salmo 17 • Ebrei 7,23-28 • Marco 12,28b-34
Lettura
Gesù è entrato trionfalmente a Gerusalemme. Dopo essere stato al tempio riceve ospitalità a Betania. Ritornato al tempio il giorno successivo, compie un gesto di protesta nei confronti di coloro che avevano reso la casa di Dio una spelonca di ladri. Nella città santa Gesù è contestato dai Sommi Sacerdoti e dalle altre categorie di persone che emergevano nella società ebraica del tempo. Partendo dai fatti accaduti o dagli incontri avuti, Gesù prende spunto per istruire i suoi interlocutori. Qui si colloca il nostro brano.
Mc 12,28b-3428Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". 29Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi". 32Lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.CommentoLa pericope inizia presentando uno scriba che, avvicinatosi a Gesù, pone la domanda sul comandamento più importante: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Quest'uomo, probabilmente colpito da Gesù, vuole sapere da lui, secondo la tradizione delle scuole rabbiniche, quale potesse essere la sintesi di tutta la legislazione ebraica. Gesù risponde citando lo Schema', la preghiera comune del pio israelita, dal libro del Deuteronomio (Dt 6,4) e affermando che è il primo comandamento: "Il primo è Ascolta, Israele...". A questo punto, Gesù introduce una novità in quanto accosta al principio fondamentale dell'alleanza il comandamento dell'amore al prossimo, com'è indicato nel libro del Levitico (Lv 19,18). Egli infatti dichiara: "il secondo è questo: Amerai il prossimo...". La risposta di Gesù si conclude indicando l'uguale importanza dei due comandamenti e la loro interdipendenza. Lo scriba reagisce approvando la risposta data da Gesù e sottolineando anch'egli che l'amore a Dio e al prossimo hanno la preminenza rispetto al culto templare, tante volte formale e vuoto: "vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Il brano si chiude con parole di approvazione da parte di Gesù nei confronti dello scriba saggio. Gesù poi lo invita ad aderire al Regno da lui annunciato e per il quale lo scriba ha evidenziato attitudini e disponibilità.
L'amore a Dio e al prossimo è la linea portante attorno alla quale si articola la vita e l'insegnamento di Gesù. I discepoli sono chiamati a condividere con lui questo cammino. Ad esso aderisce non chi compie gesti formali o chi sviluppa soltanto la dimensione intellettuale del cristianesimo, ma coloro che scelgono di educare la propria vita nella fedeltà al duplice comandamento.
Collegamento fra le lettureL'amore a Dio, concretizzato nelle scelte di vita, è il tema che collega le letture. Nel testo di Deuteronomio il tema è presentato come ascolto, timore e osservanza. Mosé, parlando al popolo, invita a temere il Signore non nel senso di avere paura, ma come espressione di fede in Dio. Anche l'ascolto diventa modalità di fiducia nell'Eterno. Tutto questo però si traduce nell'osservare per tutta la vita "tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi". L'amore a Dio è quindi concreto e vero se i suoi precetti sono fissati nel cuore e nella vita dei membri del popolo. Gesù, nel vangelo, introduce la novità del doppio comandamento dell'amore a Dio e al prossimo come sintesi di vita, per essere suoi discepoli e per appartenere al Regno. La Lettera agli Ebrei afferma che soltanto Cristo, unico sommo sacerdote che non tramonta, porta coloro che credono ad essere salvi. Quelli che amano Dio per mezzo di Gesù Cristo ("Quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio") sono salvati perché, per mezzo suo, il loro amore è concreto, vero e gradito al Signore.
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Goito 27 ottobre 2024– XXX Domenica TO - B
Gesù dà la vista e fa discepoliGeremia 31,7-9 • Salmo 125 • Ebrei 5,1-6 • Marco 10,46-52
Lettura
Dopo aver sostato a Gerico, Gesù esce dalla città con i suoi compagni ed inizia a percorrere la salita che conduce a Gerusalemme. Altra gente va con loro, perché è tempo di pellegrinaggio pasquale, e sulla strada incontrano il cieco Bartimeo.
Mc 10, 46-5246E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". 49Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". Chiamarono il cieco, dicendogli: "Coraggio! Àlzati, ti chiama!". 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: "Che cosa vuoi che io faccia per te?". E il cieco gli rispose: "Rabbunì, che io veda di nuovo!". 52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.CommentoIl racconto del cieco Bartimeo è l'ultima guarigione operata da Gesù e riportata da Marco. La narrazione dedica molto spazio alla presentazione del cieco e del suo avvicinamento a Gesù. Bartimeo oltre ad essere ceco è anche povero, infatti siede "lungo la strada a mendicare". Quando sente passare Gesù decide di incontrarsi con lui e con la voce, unico mezzo di cui dispone, cerca di attirare l'attenzione del rabbi. Anche se "molti lo rimproveravano perché tacesse" egli è determinato nel suo scopo e urla forte: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". La fede personale di Bartimeo è così posta in rilievo, nonostante la contrarietà del gruppo che lo circonda. A questo punto è Gesù che prende l'iniziativa: "Gesù si fermò e disse: chiamatelo!". Allora il cieco si getta completamente verso Gesù, lasciando cadere anche il mantello, oggetto così utile per un povero di quella regione in quanto necessario per ripararsi dalle basse temperature notturne. Il racconto di guarigione in senso stretto inizia con una domanda di Gesù: "che cosa vuoi che io faccia per te?". Bartimeo non chiede aiuti economici, né di partecipare al potere e nemmeno la vita eterna; egli dice: "Rabbunì, che io veda di nuovo!". Le parole di Gesù, conseguenti, sottolineano ancora la fede di Bartimeo che, attraverso il dono della vista fisica, chiede la conoscenza del mistero di Gesù. Per questo Gesù gli dà il dono della comunione con lui, che si realizza anche attraverso il vedere. Dopo aver acquistato la vista egli "lo seguiva per la strada" che porta a Gerusalemme.
Per incontrare Gesù che passa occorre liberarsi di tutto ed usare tutti i mezzi necessari per realizzare tale incontro. Chi entra in questa dinamica trova in modo sorprendente il Signore che ha già preso l'iniziativa per avvicinarsi a lui. Quando si è alla presenza di Gesù Cristo si è liberati dalla incapacità costitutiva di riconoscerlo: la cecità. Egli poi corrobora la fede e permette di seguirlo sulla strada che va a Gerusalemme e alla croce, per risorgere infine con lui.
Collegamento fra le lettureNella prima lettura il testo di Geremia porta un messaggio di speranza per Israele, oppresso dall'esperienza dell'esilio. Tutti torneranno nella terra promessa, quelli che vengono "dalla terra del settentrione", cioè Babilonia, e coloro che giungono "dall'estremità della terra". A questo nuovo esodo parteciperanno anche persone che fanno fatica a camminare: "il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente". Le prime due categorie di persone troveranno vitalità e cammineranno per dono di Dio e le seconde esprimeranno speranza di vita nel futuro, secondo la promessa del Signore. La promessa antica è ripresa nel testo evangelico attraverso l'opera di Gesù. Egli cambia radicalmente gli uomini che con fede si avvicinano a lui. É stata l'esperienza di Bartimeo ed é la vicenda di ogni uomo. Gesù infatti è il "sommo sacerdote", costituito per il bene degli uomini, proclama la Lettera agli Ebrei, che "é in grado di sentire giusta compassione per coloro che sono nell'ignoranza e nell'errore".
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Goito 20 ottobre 2024– XXIX Domenica TO - B
È grande colui che serveIsaia 53,10-11 • Salmo 32 • Ebrei 4,14-16 • Marco 10,35-45
Lettura
Prosegue il cammino di Gesù verso Gerusalemme. Per la terza volta egli presenta il tema della sofferenza, della condanna e della morte del Figlio dell'uomo (10,25-45). È argomento molto importante perché diventa il punto di partenza del racconto evangelico della odierna domenica.
Mc 10,35-4535Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: "Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo". 36Egli disse loro: "Che cosa volete che io faccia per voi?". 37Gli risposero: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". 38Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?". 39Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse loro: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".CommentoIl brano inizia presentando Giacomo e Giovanni, che rivolgono a Gesù una richiesta: "Maestro, ... concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". A tale obiettivo essi tengono molto e per questo vogliono obbligare il maestro ad esaudire la loro richiesta. Gesù risponde: "voi non sapete quello che domandate", e riporta la problematica nella prospettiva della sua passione e morte, delle quali il calice ed il battesimo sono immagini simboliche. L'ulteriore insistenza dei due, costringe Gesù a dichiarare che anche loro condivideranno il suo calice ed il suo battesimo, ma sedere alla destra o alla sinistra non sta a lui concederlo; "è per coloro per i quali è stato preparato". La partecipazione dell'uomo al regno di Dio, e quindi alla salvezza, è un dono che viene da Dio e solo lui conosce i tempi e le modalità di realizzazione. La reazione del gruppo è di sdegno nei confronti dei due fratelli, i quali avevano interpretato politicamente e utilitaristicamente la missione del maestro. Gesù di conseguenza interviene ancora una volta, partendo dal problema concreto emerso tra i dodici. Egli indica che i discepoli non possono pensare ad un potere sulla misura di quello esercitato dai "governanti delle nazioni" e dai "loro capi". Coloro che sono di Cristo, per essere grandi e primi, dovranno diventare servitori e schiavi di tutti. Tale atteggiamento ha la motivazione ultima nel Figlio dell'uomo che "non è venuto per essere servito, ma per servire...".
I discepoli hanno chiesto di partecipare al "potere" di Gesù, fraintendendolo sul modello umano, ed egli scombina le categorie di pensiero del tempo al riguardo. Gesù afferma, infatti, che il discepolo è grande quando serve. Tale servizio ha in Gesù Cristo il modello unico ed il criterio ultimo di comportamento.
Collegamento fra le lettureLe tre letture odierne convergono sulla figura di Gesù Cristo servo e redentore. Nel testo di Isaia è presentato "il servo del Signore" che, "cresciuto come un virgulto davanti a lui..., offrirà se stesso in sacrificio di riparazione". Nel brano evangelico Gesù specifica di essere venuto per servire e dare la vita in riscatto per molti. Tale dono raggiungerà il suo apice nella passione, morte e resurrezione del Signore. In questo modo Gesù diventa il "sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli", dice la lettera agli Ebrei, e che sa "prendere parte alle nostre debolezze". Di fronte alle nostre miserie e ai nostri peccati siamo invitati ad accostarci "dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia...".
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Goito 13 ottobre 2024– XXVIII Domenica TO - B
L'amore di Cristo libera dalle ricchezzeSapienza 7,7-11 • Salmo 89 • Ebrei 4,12-13 • Marco 10,17-30
Lettura
Gesù interviene per chiarire come deve essere il comportamento del discepolo in alcune situazioni concrete di vita. Dopo aver trattato il problema del rapporto nella coppia e nella comunità, ora viene messo a fuoco la questione delle ricchezze.
Mc 10,17-3017Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". 18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre". 20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!". 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: "Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: "E chi può essere salvato?". 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: "Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio".28Pietro allora prese a dirgli: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". 29Gesù gli rispose: "In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.CommentoIl brano odierno è articolato in modo complesso. All'inizio, troviamo presentata la scena di "un tale" che va incontro a Gesù e gli chiede che cosa deve "fare per avere la vita eterna". Di fronte alla familiarità di costui con "i comandamenti", che viveva fin dalla giovinezza, Gesù, con amore di predilezione, lo invita a completare la sua perfezione vendendo quello che possiede. Dopo aver dato ai poveri il ricavato della vendita ed essersi così assicurato "un tesoro in cielo", gli resta soltanto di andare con lui e seguirlo: "Vieni! Seguimi!". La scena si chiude presentando il ricco che se ne va rattristato, "perché aveva molti beni", e riportando le parole solenni di Gesù il quale, rivolto ai discepoli, afferma: "Quanto è difficile per quelli che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio!". Il brano continua sottolineando lo stupore dei discepoli nei confronti delle parole pronunciate da Gesù. Egli allora, per sostenerli, dichiara che la salvezza è opera di Dio: "impossibile agli uomini, ma non a Dio". A Pietro poi che rileva, a nome del gruppo, il fatto di aver lasciato tutto, Gesù dà la certezza della ricompensa su questa terra assieme a persecuzioni, e della vita eterna dopo la morte.
Le ricchezze costituiscono un ostacolo serio per la vita cristiana. Esse non solo frenano il discepolato, ma escludono anche dalla salvezza. In tale situazione, in cui vive l'uomo, solo Dio può intervenire con la sua forza e trasformare la realtà per mezzo dell'opera di Gesù. Chi si lascia amare da Gesù e segue i suoi insegnamenti ha la sicurezza della salvezza.
Collegamento fra le lettureI doni della prudenza e della sapienza, leggiamo nella prima lettura, vengono conferiti a Salomone in cambio della sua capacità di essere distaccato dal potere e dai beni materiali: "La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto". Gesù aggiunge nel vangelo che è necessario essere liberi dalle ricchezze per vivere seriamente da discepoli e per accedere alla salvezza eterna. Se ci si lascia penetrare dalla "parola di Dio viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio", afferma la seconda lettura, essa smaschera i nostri compromessi, aiuta a discernere "i sentimenti ed i pensieri del cuore" e procura la consolazione della ricompensa adesso e nella vita eterna.
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Goito 6 ottobre 2024– XXVII Domenica TO - B
Un cuore libero per il regno di DioGenesi 2,18-24 • Salmo 127 • Ebrei 2,9-11 • Marco 10,2-16
Lettura
Gesù si trova in cammino verso la Giudea ed ha ormai lasciato il territorio della Galilea. La folla si accosta continuamente a lui e viene ammaestrata. Così Gesù approfondisce ed amplia i temi trattati nei passi precedenti.
Mc 10,2-162Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". 4Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla". 5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto". 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio".13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso". 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.CommentoNel brano odierno incontriamo due elementi tra di loro collegati. Il primo (vv.2-12) presenta una disputa, tra i farisei e Gesù, sulla liceità da parte di un marito di ripudiare la propria moglie. Gesù al subdolo quesito posto dai farisei, "per metterlo alla prova", risponde rimandando alle prescrizioni date al riguardo da Mosé, a causa della durezza del loro cuore. Con questa espressione si intende l'ostinata insensibilità del popolo alle manifestazioni della volontà di Dio. Mosé aveva quindi prescritto una norma, davanti alla pratica diffusa del ripudio della moglie, per controllare il problema senza per questo considerare la pratica legittima in sé. Rimandando poi al progetto originario di Dio, dove furono creati "maschio e femmina", Gesù indica la reciprocità tra maschio e femmina come decisiva per la propria realizzazione: "per questo l'uomo lascerà suo padre ...". Il secondo elemento (vv.13-16) indica la difficoltà che hanno i discepoli a capire la missione di Gesù ed i destinatari privilegiati di essa. Infatti ai bambini e a "chi è come loro appartiene il regno di Dio", perché con disponibilità e senza precomprensioni accolgono la volontà di Dio.
Gesù insegna un nuovo modo di vivere il rapporto tra uomo e donna. Non è solo un progetto umano, ma diventa realizzazione somma della volontà di Dio che vuole salvare. Con l'amore si entra in tale dinamica e la misura dell'amore è quella insegnata da Gesù, che accoglie tutti senza escludere alcuno. Chi segue Gesù deve superare le logiche e gli interessi umani per accogliere il regno di Dio e viverlo in libertà, come fanno i bambini.
Collegamento fra le lettureIl progetto originario di Dio in ordine al rapporto uomo - donna, a cui Gesù si riferisce nel brano evangelico, viene illustrato dal racconto tratto dal libro della Genesi. All'uomo che era solo, Dio dà "un aiuto che gli sia simile". Per questo Dio crea la donna direttamente dal corpo di Adamo. Così l'uomo riconosce in lei la carne della sua carne e l'osso delle sue ossa. La conseguenza concreta diventa che "i due saranno una sola carne". Anche i discepoli sono chiamati ad essere uniti fraternamente attraverso un concreto amore accogliente. L'unità della coppia e della comunità dei discepoli si realizza per mezzo di Gesù che è morto "a vantaggio di tutti". La lettera agli Ebrei afferma pure che "colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da uno solo; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli". In tale prospettiva allora la fraternità diventa segno della volontà di Dio e del suo regno accolti col cuore di fanciullo.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 29 settembre 2024– XXVI Domenica TO - B
Con Gesù, liberi da ogni compromessoNumeri 11,25-29 • Salmo 18 • Giacomo 5,1-6 • Marco 9,38-43.45.47-48
Lettura
Chiusa la scena precedente, nella quale Gesù aveva istruito i suoi discepoli sulla necessità della pasqua per il Figlio dell'uomo e per i suoi seguaci, indicandone la modalità concreta di realizzazione nella vita di ciascuno, attraverso l'accoglienza ed il servizio, i discepoli si rivolgono ora al maestro con una domanda concreta, che scaturisce dalla loro esperienza.
Mc 9,38-43.45.47-4838Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva". 39Ma Gesù disse: "Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. 44 [44] 45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. [46] 47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.CommentoIl brano si apre con una affermazione di Giovanni, il quale presenta un fatto capitato ai discepoli. Essi volevano impedire ad un tale di scacciare demoni nel nome di Gesù, "perché non li seguiva". Gesù risponde indicando maggiori possibilità di appartenenza a lui. Chi fa opere grandi nel suo nome non può parlare male di lui subito dopo. Chi non è esplicitamente contro Gesù ed i suoi è già orientato verso di loro. Chi compie un gesto di solidarietà nei confronti dei discepoli, "perché sono di Cristo, ...non perderà la ricompensa". Per questo non occorre mai limitare o escludere nessuno. Segue poi il discorso di Gesù sullo scandalo. Scandalizzare significa interrompere il rapporto intenso che una persona sta vivendo con Gesù. Lo scandalo, la separazione da Cristo, può realizzarsi nei confronti di un altro ("uno di questi piccoli che credono") o di se stessi ("se la tua mano ti è motivo di scandalo..."). La conseguenza dello scandalo è sempre la Geenna, cioè l'assenza della vita di Dio.
Gesù indica dei criteri minimi, che spesso non collimano con quelli dei discepoli, per appartenere al suo gruppo. Quanto umanamente può sembrare insignificante, ha invece valore e peso per Gesù. Chi sta con lui non deve diventare, per sé e per gli altri, occasione di interruzione del rapporto col maestro. Per perseverare nella comunione con Gesù Cristo e per non essere di scandalo, occorre compiere con coraggio i tagli necessari e accettare qualsiasi sacrificio. Così si evita la condanna eterna e si sperimenta la potenza di Dio.
Collegamento fra le lettureIl testo del libro dei Numeri può collegarsi molto bene con la prima parte del vangelo. Anche Giosué, come Giovanni, tenta di impedire l'azione profetica di Eldad e Medad, i quali, pur non essendo andati alla convocazione presso la tenda, "si misero a profetizzare nell'accampamento". E Mosé risponde: "Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo...". Mosé e Gesù devono intervenire per evidenziare i limiti dei loro discepoli e per dare dei criteri attraverso i quali costituire la comunità secondo il cuore di Dio. Per questo nessuno può arrogarsi il diritto, col suo comportamento, di allontanarsi da Gesù o di fare in modo che altri si separino da lui. Giacomo, infine, mette in guardia dal rischio che proviene dalla ricchezza, frutto dell'ingiustizia nei confronti dei poveri: "il salario da voi defraudato ai lavoratori... e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore". Facciamo attenzione, perché ogni forma di ricchezza "scandalizza", cioè separa da Cristo!
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 22 settembre 2024– XXV Domenica TO - B
Accogliendo e servendo s'incontra GesùSapienza 2,12.17-20 • Salmo 53 • Giacomo 3,16-4,3 • Marco 9,30-37
Lettura
Gesù, dopo aver provocato la confessione di Pietro a Cesarea di Filippo ed aver preannunciato la sua pasqua, porta alcuni discepoli sul monte e davanti a loro si trasfigura (9,2-8). In questo modo infonde coraggio ai suoi ed indica loro il tracciato da percorrere. È però difficile entrare nella logica insegnata da Gesù, per questo si rende necessario da parte sua riprendere le istruzioni fino a quel momento impartite.
Mc 9,30-3730Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà". 32Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.33Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo per la strada?". 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti". 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37"Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".CommentoIl brano odierno può essere diviso in due parti. Nella prima (vv.30-32) si descritto nuovamente Gesù che in Galilea insegna ai suoi discepoli la pasqua del Figlio dell'uomo: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni, risorgerà". Con queste parole l'attività del maestro risulta fortemente concentrata sulla necessità di formare i suoi. Costoro invece si dimostrano incapaci di sintonizzarsi con Gesù: "non capivano queste parole". Rassegnati e forse delusi "avevano timore di interrogarlo", cioè di chiedere spiegazioni perché ormai ne avevano ricevute molte. La seconda parte (vv.33-37) presenta una scena realizzatasi nel borgo di Cafarnao. In una casa (probabilmente quella di Pietro) Gesù rompe il silenzio, creatosi precedentemente tra lui ed i discepoli, chiedendo quale fosse l'oggetto della loro discussione: "di che cosa stavate discutendo per la strada?". Essi non hanno il coraggio di rispondere e tacciono; "infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande". Gesù, davanti alla distanza dei suoi e al sentiero sbagliato che hanno imboccato nel loro discorrere per via, non si perde d'animo e con pazienza ricomincia a ragionare con loro indicando le coordinate della vita evangelica: "se uno vuol essere il primo sia l'ultimo di tutti ed il servitore di tutti" e "chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me".
Il discepolo che cammina con Gesù facilmente ha difficoltà nel comprendere il maestro e può allontanarsi dai suoi insegnamenti, per perdersi in progetti umani organizzati tra colleghi. Tutto questo produce mancanza di comunicazione con Gesù. Per ritornare a camminare realmente con lui occorre lasciarsi istruire ed accogliere la prospettiva della pasqua, che nel presente si concretizza nel servizio e nell'accoglienza.
Collegamento fra le lettureLa lettura del libro della Sapienza si collega all'insegnamento di Gesù sulla passione, morte e resurrezione del Figlio dell'uomo. É lui il "giusto" che "è di imbarazzo", perché "rimprovera le trasgressioni della legge e rinfaccia le mancanze" commesse. É lui "il figlio di Dio" condannato "a una morte infame". I discepoli sono incapaci di capire l'istruzione di Gesù e con i loro atteggiamenti e comportamenti si allontanano sempre più dal maestro. Tale tendenza potrà essere invertita se nella vita si accoglie il criterio indicato da Gesù per raggiungere la vera grandezza: realizzarsi con gli altri in un atteggiamento di servizio concreto. Questa scelta di fondo, collocata a fondamento della propria esistenza, non solo permette di incontrare nel fratello Gesù e colui che lo ha mandato, ma fa in modo che siano evitate, come dice Giacomo, "gelosie e spirito di contesa", disordine e ogni sorta di cattive azioni", "le guerre e le liti". Così il discepolo avrà in dono "la sapienza che viene dall'alto".
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 15 settembre 2024– XXIV Domenica TO - B
Educati da Gesù a portare la croceIsaia 50,5-9a • Salmo 114 • Giacomo 2,14-18 • Marco 8,27-35
Lettura
Nella prima parte del vangelo, Marco presenta il ministero di Gesù svolto principalmente tra la gente. Il maestro, con insegnamenti e miracoli, annuncia il Regno di Dio in Galilea e nelle regioni limitrofe. Durante il suo servizio, chiama tra la folla i discepoli a seguirlo in modo più determinato. Tra costoro sceglie i dodici che diventano i suoi stretti collaboratori. Con la pericope di questa domenica inizia la parte del vangelo nella quale Gesù dedica attenzione particolare ai discepoli.
Mc 8,27-3527Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: "La gente, chi dice che io sia?". 28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti". 29Ed egli domandava loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: "Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.CommentoIl brano è composto da due parti. La prima (vv.27-33) contiene la professione di fede di Pietro, l'annuncio della passione di Gesù ed il rimprovero a Pietro. La seconda (vv.34-35) è formata dalle parole di Gesù sulla croce del discepolo.
Il brano si apre presentando Gesù con i discepoli in cammino "verso i villaggi introno a Cesarea di Filippo". Durante il tragitto interroga i suoi per conoscere che cosa la gente dice di lui. I discepoli rispondono dichiarando che in lui tutti vedono un grande personaggio, anche se gli attribuiscono diverse identità: il Battista, Elia, un profeta. Gesù vuole però conoscere anche il loro pensiero e dice: "Ma voi chi dite che io sia?". L'interrogazione porta alla confessione di Pietro che a nome di tutti afferma: "Tu sei il Cristo". Gesù poi chiede ai suoi il silenzio. Questo è necessario non per celare chissà quale segreto, ma perché ancora non sono abilitati all'annuncio e alla testimonianza. Tutto ciò sarà possibile solo dopo la sua pasqua. Gesù inizia così "a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire,... venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare". Con le sue parole Gesù non solo anticipa la sua fine, ma inizia anche a preparare i suoi a tale avvenimento. La sofferenza-morte-risurrezione di Gesù è un fatto così decisivo e radicale per i discepoli che è necessario essere preparati per riconoscerlo, accoglierlo e viverlo. La reazione di Pietro alle parole pronunciate da Gesù è testimonianza concreta di come sia difficile recepire la catechesi di Gesù. Pietro protesta perché, come tutti, si aspettava un Messia diverso da quello che Gesù gradualmente andava delineando. Così il primo degli apostoli dimostra la chiusura e la cecità del discepolo nei confronti del maestro. Gesù reagisce alle parole di Pietro dicendo: "va dietro a me satana". È tentazione forte per i discepoli trattare Gesù ed i suoi insegnamenti alla maniera umana. Quando succede questo è opera del maligno che porta a mettersi davanti al maestro. Il discepolo sta invece con umiltà sempre dietro a Gesù. Il testo si chiude con le parole di Gesù che anticipano la croce del discepolo: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso...".
Di fronte a Gesù tutti devono prendere posizione. Non si può restare neutrali. Il discepolo però è invitato a vigilare perché può raggiungere, come Pietro, momenti di grande fede, ma anche precipitare in situazioni di abissale lontananza da Gesù Cristo. L'equilibrio nel discepolo si raggiunge seguendo il maestro con umiltà, portando la propria croce e donando gratuitamente la vita.
Collegamento tra le lettureGesù Cristo che salva l'umanità attraverso la sua pasqua, collega le letture odierne. Isaia, nella prima lettura tratta dal terzo canto del "servo del Signore", preannuncia che l'inviato di Dio eserciterà la sua missione tra difficoltà e sofferenze. La fiducia in Dio lo porta a superare le prove: "Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto deluso". Il discorso isaiano viene applicato a sé da Gesù. È lui il Figlio dell'uomo, che deve molto soffrire. Davanti a Gesù non si può restare neutrali. Occorre schierarsi a favore o contro. Anche i discepoli, che sono con lui, sono invitati a stare in guardia perché, come afferma Giacomo, rischiano di avere una fede teorica, astratta e non calata nella vita. Gesù invece va seguito con scelte concrete, con atteggiamenti di vita chiari e determinati. Chi non si comporta in questo modo, anche dentro alle relazioni comunitarie, è invitato a verificare la propria scelta di fede.
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