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Lectio divina sul Libro di Qoelet - 13

13 Qoelet (qhlt) – Ecclesiaste

L'autore continua a presentare delle massime per far capire il significato della conclusione del capitolo precedente: "un solo errore può distruggere un bene immenso". Un solo errore può far fallire tante cose ben progettate.

10, 1Una mosca morta guasta l'unguento del profumiere: un po' di follia ha più peso della sapienza e dell'onore.
2Il cuore del sapiente va alla sua destra, il cuore dello stolto alla sua sinistra. 3E anche quando lo stolto cammina per strada, il suo cuore è privo di senno e di ognuno dice: "Quello è un pazzo".
4Se l'ira di un potente si accende contro di te, non lasciare il tuo posto, perché la calma pone rimedio a errori anche gravi.
5C'è un male che io ho osservato sotto il sole, uno sbaglio commesso da un sovrano: 6la stoltezza viene collocata in posti elevati e i ricchi siedono in basso. 7Ho visto schiavi andare a cavallo e prìncipi camminare a piedi, per terra, come schiavi.
8Chi scava una fossa vi può cadere dentro e chi abbatte un muro può essere morso da una serpe. 9Chi spacca pietre può farsi male e chi taglia legna può correre pericoli.
10Se il ferro si ottunde e non se ne affila il taglio, bisogna raddoppiare gli sforzi: il guadagno sta nel saper usare la saggezza. 11Se il serpente morde prima d'essere incantato, non c'è profitto per l'incantatore.
12Le parole del saggio procurano stima, ma le labbra dello stolto lo mandano in rovina:
13l'esordio del suo parlare è sciocchezza, la fine del suo discorso pazzia funesta.
14L'insensato moltiplica le parole, ma l'uomo non sa quello che accadrà: chi può indicargli ciò che avverrà dopo di lui? 15Lo stolto si ammazza di fatica, ma non sa neppure andare in città.
16Povero te, o paese, che per re hai un ragazzo e i tuoi prìncipi banchettano fin dal mattino!
17Fortunato te, o paese, che per re hai un uomo libero e i tuoi prìncipi mangiano al tempo dovuto,
per rinfrancarsi e non per gozzovigliare.
18Per negligenza il soffitto crolla e per l'inerzia delle mani piove in casa.
19Per stare lieti si fanno banchetti e il vino allieta la vita, ma il denaro risponde a ogni esigenza.
20Non dire male del re neppure con il pensiero e nella tua stanza da letto non dire male del potente,
perché un uccello del cielo potrebbe trasportare la tua voce e un volatile riferire la tua parola.

v. 1 Riprende il pensiero dell'ultimo versetto del capitolo precedente.
vv. 2-3 il versetto ribadisce che la sapienza è un valore di per sé (cfr. 2,13-14). Chi invece è stolto ha il cuore corrotto e vede tutte le persone stolte.
v. 4 La mansuetudine può rimediare anche di fronte ad errori grandi. Il piccolo male rovina il grande bene ma può succedere anche che un piccolo bene distrugge un grande male.
vv. 5 - 7 Si condannano gli sbagli commessi dai re e dai personaggi con potere e che comandano. La stoltezza è tanto più grave quanto più è alta la posizione coperta dallo stolto. Nella storia si assiste a fatti irrazionali. Chi è ricco e dovrebbe comandare di fatto per la sua stoltezza giace in umili posizioni, mentre i poveri per la loro sapienza arrivano ad occupare posizione potenti e di comando: Cfr. Giuseppe o Saul.
vv. 8-9 In questi versetti vengono presentati quattro rischi, come esempio, nei quali può incorrere chi servendosi del potere o della sapienza. Non esiste alcuna azione che porti con sé dei rischi e riprende il concetto che un piccolo sbaglio può portare con sé un grande male.
v. 10 Il versetto suggerisce che certi sbagli portano a lavorare di più e che se si usa la sapienza si ha dei vantaggi anche concreti.
v. 11 presenta un altro caso simile a quelli del vv. precedenti.
vv. 12-14 Qui troviamo il pensiero di Qoelet sulle parole e su come vengono usate. Egli mette in guardia lo stolto nell'uso delle parole perché se usate male portano alla rovina. Mentre il saggio con il suo discorso produce sapienza.
v. 15 Si sottolinea che lo stolto si butta a capofitto nel lavoro e non ha nessuna conoscenza del mondo che lo circonda. Qualcuno sostiene che si alluda a gruppi ascetici del tempo che vivevano nel loro piccolo mondo senza nessun altro interesse.
vv. 16-17 Si riprende il tema dei vantaggi e degli svantaggi dell'autorità. La giovinezza porta con sé spensieratezza e superficialità mentre la libertà (sapienza?) porta con sé buon governo.
v. 18 Sono indicate due conseguenze come esempio di chi vive senza sapienza: non fa niente e non cura le cose.
v. 19 Qui sembra denigrare i piaceri e l'uso sconsiderato del denaro. Tutto questo avviene perché non si è sapienti.
v. 20 E' un versetto che ancora ritorna sull'uso corretto della parola. Qui si riferisce al re ma il discorso può essere più generale. Parlare male di qualcuno in pubblico o con altri prima o poi l'interessato lo verrà a sapere.

- Noi siamo portati a vedere il bene nelle persone o il male? Qoelet è molto istruttivo al riguardo.

- In un mondo dominato dall'aggressività e dalla violenza crediamo nell'opera della mansuetudine? Noi la pratichiamo?

- Che atteggiamento assumiamo con chi sbaglia?

- Come usiamo le parole? In modo sapiente o stolto?

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