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Lectio divina Natale del Signore 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 25 dicembre 2024– Natale del Signore Anno C

OGGI È NATO IL SALVATORE
S. Messa della Notte
Isaia 9,1-3.5-6 . Salmo 95 . Timoteo 2,11-14 . Luca 2,1-14

Lettura
All'inizio del secondo capitolo, l'evangelista Luca riporta "la nascita di Gesù nella città di Davide e la sua manifestazione ai pastori" (Lc 2,1-20). La narrazione completa comprende tre quadri: la nascita di Gesù a Betlemme, l'annuncio dell'angelo ai pastori e la loro venuta a Betlemme. Il testo liturgico della notte di Natale ci propone soltanto i primi due.

Lc 2, 1-14
1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.
8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".

Commento
Il primo quadro del racconto (vv.1-7) si articola attorno a tre elementi portanti. Uno è centrato su Cesare Augusto ed ha come scenario "tutta la terra". Un altro fa perno su Davide, chiamato in scena dal censimento e dal viaggio compiuto da Giuseppe, che "apparteneva alla casa e alla famiglia di Davide", a Betlemme per farsi registrare. Il terzo presenta con semplicità e solennità la nascita di Gesù. In esso particolare attenzione è data ai gesti compiuti da Maria (diede alla luce - lo avvolse in fasce - lo depose in una mangiatoia) e alla non accoglienza incontrata dalla coppia: "perché per loro non c'era posto nell'alloggio". Anche il secondo quadro (vv.8-14) raccoglie al suo interno tre elementi: l'apparizione di un angelo ai pastori ("C'erano in quella regione alcuni pastori... Un angelo del Signore si presentò a loro"), l'annunzio da lui portato ("...ecco, vi annuncio una grande gioia, ...oggi nella città di Davide è nato per voi un salvatore") e l'apparizione della schiera celeste che lodava Dio per l'avvenimento accaduto.

Nel primo quadro sembra che l'interesse sia di sottolineare il dono gratuito del "figlio primogenito" da parte di Dio, che si realizza all'interno del comune fluire della storia. Il tempo di Dio accade poi all'incrociarsi degli avvenimenti profani, determinati da Cerase, con le speranze profetiche - religiose legate alla casa di Davide. Ed infine l'opera di Dio non è riconosciuta dai suoi contemporanei, per essa infatti non c'è posto e diventa uno dei tanti casi che capitano nella vita.
Il secondo quadro è dominato dall'annuncio della nascita di "Cristo Signore" recato dall'angelo ai pastori. Questa nascita, decisiva per l'umanità, ha come "segno" il bambino nella mangiatoia. Da qui emerge con chiarezza un rimando al mistero dell'agire umile di Dio, il quale può essere frainteso o non riconosciuto dagli uomini e per questo una voce celeste ad essi deve rivelarlo. Allora il canto conclusivo degli angeli diventa un esplicito riconoscimento del mistero di Dio, realizzatosi nella nascita di Gesù. Esso non solo si rivolge a "Dio nel più alto dei cieli", ma diventa messaggio di speranza e di pace per il cosmo e per tutti gli uomini: "e sulla terra pace agli uomini che egli ama".

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
Gesù Cristo è la fonte e la ragione di libertà per tutti gli uomini. Il tema della liberazione ricevuta, che cambia la situazione di un popolo, è presente nelle tre letture della Messa della notte della Solennità del S. Natale. In Isaia la libertà è preannunciata ad Israele ed essa sarà un'esperienza unica ed indescrivibile umanamente perché opera di Dio. Nel Vangelo la narrazione presenta il compimento definitivo della liberazione divina attuata in Gesù, nato a Betlemme, perché discendente della famiglia di Davide. La salvezza-liberazione offerta da Gesù Cristo è per tutti gli uomini e ad essi viene portata da personaggi caratterizzati dalla semplicità e dall'umiltà, ma non previsti nelle logiche religiose del tempo. Anche i cristiani, indica la seconda lettura, si inseriscono in questo itinerario ed hanno un compito molto importante perché con la loro testimonianza diventano segno "della beata speranza" e primizia del "popolo puro" che appartiene a Dio per mezzo di Gesù Cristo.

La vita
(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina Immacolata Concezione 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 8 dicembre 2024 – Immacolata Concezione - Anno C

MARIA: LA DONNA NUOVA
Genesi 3, 9-15.20 - Salmo 97 - Efesini 1, 3-6.11-12 - Luca 1, 26-38

LETTURA
Nel primo capitolo del vangelo di Luca, dopo il prologo, troviamo subito due narrazioni che si strutturano a forma di dittico. In un pannello abbiamo la presentazione dell'inizio dell'esistenza di Giovanni e nell'altro incontriamo il racconto dell'annuncio della nascita di Gesù. Su questo secondo brano fermiamo ora la nostra attenzione.

Lc 1,26-38
26-38 In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

Commento.
Il vangelo si apre indicando con solennità le coordinate della storia della salvezza: l'invito dell'angelo Gabriele, la decisione dichiarata ed esplicita di Dio, il coinvolgimento della casa di Davide e dell'umanità attraverso la figura di Maria ("l'angelo Gabriele fu mandato da Dio ..., a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria." (vv. 26-27).
Segue la prima scena costituita dal saluto dell'angelo e dalla reazione di stupore di Maria (vv. 28-29). Molte ipotesi interpretative sono state proposte su questo punto, che realisticamente risulta difficile da decifrare. Sembra interessante una tesi che vede nell'annuncio dell'angelo l'intervento di Dio il quale trasforma radicalmente e realmente la natura di Maria. Così il "piena di grazie" andrebbe compreso con un significato più allargato: "colei che la grazia ha fatto diventare permanentemente grazia". Di conseguenza la reazione pensosa di Maria ("ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto") evidenzierebbe l'atteggiamento della persona spiritualmente intelligente. Ella ha percepito qualcosa della grandezza della comunicazione ricevuta e procede senza ritrosia, ma con prudenza, nel conoscere tutti i significati in essa contenuti.
Al centro del brano troviamo l'annuncio dell'angelo ed una nuova reazione di Maria (vv. 30-34). Gabriele comunica il concepimento del bambino, ne anticipa già il nome: "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù" (che significa salvezza di Dio), indicando il tutto come compimento delle profezie sul Messia. Di fronte alla serietà della proposta evangelica Maria riscontra le difficoltà oggettive esistenti: "Come è possibile? Non conosco uomo".
L'ultima parte della narrazione scioglie le difficoltà (vv. 35-38). Il concepimento è possibile perché interviene lo Spirito Santo di Dio. Egli opererà in Maria con la sua potenza creatrice: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'altissimo". Di conseguenza, "Colui che nascerà" potrà essere chiamato santo e Figlio di Dio. A sostegno di Maria l'angelo offre il segno della cugina sterile Elisabetta, che ormai da sei mesi, per intervento del Signore, sta attendendo un figlio. Il testo si chiude con l'assenso razionale e credente di Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".
La fede intelligente di Maria la rende capace di cogliere lo spessore del messaggio evangelico, di procedere con perseveranza in quel progetto che, pur con difficoltà, diventa realizzabile per intervento dello Spirito di Dio, e di aderire con completa disponibilità alla volontà divina.

COLLEGAMENTI FRA LE LETTURE
La figura di Eva (Genesi) e di Maria (vangelo) danno unità alle letture della solennità. Le parole di Genesi: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe..." (3,15) trovano continuità e completamento nella decisione di Maria. Ella, alle parole dell'angelo, risponde con disponibilità dicendo: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". In questo modo rende possibile il dono promesso del "Figlio dell'Altissimo". La stupenda figura di Maria, che accogliendo la proposta di Dio per mezzo della sua intelligenza e della sua fede, ricompone la pienezza e la luce della figura femminile originaria, risultata incrinata nella vicenda di Eva. È Maria la prima discepola, la donna nuova, santa ed immacolata, che realizza in pienezza quanto dice Paolo nella Lettera agli Efesini. Dietro l'icona di Maria è da scorgere la chiesa e tutta l'umanità che in Gesù Cristo "sono stati fatti anche eredi" a lode della gloria di Dio.

La vita
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Lectio divina I Domenica di Avvento 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 1 dicembre 2024 – I Domenica di Avvento - Anno C

Vigilare e pregare con speranza operosa
Geremia 33, 14-16 - Salmo 24 - 1Tessalonicesi 3, 12-4,2 - Luca 21, 25-28.34-36

Lettura
Il brano ci porta al discorso apocalittico di Gesù riportato dall'evangelista Luca. Ispirandosi al modello di Marco, il terzo evangelista ripropone l'attesa della venuta del Figlio dell'uomo. Egli però sottolinea pure che ogni tempo sta sotto il segno della fine e quindi occorre vivere sempre con attenzione e vigilanza perché non si conosce quando sarà il momento. In quest'ottica è da leggere il passo odierno.

Lc 21, 25-28.34-36
25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina"...
34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".

Commento
Nel testo liturgico si distinguono facilmente tre parti: i segnali dell'approssimarsi della fine (vv. 25-26), l'annuncio della venuta del Figlio dell'uomo ed il suo significato positivo (vv. 27-28), l'esortazione accorata alla vigilanza (vv. 34-36). Non vengono ripresi la parabola del fico, la sua spiegazione ed i detti seguenti (vv. 29-33). I segnali, riguardanti la fine imminente, sono indicati con immagini tipiche del linguaggio apocalittico; il cosmo, il creato, i popoli e gli uomini saranno coinvolti in tale avvenimento. Il quadro della descrizione si presenta a prima vista inquietante e suscita angoscia, perché le cose sembrano peggiorare: "per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra". In realtà lo scenario terribile fin qui delineato non è fine a se stesso, ma di fatto introduce la visione del Figlio dell'uomo, che viene "su una nube con grande potenza e gloria". Questo avvenimento, quando si realizzerà, sarà non per la morte, ma per la salvezza: "risollevatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione (salvezza) è vicina". Da ultimo vengono indicati alcuni atteggiamenti fondamentali propri del tempo dell'attesa. Il cuore non deve appesantirsi a causa di "dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita". Occorre mantenere una certa agilità, data da un impegno interiore vigilante, che permetta di non essere travolti passivamente dal laccio che "si abbatterà sopra tutti...". Infine si presentano la veglia e la preghiera, vissute "in ogni momento", come esperienze indispensabili per non essere travolti da "tutto ciò che sta per accadere" e per stare dignitosamente "davanti al Figlio dell'uomo".

La narrazione della fine del cosmo, del creato e dell'uomo prepara la visione del Figlio dell'uomo che viene. Egli ritornerà per donare definitivamente la salvezza a tutti. A tale appuntamento occorre prepararsi con un continuo impegno di distacco dalle realtà materiali, di vigilanza operosa e di preghiera assidua.

COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE
La parola di Dio di questa domenica è un invito pressante rivolto ai credenti perché la loro speranza non si spenga. Nella prima lettura, tratta dal profeta Geremia, abbiamo l'annuncio del germoglio di giustizia, che orienta l'avvento fin dall'inizio, come preparazione alla memoria della nascita di Gesù: "farò germogliare per Davide un germoglio giusto". È lui che eserciterà la giustizia ed il giudizio sulla terra e salverà Giuda: "In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla". Nella seconda lettura e nel vangelo vengono date delle esortazioni specifiche in vista della venuta del Figlio dell'uomo: "il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore vicendevole e verso tutti... comportatevi in modo da piacere a Dio". Così l'avvento diventa il tempo della speranza nel quale consapevolmente si vive, con operosità concreta, l'attesa del ritorno del Signore. Lo Spirito Santo anima la speranza e spinge i credenti ad essere fedeli allo specifico della loro chiamata.

La vita
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Lectio divina Cristo Re - 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 24 novembre 2024– XXXIV Domenica - Solennità di Cristo Re - B

La parola di Gesù introduce nel regno
Daniele 7,13-14 • Salmo 92 • Apocalisse 1,5-8 • Giovanni 18,33-37

Lettura
La solennità odierna invita a riflettere su di un passo del vangelo di Giovanni, tratto dal racconto della passione. Dopo l'arresto nel giardino del Getzemani, Gesù viene condotto nella casa del sommo sacerdote Anna. Qui è interrogato dalle autorità giudaiche e poi è inviato da Pilato per il processo romano. I giudei chiedono al procuratore la condanna capitale, ma egli vuole personalmente conoscere il caso e interroga direttamente il condannato.

Gv 18,33-37
33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Sei tu il re dei Giudei?". 34Gesù rispose: "Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?". 35Pilato disse: "Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?". 36Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". 37Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".

Commento
L'interrogatorio di Pilato inizia riprendendo l'accusa fatta dagli avversari: "Sei tu il re dei giudei?". Gesù non risponde e pone una controdomanda, che serve ad impostare correttamente il processo. Infatti Pilato, per formulare il giudizio, non può basarsi soltanto su quanto altri hanno riferito, ma deve personalmente rendersi conto, per assumere le decisioni conseguenti. Pilato procede e pone a Gesù una domanda di fondo: "che cosa hai fatto?". Gesù risponde riproponendo il tema del regno e l'interrogatorio diventa così l'occasione attraverso la quale egli fa una rivelazione. Infatti manifesta che il suo regno esclude qualsiasi dimensione mondana ("il mio regno non è di questo mondo... non è di quaggiù") e non si avvale di alcuna forza umana per realizzarlo e sostenerlo ("i miei servitori avrebbero combattuto..."). Il regno di Gesù è di un'altra dimensione. A questo punto Pilato è costretto a porre direttamente la domanda sulla pretesa regalità dichiarata da Gesù: "dunque tu sei re?". Rispondendo Gesù non solo riconosce di essere re ("io sono re"), ma dichiara anche che questo è lo scopo della sua vita: "per questo sono venuto nel mondo". Poi aggiunge che la sua regalità è finalizzata alla "testimonianza della verità". Cioè egli è l'unico che può far conoscere la verità, ossia le cose che nessuno ha visto o conosce e delle quali lui solo può essere garante. La verità consiste in tutto ciò che riguarda la realtà di Dio, della quale il Verbo incarnato è manifestazione. Infine Gesù indica il criterio per partecipare al suo regno e quindi al mistero della verità di Dio: ascoltare la sua voce.

Nel processo davanti a Pilato Gesù manifesta la sua vera regalità che collega con la verità, cioè col mistero di Dio, il quale per mezzo suo si rivela agli uomini. Questo è lo scopo della sua venuta nel mondo. Fa parte del suo regno chi aderisce pienamente e liberamente alla chiamata di Dio ricevuta per mezzo di Lui.

Collegamento fra le letture
L'identità del regno di Gesù, rivelata durante l'interrogatorio di Pilato, dopo che fu ingiustamente condannato dai suoi nemici, è destinata ad essere spesso nascosta e fraintesa in questo mondo, perché non é il suo. Questo regno però alla fine si manifesterà, dice Daniele, quando "uno, simile ad un figlio di uomo giunse fino al vegliardo". Allora si coglierà lo spessore del regno di Gesù Cristo "che non sarà mai distrutto" da alcuna forza contraria. Tutto questo sarà possibile perché Gesù, "primogenito dei morti", dice l'Apocalisse, è risorto e quindi si colloca al di sopra di tutti i regni della terra. A tale regno chiama a partecipare tutti noi perché "ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue". "Anche quelli che lo trafissero e per lui tutte le nazioni della terra si batteranno il petto". Il sigillo conclusivo è dato da Dio stesso: "Dice il Signore Dio. Io sono l'Alfa e l'Omega...". La regalità di Cristo è così iscritta nella regalità di Dio di cui Gesù si è fatto annunciatore fin dall'inizio del suo ministero.

La vita
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Lectio divina XXXIII Domenica T.O. 2024

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 17 novembre 2024– XXXIII Domenica TO - B

Attendere vigilanti il ritorno di Cristo
Daniele 12,1-3 • Salmo 15 • Ebrei 10,11-14.18 • Marco 13,24-32

Lettura
Gesù con i suoi discepoli esce dal Tempio di Gerusalemme e si reca sul vicino Monte degli Ulivi. Sedutosi, rivolto verso il Santuario, pronuncia un lungo discorso. Questo è molto importante, perché contiene la sintesi di tutto il suo insegnamento, ma è anche un passo molto difficile, in quanto Gesù si esprime con immagini e categorie proprie dell'apocalittica. Questa era un genere letterario della cultura ebraica familiare alla chiesa delle origini. Essa, attraverso la lettura del testo, facilmente si trovava davanti alla promessa di vittoria che scaturisce dalla Pasqua di Gesù. Passiamo ora al brano odierno.

Mc 13,24-32
24In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
25 le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
26Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
32Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.

Commento
Il testo inizia presentando i segni cosmici che precedono la venuta del Figlio dell'uomo "sulle nubi con grande potenza e gloria". Allora sarà la fine. Gli "eletti", in quel frangente non saranno abbandonati, ma verranno radunati dagli angeli "dai quattro venti...", cioè da tutta la terra. Con questa descrizione l'evangelista Marco vuole sottolineare la salvezza dei fedeli, che hanno attraversato la "tribolazione". Coloro che hanno incontrato Gesù Cristo e lo hanno seguito, anche dopo la crisi della sua passione-morte-resurrezione, saranno salvati dagli angeli e nulla potrà danneggiarli. Seguono delle istruzioni esortative, finalizzate a preparare l'atteggiamento interiore dei credenti, i quali così si predispongono a percorrere il cammino indicato da Gesù. Come essi sono in grado di sapere che "l'estate è vicina", quando il ramo del fico "si fa tenero e spuntano le foglie", così imparino a leggere i segni che anticipano la venuta del Figlio dell'uomo. I credenti siano anche certi della fine, la quale in modo enfatico è presentata ormai imminente. Poiché "nessuno lo sa" il giorno o l'ora di quel momento, perché resta nelle mani di Dio Padre, occorre non perdersi in troppo facili identificazioni storiche dell'avvenimento e vivere nella vigilanza, seguendo le parole di Gesù che non passano mai.

Chi segue Gesù e gli resta fedele anche nella Pasqua, anticipa e prepara positivamente l'incontro con lui, che avverrà alla fine dei tempi. All'appuntamento occorre prepararsi imparando a leggere i segni della sua presenza nella storia, lasciandosi plasmare dalla sua parola e vivendo vigilanti nella speranza di un gioioso incontro finale col "Figlio dell'uomo".

Collegamento fra le letture
Il brano di Daniele si riferisce al tempo della fine, che secondo il profeta si caratterizza come appuntamento di giudizio: "In quel tempo sorgerà Michele... e vi sarà un tempo di angoscia...". I morti, "quelli che dormono nella regione della polvere", in quell'occasione saranno premiati con la "vita eterna" o dannati con "l'infamia eterna". Chi "si troverà scritto nel libro", costituisce il popolo salvato. In esso emerge il gruppo dei saggi, cioè coloro che sono stati guidati dalla sapienza e hanno predicato con frutto la conversione. Anche nel vangelo ritorna il tema del tempo finale. L'ultima parola di Gesù ai discepoli, secondo Marco, non è però la minaccia del giudizio, ma l'invito all'attesa vigilante di un incontro personale col Figlio dell'uomo. Infine la lettera agli Ebrei insite su quanto è avvenuto con l'unica oblazione di Cristo. Egli, "avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi". Nel presente, segnato dalla prova e dal buio, è all'opera la forza salvifica di Cristo, che trasforma tutto verso un futuro luminoso pieno di speranza. Con oggi termina la lettura liturgica del vangelo secondo san Marco.

La vita
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- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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