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Lectio divina III domenica di quaresima

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Mincio
Goito 15 marzo 2020 III domenica di Quaresima

Lettura
Nella terza domenica di quaresima s'incontra il passo dell'evangelista Giovanni detto "della samaritana". Nel racconto troviamo però presentate anche altre scene, che capitano attorno al pozzo di Giacobbe. Il brano si trova nella grande sezione del vangelo, dopo il prologo (Gv 1, 1-18), indicata come "Il libro dei segni" (Gv 1, 19-12, 50). In questa parte l'evangelista presenta il ministero pubblico di Gesù attraverso il quale, con segni e parole, mostra se stesso al popolo come rivelazione del Padre. Tale manifestazione produce di conseguenza il rifiuto da parte della gente: "venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto".

Gv 4, 4-42
4Gesù Doveva perciò attraversare la Samaria.
5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7 Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: "Dammi da bere". 8 I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: "Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva". 11Gli dice la donna: "Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?". 13 Gesù le risponde: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna". 15 "Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua". 16 Le dice: "Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui". 17 Gli risponde la donna: "Io non ho marito". Le dice Gesù: "Hai detto bene: "Io non ho marito". 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero". 19Gli replica la donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". 21 Gesù le dice: "Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità". 25Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa". 26 Le dice Gesù: "Sono io, che parlo con te".
27 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: "Che cosa cerchi?", o: "Di che cosa parli con lei?". 28 La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29 "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?". 30 Uscirono dalla città e andavano da lui.
31Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia". 32 Ma egli rispose loro: "Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". 33 E i discepoli si domandavano l'un l'altro: "Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?". 34Gesù disse loro: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35 Voi non dite forse: "Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura"? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36 Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37 In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. 38 Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica".
39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto". 40 E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: "Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo".

Commento
Nei primi versetti (Gv 4, 4-6) l'introduzione inquadra il racconto dal punto di vista geografico e degli spostamenti di Gesù. Egli, che è in viaggio verso Gerusalemme, deve attraversare la Samaria e, durante il tragitto, si ferma al pozzo di una città chiamata Sicàr. Questa è probabilmente da identificare col piccolo abitato di Sichem, che sorgeva a duecento metri dal pozzo di Giacobbe. Il villaggio ebbe nell'antichità un posto molto importante perché legato alle vicende dei patriarchi e perché costruito ai piedi del monte Garizìm, su cui sorgeva il tempio dei samaritani. A Sichem, dopo la distruzione di Samaria, si radunò la comunità samaritana, la quale riteneva di discendere da Giuseppe figlio del patriarca Giacobbe. A questo punto il racconto presenta tre scene avvenute attorno al pozzo. La prima (Gv 4, 7-26) è dominata dal dialogo di Gesù con la samaritana, che oltre ad essere donna appartiene ad un popolo considerato di razza inquinata e quindi pagano. Di conseguenza tra ebrei e samaritani non c'erano rapporti facili. Per tale ragione la donna rimane stupita dalla domanda fattale da un ebreo di nome Gesù: "dammi da bere". Il resto del dialogo vuole portare la samaritana ad incontrare autenticamente Gesù. La donna ha molte difficoltà ad accogliere la comunicazione di Gesù perché condizionata dalle sue esperienze ed esigenze materiali ("Signore tu non hai un mezzo per attingere ed il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? ... dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua"), dalle vicende affettive (aveva avuto cinque mariti) e dalle tradizioni religiose ("i nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte..."). Gesù, con grande pazienza ed amabilità, spiega ogni cosa e prepara così il terreno perché la sua interlocutrice possa riconoscere in lui il Messia; ad ella Gesù dice: "sono io che ti parlo". La seconda scena (Gv 4, 27-38) vede interagire Gesù ed i discepoli. Anch'essi si rivolgono al maestro partendo da un problema concreto: "Rabbi, mangia"; egli risponde portando la conversazione su di un piano diverso: "ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". I discepoli non colgono lo spessore delle parole di Gesù ed egli interviene nuovamente per chiarire il suo pensiero, sottolineando la sua preoccupazione principale che consiste nel fare la volontà del Padre: "mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera". Per spiegarsi meglio cita due detti proverbiali. Come la natura lentamente svolge il suo corso, così anche la volontà di Dio gradualmente si realizza in pienezza nella storia delle persone. Di conseguenza, coloro che sono chiamati a lavorare nell'«azienda del Signore» non devono essere preoccupati della mansione da svolgere, ma di mettersi al servizio della volontà del Padre che, da protagonista, è all'opera in tutti: "levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura". L'ultima scena (Gv 4, 39-42), già anticipata nei vv. 29-30, presenta "molti samaritani di quella città", che vanno da Gesù stimolati dalle parole della donna. Costoro credono in Gesù attraverso la testimonianza della samaritana, ma la loro fede si stabilizza dopo essere stati due giorni con lui. Infatti essi dicono: "Non è più per la tua parola che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo".

In conclusione possiamo affermare che ogni itinerario di vita cristiana deve portare ad un incontro autentico con Gesù Cristo. Egli è riconosciuto ed accolto soltanto quando, anche col suo aiuto, ci si libera da tutte le sovrastrutture che impediscono un rapporto immediato, libero e decisivo. Chi sta al suo gioco diventa, di conseguenza, testimone ed evangelizzatore, perché altri lo possano incontrare. Al riguardo è necessario vigilare attentamente, perché la salvezza non è data dai discepoli, ma da Gesù Cristo che porta gli uomini in comunione col Padre. Per questo ogni esperienza ecclesiale diventa significativa ed incisiva se porta le persone a "stare" in compagnia assidua con Gesù Cristo, ad ascoltarlo e a vedrlo.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Lectio divina II domenica di quaresima

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Mincio
Goito 8 marzo 2020 II domenica di Quaresima

Lettura
Dopo il tredicesimo capitolo, in cui Gesù attraverso parabole parla del regno dei cieli, seguono altri due dove l'evangelista ha raccolto episodi di conflitto e di rivelazione. I conflitti sono con gli abitanti di Nazaret o con altri connazionali, nei confronti dei quali Gesù contesta il modo di applicare la legge. Attraverso miracoli egli si manifesta sempre più alle genti, per poi arrivare a parlare direttamente e personalmente con i discepoli. Infatti, dopo aver chiesto ad essi, ed in particolare a Pietro, di professare la fede, nel famoso dialogo avvenuto a Cesarea di Filippo, Gesù fa conoscere ai discepoli che egli dovrà morire e che anch'essi nella vita porteranno la croce dietro a lui.

Mt 17, 1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo". 6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: "Alzatevi e non temete". 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. 9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".

Commento
Il brano del vangelo della seconda domenica di quaresima è abitualmente chiamato "vangelo della trasfigurazione". Questa, di fatto, costituisce soltanto uno degli aspetti in cui si articola il racconto di Matteo. Il primo versetto funge da introduzione. Qui l'evangelista colloca geograficamente la scena - "in disparte, su un alto monte" - e presenta i personaggi. Gesù è il protagonista. Egli, prendendo l'iniziativa, porta "con sé Pietro, Giacomo e Giovanni", tre dei suoi discepoli. La vicenda sul monte si snoda in tre sequenze. Nella prima troviamo presentata la trasfigurazione di Gesù, attraverso la quale egli cambia radicalmente il suo volto ed anche le vesti, e l'apparizione di Mosé ed Elia, che si intrattengono amabilmente con lui. Alla scena assistono direttamente i discepoli, perché tutto avviene "davanti a loro". La seconda si apre con le parole di Pietro rivolte a Gesù. Egli, che desidera prolungare quell'esperienza, perché era per loro bello stare sul monte, propone la costruzione di tre capanne per i personaggi celesti, affinché la loro presenza potesse perdurare. Segue poi una nuova apparizione: "una nube luminosa li coprì con la sua ombra". La nube, nella tradizione biblica, è il segno concreto della presenza di Dio. È Dio Padre, quindi, che in quel momento si fa presente sul monte e la voce udita ne è la conferma. Le parole pronunciate da Dio riguardano Gesù, il quale non è come Mosé ed Elia, anche se si colloca in quella scia luminosa. Gesùè proclamato "Figlio amato", voluto e scelto dal Padre per rivelare e realizzare la salvezza definitiva degli uomini. Per questo occorre ascoltarlo. La sequenza si chiude riportando l'attenzione sui discepoli che, "presi da grande timore cadono con la faccia a terra", in quanto non riescono a reggere davanti al mistero di Dio che si rivela. Nell'ultima sequenza Gesù prende nuovamente l'iniziativa e, coerentemente con la missione ricevuta dal Padre, si avvicina ai discepoli, li tocca, risollevandoli dalla prostrazione in cui erano caduti, e con le sue parole li invita a non aver paura. I discepoli, infatti, d'ora in poi vedranno solo Gesù e solo lui potrà far giungere fino a loro la salvezza, dono del Padre. La conclusione del brano presenta il gruppetto che scende dal monte e le consegne date da Gesù ai suoi: "non parlate a nessuno di questa visione ...". Infatti, soltanto dopo la resurrezione di Gesù essi avranno piena consapevolezza del dono ricevuto e dell'esperienza fatta; allora saranno anche in grado di parlare in modo significativo, cioè essere testimoni.

Concludendo si può dire che ai discepoli, chiamati a seguire il maestro da vicino condividendo anche la croce, affinché non si perdano d'animo, Gesù concede ad alcuni di viver la forte esperienza sul monte. In quel luogo egli non solo è presentato continuazione e compimento della storia della salvezza, ma, attraverso la parole del Padre, è indicato come l'unico che possa risollevare i suoi, dar loro coraggio, interpretare le parole del Padre e rendere partecipe della salvezza. Questa sarà sperimentata pienamente soltanto con la resurrezione di Gesù e dei discepoli, di cui la vicenda sul monte è un anticipo. Nel frattempo Gesù continua a camminare amorevolmente con i suoi per i sentieri del mondo e del tempo.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Riflessione di don Marco sulla IV domenica di quaresima

DOMENICA 22 MARZO 2020


    Carissimi amiche ed amici,
siamo alla quarta domenica senza la celebrazione eucaristica! La situazione ci amareggia, ma non dobbiamo perdere la speranza perché Dio ci ama ed è sempre al nostro fianco. Certo tutto questo è una forma penitenziale che mai avremmo pensato di vivere. Perseveriamo in questo cammino con lo sguardo fisso su Gesù, sapendo che lui ci farà vedere il senso di tutto questo quando vorrà.
   Con questa certezza, come le domeniche scorse, viviamo intensamente la nostra fede attraverso la preghiera personale e in famiglia. Saremo tutti in comunione gli uni con gli altri quando, alle ore 10, noi sacerdoti celebreremo in chiesa la santa Messa. Anche tutti voi, delle diverse parrocchie della nostra Unità Pastorale,sarete con noi e vi portiamo dal Signore Gesù morto e risorto, che rinnova il dono del suo amore nel memoriale eucaristico, oltre che nel nostro cuore. L'incontro col Signore, pur nelle difficoltà ci deve dare tanta speranza e voglia di vivere con lui.
   Anche in questa domenica, ho pensato di condividere con voi alcune riflessioni suggeritemi dalle letture della IV domenica di Quaresima. Il testo del primo libro di Samuele afferma che Dio non guarda l'aspetto delle persone, il loro "look", ne la loro prestanza fisica (molto curata oggi nella nostra cultura), ne l'apparenza che uno ha (l'immagine che uno ha così decisiva nella nostra società). Dio guarda il cuore, cioè quella parte della persona dove vengono effettuate le scelte fondamentali della vita, dove si decide chi seguire, che valori porre al centro, che esperienze privilegiare, questo anche in ogni momento dell'esistenza. Il cuore (cioè la vita) se è pieno di Spirito Santo è guidato da lui e realizza scelte giuste, altrimenti siamo condotti dall'egoismo, dalla superbia, dagli interessi di parte e tutto questo non è evangelico. Solo Gesù può trasformare il nostro cuore di pietra, egoista e chiuso, in cuore di carne capace di amare e di aprirsi al Signore, perché guidato ed illuminato dallo Spirto.
   Noi di fatto siamo di fondo tutti ciechi dalla nascita, come il personaggio del vangelo di Giovanni di questa domenica, perché vediamo solo noi stessi, i nostri interessi ed i nostri bisogni. Se stiamo con Gesù, anche in questo deserto della quarantena, dando spazio alla preghiera, alla lettura della Bibbia, alla Comunione Eucaristica (ora vissuta spiritualmente) saremo liberati dalla nostra cecità. Allora faremo Pasqua. La Pasqua non sono i riti, le tradizioni, le manifestazioni popolari, è prima di tutto Gesù Cristo morto e risorto che porta tutti, anche noi, a partecipare alla sua vittoria. Come sono preziosi questi giorni che ci permettono di pensare, di riflette e di pregare. Approfittiamone!
   Sgombriamo subito il campo da discorsi che si sentono circolare anche in questi giorni, forse anche da uomini religiosi. Il cov19 (coronavirus) non è una punizione di Dio. No assolutamente non dobbiamo percorrere questa pista. Le vicissitudini della vita, anche quelle più dolorose non sono volute da Dio, ma sempre sono causate o dalla fragilità della nostra natura umana, che non è eterna, o sono conseguenze di scelte peccaminose fatte dall'uomo. Dio vuole salvarci, Dio è padre, Dio ha mandato suo Figlio e ci ha donato lo Spirito per vivere in comunione con lui qui ora e per sempre nell'eternità. Gesù ci ha fatto conoscere non un Dio punitore o tiranno, ma un Dio che è amore per l'umanità.
   Fidiamoci di Gesù! Lasciamo che lui spalmi sulla nostra vita il balsamo della sua Parola. Immergiamoci nell'acqua sanante della sua misericordia, che si realizza col sacramento della Riconciliazione. Ora non possiamo celebrare questo sacramento, ma possiamo desiderare intensamente il perdono di Dio e lui ce lo concede realmente, in questo momento difficile per tutti. Poi quando potremo celebreremo il sacramento della Riconciliazione. Cerchiamo di non essere come i farisei che non si fidavano di Gesù.
   In questa domenica di Quaresima, consapevoli di essere ciechi, chiediamo a Gesù di vedere. Di vedere le nostre miserie ed i nostri peccati. Di vedere l'amore misericordioso di Dio padre manifestatosi in Gesù. Di vedere la bontà, la solidarietà, la misericordia che sono presenti nel mondo per opera dello Spirito Santo.
   Maria, che veneriamo col titolo di Madonna della salute, interceda per noi e ci faccia essere sempre amici del suo figlio Gesù.

Buona domenica don Marco

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Riflessione di don Marco sulla III domenica di quaresima

DOMENICA 15 MARZO 2020

Carissimi amiche ed amici,
ormai siamo alla terza domenica senza la celebrazione eucaristica. La situazione ci rattrista, ma non dobbiamo perdere la speranza.
In questo momento ciascuno di noi o insieme possiamo assumere due atteggiamenti completamente opposti tra di loro: disperarci o ricercare il senso di ciò che sta accadendo.
Se dentro di noi prevale la disperazione è indice che siamo noi al centro e che ci sembra di perdere tutto e quindi perdere noi stessi. Questo non deve accadere tra di noi.
Infatti siamo cristiani, discepoli di Gesù e quindi siamo invitati a cercare il senso di tutto ciò che stiamo vivendo. Esso possiamo trovarlo andando anche noi, come la Samaritana, al pozzo dell'acqua viva che Gesù ci dona.
Noi oggi, un po' come il popolo d'Israele nel deserto presentato nella prima lettura, ci lamentiamo, brontoliamo contro tutto e tutti, perché la situazione sembra sfuggirci di mano e non riusciamo più a controllarla. La scienza e la tecnologia, anche se avanzatissime, sembrano inutili. Quindi anche noi nel deserto di questi giorni ce la prendiamo con Dio, perché abbiamo la sensazione che ci abbia abbandonato. Tale pensiero non è veritiero perché, come dice san Paolo scrivendo ai romani nella seconda lettura, per mezzo di Gesù Cristo che è morto per noi e nello Spirito Santo l'amore di Dio è stato riversato in noi e resta sempre nella nostra vita. Siamo invitati in questa domenica a rinnovare personalmente ed insieme la nostra fede, cioè a fidarci di Dio e ad essere certi che non ci abbandona mai.
Tale fiducia è sostenuta ed alimentata in noi, se come la Samaritana, incontriamo veramente Gesù e gli chiediamo "l'acqua viva" che solo lui sa dare e che è il dono più grande di Dio per noi oggi.
L'acqua fresca che ci dona Gesù sono le sue parole e la sua stessa vita. Essa, se l'accogliamo, prima di tutto, come alla Samaritana, smaschera e mette a nudo la nostra esistenza, facendoci capire dove stiamo andando, che tipo di scelte realizziamo e che cosa di sbagliato stiamo vivendo. Solo Gesù può fare questo e nessun altro. Siamo disposti a lasciarci cambiare e a convertirci?
In secondo luogo ci chiama a rinnovare la nostra vita spirituale, che non può limitarsi soltanto al culto, al tempio, all'esteriorità. La vita spirituale è l'adesione appassionata, gioiosa e perseverante a Gesù Cristo. Stiamo camminando così con Gesù, oppure siamo stanchi, demotivati, delusi e quindi non siamo d'esempio a nessuno?
In terzo luogo siamo invitati ad essere persone che fanno conoscere veramente Gesù agli altri, con la vita e la parola, cercando di coltivare l'umiltà per non collocarci al centro, ma diventando veri portatori di Gesù. Come è la nostra sensibilità all'annuncio del vangelo in famiglia, coi colleghi e gli amici? Preferiamo delegare ad altri o ci impegniamo in prima persona? In che modo?
È Gesù Cristo il nostro salvatore, non le nostre iniziative, le nostre attività, le nostre strategie, le nostre istituzioni. Anche se sono belle, efficienti, moderne, coinvolgenti esse possono correre il rischio di non avere dentro Gesù. Pensiamoci!
Il Signore Gesù ci ricolmi sempre dei suoi doni per dare senso a tutto ciò che viviamo, per essere come la Samaritana capaci di conversione vera e di testimoniare autenticamente il Risorto unico nostro bene e salvatore.

Buona domenica don Marco

Samaritana

Eventi e appuntamenti diocesani

Il rinvio è reso necessario dalle norme emanate dal Governo per la salute di tutti


don Gianni-Grandi


Seguendo le disposizioni governative e delle conferenze regionali e nazionali dei Vescovi italiani, in accordo con il Vescovo Marco e il Vicario generale, sono rinviati tutti gli eventi diocesani fino al 3 aprile (Assemblea del Clero, 24 ore per il Signore, stazioni quaresimali, raduni dei cresimandi…etc.). 

Come comunità cristiane “sfruttiamo” tutti gli strumenti che abbiamo (social, YouTube, videochiamate, etc.) perché si manifesti la vicinanza ai nostri fedeli e non si lasci cadere nemmeno un’opportunità per  mostrare l’affetto reciproco e la preghiera gli uni per gli altri, segno della cura di Dio per ognuna delle sue creature.

Don Gianni Grandi - Vicario per la Pastorale


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