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Pillole di Spirito 26 aprile - 03 maggio 2020

Rubrica, curata da don Alessandro, dove ogni giorno viene commentata brevemente la frase di un autore, non necessariamente cristiano. Per custodire, in questi tempi difficili, non solo la salute del corpo e della mente, ma anche quella dello spirito.

Domenica 3 maggio

Chi ha un perchè nella vita, può sopportare quasi ogni come.
(F. Nietzsche, filosofo)

Questa verità fu affermata da un autore a prima vista lontanissimo dalla dimensione religiosa come Friedrich Nietzsche. La possibilità di sopravvivere nelle situazioni più difficili o addirittura estreme, non è data anzituttto dalla costituzione fisica, dalla robustezza interiore e dalle forze a disposizione, ma dalla capacità sapienziale di trovare un significato a ciò che si sta vivendo. Se riesco a trovare un senso alla difficoltà che sto passando, senza per questo ridimensionarne il peso oggettivo, ma andando in profondità nelle ragioni dell'esistenza, tutto cambia prospettiva.
Penso a chi ha subìto delle ingiustizie, quando è mosso dalla forza della ricerca della verità e della giustizia. Penso a chi vive nella malattia o possiede un handicap debilitante, quando è mosso dall'accoglienza di sé come creatura comunque amabile e amata. Penso a chi fa una scelta di donazione totale, come il matrimonio o la vita consacrata, quando è disposto, in nome di quella scelta, a compiere qualsiasi sacrificio.
Ciò che conta è avere un "perchè" buono che ti muova nella direzione di vivere appieno l'esistenza, che ti è stata data come un dono. Allora quasi ogni condizione, quasi ogni "come", diventa sopportabile.

2020-05-03


Sabato 2 maggio

Chi non ha una ragione per vivere, non ha nemmeno una ragione per morire.
(dom H. Camara, vescovo)

Questo grande vescovo brasiliano del '900, povero e umile, profetico, fu perseguitato dalle autorità perchè considerato un sovversivo che lottava, con la sua predicazione, per i diritti dei poveri, stando dalla loro parte anche a costo di perdere la propria vita. Egli si sentiva tutt'uno col suo popolo, e ogni fedele era per lui come un figlio.
Quale padre o quale madre non darebbe la vita per un figlio? E quale padre o quale madre non vive di fatto, donando tutto se stesso, per un figlio?
Non è scontato che una persona abbia trovato una ragione di vita. In fondo si può vivere anche alla giornata, senza uno scopo o un senso preciso. Ma a mio avviso, solo vivendo per qualcosa o per qualcuno, si può dare un significato autentico alla propria vita e pertanto viverla appieno. Questo qualcuno potrà essere un figlio, un compagno, oppure il Signore e la sua chiesa; questo qualcosa potrà essere un principio fondamentale. Ma senza un centro che dia significato al tutto, ci sentiamo svuotati, privi di forza e di indirizzo verso cui tendere.
Proviamo a chiederci: per chi o per cosa sarei disposto a morire? Se riesco a dare una risposta a questa domanda, significa che sto già vivendo appieno la mia vita, o almeno ci sto provando.

2020-05-02

Venerdì 1 maggio

Chi si separa esistenzialmente dal povero, rimane privo di una delle essenziali porte d'accesso al mistero di Cristo.
(C. Scaglioni, sacerdote)

I poveri sono intorno a noi. Madre Teresa diceva che chi ha molta carità vede molti poveri, chi ha poca carità vede pochi poveri. I poveri sono intorno a noi.
Essi non sono anzitutto un impiccio, un disturbo, ma una delle porte di accesso al mistero di Cristo. Chi incontra un povero incontra Gesù Cristo. In un certo senso il povero è "sacramento" che rende presente il Signore. Infatti Gesù nel passo del Vangelo relativo al giudizio finale afferma: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40), riferendosi, con i "piccoli", agli affamati, agli assetati, ai carcerati, ai malati....
In questo tempo di Coronavirus i poveri sono soprattutto coloro che si sono ammalati o i parenti di coloro che sono morti e che non hanno nemmeno avuto la possibilità di dare una degna sepoltura ai loro cari; ma in questo 1° maggio, giorno dei lavoratori, ricordiamo in modo particolare tutti coloro che, per questa pandemia, stanno vivendo l'incertezza del lavoro. Anche loro sono poveri, anche a loro dobbiamo guardare con empatia, a chi non dorme la notte per la preoccupazione di dover portare avanti un'attività e mantenere una famiglia, a chi non riesce a pagare le bollette. Li portiamo nella preghiera, e se possiamo, cerchiamo di essere loro vicini con una parola di speranza e con una carità concreta.

2020-05-01

Giovedì 30 aprile

Gesù non ti chiama ad avere successo, ma ad essere fedele.
(Madre Teresa di Calcutta)

Non possiamo non dire che Madre Teresa nella sua vita sia stata una donna di successo, almeno nell'ambito della carità. Ha fondato un istituto religioso, ha sfamato ed assistito migliaia, forse milioni di persone, ha vinto un premio Nobel per la pace e infine è diventata santa.
Tuttavia durante la sua vita ella esprimeva senza timore di aver avvertito una forte aridità spirituale, ossia la lontananza di Dio, per un periodo di almeno tre anni durante il suo apostolato. Come poter continuare a vivere la propria missione quando si percepisce un'aridità così grande? Attraverso la fedeltà al Signore che, prima o poi, si farà sentire, ti darà un segno e non ti lascerà barcollare nel buio.
Anche per ognuno di noi, che nella propria vita possiede una missione affidatagli da Dio, quale ad esempio quella di padre, di moglie, di prete, di suora, di insegnante, vale lo stesso principio: il Signore non ti chiama ad avere successo, ma a rimanergli fedele, soprattutto nei tempi bui, quelli più difficili. È questa fedeltà a salvarci. Se penso a Gesù, nel momento culminante della sua missione salvifica, quando era sulla croce, ai piedi di essa "stavano sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèopa e Maria di Màgdala" (Gv 19,25) e il discepolo amato, Giovanni. E gli altri dov'erano? Erano fuggiti?! Se dovessimo misurare la missione di Gesù dai numeri, forse anche oggi, anche noi cristiani ci accorgeremmo che sarebbe meglio chiudere e ritirarsi.
Ma il Signore non ci chiede il successo, bensì la fedeltà, poiché è lui a condurre la storia, non noi, e in questo dobbiamo avere fiducia.

2020-04-30 2


Mercoledì 29 aprile

È ingiusto chiedere ad un una formica di portare delle travi
(S. Bernardo di Chiaravalle)

2020-04-29
C'è un motto latino, risalente agli antichi romani, che dice: "Ad impossibilia nemo tenetur", letteralmente: "Alle cose impossibili nessuno è tenuto". È un'affermazione molto liberante poiché siamo tenuti, in coscienza, solo alle cose che percepiamo possibili, alla nostra portata.
Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno vorrebbe che noi portassimo delle travi più pesanti di quanto possiamo sopportare. Un genitore, un datore di lavoro, il proprio partner. Talvolta diamo corda a queste voci; esse diventano così forti che le interiorizziamo e così siamo noi a non accettare di non potercela fare.
Avere la giusta percezione delle proprie possibilità, oltre che di quelle altrui, non è segno di debolezza, bensì di grande saggezza.
C'è una preghiera molto bella, degli alcolisti anonimi, che recita così:
  Concedimi Signore la capacità di accettare ciò che non posso cambiare,
  il coraggio di cambiare ciò che posso,
  e la saggezza di distinguere ciò che posso da ciò che non posso.
Il Signore non permette che portiamo pesi superiori alle nostre forze (cfr. 1 Cor 10,13).
A noi la responsabilità di accogliere questa verità e di non lasciare che le persone attorno a noi la minaccino.


Martedì 28 aprile

Mia mamma mi ha insegnato ad amare gli altri,
ma non mi ha insegnato ad amare me stesso.
(Aimè Duval, gesuita e cantautore)

2020-04-28
 Queste parole di Duval lasciano intravedere che egli non abbia avuto un grande rapporto con la propria madre. Se Dio ci comanda: "Ama il prossimo tuo come te stesso", ci lascia intendere che è importante nella vita voler bene a sé stessi. Qui non si sta parlando di cadere nel narcisismo, ma di avere una sana autostima, un sano amore verso di sé.
 Ci possono essere diversi motivi per cui uno non ha coltivato, fin da piccolo, un sano amore per sé stesso. Uno di questi può essere che le persone più vicine, di solito i genitori, non hanno manifestato affetto, tenerezza e fiducia verso quel bambino. Per amare gli altri potrebbe bastare, paradossalmente, una norma morale che ce lo comanda; per amare sé stessi è necessaria l'esperienza di essersi sentiti amati.
 Mi colpiscono le parole del Padre quando Gesù viene battezzato: "Tu sei il Figlio mio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento" (Mc 1,11). Gesù gode di tutta la fiducia e dell'amore del Padre. E il salmista che si rivolge a Dio dice: "Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda" (Sal 139,14).
Anche l'esperienza della fede, in fondo, è l'esperienza di sentirsi abbracciati da Dio e di sapere che posso contare su di Lui, sul mio prossimo e anche su quella creatura meravigliosa che sono io.


Lunedì 27 aprile

L'uomo è il rischio di Dio
(E. Ronchi, teologo)

Quando Dio ha creato l'uomo e la donna, li ha creati liberi e quindi si è assunto il rischio che si allontanassero da lui. E così fu, basti pensare ad Adamo ed Eva. Ma questa libertà che ci ha donato è proprio un segno del suo amore.
Provate a pensare ad un genitore quando dà alla luce un figlio: sa che egli prenderà la sua strada; cercherà di fare il meglio che può come padre o madre, ma poi il figlio farà le proprie scelte, giuste o sbagliate che siano.
Dio avrebbe potuto creare una marionetta ubbidiente ai suoi comandi anziché un uomo, privandolo della sua libertà. Ma questo è amore? L'amore si esprime nella fiducia, e Dio ha fiducia in noi. E quand'anche dovessimo perderci, Lui è sempre lì ad aspettarci, a riaccoglierci, perchè Lui è Dio e può farlo in qualsiasi momento.
Ieri dicevo ad una cara amica: "Io credo di andare in Paradiso". Potrei sembrare superbo, ma lo credo non perchè sono bravo e lo merito, dopotutto sono un povero peccatore come tutti, ma perchè credo fermamente nella bontà e nella misericordia di Dio, che mi accoglierà quando io mi rivolgerò a Lui.
Dio con noi si è preso un rischio; forse Dio ci chiede lo stesso, di rischiare la nostra vita su di Lui.

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