Archivio

Lectio divina VI Domenica di Pasqua

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Mincio
Goito 17 maggio 2020 VI domenica di Pasqua

Lettura
Continua la lettura dell'ultimo discorso di Gesù ai discepoli secondo il vangelo di san Giovani. Dopo il passo di domenica scorsa, si incontra un versetto sulla preghiera (14, 14). Chi prega in unione con Gesù, per continuare la sua opera nel mondo, sarà sicuramente ascoltato ed esaudito dal Padre. A questo punto inizia il brano odierno.

Gv 14,15-21 15 "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".

Commento
Il testo si apre con le parole di Gesù che invitano i discepoli ad amarlo. L'amore di cui si parla non è solo moto dei sentimenti, ma sinonimo di fede, cioè adesione vitale, profonda e consapevole a Gesù. Questa esperienza si realizza nel cristiano nella misura in cui si osservano i suoi insegnamenti: "se mi amate osserverete i miei comandamenti". È la nuova alleanza, che Dio Padre stipula col nuovo popolo per mezzo di Gesù Cristo. Nella fedeltà all'alleanza, osservando le parole di Gesù, si riceve la benedizione del Padre, che si concretizza nel dono di "un altro Paraclito". Il vocabolo greco può essere reso anche con i termini italiani: intercessore, avvocato, difensore in tribunale. Il primo difensore donato dal Padre è Gesù Cristo. Alla sua partenza il Padre dona un secondo Paraclito, che rimarrà sempre con i discepoli. È lo "Spirito della verità". Egli prolunga e completa l'opera e la missione di Gesù ed insegna ai discepoli tutto quanto riguarda Gesù, che è la verità. Per questo lo Spirito non può essere ricevuto dal mondo, cioè da coloro che si chiudono all'iniziativa di Dio: "il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce". I discepoli invece, che conoscono e vivono in comunione con lo Spirito, possono sperimentare una nuova e diversa presenza interiore di Gesù mediante lo Spirito stesso. Gesù riprende poi lo stesso concetto, sottolineando la sua presenza costante con i discepoli: "non vi lascerò orfani, verrò da voi". Quando Gesù sarà nel Padre, non sarà più visto da coloro che non lo amano. Chi invece resta in comunione con lui, lo ama e crede alle sue parole, sperimenta per sempre la sua presenza mediante lo Spirito. Il brano si conclude con la promessa che anche il Padre, per mezzo di Gesù, sarà continuamente coi discepoli ( il v. 23 che non è riportato dal testo liturgico completa la promessa).

In conclusione Gesù continua a rincuorare i suoi in vista della sua partenza. L'amore per lui è proporzionale all'accoglienza dei suoi insegnamenti e non dovrà mai cessare. Egli continuerà ad essere con i discepoli per mezzo dello Spirito, donato dal Padre. Chi ama Gesù, seguendolo fedelmente, partecipa nella fede già adesso alla comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Se abbiamo la possibilità, prendiamo foglio e matita e scriviamo le nostre riflessioni. In questo modo si fissano meglio nel nostro cuore e avremo modo di rileggerle nella settimana.


Le Lectio delle domeniche precedenti vengono salvate nella sezione Calendario – Archivio.

Riflessione di don Marco sulla V domenica di Pasqua

DOMENICA 10 maggio 2020 – Domenica V di Pasqua

   Carissimi tutti delle parrocchie dell'Unità Pastorale di Goito, Cerlongo, Solarolo e Vasto, che in questo mese di maggio siamo riuniti nella preghiera attorno alla Madonna della Salute, buon giorno, buona domenica e auguri a tutte le mamme, perché oggi è la festa della mamma.
   Continuiamo ad essere isolati e tenuti lontani gli uni dagli altri ed anche le celebrazioni liturgiche ancora precluse, anche se da lunedì 18 le riprenderemo con una infinità di prescrizioni difficili da gestire. Ci incontriamo però nelle celebrazioni eucaristiche, che alla domenica viviamo insieme attraverso la diffusione sul canale youtube. Ogni giorno ci sarà anche la possibilità di seguire il santo Rosario pregato in Basilica.
   Le letture di questa domenica mi hanno suggerito alcune riflessioni che condivido con voi.
   Nel testo del libro degli Atti degli apostoli si parla di mormorazioni, che dividevano la comunità. Sempre la mormorazione oltre a dividere la comunità ostacola anche la diffusione del vangelo. Per questo gli apostoli cercano la comunione, che è il contesto adeguato che permette al vangelo di essere diffuso e di essere fecondo coi frutti, che produce in chi lo accoglie. Così gli apostoli superano le mormorazioni dedicandosi alla predicazione ed istituendo i diaconi, che servono alle mense delle vedove. A volte però sembra di non farcela a raggiungere il bene della comunione!
   Poi tutti sperimentiamo la decadenza della vita, che è un processo inesorabile destinato a finire con la morte. La cosa fa paura e crea sconcerto. Gesù incoraggia anche noi come i suoi primi discepoli, che erano preoccupati perché il maestro li avrebbe lasciati. Gesù invita a non essere preoccupati e ad avere fede in Dio Padre e in lui. Poi con un'immagine molto plastica, promette di preparare un posto per i suoi amici e lui andrà loro incontro,  prendendoli per mano perché tutti loro siano sempre con lui. La condizione per essere sempre con lui è seguirlo. Ma come facciamo a seguire Gesù? Lo spiega lui stesso. È un percorso di conoscenza che si articola in tre fasi: sapere chi è lui, amarlo e condividere la sua vita. Per conoscere si intende sapere tutto ciò che riguarda Gesù, il suo vangelo e la sua vita. Noi abbiamo questa conoscenza? Amare Gesù vuol dire anche volergli bene, come si ama l'amico più caro che abbiamo. A lui pensiamo spesso e a lui ci ispiriamo nella vita. Noi amiamo veramente Gesù? È il nostro amico con cui ci confidiamo continuamente, chiedendogli pareri e porgendogli domande? Seguire Gesù vuol dire condividere, cioè accettare ed essere consapevoli che facciamo parte della sua stessa famiglia. Siamo certi di questa appartenenza, perché come ci ricorda Pietro nella seconda lettura, siamo diventati tempio di Dio. In questo modo tutto ciò che facciamo e siamo lo portiamo al Padre per mezzo di Gesù, offrendolo nella liturgia quotidiana della nostra vita. Attraverso di noi, uniti a Gesù, gli altri sono aiutati a riconoscere le opere di Dio e a lodarlo con la vita.
   Infine Gesù promette ai suoi che per mezzo suo faranno opere più grandi di lui. Quali sono queste opere?
     Portare il vangelo in tutto il mondo.
     Vivere la carità nei confronti dei bisognosi.
     Testimoniare la misericordia ed il perdono.
     Donare speranza a chi è confuso, dubbioso e fragile.

   O Signore Gesù, tu che ci hai chiamato a seguirti soltanto per amore nostro e senza alcun merito, aiutaci a non soffocare il vangelo con le mormorazioni e la paura. Rendici consapevoli che facciamo parte del mistero della santissima Trinità, la tua e nostra famiglia. Infine aiutaci a credere che tu non ci abbandoni mai, che ci tieni per mano sempre anche nell'ultima ora della nostra vita. Uniti a te illuminaci perché possiamo comprendere le opere di salvezza che tu desideri che ciascuno di noi realizzi nella storia. Te lo chiediamo per intercessione di Maria santissima che noi veneriamo Madonna della salute. Amen.

   Buona domenica a tutti anche a nome di don Alessandro, don Jonathan, don Fausto, il diacono Claudio e le nostre care suore.
   Don Marco

Lectio divina V Domenica di Pasqua

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Mincio
Goito 10 maggio 2020 V domenica di Pasqua

Lettura
Siamo nella seconda parte del vangelo di Giovanni chiamata "Libro della gloria". Qui è presentata la glorificazione di Gesù, che si realizza nel compimento dell'"ora" della passione, crocefissione, risurrezione e ascensione. Gesù ha preannunciato ai suoi la sua partenza imminente (Gv 13, 31-38). Davanti a tale prospettiva i discepoli rimangono sconcertati e tanti problemi sorgono in loro. L'ultimo discorso di Gesù, iniziato nel capitolo precedente, vuole essere una risposta alle difficoltà che i discepoli incontrano dopo la sua partenza.

Gv 14,1-12 1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via".
5Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?". 6Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto".
8Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". 9Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.

Commento
Il brano inizia con una nota rassicurante di Gesù: "non sia turbato il vostro cuore". Il turbamento del cuore - cioè il disagio e la sofferenza di tutta l'interiorità dell'uomo nella complessità delle sue dimensioni - a causa dell'apparente lontananza di Gesù, è una caratteristica che i discepoli sempre sperimentano nel sostenere la lotta col principe di questo mondo. Il mondo, nella concezione giovannea, è da intendersi come l'ambito nel quale il demonio esercita la sua signoria. Essi superano il turbamento attraverso la fede: "abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me". La fede dei discepoli vince il principe di questo mondo perché essi, consegnandosi a Gesù Cristo, partecipano della vittoria del Padre realizzata per mezzo del Figlio. Gesù annuncia anche che nella casa del Padre "vi sono molti posti" e che egli tornerà a prendere i suoi per portarli con lui. Con un'immagine molto plastica Gesù cerca ancora di rincuorare i suoi, affinché non disperino per la sua assenza e abbiano la certezza di arrivare tutti nella casa del Padre. La prima parte del brano si chiude indicando come si fa ad arrivare al Padre: "e del luogo dove io vado voi conoscete la via" cioè seguire Gesù Cristo. La domanda di Tommaso - "Signore, mostraci il Padre e ci basta" - serve a Gesù per spiegare ulteriormente ai discepoli che lui è l'unica strada che porta sicuramente al Padre: "nessuno viene al Padre se non per mezzo di me". Di conseguenza un rapporto intenso vissuto con Gesù Cristo diventa anche relazione profonda col Padre. I discepoli non riescono a cogliere gli insegnamenti di Gesù e facilmente li fraintendono. Così egli è costretto a riprendere il discorso. Chi incontra Gesù, e con lui stabilisce una relazione vera e profonda, è in comunione col Padre: "chi ha visto me ha visto il Padre". Anche le parole e le opere di Gesù sono testimonianza della sua unione col Padre. Il brano si chiude con una solenne dichiarazione: "chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi". Il discepolo, dopo che Gesù è tornato al Padre, continua a lottare col male, lo vince e con la sua testimonianza permette a tutti di conoscere Gesù Cristo, fonte della vita e della comunione col Padre.

Concludendo, Gesù prevede lo sconcerto in cui si sarebbero trovati i suoi quando, dopo la sua partenza, avrebbero dovuto continuare nella storia la lotta col male da lui intrapresa. Per questo li incoraggia, li invita ad avere fede, li istruisce pazientemente e garantisce loro la piena partecipazione alla comunione col Padre. La sofferenza sperimentata dai credenti nella lotta col male non è vana. Essa diventa la linfa che irrobustisce la fede e rende la comunità segno efficace di Gesù Cristo via, verità e vita.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Se abbiamo la possibilità, prendiamo foglio e matita e scriviamo le nostre riflessioni. In questo modo si fissano meglio nel nostro cuore e avremo modo di rileggerle nella settimana.


Le Lectio delle domeniche precedenti vengono salvate nella sezione Calendario – Archivio.

Pillole di Spirito 04 maggio - 07 maggio 2020

Rubrica, curata da don Alessandro, dove ogni giorno viene commentata brevemente la frase di un autore, non necessariamente cristiano. Per custodire, in questi tempi difficili, non solo la salute del corpo e della mente, ma anche quella dello spirito.

Con questa riflessione sul coraggio si chiude la rubrica "pillole di spirito", con l'augurio che in questi due mesi di "clausura" forzata, vi abbia aiutato a custodire non solo la salute del corpo, ma anche quella dello spirito!

don Alessandro

Giovedì 7 maggio

Non è perchè le cose sono difficili che non osiamo,
ma è perchè non osiamo che le cose sono difficili.
(Seneca, filosofo)

E' risaputo che tra le cosiddette virtù cardinali, ossia le virtù umane per una vita morale dedicata al bene, vi sia la prudenza, unitamente alla fortezza, alla giustizia e alla temperanza.
La prudenza permette di non andare fuori strada. Tuttavia, come virtù cristiana, anche se non appartiene alla Tradizione, vorremmo enunciare anche quella del coraggio, senza che diventi imprudenza. Senza il coraggio gli apostoli, dopo l'ascesa al cielo di Gesù, e molti altri cristiani dopo di loro, non avrebbero potuto annunciare il Vangelo in un tempo di persecuzione. Senza il coraggio, la chiesa di oggi, in un contesto fondamentalmente caratterizzato dall'indifferenza religiosa, sarebbe destinata a implodere sotto il peso dei propri timori, quello di perdere consensi, di disturbare, di essere contrariata, di doversi talvolta scontrare.
Ma spesso è perchè non osiamo che le cose divengono difficili. Se tentiamo, ci accorgiamo che le cose sono più facili di quanto pensassimo. Spesso è la paura a bloccarci.
L'imprudenza è quando ho agito senza calcolare i rischi, non quando ho rischiato.
Avere coraggio, anche all'interno della chiesa, è assumere la sfida di attraversare la paura con la fiducia nel Signore, in sé stessi e nel prossimo.
Avere coraggio, nella propria vita come nella vita della chiesa, in radice è un atto di fede.

2020-05-07


Mercoledì 6 maggio

La fede ci fa essere credenti, ma solo la carità ci fa essere creduti.
(Tonino Bello, vescovo)

Avete mai visto in televisione la pubblicità dell' 8 x mille alla Chiesa Cattolica? Quasi sempre, per spiegare come vengono utilizzati i fondi, vengono presentati preti che aiutano persone indigenti o che seguono case della carità, invece che mostrare opere di ristrutturazione delle chiese. Perchè? Forse perchè la gente è sensibile alle opere di carità; solo la carità rende la chiesa credibile agli occhi del mondo, cioè ci fa essere testimoni autentici del Vangelo.
Io sogno, forse come papa Francesco, una chiesa più semplice, sobria e più attenta agli ultimi. Una chiesa che sappia fare la scelta concreta di abitare le periferie dell'esistenza, ove risiedono gli ultimi. Gesù nel Vangelo dice: "Beati voi poveri, perchè vostro è il regno di Dio" (Lc 6,20). Sogno una chiesa povera per i poveri, capace di piegarsi a baciare i piedi di tutti perchè, in fondo, siamo tutti un po' "poveri".
Sogno una chiesa che celebri liturgie semplici, poiché il semplice è sempre anche capace di esprimere bellezza, armonia e non artificiosità.
Sogno una chiesa che non abbia paura di mostrare le sue ferite, poiché è una chiesa che sa amare e riconciliarsi con se stessa e con il mondo.
Io sogno. Guai se non sognassimo e non lottassimo per la realizzazione dei nostri sogni, poiché significherebbe che siamo già morti o semplicemente stanchi "dentro".
Sogno una chiesa che metta al centro della sua azione la carità nelle sue diverse forme, poiché Deus caritas est, ossia Dio è amore (1 Gv 4,8).

2020-05-06

Martedì 5 maggio

L'umiltà senza fiducia è depressione; la fiducia senza umiltà è presunzione.
(S. Fausti, gesuita)
2020-05-05
Umiltà non è nascondersi o mettersi nelle retrovie. L'umiltà (che deriva dal latino humus, che significa terra) è sempre feconda e capace di generare frutti. Pertanto l'umiltà è vera solo se si presuppone una certa fiducia in sè stessi, altrimenti si cade nel nascondimento o nella depressione. Umiltà è, ad esempio, cercare il bene della comunità prima del mio; umiltà è svolgere bene un servizio senza farlo pesare a chi riesce a compierlo meno bene di me; umiltà è fare un buon compito senza firmarlo. L'umiltà è quella virtù che quando la si possiede, si crede di non averla.
Tuttavia, se l'umiltà non è tale senza una buona dose di fiducia in sè stessi, all'inverso la fiducia non è reale senza una buona dose di umiltà, altrimenti di rischia di scivolare nella presunzione. Fiducia è avere consapevolezza dei propri mezzi; è avere lo sguardo elevato e proteso in avanti, senza per questo desiderare spiccare sugli altri; fiducia è amore verso sè stessi, senza per questo sentirsi il centro del mondo, poiché il mondo è tutto da scoprire ed è sempre più grande di me.
Umiltà e fiducia insieme: un equilibrio sempre da ricercare, una sapienza sempre da acquisire.



Lunedì 4 maggio

La suprema saggezza sta nel perdonare agli altri il fatto che sono diversi da noi
(Proverbio orientale)

2020-05-04
Quando si vive con persone che la pensano in modo diverso da noi, non è facile andare d'accordo. Pensiamo in una famiglia, per quanto piccola, quante voci discordanti vi sono. Se poi queste persone non si sono nemmeno scelte, penso ad una comunità di preti o di suore, la cosa è ancora più difficile.
Eppure se si prende consapevolezza che l'essere diversi tra noi è la normalità, proprio per il fatto che ognuno di noi è unico agli occhi di Dio, ciò dovrebbe aiutare a relativizzare le tensioni interiori ed esterne. Ci rendiamo conto che l'essere in conflitto è normale, poiché giungere ad un punto comune partendo da punti di vista differenti richiede lavoro interiore, fatica, smussamento degli angoli, revisione delle proprie idee e soprattutto mettere da parte l'orgoglio.
La questione allora non è tanto l'essere in situazioni di conflitto, piccole o grandi, con gli altri, ma accettare di esserlo e gestirlo nel modo più sapiente possibile, senza tirarsi indietro e nemmeno colpendo l'altro.
Prendere consapevolezza del fatto che non ci sono solo io, ma che esistono anche gli altri con le proprie idee e le loro sfumature, dovrebbe aiutarmi a sciogliere i pensieri cattivi e le emozioni disturbanti e a gestire i conflitti in modo sano, assertivo e sapiente.

Riflessione di don Marco sulla IV domenica di Pasqua

DOMENICA 03 maggio 2020 – Domenica IV di Pasqua

   Carissimi tutti delle parrocchie dell'Unità Pastorale di Goito, Cerlongo, Solarolo e Vasto, che in questo momento siamo riuniti nella preghiera attorno alla Madonna della Salute, buon giorno e buona domenica.
   Continuiamo ad essere isolati e tenuti lontani gli uni dagli altri ed anche le celebrazioni liturgiche ancora precluse tranne i funerali, che saranno celebrati con una infinità di prescrizioni difficili da gestire. Ci siamo però incontrati nelle celebrazioni eucaristiche che alla domenica abbiamo vissuto insieme attraverso la diffusione sul canale youtube. Il primo maggio è iniziato anche il mese dedicato alla Madonna che abbiamo voluto celebrare con solennità esponendo al portale delle Basilica l'immagine della Madonna della Salute. Ogni giorno ci sarà la possibilità di seguire il santo Rosario pregato in Basilica.
   Le letture di questa domenica ed in particolare il passo di Giovanni, che narra la vicenda del pastore delle pecore, mi hanno suggerito di condividere con voi alcune riflessioni.
   Nel racconto giovanneo le immagini della porta e di coloro che la transitano qualificano le persone per bene da quelle malvagie. Chi entra per la porta è il pastore e chi entra per altri accessi è un brigante o un ladro. È chiaro il racconto parabolico, ma ci chiediamo a chi rimanda l'immagine della porta? La porta è un simbolo che si riferisce a Gesù, lui è la porta. Passare attraverso questa porta significa assumere Gesù come esempio di vita e cercare di modellare la propria vita sui suoi insegnamenti. Ma qual'è il modello di vita proposto da Gesù? Lo troviamo presentato da Pietro nella seconda lettura. Gesù ha scelto di fare sempre e solo il bene e di sopportare la sofferenza. Poi ancora dice che nella sua bocca non si trovò inganno, insultato non rispondeva con insulti, maltrattato non minacciava vendetta. Si affidava a Dio che giudica con giustizia. Infine Pietro ricorda che Gesù vuole essere in nostro esempio perché anche noi possiamo seguire le sue orme.
   Per passare in modo corretto dalla porta che è Cristo Signore, occorre attuare alcuni accorgimenti o scelte di vita, indicate dal testo di Atti:
1. "si sentirono trafiggere il cuore" significa rendersi conto che si sta vivendo lontano da lui, in quanto la nostra vita non si ispira a Gesù e ai suoi insegnamenti;
2. "convertitevi e cambiate vita" cioè intraprendere un cammino di conversione che sfocia nella celebrazione del sacramento della Riconciliazione.
   Solo percorrendo questa strada avremo la certezza di passare per la porta che dà la vita: Cristo Signore.
   Solo Gesù può donare la salvezza e ci farà pascolare nei prati dell'amore, della misericordia, della pace, della solidarietà e della fraternità. Infatti, ogni persona che sceglie liberamente di conformarsi alla vita di Gesù, alla sua persona, ai suoi insegnamenti, al fine vero della sua esistenza, partecipa alla vita stessa di Dio. Non è facile e le difficoltà sono molte, ma occorre fidarsi di Gesù. Noi oggi lo dichiariamo assieme guidati dalla materna protezione della Madonna della Salute: Gesù ci fidiamo di te. Questa non sia solo un'espressione detta in modo formale, ma sia una preghiera, la preghiera del cuore, che in questa settimana ripetiamo continuamente, perché essa ci plasmi sul modello Gesù. Se cercheremo di seguire Gesù non solo trarremo benefici per noi, ma saremo strumenti capaci di portare anche i nostri fratelli e le nostre sorelle a stare con Gesù.

   Buona domenica a tutti anche a nome di don Alessandro, don Jonathan, don Fausto, il diacono Claudio e le nostre care suore.
   Don Marco

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