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Pillole di Spirito 13 - 19 aprile 2020

Rubrica, curata da don Alessandro, dove ogni giorno viene commentata brevemente la frase di un autore, non necessariamente cristiano. Per custodire, in questi tempi difficili, non solo la salute del corpo e della mente, ma anche quella dello spirito.


Domenica 19 aprile

Muoio perchè non muoio
(S. Teresa d'Avila)

S. Teresa d'Avila, questa grande santa spagnola del Cinquecento, non aveva paura di morire. Anzi, attendeva con ansia questo momento.
Muoio perchè non muoio.
Muoio dal desiderio di incontrare Dio e di vederlo finalmente faccia a faccia, nell'eternità.
Il linguaggio cristiano chiama la morte: "giorno della nascita". È un chiudere gli occhi sulla scena di questo mondo, per aprirli sul volto di Dio.
Non che uno debba desiderare la morte, poiché la vita è un dono di Dio da custodire e vivere appieno. Tuttavia, perchè noi uomini, e in particolare noi cristiani, abbiamo spesso così paura di morire? È per il dramma di lasciare i propri cari, che comunque un giorno ritroveremo, o non sarà forse perchè dubitiamo della vita eterna e della misericordia di Dio? Non sarà forse per una nostra mancanza di fede?
Muoio perchè non muoio.
Se avessimo nel cuore il desiderio di eternità e la fiducia nell'incontro definitivo con Dio che ci è stato promesso...se avessimo fede quanto un granello di senape (Mt 17,20), forse non avremmo così paura della morte.

2020-04-19


Sabato 18 aprile

La vita donatela prima che il tempo ve la porti via
(Card. A. Scola)

Tre uomini stavano compiendo un duro lavoro: portare tutto il giorno mattoni da un punto all'altro. Si avvicina un uomo e chiede al primo: "Che lavoro stai facendo?". Ed egli risponde: "Non vedi, sto trasportando mattoni da una parte all'altra. E' un lavoro duro, tutti i giorni la stessa cosa!". Poi si avvicina al secondo e gli chiede: "Che lavoro stai facendo?". Ed egli risponde: "Non vedi, trasporto mattoni da qui a là. E' un lavoro duro, ma lo faccio con piacere per mantenere la mia famiglia". Poi si avvicina al terzo e gli chiede la stessa cosa: "Che lavoro stai facendo?". Ed egli risponde: "Ma come, non vedi? Io sto costruendo una cattedrale!".
Anche attraverso piccole azioni, facciamo che la nostra vita diventi la costruzione di una cattedrale, di qualcosa di grande. Ciò è possibile solo se permettiamo alla nostra vita di essere un dono per gli altri.
La vita può apparire lunga per chi è agli inizi; per chi ormai ha raggiunto una certa età può sembrare invece breve e colma di rimpianti, di occasioni mancate.
Un salmo afferma: "Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti; ma quasi tutti sono fatica e dolore, passano presto e noi voliamo via" (Sal 90,10).
Passano in fretta e voliamo via. Pertanto vale la pena di non sciupare la vita che ci è donata, e il miglior modo per viverla fino in fondo è quella di farne un dono, una splendida cattedrale.

2020-04-18

Venerdì 17 aprile

Oggi ho molto da fare, dunque pregherò almeno quattro ore
(Martin Lutero)

Tutta la forza di questa frase sta nel "dunque".
Spesso prevale la logica contraria: "Ho molto da fare, dunque ho poco tempo per pregare".
No. Se ho molto da fare, devo pregare di più, perchè ci deve essere una proporzione tra quello che faccio e quello che prego. Per un cristiano la preghiera è ciò che sostiene tutto il resto. "Un cristiano che non prega è un cristiano povero", diceva il mio parroco don Antonio.
Ci lamentiamo della mancanza di tempo? Ma è proprio mancanza di tempo o piuttosto scarsità di amore? Se sappiamo impiegare del tempo nella preghiera, alla fine saremo ricchissimi di tempo, perchè quello che ci rimane è completamente diverso: fa un salto qualitativo. Se ne intuisce la ragione: quello che faccio, poi parte dal mio centro.
Ho in me la forza di Dio.

2020-04-17

Giovedì 16 aprile

L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni
(San papa Paolo VI)

Un giorno un ragazzo di ritorno dalla Giornata Mondiale dei Giovani, riferendosi al card. Martini e alle catechesi che aveva fatto, mi disse: "È l'unico che non ci ha fatto delle prediche".
L'uomo contemporaneo è stanco di maestri perchè è stanco di prediche e di parole; egli ascolta più volentieri i testimoni, ossia chi "parla" attraverso la propria vita, poiché quello della vita è un linguaggio più immediato e soprattutto più credibile da accogliere.
Nel rito di ordinazione dei diaconi viene espressa questa formula: "Credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni". Vivi ciò che insegni.
E il Mahatma Gandhi, che non era cristiano ma conosceva bene il Vangelo e soprattutto lo spirito delle Beatitudini, un giorno affermò: "Il miglior modo di predicare il Vangelo è viverlo. Una rosa non ha bisogno di prediche: diffonde il suo profumo ed è questa la sua predica. Fate che la vostra vita "parli" come una rosa. Persino il cieco, che non vede la rosa, ne viene attratto."
2020-04-16

Mercoledì 15 aprile

La volontà di Dio non è scritta nei cieli, ma si decide nel mio cuore tra lui e me
(J. Dupont, monaco)

Talvolta si dice, soprattutto riferendosi a qualche evento drammatico come la morte di una persona cara o a un disastro naturale, che "era volontà di Dio". Nulla di tutto ciò. La volontà di Dio infatti è sempre una volontà di bene. Non dobbiamo essere fatalisti. Se alcune cose succedono è spesso o per un cattivo esercizio della libertà umana, o semplicemente per la nostra fragilità costitutiva, cioè per il fatto che siamo limitati, mortali e non siamo Dio. Comprendere la volontà di Dio sulla mia vita è una cosa grande, ma anche un esercizio possibile: chiedermi a quale bene desidera condurmi, non senza la mia libertà. Per questo è fondamentale mettermi ogni giorno, o almeno in certi momenti decisivi, in condizioni adeguate, di silenzio interiore, per capire cosa Egli stia dicendo al mio cuore. Me lo potrà suggerire nell'ascoltare la sua Parola, percependo la sua voce nell'intimo della coscienza e confermandomi con la pace nel cuore.
"Sia fatta la tua volontà", si prega nel Padre Nostro. Qual'è? Non è predestinata e non è scritta nemmeno nei cieli, ma si decide nel mio cuore tra lui e me.

2020-04-15


Martedì 14 aprile

Se si potesse uscire dal dolore come si esce da una città!
(V. Hugo, scrittore)

Quello del dolore è uno dei più grandi misteri dell'umanità e del credente che, di fronte ad esso, si interroga profondamente: perchè, o Dio, lasci che io soffra? Forse che non sei un Dio realmente buono e misericordioso?
L'esperienza ci dice che non si può uscire dal dolore come si esce da una città, che sia a piedi, in bicicletta o in auto. Anzi, vi sono occasioni in cui non si riesce proprio ad uscirne. Tuttavia il Signore Gesù, attraversando la passione e la morte e risorgendo, ci ha offerto la possibilità di inserire il nostro dolore dentro il suo, di portarlo in comunione con Lui e di fare esperienza che nella vita c'è di più della sola vita. Pertanto ogni dolore, per quanto grande sia, non è mai definitivo ma si apre, nella speranza, ad una gioia più grande che attende tutti noi.
Il dolore, in fondo, non ha l'ultima parola. Questa è la promessa del Risorto.



Lunedì 13 aprile

Prima di parlare di qualcuno, cammina per una settimana con le sue scarpe
(Proverbio rwandese)

Uno dei peccati più frequenti di cui mi capita di ascoltare nel confessionale è quello della mormorazione: "Signor arciprete, mi è capitato di mormorare, ma cosa vuole mai, siamo donne!", come se la mormorazione fosse una cosa naturale.
È assai facile cadere nel giudizio sugli altri, parlare male di qualcuno, criticarlo di fronte ad altri. È assai meno facile riprenderlo di persona, poiché richiede una buona dose di coraggio, franchezza e carità.
Se dovessimo metterci nei panni dell'altro, o come dice il proverbio indossare le sue scarpe, molto probabilmente la nostra lingua frenerebbe assai più di frequente. Poichè spesso non sappiamo che cosa l'altra persona stia attraversando: problemi di salute, turbamenti in famiglia, beghe su lavoro che non la lasciano tranquillo.
Prima di parlare di qualcuno cammina per una settimana con le sue scarpe: solo allora, e dopo allora, sentirai se quelle scarpe sono molto strette o troppo lunghe, se sono nuove o consumate dal cammino. Solo allora, e dopo allora, potrai esprimere un giudizio, nella speranza che sia per il suo bene e per il bene della comunità.

2020-04-13

Lunedì 13 aprile

Pasqua del Signore - Preghiera in Famiglia

Segno: Candela accesa sul tavolo e il vangelo aperto

Genitore: Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo Tutti: Amen

Genitore: Oggi Signore, il nostro cuore è pieno di gioia, perché abbiamo ricevuto l'annuncio della Tua vittoria sulla morte e sul male.

L'annuncio della risurrezione di Gesù (Lc 24,1-8)
Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, le donne si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno". Ed esse si ricordarono delle sue parole.

Rotolare via tutto ciò che vorrebbe imprigionarci nel sepolcro delle nostre abitudini di peccato, dei nostri timori: ecco cosa fa il Signore a Pasqua. Una volta aperto questo sepolcro può cominciare per noi il vero viaggio per la testimonianza del Vangelo: chi ci vorrà incontrare dovrà ormai cercarci tra i vivi, non più tra i morti.

Tutti: Lodate il Signore nel suo santuario, lodatelo nel firmamento della sua potenza. Lodatelo per i suoi prodigi, lodatelo per la sua immensa grandezza. Lodatelo con squilli di tromba, lodatelo con arpa e cetra; lodatelo con timpani e danze, lodatelo sulle corde e sui flauti. Lodatelo con cembali sonori, lodatelo con cembali squillanti; ogni vivente dia lode al Signore. Alleluia. (Salmo 150)

Pillole di Spirito 06 - 12 aprile 2020

Rubrica, curata da don Alessandro, dove ogni giorno viene commentata brevemente la frase di un autore, non necessariamente cristiano. Per custodire, in questi tempi difficili, non solo la salute del corpo e della mente, ma anche quella dello spirito.


Pasqua di Risurrezione 12 aprile

Il cristiano, uomo dell'attesa, è colui il quale per leggere il gran libro della storia comincia sempre dalla fine
(Card. Etchegaray)
2020-04-12

Leggere un libro, sapendo già il finale, potrà anche essere noioso; però ci permette di avere una chiave di lettura su tutto il testo, di interpretarlo più correttamente, di coglierne le sfumature nascoste. Il finale della vicenda di Gesù, centro della storia e dell'universo, è un finale positivo, quello della sua risurrezione. È ciò che oggi celebriamo. Esso ci permette di guardare non solo alla sua storia, ma anche alla nostra, con occhi carichi di speranza.
In questo tempo di Coronavirus abbiamo bisogno di speranza. La speranza non è tale se non ha un fondamento, altrimenti sarebbe pura illusione. Ciò che ci permette di sperare e di continuare a guardare avanti, insieme a tutti gli sforzi che l'uomo sta compiendo per debellare questo grande problema, non può essere solo terreno; ci è necessaria una speranza più grande, che vada oltre i nostri limiti, fatiche, delusioni e stanchezze. Questa speranza ha il nome di Gesù Cristo, morto e risorto per noi. In questo senso anche noi allora possiamo dire: "Andrà tutto bene!". Perchè "Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce" (Sal 23,1-2).
Buona Pasqua!


Sabato Santo 11 aprile

La preghiera ha per padre il silenzio e per madre la solitudine
(G. Savonarola)

"Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio e solitudine". Sono queste le parole iniziali di un'antica omelia sul sabato santo. È il giorno in cui Gesù giace nel sepolcro. È il tempo del silenzio e della contemplazione.
In un epoca come la nostra, caratterizzata dall'intensità del fare e dall'efficienza, queste parole sono un po' fuori moda. Eppure, più che mai, ne avvertiamo la sete, il bisogno quasi fisico.
La preghiera, anche quando è fatta di parole, fiorisce dal silenzio e ad esso ritorna. Un silenzio non solo esteriore, ma interiore, che faccia tacere tutte le voci che impediscono di ascoltare la sola Parola che conta, quella di Dio che parla al cuore. Il silenzio di sé è il silenzio più difficile da raggiungere, ma è possibile con un esercizio quotidiano. Nella solitudine di una chiesa rimasta aperta, o nella riservatezza della propria stanza, di fronte ad un crocifisso che mi ricorda che nella solitudine non sono isolato.
In questo sabato santo, cerchiamo un po' di solitudine e di silenzio: Dio promette di parlare al nostro cuore.


Venerdì Santo 10 aprile

La vita si svolge in quattro fasi. Dapprima impariamo, poi insegniamo, poi ci ritiriamo e impariamo a tacere e nella quarta fase l'uomo impara a mendicare.
(Proverbio indiano)

2020-04-10

Anche la vita di Gesù ha attraversato queste quattro fasi. Dapprima, da bambino, impara gli insegnamenti dei suoi genitori; poi nei tre anni della vita pubblica insegna con discorsi, parabole, segni. Infine, durante gli ultimi giorni della sua vita, impara a tacere e quindi a mendicare.
A mendicare aiuto, vicinanza, ricerca di senso dal Padre per la vicenda che sta attraversando: "«Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò" (Lc 23,46).
Siamo tutti un po' mendicanti. Mendicanti di affetto, dalle persone più care; mendicanti di silenzio e tranquillità, dentro il rumore e la frenesia dei nostri tempi; mendicanti di salute e di speranza, in mezzo al dramma del dolore fisico e interiore; mendicanti di senso, nelle vicende che fatichiamo a comprendere; e infine, sopra tutto, mendicanti di Dio, poiché, come afferma Gesù, "senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5).
Non abbiamo timore a sentirci dei mendicanti, soprattutto di Lui, poiché egli oggi è morto per noi e per la nostra salvezza!
Signore della vita, oggi più che mai, abbiamo bisogno di Te. Vieni in nostro aiuto!


Giovedì Santo 9 aprile

La farfalla non conta gli anni ma gli istanti: per questo il suo breve tratto le basta
(R. Tagore)

2020-04-09  
Ci sono santi, come ad esempio San Luigi Gonzaga, che hanno avuto una vita relativamente breve (è morto a soli 23 anni), e che tuttavia hanno vissuto in pienezza. Per questo la loro vita è degna di essere ammirata e ricordata. Probabilmente hanno affrontato ogni istante di essa come se fosse l'ultimo, con grande intensità del cuore e con immenso amore, seguendo il comandamento di Gesù: "che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi" (Gv 13,34). La vita se ne può andare nel tempo di un battito d'ali; per questo ogni battito d'ali è un tempo tanto prezioso quanto unico e irripetibile.
Un cantautore italiano, Branduardi, cantava: "No, non perdetelo il tempo ragazzi, non è poi tanto quanto si crede, date anche molto a chi ve lo chiede, dopo domenica è lunedì".
Gli ultimi tre anni della vita di Gesù sono stati davvero intensi; l'ultima settimana ancora di più: in essa si concentra il mistero della nostra salvezza, in tanti piccoli istanti.
Gustiamo ogni istante della nostra vita come contenesse il respiro dell'eternità; allora ogni momento sarà fonte di stupore, non sarà mai scontato e ci donerà gioia piena.



Mercoledì 8 aprile

Dio ti ha dato due orecchie e una lingua perché tu oda più che tu non parli     
(S. Bernardino da Siena)2020-04-08


Fa sempre piacere avere qualcuno che ci ascolti profondamente, a cui possiamo dire tutto sfogandoci un poco e a cui aprire il cuore. E se seguiamo la c.d. "regola d'oro" di Gesù, "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro" (Mt 7,12), intuiamo che il Signore chiama anche noi a farci attenti ascoltatori del nostro prossimo.
Ascoltare in profondità non è facile, anzi, è faticoso. Me ne accorgo soprattutto nel ministero del confessionale.
Richiede di essere attenti, di spegnere i propri pensieri per lasciare terreno libero e fertile alle parole di chi ci sta di fronte, di ridimensionarci per mettere l'altro al centro. Ma oggi, in una società in cui le parole circolano in sovrabbondanza, soprattutto attraverso i media, recuperare la dimensione del silenzio e dell'ascolto è più che mai urgente ed è un atto di grande carità verso il prossimo.
In questo periodo in cui siamo chiusi in casa per il Coronavirus, può essere un'occasione, preservati maggiormente dai consueti ritmi frenetici, quella di coltivare la dimensione dell'ascolto nella coppia e verso i figli.
Pertanto facciamo silenzio una volta di più e ascoltiamo una volta in più. Il Signore ce ne renderà merito.



Martedì 7 aprile

Le ragioni per cui credo sono simili a quelle per cui sto davanti ad una cosa bella o dico a una persona che le voglio bene
(H. U. Von Balthasar, teologo)

2020-04-07
  Per quanto la ragione sia fondamentale nell'atto del credere, poiché ci aiuta ad approfondire la fede, a renderla più robusta e "ragionevole", ci accorgiamo che essa non basta. È necessario uno slancio del cuore che ci proietti in avanti e ci getti nelle braccia del Padre, che ci è venuto incontro attraverso suo Figlio Gesù. La fede, prima che un ragionamento, è quindi un'esperienza, che può essere suscitata, ad esempio, dall'incontro con il bello: stare di fronte ad un paesaggio di montagna, ad un fiore colorato, ad una bella persona, rimandano uno sguardo contemplativo a qualcosa di più grande, di sempre Oltre.
Così la fede può essere suscitata anche dall'esperienza dell'amore che viviamo quotidianamente: verso nostra moglie o marito, verso i nostri figli, verso, perchè no, gli amici più stretti. Stupirsi di fronte alla bellezza delle relazioni, soprattutto in questo tempo in cui il Coronavirus ci sta impedendo di viverle fino in fondo, significa assaporare il segno di una relazione più grande che è quella con Dio. Credere è entrare dentro una Relazione di amore che abbraccia tutti i figli dell'esistenza.
Credere quindi è fare un'esperienza: quella di un Dio "bello", buono e che mi vuole bene.


Lunedì 6 aprile


Nel mio qui ed ora c'è tutto e più del necessario
(G. Sovernigo, prete e psicologo)
2020-04-06

Diciamo la verità: di stare in casa iniziamo ad essere stanchi!
Se poi pensiamo che, con buona probabilità, dovremo stare chiusi in casa almeno un altro mesetto, sale in noi la tensione nervosa. Meglio non pensare troppo in là, ma vivere alla giornata.
Il miglior modo per pensare meno al futuro, è valorizzare il presente.
Pensare che, nel mio qui ed ora, ci sia più di ciò che mi è necessario. Pensare a questa giornata come potesse essere l'ultima della mia vita.
Allora ecco che la mia casa, che oggi mi sembra così stretta, quasi la vedo allargarsi, è il focolare dentro il quale custodisco gelosamente le mie cose, i miei ricordi, i miei affetti.
Inoltre il presente diventa un tempo non scontato che mi è dato come dono perchè in fondo, come è accaduto per molte persone che sono morte in questo periodo, potrei anche non esserci più, o potrebbero non esserci i miei cari.
Chiediamo al Signore la grazia di cogliere ogni momento, anche quello più scontato, come un tempo prezioso.
Chiediamo al Signore il dono della creatività, perchè non ci lasciamo vincere dalla noia e dallo scoraggiamento, ma sappiamo apprezzare il presente come tempo unico e irripetibile.

Riflessione di don Marco sulla Domenica delle Palme

DOMENICA 5 APRILE 2020
  
Palme

    Carissimi amiche ed amici delle parrocchie dell'Unità Pastorale Mincio (Goito, Cerlongo, Solarolo e Vasto) buon giorno.
    Ci apprestiamo a vivere la Domenica delle Palme e tutta la settimana Santa in un modo inconsueto. Tutte le celebrazioni pubbliche sono sospese ed esse avverranno in forma strettamente privata. Ad esse vi potete partecipare collegandovi sul canale Youtube dell'Unità Pastorale Mincio.
    La Settimana Santa inizia con la domenica delle Palme che ci ricorda l'ingresso di Gesù a Gerusalemme. Egli è accolto in modo festoso, ma sappiamo che dopo tale trionfo per lui inizierà l'esperienza dolorosa del tradimento, dell'arresto, del processo, della condanna, dell'esecuzione della sentenza, della crocefissione e della morte.
    Oggi come allora sembra vera l'esperienza che si legge nel vangelo di Matteo: "si fece buio su tutta la terra". Siamo anche noi
nel buio a causa del coronavirus, così come lo era Gesù ed abbiamo la sensazione che il Padre ci abbia abbandonato: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Gesù però, anche se vive questo momento, non cessa di confidare nel Padre e con la preghiera del Salmo 22 esprime tutta la sua confidenza in lui, la sua fiducia e la sua speranza. Gesù sa che il Padre è con lui nel segno oscuro della nube che si è fatta presente sul Golgota, così come tante volte la nube è nella Scrittura segno della presenza di Dio: nel deserto col popolo ebraico e sul Tabor alla Trasfigurazione.
    Anche noi siamo nella tenebra ma non da soli, perché il Padre è con noi nel segno della comunità cristiana alla quale apparteniamo, perché Gesù ha preso su di sé tutto questo negativo che è presente nel mondo fino alla fine dei tempi e lo ha redento, lo ha trasformato con la sua passione e morte. Egli ci ha donato la speranza della vita eterna, nella quale tutti ci porterà dopo che egli stesso l'ha inaugurata per sempre. Gesù ha portato con sé sul calvario tutti coloro che sono morti in questi giorni in un modo così assurdo e senza nessuno accanto, tutti gli ammalati, tutte le sofferenze delle famiglie, come ci ricorda papa Francesco. Quindi anche se isolati e costretti a "stare in casa", non siamo soli e le celebrazioni che avvengono nella nostra Basilica, in questo tempo di Passione e alle quali abbiamo la possibilità di partecipare dalle nostre case, rinforzano la nostra comunione col Signore e tra di noi, sono il segno concreto che non siamo soli e che Gesù è con noi. Lui è con noi e noi siamo con lui e questa famiglia si rafforza e si unisce sempre di più. Io ne sono certo perché Gesù è all'opera tra di noi col suo Santo Spirito e col Padre non ci abbandonano mai. Rinnoviamo questa fiducia nelle celebrazioni della Settimana Santa, facciamolo insieme per crescere nella fede nella speranza e nell'amore.
    Maria la madre del Signore e la Madre nostra, che veneriamo col titolo di "Madonna della salute", ci sostenga in questo cammino, ci protegga da ogni male e ci aiuti a camminare in comunione tra di noi e col Signore.

N.B.
    Sul sito dell'Unità Pastorale Mincio troverete da questa sera un piccolo strumento per la preghiera in famiglia. Oltre a seguire le celebrazioni in Parrocchia, del Vescovo o del Papa, potete nei giorni più significativi della Settimana trovare un piccolo momento tra di voi in famiglia per la preghiera. Riuniti insieme attorno ad un tavolo, pregate nei prossimi giorni.
    Raccomando sempre la lettura della Sacra Scrittura ed in particolare di seguire il commento al vangelo della domenica: "la lectio".
    Se potete raccomando anche la preghiera del santo Rosario, seguendola sui media.
    Per la Domenica delle Palme non sarà distribuito in chiesa, l'ulivo che avete in casa, o qualsiasi ramo verde, sarà benedetto in contemporanea con quello della chiesa e avrà lo stesso significato. Alla fine della S. Messa di domani ci sarà un breve momento di adorazione eucaristica e poi mi recherò sul sagrato per benedire con l'Eucaristia tutti gli abitanti della nostra Unità Pastorale e per chiedere il dono della guarigione e della liberazione dal virus.

    Buona domenica delle Palme a tutti
don Marco

Lectio divina Domenica delle Palme

LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Mincio
Goito 5 aprile 2020 domenica delle Palme

Lettura
Il racconto della passione e morte di Gesù di Matteo, pur articolandosi secondo lo schema caratteristico di Marco e Luca, presenta un orientamento proprio. È necessario quindi leggere con attenzione la narrazione perché dai fatti, dai personaggi, dai discorsi e dallo stile si evidenzia che tutto è costruito per una comunità di credenti che celebra, conosce e vive il mistero centrale della salvezza. La struttura del racconto può essere così articolata: la cena di addio 26, 14-29, l'agonia e l'arresto 26, 30-56; il processo davanti ai giudei 26, 57-27, 10; il processo davanti ai romani 27, 11-31; il calvario 27,32-54 e la tomba sigillata 27, 32-66. Ci soffermeremo soltanto sulla penultima parte, iniziando da quando Gesù, schernito e spogliato del mantello, va verso la crocefissione.

Matteo 26, 14-27, 66
...45A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia". 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: "Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!". 50Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. 51Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, 52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. 53Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!".

Commento
La prima scena è costituita da un insieme di fatti che capitano durante il tragitto verso la crocefissione. Simone di Cirene porta la croce di Gesù; sul Golgota con la bevanda di vino mescolato a fiele e con lo spartirsi le vesti, tirandole a sorte, si concretizza quanto detto dai salmi 68,22 e 22,19. Gli aguzzini, che fanno la guardia al crocefisso ed ai due malfattori, innalzati accanto a Gesù, sottolineano che il "re dei giudei" è esposto alla pubblica infamia. La croce, come ogni mezzo di tortura, prima di annientare la vita fisica del condannato, lo espropria della sua dignità umana. La seconda scena presenta gli insulti indirizzati a Gesù dai passanti, dai sommi sacerdoti e dai concrocefissi. Tutti costoro, in sintonia con l'immagine del "giusto" sfidato dagli empi (cfr.Sal 22), chiedono che Gesù manifesti la sua grandezza evitando una morte ignominiosa e degradante. Egli invece sceglie di rivelare la sua identità di figlio di Dio, rimanendo fedele al Padre anche nella condizione di estrema impotenza e miseria, caratteristiche di molti uomini. L'ultima scena narra la morte di Gesù. Il quadro complessivo è dato dalla tenebra che ricopre tutta la terra da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio. Questo segno si collega con le tradizionali immagini bibliche della manifestazione di Dio. In mezzo alla tenebra Gesù, ispirandosi al salmo 22, lancia un grido che da un lato rivela la prova in cui giace l'orante e dall'altro indica la piena fiducia in uno sbocco positivo, anche se ci si trova in una situazione estrema. Alcuni dei presenti fraintendono il grido di Gesù cercano, con interventi umani di alleviare le sue sofferenze. Ma egli, lanciando un altro grido, muore. Alla sua morte seguono dei segni apocalittici. Il velo del tempio si spezza ed il terremoto annuncia la resurrezione dei morti, secondo la profezia di Ezechiele 37,12. La tenebra con gli altri segni muove la reazione del centurione e di coloro che erano con lui. Costoro, assieme alle donne, costituiscono il primo gruppo di persone che, pieni di timore religioso, riconoscono in Gesù il Figlio di Dio.

Concludendo si può dire che tutto quanto accade sul Calvario è il compimento delle Scritture, che Gesù ha seguito fedelmente per compiere con amore la volontà del Padre. Questa ha la preminenza anche nell'umiliazione della croce. Anche il lettore cristiano, che incontra gli insulti rivolti al crocefisso, nutre sempre più la certezza che il giusto è effettivamente liberato da Dio. Di conseguenza la morte di Gesù, con i segni ad essa collegati, diventa la dichiarazione ufficiale della fine del compito del tempio e di tutte le tradizioni antiche, perché da quel momento inizia, per mezzo di Gesù, la vittoria definitiva di Dio sulla morte e lui è il nuovo tempio. Allora chi incontra autenticamente la morte di Gesù, sperimentando la liberazione dal male, diventa iniziatore di un movimento di conversione e di fede per sé e per gli altri, destinato a diffondersi sempre più.

La vita
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)

Se abbiamo la possibilità, prendiamo foglio e matita e scriviamo le nostre riflessioni. In questo modo si fissano meglio nel nostro cuore e avremo modo di rileggerle nella settimana.

Le lectio delle domeniche precedenti vengono salvate nella sezione Calendario - Archivio

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