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Lectio divina sul Libro di Qoelet - 8

8 Qoelet (qhlt) – Ecclesiaste

Nel capitoli 4,17-5,1ss l'autore raccoglie una serie di massime e osservazioni sul rapporto tra l'uomo e Dio.

4, 17Bada ai tuoi passi quando ti rechi alla casa di Dio. Avvicinati per ascoltare piuttosto che offrire sacrifici, come fanno gli stolti, i quali non sanno di fare del male.
5, 1Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferire parole davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; perciò siano poche le tue parole. 2Infatti dalle molte preoccupazioni vengono i sogni, e dalle molte chiacchiere il discorso dello stolto.
3Quando hai fatto un voto a Dio, non tardare a soddisfarlo, perché a lui non piace il comportamento degli stolti: adempi quello che hai promesso. 4È meglio non fare voti che farli e poi non mantenerli. 5Non permettere alla tua bocca di renderti colpevole e davanti al suo messaggero non dire che è stata una inavvertenza, perché Dio non abbia ad adirarsi per le tue parole e distrugga l'opera delle tue mani. 6Poiché dai molti sogni provengono molte illusioni e tante parole. Tu, dunque, temi Dio!
7Se nella provincia vedi il povero oppresso e il diritto e la giustizia calpestati, non ti meravigliare di questo, poiché sopra un'autorità veglia un'altra superiore e sopra di loro un'altra ancora più alta. 8In ogni caso, la terra è a profitto di tutti, ma è il re a servirsi della campagna.
9Chi ama il denaro non è mai sazio di denaro e chi ama la ricchezza non ha mai entrate sufficienti. Anche questo è vanità. 10Con il crescere delle ricchezze aumentano i profittatori e quale soddisfazione ne riceve il padrone se non di vederle con gli occhi?
11Dolce è il sonno del lavoratore, poco o molto che mangi;
ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire.
12Un altro brutto guaio ho visto sotto il sole: ricchezze custodite dal padrone a suo danno. 13Se ne vanno in fumo queste ricchezze per un cattivo affare e il figlio che gli è nato non ha nulla nelle mani. 14Come è uscito dal grembo di sua madre, nudo ancora se ne andrà come era venuto, e dalle sue fatiche non ricaverà nulla da portare con sé. 15Anche questo è un brutto guaio: che se ne vada proprio come è venuto. Quale profitto ricava dall'avere gettato le sue fatiche al vento? 16Tutti i giorni della sua vita li ha passati nell'oscurità, fra molti fastidi, malanni e crucci.
17Ecco quello che io ritengo buono e bello per l'uomo: è meglio mangiare e bere e godere dei beni per ogni fatica sopportata sotto il sole, nei pochi giorni di vita che Dio gli dà, perché questa è la sua parte. 18Inoltre ad ogni uomo, al quale Dio concede ricchezze e beni, egli dà facoltà di mangiarne, prendere la sua parte e godere della sua fatica: anche questo è dono di Dio. 19Egli infatti non penserà troppo ai giorni della sua vita, poiché Dio lo occupa con la gioia del suo cuore.

4,17 Quando ti rechi al Tempio (casa di Dio) di Gerusalemme nei giorni di pellegrinaggio, considera attentamente quello che stai facendo e rifletti durante il cammino, che avveniva a piedi e quindi c'era tutto il tempo per riflettere. Al Tempio si offrivano i sacrifici per le diverse occasioni o funzioni e Qoelet invita a non offrire sacrifici vuoti o inutili, ma devono essere riempiti dall'ascolto previo di Dio che parla (Dt diverse volte invita ad ascoltare Dio che parla: 6,4)[1] . Con Osea si ribadisce l'importanza della conversione piuttosto di sacrifici che non cambiano la vita [2].
v. 5,1-6 in questi versetti all'inizio del capitolo quinto l'autore invita il pio israelita ad usare bene la bocca e lingua nei rapporti con Dio e a non peccare. Qui il peccato consiste nel fare voti-promesse a Dio e poi non mantenerli. Emerge un'immagine di Dio antropomorfica e quindi si arrabbia e punisce. Questa immagine è stata da Gesù smontata e sostituita dal Dio-amore.

vv. 7-8 l'autore afferma che di fronte alla ingiustizia non ci si deve meravigliare perché sopra le persone c' c'è sempre qualcuno superiore che controlla. La terra è a disposizione di tutti ma il re se ne approfitta e la tiene per sé.

vv. 9-10 si mette in risalto il rischio della ricchezza della quale non si è mai sazi. Con le ricchezze emergono gli approfittatori e al ricco non resta che vedere le ricchezze.

v. 11 si afferma che la vita semplice permette il sonno tranquillo, mentre la ricchezza non fa dormire a causa dei pensieri che produce. Cfr. Lc 12, 13-21 dove si afferma il giudizio finale di Dio. In Qoelet non c'è questa prospettiva.

vv. 12-16 l'autore mette in guardia da due guai che derivano dalle ricchezze. Il primo nasce dalle ricchezze gestite male che poi vengono tutte vanificate e non resta nulla per i figli. Il secondo guaio e che nulla si porta con sé alla morte e si va dal mondo come quando si è nati.

v. 17 Qoelet afferma che c'è qualcosa di bello e di buono nella vita. Questo non è solo divertimento o piacere, ma è dono di Dio. La vita non è solo dolore ed assurdità perché c'è anche un fatto piacevole, il godere della soddisfazione di agire e di vedere i risultati ottenuto. Così anche in tutte le altre esperienze che arrecano piacere.

v. 18 anche le ricchezze sono dono di Dio e frutto delle sue fatiche e quindi cose positive. Il lavoro, il raggiugere risultati permettono all'uomo di non pensare alla vanità della vita e questo è concesso da Dio.

- Com'è il nostro rapporto con Dio e come viviamo le nostre liturgie e i nostri doni offerti a Dio?

- Il nostro rapporto con la ricchezza, i beni, le cose le attività come é?

- Tutto ciò di bello e positivo che viviamo è dono di Dio ne siamo convinti? Lo ringraziamo di questo? Ci spinge a lodarlo e ringraziarlo?

[1] Dt 6,4 Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. 5Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.
[2] Os 6,6 poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti.



 
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