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Lectio divina sul libro dell'Apocalisse- 1

APOCALISSE

1. Introduzione

Lettura
Il libro dell'Apocalisse, ultimo libro della Bibbia, sarebbe meglio chiamarlo libro della Rivelazione, perché il termine greco ha questo significato fondamentale: "Rivelazione".
Il libro appartiene al genere letterario "apocalittico", cioè a quel modo di raccontare che con fatti, immagini, visioni si cerca di comunicare un messaggio non immediatamente comprensibile ma che necessita di una interpretazione.
Iniziamo con i primi 3 versetti del cap. 1 e l'ultimo versetto del cap. 20 perché il testo ha la struttura di una lettera e come tale ha un prologo ed una chiusura.

Ap 1, 1-3
1Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, 2il quale attesta (testimonia) la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. 3Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino.


Ap 20, 21
21La grazia del Signore Gesù sia con tutti.

Commento
Il concetto di RIVELAZIONE è il grande portale d'ingresso all'opera letteraria, teologica e spirituale dell'Apocalisse. Dio Padre dona la sua parola a Gesù Cristo; costui invia l'angelo, suo messaggero divino, a Giovanni, il testimone che si rivolge ai servi di Dio, cioè ai credenti. La sequenza è: Dio-Cristo-angelo-Giovanni-credenti.
Lo snodo della catena è costituito da Giovanni che "testimonia-martyria" la parola di Dio e testimonia Gesù Cristo. Vi è qui una identificazione tra Parola e Gesù Cristo. Questo è confermato dal fatto che ha visto e non solo ascoltato. Ha visto Gesù Cristo la Parola di Dio fatta carne.
La seconda componente del prologo è la BEATITUDINE, cioè la gioia di chi partecipa al mistero della Rivelazione, della vita di Dio come dice Dei Verbum al n. 2 . La beatitudine scaturisce da un lato in chi legge il testo sacro personalmente e nell'assemblea cristiana (l'Apocalisse ha una forte connotazione liturgica) e dall'altro in coloro che ascoltano, cioè i cristiani che hanno ascoltato la Parola, la custodiscono e la osservano nella vita (cfr. Lc 4, 21; 8,21; 11,28).
Ormai il tempo della rivelazione e della beatitudine è arrivato con Gesù e non si deve aspettare altro (cfr. Lc 4,21).

Siamo invitati a riprendere o approfondire il concetto di Rivelazione che noi abbiamo. Che cosa è? Da chi la riceviamo? Anche noi possiamo trametterla?
La Rivelazione va ascoltata e vista. Quali sono i luoghi nei quali Dio si rivela? Continua a rivelarsi oppure non si rivela più?

Che idea abbiamo di beatitudine? È conforme a quanto l'Apocalisse indica? Leggere e ascoltare la Parola è fonte di beatitudine, di gioia e di vita di Dio. Nella celebrazione liturgica è uno ascoltiamo e vediamo, ne siamo consapevoli? Cerchiamo di fare in modo che veramente sia per noi e per i fratelli fonte di gioia? Ne siamo consapevoli, ricerchiamo questa fonte inesauribile? Noi tendiamo a rimandare sempre, l'Apocalisse dice che oggi dobbiamo scegliere questa esperienza perché Gesù oggi si manifesta.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?

Lectio divina I domenica d'Avvento 2022

LETTURA COMMENTO VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 26 novembre 2022 - I Domenica di Avvento

Vigilare per incontrare il Signore
Isaia 2, 1-5 - Salmo 121 - Romani 13, 11-14 - Matteo 24, 37-44

Lettura
Con l'Avvento inizia la lettura del vangelo secondo Matteo. Il passo proposto in questa domenica si colloca cronologicamente verso la fine del ministero storico di Gesù e geograficamente nella città più importante: Gerusalemme. Gesù è ormai giunto nella Città santa e nel Tempio avviene il confronto decisivo con le autorità giudaiche. È proprio nel luogo santo per eccellenza che Gesù pronuncia il suo ultimo discorso. Il brano di oggi ne è una parte.

Mt 24,37-44
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli.
37 "Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata.
42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.

Commento
Il testo si apre presentando Gesù che si rivolge ai suoi discepoli per dare loro delle istruzioni. Ad essi dapprima annuncia "la venuta del Figlio dell'uomo", che è paragonata a quanto capitò "ai giorni di Noè". L'annuncio è ulteriormente rinforzato con la ripresa, alla fine del v. 39, della stessa immagine: "così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo". Il brano si chiude con una indicazione pratica, lasciata da Gesù ai discepoli, che è conseguenza dell'annuncio precedente: "vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà". Il vegliare dei discepoli deve essere simile al comportamento assunto da chi teme che un ladro gli scassini la casa: è sempre pronto ad affrontarlo e non abbassa mai la guardia Con forza quindi Gesù conclude: "tenetevi pronti". A questo punto è opportuno chiarire alcune immagini presenti nel testo, per cogliere con profondità il messaggio in esso contenuto. La prima è quella del "Figlio dell'uomo". Con questo appellativo, che Gesù attribuisce a sé, attingendo al linguaggio figurato e simbolico dell'apocalittica, egli invita gli ascoltatori a riflettere sulla sua persona. Gesù infatti è il figlio di Dio, costituito re e giudice dell'universo, da accogliere con decisione ed immediatezza. Qui sta la ragione che spiega la seconda immagine, quella del diluvio al tempo di Noè. A quel tempo il diluvio fu il giudizio di Dio che si abbatté sull'umanità, che procedeva impassibile nelle sue attività di corruzione. Ora la venuta del Figlio dell'uomo è improvvisa e, come al tempo del diluvio, la gente continua nelle sue operazioni e non coglie la novità portata da Gesù. Anche le immagini degli uomini, che lavorano nel campo, e delle donne alla macina contribuiscono a sottolineare ulteriormente quanto detto prima, cioè da un lato la situazione di distrazione in cui permane l'umanità e dall'altra la presenza decisiva e discriminante di Gesù Cristo nella storia dell'umanità. La venuta del Signore sarà accolta e diventerà fruttuosa per chi si è preparato a tale incontro, anche se esteriormente le persone sembrano tutte uguali e attente a svolgere gli stessi lavori di sempre. Per prepararsi adeguatamente ad accogliere il Signore che viene è necessario quindi vegliare, stare svegli, essere attivi e pronti ad accogliere la venuta della persona più cara che abbiamo: Gesù.

In sintesi si può dire che solo chi sta sveglio ed è attivo, predisponendo ogni cosa per l'incontro col Signore che viene, lo incrocia realmente nel camino della sua vita, perché è sempre sintonizzato con lui. Chi invece è distratto dalle attività, dalle cose e dal peccato non coglie lo spessore di novità portato da Gesù Cristo. In questo modo si colloca fuori dalle dinamiche di salvezza da lui avviate.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?

Lectio divina XXXIV domenica - Cristo Re - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 20 novembre 2022, Cristo re - Anno C

Con Gesù per sempre nel Regno
2 Samuele 5, 1-3 . Salmo 121 . Colossesi 1, 12-20 . Luca 23, 35-43

Lettura
La solennità odierna porta ai racconti della passione del Signore. È l'ultima tappa del cammino di Gesù verso Gerusalemme. L'itinerario però non cessa con la crocefissione perché, dopo la resurrezione, Gesù continua a camminare con i discepoli che lo accolgono risorto. Il brano di oggi presenta l'apice del dramma. Gesù ormai è stato condannato, ha percorso la "via dolorosa", aiutato da Simone di Cirene - che diventa l'immagine di ogni discepolo chiamato a portare la croce dietro a lui e a seguirlo - ed è crocefisso sul Calvario assieme a due malfattori. Da quella posizione Gesù offre il perdono a tutti ed in particolare ai nemici. A questo punto troviamo la nostro testo.

Lc 23, 35-43
35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: "Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto". 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto 37e dicevano: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". 38Sopra di lui c'era anche una scritta: "Costui è il re dei Giudei".
39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". 40L'altro invece lo rimproverava dicendo: "Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male". 42E disse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". 43Gli rispose: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso".

Commento
Il brano presenta la reazione di cinque categorie di persone davanti a Gesù crocefisso. All'inizio è indicato il popolo che "stava a vedere", come uno spettatore indifferente, forse curioso, ma che per il momento non prende posizione. Poi ci sono i capi del popolo i quali deridono Gesù, partendo dalla sua pretesa messianica: "ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto". Essi chiedono a Gesù di dimostrare con i fatti e con un segno inequivocabile tutto quanto ha detto di sé fino a quel momento. "Anche i soldati lo deridevano"; è la terza categoria che reagisce davanti a Gesù in croce. Essi provocano il Crocefisso chiedendo di manifestare la sua regalità e la sua forza politica - militare secondo loro molte volte dichiarate. Anche chi è crocefisso con Gesù interagisce con lui. Il primo malfattore "lo insultava" e chiede di dimostrare la sua messianicità salvando tutti dal patibolo della croce. È tentazione diffusa pensare che la grandezza e la divinità di Gesù si manifesti nell'esonerare l'uomo dalla sofferenza, dalle croci e per di più dal dolore frutto di scelte sbagliate compiute. La reazione nei confronti di Gesù, del secondo malfattore è completamente diversa da quella del primo. Dapprima egli invita il socio ad avere timore di Dio, che lì in Gesù è condannato alla loro stessa pena, e poi dichiara la loro colpevolezza e l'innocenza di Gesù: "non ha fatto nulla di male". A questo punto il malfattore, rivolgendosi direttamente a Gesù, invoca da lui la salvezza: "ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". La risposta di Gesù va al di là di ogni aspettativa: "oggi con me sarai nel paradiso". Qui abbiamo un punto decisivo dell'opera di Luca e nel malfattore detto "buono" si intravede ogni discepolo. Infatti chi giunge ad incontrare Gesù, da qualsiasi storia provenga, e a lui si affida, creando una relazione interpersonale significativa e decisiva, ottiene subito la salvezza. Questa diventa definitiva per chi muore con Cristo e come lui. Allora la scritta che, posta sopra il suo capo sulla croce, allude con ironia alla regalità di Cristo - "Costui è il re dei Giudei" - letta con fede diventa rivelazione della vera identità del Crocefisso.

Gesù in croce rivela la sua regalità. Egli regna non secondo le aspettative degli uomini o i desideri di quanti lo circondano, ma nell'obbedienza fedele alla volontà del Padre. Per questo riesce a perdersi per salvarsi, ad evitare una regalità come rifiuto del dolore, a condividere il suo regno con chiunque incrocia il suo sguardo di bontà.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
La regalità di Gesù collega le tre letture. Nella prima si dice che tutte le tribù d'Israele, che erano appartenute al dominio di Saul, vengono da Davide in Ebron, il quale già regna su Giuda, e si sottomettono alla sua regalità. La loro decisione è frutto di due constatazioni: "noi ci consideriamo tue ossa e tua carne" e "il Signore ti ha detto: tu pascerai Israele mio popolo". Anche Gesù, come Davide, ha un legame profondo con l'uomo ed è guidato dalla volontà del Padre. Queste prospettive sono già state viste e sottolineate nel vangelo. La seconda lettura approfondisce il tema della regalità di Gesù derivante dal Padre. Il regno di Cristo, dice Paolo, è voluto e sostenuto dal Padre. Gesù è "l'immagine del Dio invisibile" ed è Dio "che ci ha liberati dal potere delle tenebre...". Il cristiano, che partecipa al regno di Gesù Cristo, è chiamato anche continuamente a "ringraziare con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce".

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina XXXIII domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 13 novembre 2022, XXXIII Domenica T. O. - Anno C

La fine va preparata!
Malachia 3, 19-20 . Salmo 97 . 2 Tessalonicesi 3, 7-12 . Luca 21, 5-19

Lettura
Gesù è nel Tempio di Gerusalemme, come già detto domenica scorsa. Qui i contrasti con gli avversari si acutizzano sempre più ed ormai rimandano alla passione imminente. Nel Tempio Gesù insegna le cose che più gli stanno a cuore. Appena prima del nostro brano (Lc 21,1-4) aveva indicato la vedova, che offre nel Tempio, come modello di donazione a Dio.

Lc 21, 5-19
5Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse: 6"Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta". 7Gli domandarono: "Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?". 8Rispose: "Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine". 10Poi diceva loro: "Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. 12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Commento
Il testo liturgico è una parte del lungo discorso escatologico (Lc 21, 5-36), apice dell'insegnamento pronunciato da Gesù nel Tempio. La scena iniziale presenta alcune persone, non identificate, che guardano ammirate la bellezza del Tempio in fase di restauro ed ampliamento ad opera di Erode il grande. A costoro si contrappongono le parole di Gesù che dichiara ormai imminente la distruzione di tutto quanto essi ammirano; infatti: "non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta". A tale annuncio segue una naturale domanda degli ascoltatori, i quali si preoccupano di conoscere quando accadrà l'avvenimento da Gesù previsto e quali segni lo prepareranno, per non essere impreparati quando verrà quel momento. Gesù risponde dando tre indicazioni chiare. Prima di tutto chi lo segue non deve lasciarsi ingannare ed intimorire da coloro che si presentano come se sapessero tutto sugli avvenimenti finali e che pretendono di spiegare e di interpretare ogni fatto in quella luce. Essi sono dei cialtroni, "guardate di non lasciarvi ingannare... non andate loro dietro". In secondo luogo invita a non essere terrorizzati dai fatti eccezionali che capitano nel creato (terremoti, carestie, pestilenze, fatti terrificanti e segni grandi nel cielo) e dai conflitti che si scatenano tra i popoli (guerre, rivoluzioni, insurrezioni dei popoli contro altri popoli). Questi avvenimenti non sono premonitori di una fine imminente ("non è subito la fine"), ma fanno parte delle caratteristiche di un cosmo e di una umanità finiti e segnati dal peccato. Infine Gesù sottolinea particolarmente la persecuzione subita da coloro che lo seguono: "metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni... a causa del mio nome". Ebbene anche questa esperienza non è segno della fine prossima; essa fa parte della storia del credente inserito nella cultura del suo tempo. Al termine della pericope, Gesù indica come ci si deve preparare alla fine. Anzitutto affrontando con serenità e fiducia le difficoltà, in particolare le prove derivanti dall'essere cristiani. Poi testimoniando sempre con coraggio l'identità cristiana e confidando pienamente nella solidarietà fattiva del Signore con ciascun discepolo ("nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto"). Infine perseverando pazientemente e generosamente nella vocazione ricevuta ("con la vostra perseveranza salverete la vostra vita").

Gesù invita a pensare alla fine e a prepararla adeguatamente. Su questo tema tanti si inseriscono inopportunamente creando distorsioni, paure, disagi e sfruttamenti. Il cristiano non deve lasciarsi toccare da tutto ciò perché a lui interessa quanto Gesù ha insegnato al riguardo. Si prepara correttamente la fine vivendo con intensità la propria vocazione cristiana, con tanta fiducia nel Signore, accettando con serenità le prove che necessariamente si incontrano, fino a quando il Signore tornerà.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Le tre letture concordano sull'attesa della realtà ultima ed indicano tre atteggiamenti fondamentali da assumere nei confronti di essa. La prima lettura, dal profeta Malachia, invita i credenti a coltivare il nome del Signore per beneficiare dei raggi del sole di giustizia e per evitare il fuoco distruttore che colpirà chi commette ingiustizia. Essere cultori del nome del Signore significa che il rapporto con Dio e con la sua volontà ha il primato nella vita dell'uomo ed orienta decisamente i suoi comportamenti. Il vangelo sollecita il cristiano, come già visto nel commento particolare, a non lasciarsi prendere dalla paura o dal disorientamento, ma a fidarsi del Signore e a vivere con intensità la vocazione battesimale. Paolo, nella seconda lettura, indica che l'attesa del giorno ultimo non deve essere improduttiva o pesando gravemente sugli altri ("sentiamo che alcuni di voi vivono disordinatamente, senza far nulla ed in continua agitazione"). L'attesa del Signore che viene si prepara anche assolvendo con fedeltà i propri impegni sociali.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina XXXII domenica T.O. - C

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 6 novembre 2022, XXXII Domenica T. O. - Anno C

Dal battesimo inizia la risurrezione!
2 Maccabei 7, 1-2.9-14 . Salmo 16 . 2 Tessalonicesi 2, 16-3,5 . Luca 20, 27-38

Lettura
Gesù è ormai giunto a Gerusalemme, accolto festosamente dalla moltitudine dei discepoli. Disceso dal monte degli ulivi, entra direttamente nel tempio dove, secondo l'evangelista Luca, svolge il suo ministero fino alla passione. Il tempio è il luogo della presenza di Dio, la casa del Padre e quindi la residenza obbligata di Gesù a Gerusalemme. È proprio nel tempio che si avvicinano a Gesù i sadducei e gli pongono la questione contenuta nel brano odierno.

Lc 20, 27-38
27Gli si avvicinarono alcuni sadducei - i quali dicono che non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda: 28"Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 29C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. 32Da ultimo morì anche la donna. 33La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". 34Gesù rispose loro: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui".

Commento
Il brano inizia presentando alcuni sadducei che si avvicinano a Gesù; essi negano la risurrezione dei morti. Il partito dei sadducei è composto da ricche famiglie sacerdotali e di nobili laici, si richiamano a Sadoc, i cui discendenti sono gli unici riconosciuti come sacerdoti legittimi (2 Sam 15, 24ss; 1 Re 1, 32ss; Ez 44,15); tra loro è scelto il Sommo Sacerdote e svolgono l'attività principale nel tempio. Al tempo di Gesù sono collaborazionisti coi romani, i quali in cambio lasciano a loro una certa autonomia politica ed amministrativa. Scompaiono assieme al tempio con la guerra giudaica (66-70 d.C.). I sadducei sono un gruppo fortemente conservatore e si sottomettono letteralmente all'autorità della Legge, cioè del Pentateuco (i primi cinque libri della Bibbia). Poiché i libri di Mosé non parlano di risurrezione, i sadducei contestano tale questione che era diventata di estrema attualità. Infatti la riflessione sulla risurrezione dei morti inizia a definirsi nitidamente nella teologia ebraica al tempo delle persecuzioni, messe in atto da Antioco Epifane (167-165 a.C.), e documentata nei libri dei Maccabei. I sadducei, forti della loro tradizione, pongono una domanda tranello a Gesù, per coglierlo in fallo, partendo da una istituzione ormai consolidata in Israele: il levirato (Dt 25, 5-10). Quando un uomo primogenito moriva senza lasciare figli, il fratello era obbligato a sposare la moglie del defunto e garantire così la discendenza, "perché il nome di questo non si estingua in Israele" (Dt 25,6). Per i sadducei la legge del levirato, se presa sul serio, è sufficiente per dichiarare assurda la risurrezione. A questa logica risponde il racconto popolare del caso della donna moglie di sette fratelli morti tutti senza lasciare figli. Ecco allora la domanda cruciale: "La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie?", che rivela una concezione della vita dopo la risurrezione come copia migliorata dell'esistenza terrena. Gesù risponde alla domanda dei sadducei con due argomentazioni. Dapprima indica che esiste una diversità di condizione tra questo mondo e la vita eterna. Coloro che saranno "giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dei morti", si rapporteranno tra loro in modo differente rispetto alla modalità tenuta nel mondo presente. La vita nell'aldilà è diversa. I figli della risurrezione infatti "sono uguali agli angeli" e "sono figli di Dio". La risurrezione, il grande dono di Dio fatto all'uomo per mezzo della risurrezione di Cristo, è una novità così radicale che cambia decisamente la vita dei soggetti. Tale cambiamento lo si può percepire già nella vita terrena, ma sarà definitivo e pieno nella vita eterna. Poi Gesù indica la prova della risurrezione contenuta nella Torà stessa: "che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosé..., quando chiama il Signore Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe" (cf Es 3,6). Poiché Dio si lascia definire a partire dal nome dei patriarchi di Israele, questo significa che essi sono ancora viventi. Come Dio non ha lasciato sprofondare nel nulla Abramo, Isacco e Giacobbe, così egli, che è fedele e ama, non può abbandonare l'uomo nella morte.

La risurrezione è il dono d'amore che Dio fedele offre, per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo a tutti gli uomini. La risurrezione è una novità così decisiva che cambia radicalmente la vita dei discepoli. Costoro non solo devono prendere coscienza di aver ricevuto il dono, ma anche che, dal giorno del loro battesimo, la vita è cambiata. Essi infatti sono chiamati a vivere da "figli di Dio", cioè non più condizionati o appesantiti dalle realtà materiali, ma guidati dallo Spirito, e a camminare serenamente verso la patria eterna, dove si potrà vivere per sempre e pienamente da risorti.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Le tre letture invitano chiaramente a riflettere sul futuro dell'uomo, sull'escatologia, le realtà dopo la morte. La prima lettura, narrando il martirio dei fratelli, che sono puniti perché rifiutano di "cibarsi di carni suine proibite", diventa una esplicita professione di fede nella risurrezione. I giovani non hanno paura della morte ed in quell'occasione proclamano la loro certezza che "il re del mondo... li risusciterà a vita nuova ed eterna". Il vangelo sottolinea che la risurrezione non sarà una fotocopia senza difetti della vita nel mondo. La risurrezione cambia radicalmente l'identità del credente. Questa si percepirà pienamente dopo la morte, ma già durante la vita terrena si può intuire vivendo da figli di Dio. Paolo spiega, nella seconda lettura, cosa significhi vivere da figli di Dio. Chi è toccato dalla Parola di Dio nella sua corsa, segno della fedeltà del Signore, è custodito dal maligno ed è confermato nella fede. Così i cuori dei discepoli sono orientati all'amore di Dio e alla pazienza di Cristo.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

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