Lettura Dopo le parole relative al discepolato del capitolo decimo, abbiamo ora una sezione che presenta le posizioni assunte dalle persone davanti a Gesù e al suo ministero (Mt 11-12). All'inizio incontriamo la perplessità del Battista che, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, si chiede se lui sia veramente colui che deve venire oppure se si debba aspettare un altro inviato. Per questo invia una delegazione ad intervistare Gesù. Poi si ha il giudizio durissimo di Gesù sulle città, che hanno assistito e partecipato al suo ministero e non hanno risposto con la conversione. A questo punto abbiamo le parole di Gesù sui discepoli (Mt 11, 25-30), il brano di questa domenica.
Dal Vangelo di Matteo (Mt 11, 25-30) 25In quel tempo Gesù disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. 28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".
Commento Il testo può essere suddiviso in tre parti. Dapprima incontriamo la preghiera di Gesù diretta al Padre (vv. 25-26) attraverso la quale lo ringrazia e lo benedice con una formula presa dalla tradizione spirituale ebraica: "ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra". L'accento cade poi sulla motivazione della preghiera di lode. Il Padre ha scelto liberamente e gratuitamente "i piccoli" come destinatari privilegiati della rivelazione, escludendo "i sapienti e i dotti". I piccoli sono coloro che Gesù chiama anche poveri e vanno identificati con i discepoli credenti, che accolgono con disponibilità e generosità la rivelazione del Padre offerta per mezzo di Gesù. I sapienti e i dotti invece sono coloro che non accolgono la rivelazione di Dio oppure dicono di accoglierla ma, attraverso comportamenti e scelte particolari, pongono invece al centro della vita se stessi e non la volontà del Padre. Nella seconda parte (v. 27) Gesù si presenta Figlio del Padre e suo unico rivelatore autorizzato. Egli infatti, in virtù della relazione col Padre e della sua conoscenza, può far conoscere Dio agli uomini: "tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo". Ne consegue che solo in una relazione vitale con la persona ed il messaggio di Gesù si può entrate nel cuore del cristianesimo ed incontrare veramente il mistero di Dio. Infine (vv. 28-30) Gesù invita tutti coloro che sono "stanchi ed oppressi" ad andare con lui. Queste categorie di persone sono da identificare immediatamente in coloro che sono oppressi, sovraccaricati e schiacciati dal regime farisaico della interpretazione della legge. Ma anche ogni persona di ogni tempo stanca e schiacciata può sentire rivolta a lei le parole di Gesù. A tutti costoro Gesù offre ristoro perché propone un modo nuovo di portare il "giogo" dell'alleanza, della legge del Signore e di vivere la prova. Queste non sono più un peso connotato legalisticamente, o che schiacciano soltanto, ma attraverso Gesù, che vive con amore il rapporto col Padre, i comandamenti di Dio e le prove della vita sono la possibilità unica e concreta di essere in comunione con lui. Egli, a differenza dei farisei, non solo fa conoscere la volontà di Dio, ma è il primo ad attuarla in modo pieno con amore generoso. Per questo Gesù può dire: "imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".
In conclusione, Gesù rivolgendosi ai piccoli, ai discepoli del vangelo, dichiara che Dio Padre fa conoscere e fa vivere per mezzo di lui tutto il mistero della salvezza. È attraverso Gesù Cristo che si ha la sicurezza di entrare e partecipare alla relazione di amore col Padre. Imitando Gesù ed imparando da lui, gli insegnamenti evangelici non sono da vedere come imposizione autoritaria da sopportare, ma manifestazione dell'amore del Padre. Se il vangelo è accolto con amore e vissuto con generosità, diventa la possibilità concreta che oggi abbiamo di vivere la comunione diretta col mistero di Dio.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Se abbiamo la possibilità, prendiamo foglio e matita e scriviamo le nostre riflessioni. In questo modo si fissano meglio nel nostro cuore e avremo modo di rileggerle nella settimana.
Le lectio delle domeniche precedenti vengono salvate nella sezione Calendario - Archivio.
Lettura Contesto. Siamo ancora nel secondo grande discorso di Gesù, presentato dall'evangelista san Matteo, in cui si indicano le regole per essere suoi discepoli. Dopo il brano della domenica precedente, sulle coordinate della missione, troviamo un passo decisivo riguardante la persecuzione e la sofferenza dei discepoli. Queste sono caratteristiche intrinseche alla vita e alla missione evangelica. A questo punto è inserito il brano di oggi.
Leggiamo la Parola di Dio dal vangelo secondo Matto (Mt 10, 26-33) In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Commento Il testo inizia con un invito esplicito rivolto ai discepoli: "non abbiate paura". Poco prima Gesù aveva infatti parlato della persecuzione dei discepoli e della loro solidarietà col maestro crocefisso: "sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia... è sufficiente per un discepolo essere come il suo maestro" (Mt 10, 16-25). Ora sostiene i suoi con una accorata esortazione, prevedendo le persecuzioni, che nel corso dei secoli avrebbero incontrato a causa del vangelo. L'invito a non temere ritorna poi in altri due punti del brano. "Non abbiate paura..." si legge all'inizio del v. 28 e al v. 31: "non abbiate dunque paura". Gesù, dicendo di non temere gli uomini, intende suggerire ai suoi di non lasciarsi condizionare dalle persone che seguono il male. Infatti, prima o poi tutto diventerà palese e ogni segreto sarà svelato. Cioè il male sarà smascherato ed annientato ed il bene si affermerà definitivamente. Per questo il vangelo va proclamato anche se procura sofferenza, persecuzioni ed insuccessi. È necessario però una precauzione. Non bisogna lasciarsi irretire dal maligno, che lavora subdolamente permeando gradualmente la vita dei cristiani con ragionamenti, scelte ed atteggiamenti che svuotano dal di dentro la forza del vangelo. Il maligno va combattuto perché "ha il potere di far perire e l'anima e il corpo". La motivazione di tale comportamento complessivo dei cristiani, animato dalla speranza e dalla fiducia nel Signore, sta nella consapevolezza che il Padre si prende cura direttamente di ciascuno. Come infatti Dio si interessa personalmente dei passeri e dei capelli del capo dell'uomo, così egli guarda con più attenzione alle persone, le quali valgono molto più dei passeri, in quanto create a sua immagine. Il brano si conclude con due sentenze che ruotano attorno ai verbi riconoscere e rinnegare. Chi testimonia il vangelo con coerenza, senza lasciarsi condizionare da paure o da giudizi che vengono dal maligno, sarà accolto ed approvato da Gesù e dal Padre. Chi invece si sottrarrà, per qualsiasi ragione, alle sue responsabilità di credente, non riceverà giustificazioni da Dio. In conclusione,chi accetta di seguire Gesù Cristo non può lasciarsi condizionare dalla paura che nasce dal confronto o dallo scontro con gli uomini. La forza del vangelo ha sempre la meglio anche se immediatamente può sembrare una scelta debole e perdente. La paura è una tentazione del maligno. Per superarla occorre rafforzare la consapevolezza e l'esperienza diretta della vicinanza di Dio Padre. Egli, infatti, si interessa realmente e personalmente di ciascuno.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare,per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Se abbiamo la possibilità, prendiamo foglio e matita e scriviamo le nostre riflessioni. In questo modo si fissano meglio nel nostro cuore e avremo modo di rileggerle nella settimana.
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LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 10 gennaio 2021– Battesimo del Signore
Il Figlio prediletto che apre i cieli
Isaia 55, 1-11 • Is 12, 2-6 •1 Giovanni 5, 1-9 • Marco 1, 7-11
Lettura Il brano odierno del vangelo di Marco fa parte del "prologo" con cui l'evangelista apre la sua opera (1,1-13). In esso, oltre al titolo del vangelo (1,1), è presentato il ministero di Giovanni Battista (1,2-8) come premessa al battesimo di Gesù (1,9-13) e preparazione all'inizio del ministero in Galilea (1,14ss).
Mc 1,7-13 7Giovanni proclamava: "Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo". 9 Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11 E venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento".
Commento Il testo contiene due elementi: un aspetto della predicazione del Battista, che rimanda a "uno che è più forte" di lui ed il quale "battezzerà con lo Spirito Santo" (vv.7-8), ed il racconto sintetico del battesimo di Gesù al Giordano (vv.9-11). Dopo la sobria indicazione dell'arrivo di Gesù, che per la prima volta è presentato nell'opera di Marco, velocemente si accenna al battesimo da lui ricevuto (v.9). Grande sottolineatura è data dall'evangelista ai due avvenimenti collegati con l'uscita di Gesù dall'acqua (vv.10-11).Egli vede "squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso lui come una colomba" e " venne una voce dal cielo...". I due versetti sono densissimi di significati che, per lo spazio disponibile, non è possibile approfondire, ma soltanto accennare. La prima esperienza fatta da Gesù è la visione dei cieli "aperti - squarciati". Marco usa lo stesso verbo, che ricorrerà poi per indicare la rottura irreparabile del Velo del Tempio (la tenda che nel Santuario del Tempio divideva il Santo dal Santo dei Santi) alla morte di Gesù (15,38). Per interpretare l'immagine si può trovare aiuto dal testo del lamento di Isaia 63,19, scritto per la lontananza di Dio a causa del peccato del popolo: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!". Con Gesù, allora, dall'inizio della vita pubblica fino alla sua morte in croce, si riapre la comunicazione con Dio, che prima era stata interrotta a causa del peccato del popolo. In forza di tale rinnovata comunicazione tra Dio ed il suo popolo, che può essere anche chiamata alleanza, lo Spirito di Dio discende su Gesù, rendendo possibile così il compimento delle attese messianiche annunciate e suscitate dalle antiche profezie. Infine "una voce dal cielo", cioè la voce di Dio sentita da Gesù, esplicita il suo rapporto col Padre, collocandolo nella tradizione biblica.
La venuta di Gesù ricostruisce in modo definitivo e duraturo il rapporto con Dio, che precedentemente sembrava interrotto a causa dell'infedeltà del popolo. Il dono dello Spirito Santo e della Parola abilitano i battezzati, nel nome di Gesù Cristo, alla comunione eterna col Padre.
Collegamento fra le letture Le letture di questa domenica sono percorse da tre temi unificanti. Il primo è costituito dal desiderio divino di condividere i suoi doni col popolo eletto. L'idea viene dapprima espressa esortativamente dal profeta Isaia ("Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.) e trova poi la piena realizzazione nella venuta di Gesù, il figlio prediletto, secondo la narrazione marciana. Giovanni, nella lettera, aggiunge infine che la fede in Gesù Cristo fa partecipare pienamente all'amore di Dio: "chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato". Il secondo tema è lo Spirito Santo. Egli è disceso in Gesù al Giordano, e nell'esperienza cristiana diventa col battesimo, per mezzo di Cristo, la "forza" che "rende testimonianza" e che introduce nella comunione trinitaria. Il terzo tema è la Parola. Donata con sovrabbondanza, "come pioggia e neve", si è fatta persona nel figlio di Dio. Ella non solo "non ritornerà senza effetto... senza aver compiuto ciò per cui è stata mandata", ma diventerà nella comunità cristiana segno concreto dell'amore verso Dio: "perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti".
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Lettura I primi capitoli del vangelo di san Matteo costituiscono una sorta di lunga introduzione a tutto il vangelo. Al centro della narrazione è collocato Gesù Cristo del quale si sottolinea l'origine storica, con una lunga genealogia (1, 1-17), e l'origine divina, attraverso l'annuncio a Giuseppe il padre legale (1, 18-25). Maria, la madre del bambino, è presentata sempre in relazione al suo sposo o al figlio. Attorno a questo gruppo si muovono altri personaggi favorevoli oppure ostile a Gesù. Essi sono rappresentati dai Magi e da Erode.
Mt 2,1-12 1 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2 e dicevano: "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo". 3 All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5 Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele". 7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme dicendo: "Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo". 9 Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
Commento Il brano si apre presentando gli attori della vicenda (Gesù, il re Erode ed i Magi) e le località geografiche dove essa si svolge (Betlemme e Gerusalemme). Gesù è il personaggio principale attorno al quale ruota tutto ed è indicato dalla apparizione straordinaria di una stella. Davanti a lui e alla sua venuta nella storia, gli uomini assumono atteggiamenti diversi. Dapprima abbiamo i Magi, che vengono dall'oriente. Costoro manifestano verso Gesù, "il re dei giudei che è nato", interesse, ricerca, desiderio di adorarlo, grande gioia, venerazione, generosità di doni. L'esperienza dei Magi ha in Betlemme il momento culminante. Qui i Magi "vedono il bambino con Maria sua madre, si prostrarono lo adorarono". Così si realizza la scrittura profetica che proclama Betlemme di Giudea città da cui viene il Messia, secondo la linea davidica. Poi incontriamo il re Erode. Egli alle parole dei Magi resta turbato "e con lui tutta Gerusalemme". Sorgono quindi diverse iniziative per calmare il turbamento del re, ma soprattutto per neutralizzare il possibile antagonista, che stava profilandosi all'orizzonte. La convocazione "di tutti i sommi sacerdoti e degli scribi del popolo", la ricerca messa in atto dal re e gli accordi con i Magi non sono finalizzati all'accoglienza e all'adorazione del Messia che è nato, ma alla sua eliminazione, come sappiamo da Mt 2, 13-23. Gerusalemme, allora, la città santa, diventa il luogo del rifiuto di Gesù Cristo e dove si trama, da subito, la sua morte. Il brano si chiude presentando i Magi che ritornano al loro paese per un'altra strada. Così, dopo essere stati avvertiti in sogno, fanno saltare i progetti di Erode.
Gesù è la luce e la stella che guida ogni uomo. Chi si incontra con lui può avere diversi atteggiamenti. I prescelti, coloro che da sempre attendono la sua venuta, possono rifiutarlo o addirittura schierarsi contro di lui. Gli stranieri ed i pagani, chi non ha mai sentito parlare del Messia, sono invece coloro che lo accolgono con entusiasmo e si lasciano guidare da lui.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE L'immagine di Gesù Cristo luce del mondo collega le letture della festa odierna. Nella prima lettura il profeta Isaia invita ad alzarsi e a rivestirsi di luce perché "viene la luce, la gloria del Signore brilla su di te". Verso questa luce si indirizzeranno tutti i popoli e "verranno portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore". La luce di Dio si fa concreta nella storia in Gesù Cristo a Betlemme, dice il vangelo di Matteo; egli è la Stella che orienta tutte le genti. Davanti a lui si possono assumere diversi atteggiamenti. Ci sono persone che lo accolgono e altre che lo rifiutano. Quanto è successo a Betlemme continua a realizzarsi nel corso dei secoli attraverso l'opera degli evangelizzatori. Anche costoro, dice Paolo, che annunciano per mezzo dello Spirito la chiamata di tutti gli uomini a "partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo", trovano rifiuti e accoglienze impensate.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 3 gennaio 2021 – II Domenica dopo Natale
La Sapienza è la Parola fatta carne
Sir 24,1-2.8-12 – Sal 147 – Ef 1,3-6.15-18 – Gv 1,1-18
Lettura La liturgia della parola della seconda domenica di Natale offre nuovamente il testo evangelico del prologo di san Giovanni già incontrato in parte nella terza domenica d'Avvento ed interamente durante la celebrazione del giorno di Natale. Il Prologo nel suo insieme costituisce un inno alla Parola fatta carne e funge da introduzione a tutto il vangelo.
Giovanni 1,1-18 1 In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era, in principio, presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. 6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10 Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. 11 Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. 12 A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli dà testimonianza e proclama: "Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me". 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17 Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Commento Il complesso ed articolato testo che apre il vangelo di san Giovanni contiene un insieme di tematiche tra loro collegate. I primi due versetti presentano la Parola che è con Dio e delineano la loro profonda identità e relazione. Col v.3 si entra nella dimensione della creazione e tutto ciò che è stato creato si dice sia intimamente connesso con la Parola. Questa non solo ne è l'origine, ma fa diventare il mondo rivelazione in quanto porta in sé l'impronta della Parola. I vv.6-8 indicano il ruolo di Giovanni Battista nella storia della salvezza. Nei vv.9-13 il testo inizia a trattare il mistero dell'incarnazione della Parola che venendo nel mondo e fra la sua gente trova contemporaneamente rifiuto e accoglienza; coloro che credendo accolgono la Parola diventano figli di Dio. Da ultimo nei vv.14-18 la Parola fatta carne rivela la gloria della comunione del Dio invisibile, che rimanda alla partecipazione e all'accoglienza del mistero da parte della comunità. Il Verbo-Parola è la rivelazione di Dio. Tale manifestazione si realizza secondo modalità diverse. Il creato, che "è stato fatto per mezzo di lui", parla di Dio. La vicenda della venuta "tra i suoi", culminata nel dono della legge fatto per mezzo di Mosé, è manifestazione della Parola. Il dono della grazia, realizzatosi per mezzo di Gesù Cristo ("Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"), è rivelazione della Parola. A Dio che si manifesta corrisponde da parte dell'uomo o il rifiuto, che separa da Dio ("la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno vinta"), o il riconoscimento - accoglienza da parte di "quelli che credono nel suo nome", che dà loro "potere di diventare figli di Dio". Il testo esclude una terza via caratterizzabile dall'incertezza, dal tentennamento o dall'indecisione. Nella dinamica di Dio che si rivela e dell'uomo che lo accoglie ha un posto nodale la comunità, la quale diventa segno di accoglienza e sostegno di chi è chiamato a credere.
Collegamento fra le letture Il testo del Siracide indica gli elementi essenziali e più maturi della rappresentazione della Sapienza in Israele: "prima dei secoli, fin da principio, egli mi creò" "Ho officiato nella tenda santa davanti a lui" "Nella città amata mi ha fatto abitare". Essa raggiunge la definitiva e reale personificazione nel disegno del Verbo-Luce e del Verbo-Carne delineato da san Giovanni. La comunità cristiana è chiamata ad invocare incessantemente lo "Spirito di sapienza e di rivelazione", come dice Paolo, per poter andare realmente incontro alla sua speranza che è Cristo Signore. In questo modo egli realizza il progetto indicato per lei dal Prologo giovanneo. Quanto detto fin qui ci porta da un lato a conoscere sempre meglio la manifestazione continua del mistero di Dio, servendoci delle categorie culturali del nostro tempo, accogliendolo con libertà e dall'altro ad invocare nell'orazione incessante personalmente e comunitariamente il dono della Sapienza che viene dall'alto.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Lettura Contesto. Il brano odierno si colloca nel secondo capitolo del vangelo di Luca. Dopo la "manifestazione" avvenuta a Betlemme (nascita di Gesù: Lc 2,1-20) l'evangelista inserisce un breve racconto dove si narra la circoncisione del bambino e l'imposizione del nome (Lc 2,21). Così si passa alla "manifestazione" di Gesù a Gerusalemme, in occasione della presentazione al tempio. È il passo che ora analizziamo.
Luca 2,22-40 22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - 23 come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25 Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26 Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27 Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28 anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: 29 "Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31 preparata da te davanti a tutti i popoli: 32 luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele". 33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35 - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori". 36 C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39 Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Commento La narrazione è composta da due episodi tra loro collegati (l'incontro con Simeone e la venuta di Anna: vv.25-38) incorniciati da un elemento introduttivo, che presenta il fatto (vv.22-24), e da una notizia conclusiva, che annota il compimento delle prescrizioni contenute nella legge del Signore ed annuncia il ritorno della famiglia a Nazaret in Galilea (v.39). La liturgia collega al brano della presentazione di Gesù al tempio anche il sommario sulla crescita di Gesù (v.40). La vicenda si apre presentando Maria e Giuseppe che portano il bambino a Gerusalemme "per offrirlo al Signore". Era questo il rito di purificazione della madre, da tenersi quaranta giorni dopo la nascita del figlio maschio, e del riscatto del primogenito, che prevedeva per i poveri una offerta in sacrificio di "una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la legge del Signore". È da sottolineare il legame che subito si evidenzia tra Gesù e Dio, al quale egli è consacrato fin dalla nascita, e tra Gesù ed il tempio di Gerusalemme, luogo della dimora di Dio. L'incontro con Simeone, "uomo giusto e timorato di Dio", è guidato dallo Spirito Santo che lo porta ad accogliere tra le braccia il bambino Gesù. A questo punto sorge spontanea sulle labbra di Simeone una preghiera molto importante di benedizione a Dio. In essa infatti non solo troviamo indicata la missione di Gesù ("la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli", egli è la salvezza fattasi concreta in mezzo agli uomini), ma anche i destinatari: "luce per illuminare gli stranieri pagani e gloria del tuo popolo Israele". Parlando poi alla madre, Simeone annuncia la passione del Signore; egli "è segno di contraddizione" in Israele. Questa sofferenza coinvolgerà anche la madre e la Chiesa, che è chiamata a continuare nel tempo le sofferenze di Cristo. La profetessa Anna, che vive nel tempio, "servendo Dio notte e giorno", diventa segno di tutti gli ultimi che Dio chiama a comunione con sé, per mezzo di Gesù.
La famiglia di Nazaret è fedele alla legge del Signore ed attua tutto quanto in essa è prescritto. Con la venuta di Gesù, il Figlio di Dio, tutti sono chiamati ad essere fedeli a lui ed ai suoi insegnamenti. Simeone ed Anna sono il segno concreto di come si attende il Signore e di come lo si accoglie. Nel cammino cristiano non bisogna però dimenticare l'esperienza della croce, che ne fa parte in modo costitutivo.
Collegamento fra le letture Il punto d'incontro delle letture della liturgia della Parola di questa domenica fra l'ottava di Natale, festa della Santa Famiglia, è dato dal tema della fedeltà di Dio. Questa fonda, sostiene e permette la fedeltà dei credenti. Abramo, sia nel testo di Genesi come nella Lettera agli Ebrei è presentato come prototipo o padre dei credenti. Le due letture si illuminano a vicenda e vanno lette insieme. Il brano del vangelo, che racconta la presentazione di Gesù al tempio, si collega con le altre letture attraverso la fede dei saggi Simeone e Anna. Costoro che accolgono tra le braccia Gesù, il Messia del Signore, continuano l'opera iniziata dal patriarca Abramo.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Lettura All'inizio del secondo capitolo, l'evangelista Luca riporta "la nascita di Gesù nella città di Davide e la sua manifestazione ai pastori" (Lc 2,1-20). La narrazione completa comprende tre quadri: la nascita di Gesù a Betlemme, l'annuncio dell'angelo ai pastori e la loro venuta a Betlemme. Il testo liturgico della notte di Natale ci propone soltanto i primi due.
Luca 2,1-14 1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3 Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4 Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzareth, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5 Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6 Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. 8 C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10 ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14 "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".
Commento Il primo quadro del racconto (vv.1-7) si articola attorno a tre elementi portanti. Uno è centrato su Cesare Augusto ed ha come scenario "tutta la terra". Un altro fa perno su Davide, chiamato in scena dal censimento e dal viaggio compiuto da Giuseppe, "della casa e della famiglia di Davide", a Betlemme per farsi registrare. Il terzo presenta con semplicità e solennità la nascita di Gesù. In esso particolare attenzione è data ai gesti compiuti da Maria (diede alla luce, lo avvolse in fasce, lo depose in una mangiatoia) e alla non accoglienza incontrata dalla coppia: "perché per loro non c'era posto per loro nell'alloggio". Anche il secondo quadro (vv.8-14) raccoglie al suo interno tre elementi: l'apparizione di un angelo ai pastori ("C'erano in quella regione alcuni pastori... Un angelo del Signore si presentò a loro"), l'annunzio da lui portato ("...ecco vi annuncio una grande gioia, ...oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore") e l'apparizione della schiera celeste che lodava Dio per l'avvenimento accaduto.
Nel primo quadro sembra che l'interesse sia di sottolineare il dono gratuito del "figlio primogenito" da parte di Dio, che si realizza all'interno del comune fluire della storia. Il tempo di Dio accade poi all'incrociarsi degli avvenimenti profani, determinati da Cerase, con le speranze profetiche - religiose legate alla casa di Davide. Ed infine l'opera di Dio non è riconosciuta dai suoi contemporanei, per essa infatti non c'è posto e diventa uno dei tanti casi che capitano nella vita. Il secondo quadro è dominato dall'annuncio della nascita di "Cristo Signore" recato dall'angelo ai pastori. Questa nascita, decisiva per l'umanità, ha come "segno" il bambino nella mangiatoia. Da qui emerge con chiarezza un rimando al mistero dell'agire umile di Dio, il quale può essere frainteso o non riconosciuto dagli uomini e per questo una voce celeste ad essi deve rivelarlo. Allora il canto conclusivo degli angeli diventa un esplicito riconoscimento del mistero di Dio, realizzatosi nella nascita di Gesù. Esso non solo si rivolge a "Dio nel più alto dei cieli", ma diventa messaggio di speranza e di pace per il cosmo e per tutti gli uomini: "e pace in terra agli uomini che egli ama".
Collegamento fra le letture Gesù Cristo è la fonte e la ragione di libertà per tutti gli uomini. Il tema della liberazione ricevuta, che cambia la situazione di un popolo, è presente nelle tre letture della Messa della notte della Solennità del S. Natale. In Isaia la libertà è preannunciata ad Israele ed essa sarà un'esperienza unica ed indescrivibile umanamente perché opera di Dio. Nel Vangelo la narrazione presenta il compimento definitivo della liberazione divina attuata in Gesù, nato a Betlemme, perché discendente della famiglia di Davide. La salvezza-liberazione offerta da Gesù Cristo è per tutti gli uomini e ad essi viene portata da personaggi caratterizzati dalla semplicità e dall'umiltà, ma non previsti nelle logiche religiose del tempo. Anche i cristiani, indica la seconda lettura, si inseriscono in questo itinerario ed hanno un compito molto importante perché con la loro testimonianza diventano segno "della beata speranza" e primizia del "popolo puro" che appartiene a Dio per mezzo di Gesù Cristo.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Lettura Nel primo capitolo del vangelo di Luca, dopo il prologo, troviamo subito due narrazioni che si strutturano a forma di dittico. In un pannello abbiamo la presentazione dell'inizio dell'esistenza di Giovanni e nell'altro incontriamo il racconto dell'annuncio della nascita di Gesù. Su questo secondo brano fermiamo ora la nostra attenzione.
Luca 1,26-38 26 Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te". 29 A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30 L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". 34 Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?". 35 Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37 nulla è impossibile a Dio". 38 Allora Maria disse: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". E l'angelo si allontanò da lei.
Commento Il vangelo della quarta domenica d'avvento si apre indicando con solennità le coordinate della storia della salvezza: l'invito dell'angelo Gabriele, la decisione dichiarata ed esplicita di Dio, il coinvolgimento della casa di Davide e dell'umanità attraverso la figura di Maria ("l'angelo Gabriele fu mandato da Dio..., a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria." vv. 26-27). Segue la prima scena costituita dal saluto dell'angelo e dalla reazione di stupore di Maria (vv. 28-29). Molte ipotesi interpretative sono state proposte su questo punto, che realisticamente risulta difficile da spiegare. Sembra interessante una tesi che vede nell'annuncio dell'angelo l'intervento di Dio il quale trasforma radicalmente e realmente la natura di Maria. Così il "piena di grazie" andrebbe compreso con un significato più allargato: "colei che la grazia ha fatto diventare permanentemente grazia". Di conseguenza, la reazione pensosa di Maria ("ella fu turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto") evidenzierebbe l'atteggiamento della persona spiritualmente intelligente, che riflette su quanto avviene e cerca di capire. Ella ha percepito qualcosa della grandezza della comunicazione ricevuta e procede senza ritrosia, ma con prudenza, nel conoscere tutti i significati in essa contenuti. Al centro del brano troviamo l'annuncio dell'angelo ed una nuova reazione di Maria (vv. 30-34). Gabriele comunica il concepimento del bambino, ne anticipa già il nome ("Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù"), che significa salvezza di Dio, indicando il tutto come compimento delle profezie sul Messia. Di fronte alla serietà della proposta evangelica Maria riscontra le difficoltà oggettive esistenti: "Come è possibile? Non conosco uomo". L'ultima parte della narrazione scioglie le difficoltà (vv. 35-38). Il concepimento è possibile perché interviene lo Spirito Santo di Dio. Egli opererà in Maria con la sua potenza creatrice: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra". Di conseguenza, "Colui che nascerà" potrà essere chiamato santo e Figlio di Dio. A sostegno di Maria l'angelo offre il segno della cugina Elisabetta. Ella, considerata sterile, ormai da sei mesi, per intervento del Signore, sta attendendo un figlio. Il testo si chiude con l'assenso razionale e credente di Maria: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". La fede intelligente di Maria la rende capace di cogliere lo spessore del messaggio evangelico, di procedere con perseveranza in quel progetto che, pur con difficoltà, diventa realizzabile per intervento dello Spirito di Dio, e di aderire con completa disponibilità alla volontà divina.
Collegamento fra le letture Il Signore vuole abitare in mezzo agli uomini! Nella prima lettura si proclama che la presenza di Dio nel suo popolo è fonte di benedizione, di prosperità e di stabilità: "Il Signore ti annuncia che farà a te una casa... Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio". Il Tempio è per Israele il segno della presenza di Dio. Ma la promessa fatta dal Signore a Davide, per mezzo del profeta Natan, rimanda ad un nuovo Tempio, non fatto da mani umane. È Gesù il nuovo Tempio che, nascendo da Maria, la vergine di Galilea, porta a compimento tutte le promesse di Dio. Paolo però, scrivendo ai romani, nella seconda lettura, ricorda che il mistero di Dio si è compiuto sì in Gesù, ma esso non è ancora completo. Infatti l'annuncio della salvezza dovrà arrivare a tutte le genti e da esse essere accolto, "perché alla obbedienza della fede" e così dimorare pienamente nella casa di Dio. Davanti a questo progetto divino è chiesto alla Chiesa la stessa fede intelligente di Maria.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Lettura Il brano evangelico di Giovanni della terza domenica d'avvento é la composizione di testi diversi. La prima parte, tratta dal così detto "Prologo", che nel suo insieme serve da introduzione a tutto il vangelo, presenta la vicenda della Parola incarnata. La seconda parte è l'inizio del "Libro dei segni", dove Gesù con fatti e parole mostra se stesso al suo popolo come rivelazione-manifestazione del Padre.
Giovanni 1,6-8 6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Commento I versetti presi dal "Prologo" (Gv 1, 6-8) indicano il ruolo di Giovanni il Battista nella storia della salvezza. Egli è presentato "uomo mandato da Dio" (v. 6), al quale è affidata la particolare missione di "essere testimone". L'oggetto della testimonianza è sottolineato col simbolo della luce: "per rendere testimonianza alla luce" (v. 7). Nel contesto del "Prologo" appare evidente che "la luce", a cui si fa riferimento, è quella citata in 1, 4: "nel Verbo era la vita e la vita era la luce degli uomini"; La luce è Gesù Cristo, il Verbo di Dio. Infine la testimonianza di Giovanni è destinata ad arrivare a tutti gli uomini: "perché tutti credano per mezzo di lui" (v. 7). Gli altri versetti (Gv 1, 19-28) sono di approfondimento. Iniziano con una serie di risposte al negativo date dal Battista alle domande degli inviati dei giudei. Dapprima egli spiega di non essere "la luce", dicendo: "Io non sono il Cristo" (v. 20). Poi dichiara di non essere Elia. In questo modo viene allontanato ogni fraintendimento nei suoi riguardi, circa la possibilità di essere scambiato col Messia. Con la parte positiva della risposta (vv.22-23), partendo da Isaia 40, 3 ("voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore"), Giovanni attribuisce a sé il compito di araldo e di annunciatore della Parola, per preparare "la via del Signore" (v. 24). L'attenzione è infine orientata su colui che deve venire: "viene uno dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo" (v. 27). Giovanni poi afferma che in mezzo a loro vi era uno non conosciuto. Infatti i versetti non riportati dal testo liturgico (Gv 1, 29-42), narrano la potenza della parola pronunciata da Giovanni che, col suo ministero, orienta decisamente a Gesù i propri discepoli.
Giovanni Battista è colui che prepara la venuta della luce, cioè del Signore Gesù Cristo. Egli non è il Messia, ma per mezzo del suo ministero, esercitato attraverso l'annuncio della parola ed il gesto penitenziale del battesimo, fa incontrare i suoi discepoli e tutti gli uomini con colui che é più grande di lui. Costui, presente in mezzo agli uomini e da loro ignorato, chiede di essere riconosciuto per poter partecipare al suo dono e per essere, di conseguenza, testimoni della stessa luce.
Collegamento fra le letture Nel brano del vangelo, Giovanni, interrogato da sacerdoti e leviti, rimanda a uno che era in mezzo a loro, ma purtroppo sconosciuto. Sarà questo personaggio il latore ufficiale e definitivo del messaggio di Isaia, proclamato nella prima lettura. Egli, perché consacrato dallo Spirito del Signore ("Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione") , porta a compimento l'annunzio evangelico, privilegiando i poveri ed i miseri. Costoro, toccati dalla salvezza, giunta a loro per mezzo di Gesù, diventano il segno concreto delle parole del profeta: "Io gioisco pienamente nel Signore,...perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, ..." (Is 61,10). Tutto questo, sottolinea Paolo scrivendo ai tessalonicesi, si realizza in una comunità cristiana se essa cresce spiritualmente attraverso la forza del vangelo, animata dallo Spirito, che é lo stesso di Gesù. Si prepara realmente la venuta del Signore accogliendo il suo vangelo, lasciandosi guidare dallo Spirito e vivendo concretamente gli impegni fondamentali della vita cristiana. Solo così il cristiano farà esperienza di vera gioia e di beatitudine.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
IL VANGELO In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
Contesto. Nel primo capitolo del vangelo di Luca, dopo il prologo, troviamo subito due narrazioni che si strutturano a forma di dittico. In un pannello abbiamo la presentazione dell'inizio dell'esistenza di Giovanni e nell'altro incontriamo il racconto dell'annuncio della nascita di Gesù. Su questo secondo brano fermiamo ora la nostra attenzione.
Contenuto. Il vangelo si apre indicando con solennità le coordinate della storia della salvezza: l'invito dell'angelo Gabriele, la decisione dichiarata ed esplicita di Dio, il coinvolgimento della casa di Davide e dell'umanità attraverso la figura di Maria ("l'angelo Gabriele fu mandato da Dio ..., a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria." (vv. 26-27). Segue la prima scena costituita dal saluto dell'angelo e dalla reazione di stupore di Maria (vv. 28-29). Molte ipotesi interpretative sono state proposte su questo punto, che realisticamente risulta difficile da decifrare. Sembra interessante una tesi che vede nell'annuncio dell'angelo l'intervento di Dio il quale trasforma radicalmente e realmente la natura di Maria. Così il "piena di grazie" andrebbe compreso con un significato più allargato: "colei che la grazia ha fatto diventare permanentemente grazia". Di conseguenza la reazione pensosa di Maria ("ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto") evidenzierebbe l'atteggiamento della persona spiritualmente intelligente. Ella ha percepito qualcosa della grandezza della comunicazione ricevuta e procede senza ritrosia, ma con prudenza, nel conoscere tutti i significati in essa contenuti. Al centro del brano troviamo l'annuncio dell'angelo ed una nuova reazione di Maria (vv. 30-34). Gabriele comunica il concepimento del bambino, ne anticipa già il nome: "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù" (che significa salvezza di Dio), indicando il tutto come compimento delle profezie sul Messia. Di fronte alla serietà della proposta evangelica Maria riscontra le difficoltà oggettive esistenti: "Come è possibile? Non conosco uomo". L'ultima parte della narrazione scioglie le difficoltà (vv. 35-38). Il concepimento è possibile perché interviene lo Spirito Santo di Dio. Egli opererà in Maria con la sua potenza creatrice: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'altissimo". Di conseguenza, "Colui che nascerà" potrà essere chiamato santo e Figlio di Dio. A sostegno di Maria l'angelo offre il segno della cugina sterile Elisabetta, che ormai da sei mesi, per intervento del Signore, sta attendendo un figlio. Il testo si chiude con l'assenso razionale e credente di Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".
Conclusione. La fede intelligente di Maria la rende capace di cogliere lo spessore del messaggio evangelico, di procedere con perseveranza in quel progetto che, pur con difficoltà, diventa realizzabile per intervento dello Spirito di Dio, e di aderire con completa disponibilità alla volontà divina.
COLLEGAMENTI FRA LE LETTURE La figura di Eva (Genesi) e di Maria (vangelo) danno unità alle letture della solennità. Le parole di Genesi: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe..." (3,15) trovano continuità e completamento nella decisione di Maria. Ella, alle parole dell'angelo, risponde con disponibilità dicendo: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". In questo modo rende possibile il dono promesso del "Figlio dell'Altissimo". La stupenda figura di Maria, che accogliendo la proposta di Dio per mezzo della sua intelligenza e della sua fede, ricompone la pienezza e la luce della figura femminile originaria, risultata incrinata nella vicenda di Eva. È Maria la prima discepola, la donna nuova, santa ed immacolata, che realizza in pienezza quanto dice Paolo nella Lettera agli Efesini. Dietro l'icona di Maria è da scorgere la chiesa e tutta l'umanità che in Gesù Cristo "sono stati fatti anche eredi" a lode della gloria di Dio.
PER ATTUALIZZARE - Occorre chiedersi quanto spazio occupano le realtà "mondane" ed il progetto di Dio nella nostra esistenza. Nel nostro territorio, la stragrande maggioranza delle persone ha ricevuto il battesimo. Nonostante questo, molti sono i segni di una nostra schiavitù e servitù al "mondo", che producono angoscia e non rendono liberi e sereni. - La vocazione di Maria interpella sulle vocazioni nella chiesa. Le poche vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata, non potrebbero essere conseguenza e segno indicatore di una tendenza delle comunità ad allontanarsi da Dio e ad affievolire sempre più il rapporto personale con Lui? - Oggi è d'attualità la questione femminile. Senza negare la necessità di un ripensamento del ruolo della donna anche nella chiesa, sembra che la Parola sottolinei la realizzazione piena dell'individuo non nell'occupare un posto o nell'avere un potere, ma nell'aderire con libertà e decisione alla chiamata ricevuta da Dio. E questo vale per donne e uomini indistintamente.
PER APPROFONDIRE Gv 19,25-27: Maria, madre spirituale di tutti gli uomini CdA 763-766: Immacolata
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 29 novembre 2020 – II Domenica di Avvento anno B
Viene il più forte di tutti
Isaia 40, 1-5.9-11 • Salmo 84 • 2 Pietro 3, 8-14 • Marco 1, 1-8
Lettura La seconda domenica d'Avvento porta a leggere l'inizio del vangelo di Marco. L'apertura di un'opera è sempre molto importante, perché dà l'orientamento a tutta la composizione nel suo insieme. Di conseguenza la comprensione adeguata dei primi versetti, aiuta ad entrare correttamente all'interno di tutto il vangelo. Marco ha un inizio originale, diverso dagli altri evangelisti che premettono o racconti dell'infanzia di Gesù (Matteo e Luca) o un "prologo" (Giovanni). Vediamo da vicino il testo di Marco.
Marco 1,1-8 1 Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. 2 Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. 3 Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. 4Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5 Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6 Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7 E proclamava: "Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo".
Commento Il brano si apre con il titolo dell'opera: "vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio". Il lettore si rende conto subito che inizia l'annuncio, cioè la buona notizia riguardante Gesù Cristo, l'uomo di Galilea morto e risorto. Così si comprende che il racconto non è un semplice ricordo storico, ma un annuncio che interpella personalmente i lettori. Costoro non possono restare indifferenti e sono chiamati a prendere posizione decisa riguardo a Gesù Cristo. Egli infatti è il Figlio di Dio. Così lo proclama la fede di Pietro a Cesarea di Filippo (Mc 8, 27-33) e del centurione ai piedi della croce (Mc 15, 39). La citazione composita di Isaia, che segue il titolo, ha lo scopo di indicare che le scritture hanno preparato da sempre questo momento. Ora infatti è arrivato il tempo di preparare "la via del Signore", perché egli è in mezzo al suo popolo. Il ministero di Giovanni Battista ed il suo modo di vivere rimandano alla venuta di un altro personaggio, più forte di lui nella lotta contro il male e capace di vincerlo definitivamente. Davanti a costui Giovanni non si ritiene degno nemmeno di compiere il servizio proprio dello schiavo: chinarsi e sciogliere i sandali al suo ritorno in casa. Il testo si chiude presentando il battesimo di Giovanni e quello di Gesù. Il ministero del Battista, che ha preparato la venuta del Signore, ha avuto nel battesimo con acqua il suo momento culminate, come segno di conversione. Ora l'opera va completata col dono dello Spirito Santo, dato da Gesù a coloro che lo seguono ricevendo il suo battesimo.
L'inizio del vangelo di Marco presenta da subito le coordinate della sua opera. Il lettore è invitato ad incontrarsi personalmente ed efficacemente con Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Questa esperienza si realizza soltanto nella misura in cui si è guidati dalle Scritture, si intraprende un serio cammino di conversione e si riceve il dono dello Spirito Santo, dato da Gesù, e si è guidati da lui.
Collegamento fra le letture Il Signore vuole incontrare ciascuno di persona. L'evento non si improvvisa ma va preparato; in questa linea spingono le forti parole di Isaia nella prima lettura: ("Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata" Is 40, 3-4) e del Battista nel vangelo. Sono poi molteplici le situazioni e le esperienze che abilitano all'incontro con Dio che viene. Ed è consolante, in questo quadro estremamente serio, intravedere, nella seconda lettura, la possibilità che ci venga garantito un trattamento che sa tener conto delle nostre differenze e dei nostri veri limiti: "Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" (2Pt 3, 9). In conclusione al credente è chiesto di convertirsi in quanto è la conseguenza logica e necessaria del battesimo nello Spirito Santo ricevuto. Esso, per mezzo di Gesù, ci ha resi personalmente e comunitariamente luoghi in cui germina il futuro di speranza.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
Lettura Il brano della prima domenica d'avvento è la conclusione del lungo discorso di Gesù riportato dall'evangelista Marco nel capitolo tredicesimo. Egli, dopo essere uscito dal Tempio di Gerusalemme, raggiunge il Monte degli Ulivi e, seduto rivolto verso il Santuario, dialoga con i suoi discepoli, mentre sullo sfondo si delinea ormai chiaramente l'ora della passione. In un quadro così solenne, il nostro testo non è soltanto semplice appendice di chiusura del discorso di Gesù. Esso, nel progetto narrativo di Marco, diventa un passo chiave per cogliere il senso del discorso pronunciato da Gesù dal Monte degli Ulivi e di tutto il suo ministero.
Marco 13,33-37 33 Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34 È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35 Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36 fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. 37 Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!".
Commento La scena si apre presentando Gesù che dialoga con quattro discepoli. Costoro, scelti e chiamati per primi (cfr.Mc 1,16-20), sono ricordati anche in Mc13,3. Al centro del brano c'è la parabola che narra di un tale il quale, in partenza per un viaggio, affida i suoi beni ai servi ed invita il portinaio a vigilare (vv. 35-36). Da ultimo troviamo una nuova esortazione alla vigilanza (v.37). Le parole di Gesù iniziano col duplice invito: "fate attenzione" e "vegliate". Il motivo della doppia raccomandazione sta nel non conoscere "quando è il momento" (il kairòs) della venuta del Figlio dell'uomo e raccoglierà attorno a sé gli eletti. Ai discepoli, interessati a conoscere il tempo della fine, è preclusa ogni possibilità e non possono sapere nulla. A loro resta solo il compito di "vegliare" e di "stare svegli". Il tema del "non dormire" e del "vegliare" è centrale anche nella parabola. In essa viene sottolineato la situazione pericolosa del sonno e di chi dorme (forse è possibile vedere un collegamento col Getzemani, dove i discepoli prescelti non riescono a stare svegli). Il dormire è segno di disaffezione, disattenzione e disobbedienza al mandato e alla responsabilità ricevuti. La veglia è allora necessaria, perché non si sa quando il padrone tornerà. Sarebbe un guaio se, arrivando, scoprisse i suoi stretti collaboratori addormentati. La dichiarazione conclusiva: "Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!" (v.37) ha la funzione di estendere ai discepoli di tutti i tempi quanto viene detto agli immediati uditori di Gesù. L'ascoltatore o il lettore del vangelo deve sentirsi coinvolto personalmente; Gesù intende rivolgersi esplicitamente a lui.
La veglia o vigilanza dovrebbe essere l'atteggiamento che qualifica il cristiano. Essa si esprime nello stare svegli, cioè nell'accogliere con responsabilità, con attenzione e creatività la vocazione battesimale ricevuta, senza affievolire gli impegni in un primo tempo assunti. Tale compito è sostenuto, corroborato e consolidato dal vangelo di Gesù Cristo. Per suo mezzo il discepolo sarà capace di stare sveglio, eviterà la tentazione del sonno e saprà riconoscere Cristo al suo ritorno.
Collegamenti fra le letture Le tre letture invitano a stare svegli per attendere. La riflessione sull'attesa è variamente articolata. Nella prima lettura si invoca il ritorno di Dio tra il suo popolo. Il peccato ha allontanato Israele dal suo Dio ("Perché Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che on ti tema?") ed ora si attende un rinnovato incontro col Dio: "Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità". Lui solo può cambiare il cuore dell'uomo e per tale ragione viene chiesto il dono della conversione: "Ma Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci forma, tutti noi siamo opera delle tue mani". Il testo paolino invita ad attendere la manifestazione del Signore Gesù Cristo attraverso la riscoperta positiva della comunità, con tutti i suoi doni: "perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza". Questi sono segni della presenza di Cristo nel suo popolo: "La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente, che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore Gesù Cristo". Per saper riconoscere ed incontrare Cristo occorre essere vigilanti, stare svegli. Infine il testo evangelico invita a stare svegli per attendere ed incontrare il Signore che viene. Noi non conosciamo quando sarà quel momento! Sarebbe un peccato se il sonno del disimpegno o del disinteresse annullasse le esperienze, gli impegni ed il cammino fatti precedentemente alla sequela del Signore Gesù.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 21 marzo 2021 – V Domenica di Quaresima
Glorificati con Gesù, per attirare tutti Geremia 21,31-34 • Sal 50 • Ebrei 5,7-9 • Giovanni 12,20-33
Lettura Gesù è salito a Gerusalemme per la festa di Pasqua ed è accompagnato da una folla osannante, che da qualche tempo lo segue a causa dei segni da lui compiuti. Tra i pellegrini, venuti per la festa, ci sono anche "alcuni greci", forse dei proseliti, i quali sono interessati a "vedere Gesù". Così abbiamo già introdotto il brano evangelico della quinta domenica di quaresima, tratto dal dodicesimo capitolo del vangelo di Giovanni.
Gv 12,20-33 20 Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. 21 Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: "Signore, vogliamo vedere Gesù". 22 Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23 Gesù rispose loro: "È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. 24 In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25 Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26 Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27 Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! 28 Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!". 29 La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato". 30 Disse Gesù: "Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31 Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32 E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me". 33 Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Commento A Filippo e ad Andrea, che manifestano a Gesù la richiesta fatta loro dai greci: "vogliamo vedere Gesù" (vv.20-22), egli risponde con un discorso (vv.23-28a) nel quale tocca molte tematiche. Vediamone alcune. Nel v.23 egli proclama ormai "venuta l'ora", che è fonte di turbamento ("adesso l'anima mia è turbata"), però in essa riconosce presente lo scopo della sua esistenza: "ma proprio per questo sono giunto a quest'ora!" (v.27). Il significato dell'ora giunta viene esplicitato dal detto sulla necessità per il chicco di grano debba morire, per non restare sterile, e dalle parole sulla vita da perdere, per conservarla in eterno. Collegato col tema dell'ora e da esso inscindibile è quello della glorificazione del "Figlio dell'uomo", opera del Padre e da lui confermata con "una voce dal cielo" (v.28). Le due tematiche rimandano alla morte e alla resurrezione con le quali Gesù sta per essere glorificato. Il risultato di tale evento sarà duplice: "il principe di questo mondo sarà gettato fuori" (v.31) e "attirerò tutti a me" (v.32). Concludendo occorre riprendere le parole di Gesù sulla sequela-servizio del v.26. Si serve Gesù seguendolo: "dove sono io, là sarà anche il mio servitore". Il discepolo è chiamato a seguire il maestro anche nel dare la vita passando per la croce.
Soltanto la morte e la glorificazione di Gesù porteranno molto frutto. Dopo tale evento i greci lo potranno incontrare autenticamente, il principe di questo mondo sarà vinto e tutti saranno attirati a lui. Di questa vicenda i discepoli saranno i primi beneficiari. Seguendo Gesù nell'ora della Pasqua, essi cambieranno radicalmente atteggiamento rispetto alla logica di questo mondo, saranno sempre con lui e riceveranno onore dal Padre, cioè la stessa glorificazione di Gesù, perché lui sarà in loro.
Collegamenti fra le letture Il tema che collega le tre letture è l'alleanza nuova. Questa è espressa sinteticamente nel vangelo attraverso il detto sulla necessità che il chicco di grano muoia per non restare senza frutti. L'immagine rimanda alla morte-resurrezione di Gesù, la quale soltanto produrrà molto frutto e sarà fonte di nuova alleanza, perché tutti saranno attirati a lui. Solo con Gesù si realizzerà quanto profetizzato da Geremia nella prima lettura: "concluderò una alleanza nuova". Non sarà un'opera degli uomini, ma di Dio: "porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo". É lui che guida pazientemente il suo popolo. Da ultimo, la lettera agli Ebrei ritorna a presentare Cristo, Figlio obbediente, causa di salvezza eterna per tutti coloro che lo seguono: "Pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono".
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 14 marzo2021–IV Domenica di Quaresima
Il Figlio innalzato per la vita dell'umanità 2Cronache 36,14-16.19-23 • Sal 136 • Efesini 2,4-10 • Giovanni 3,14-21
Lettura Il terzo capitolo del vangelo secondo Giovanni si apre con la presentazione della visita notturna fatta da Nicodemo a Gesù. Il capo dei giudei era rimasto colpito dai segni compiuti dal Rabbì e dialogando con lui, spera di conoscere meglio il "maestro venuto da Dio". Di questa lunga conversazione fa parte il brano della quarta domenica di quaresima.
Gv 3,14-21 14In quel tempo Gesù disse: come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15 perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. 16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17 Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 19 E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21 Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio".
Commento Il testo si apre con l'annuncio dell'innalzamento del "Figlio dell'uomo" (v.14). L'immagine si ricollega al simbolo biblico del serpente di bronzo innalzato da Mosé nel deserto, alla vista del quale avevano la vita coloro che erano stati morsi dai serpenti velenosi (cfr. Nm 21,4-9). In modo evidente l'immagine rimanda alla vicenda pasquale di Gesù: la sua sofferenza, morte e resurrezione. Anch'egli quindi, innalzato, per "chiunque crede in lui" è fonte di "vita eterna" (v.15). Questo è lo scopo di tutta la vicenda storica di Gesù! Col v.16 viene introdotto il protagonista: "Dio, infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito". È l'amore del Padre la causa del dono del Figlio, "perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" (v16) e "perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (v17). Il dono del Figlio è per evitare la dispersione, per il superamento della morte, causata dal peccato, e per ottenere la vita di Dio. I vv.19-21 presentano, con affermazioni un po' complesse, l'idea che chi crede vive nella "luce" e "le sue opere sono state fatte in Dio". Al contrario colui che preferisce "le tenebre", fa di tutto "perché le sue opere non vengano riprovate" e questo diventa segno della sua mancanza di fede. Queste tematiche rimandano al Prologo del vangelo (Gv 1, 1-18).
L'incontro con Gesù è decisivo per i singoli e per le comunità, per l'umanità e per il mondo, in quanto egli è il dono del Padre per la vita eterna, cioè per condividere la vita di Dio. Con Gesù si rianima la speranza nella misericordia e nel perdono di Dio, condizioni indispensabili per un rinnovamento personale, ecclesiale e del mondo intero. Lo stare con Gesù diventa allora discriminante in ordine al proprio comportamento etico. Le scelte concrete di ogni giorno dovrebbero, di conseguenza, essere illuminate dalla luce di vita che da Gesù scaturisce.
Collegamento fra le letture Le letture invitano a riflettere sull'amore di Dio. La prima lettura è incentrata sul tempio di Gerusalemme, "che il Signore si era consacrato". Tutta la storia ad esso collegata è segnata dall'iniziativa dell'amore divino: "aveva compassione del suo popolo e della sua dimora". Anche dopo l'infedeltà e la punizione conseguente, la venuta di Ciro re di Persia rimette in moto la dinamica dell'amore di Dio verso il suo popolo: "Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio in Gerusalemme, che è in Giuda". Israele può ritornare nella sua terra e riprendere la sua vita in fedeltà al suo Dio: "Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga". Nel vangelo di Giovanni Gesù, parlando con Nicodemo, rivela lo spessore dell'amore di Dio, che si concretizza nel dare il suo Figlio, affinché chi crede non vada perduto, ma abbia la vita eterna. L'amore di Dio non è mai condanna, ma salvezza. Infine nella lettera di Paolo agli Efesini si invitano i cristiani a prendere coscienza della vita nuova presente in loro, per mezzo di Gesù Cristo, dono concreto dell'amore di Dio e della sua bontà immensa: "Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatti rivivere in Cristo". Davanti all'icona dell'amore di Dio, manifestatosi in Gesù, il credente è chiamato a vivere la fede nella coerenza delle opere buone.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 7 marzo 2021 – III Domenica di Quaresima
É Gesù il nuovo tempio Esodo 20,1-17 • Sal 18 • 1Corinzi 1,22-25 • Giovanni 2,13-25
Lettura L'episodio narrato dall'evangelista Giovanni presenta Gesù che, dopo aver lasciato Cana, dove ha compiuto il grande segno dell'acqua diventata vino, si dirige verso Gerusalemme passando per Cafarnao. È questo il primo pellegrinaggio, descritto dall'evangelista, compiuto da Gesù alla città santa in occasione della Pasqua ebraica.
Gv 2,13-25 13 Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14 Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15 Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16 e ai venditori di colombe disse: "Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!". 17 I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. 18 Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?". 19 Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". 20 Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?". 21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. 23 Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. 24 Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti 25 e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo.
Commento Il brano della terza domenica di quaresima è diviso in due parti con una chiusura finale. Il primo elemento (vv.13-17) è costituito dalla così detta purificazione del tempio. Nel cortile esterno dell'edificio sacro, venivano venduti gli animali per i sacrifici e i cambiavalute evitavano che la tassa del tempio venisse pagata con monete ornate da ritratti imperiali o raffigurazioni di dei pagani. L'atteggiamento sovversivo di Gesù nei confronti di queste attività, per altro legittimamente svolte nel tempio secondo una lunga tradizione, trova spiegazione nelle parole: "non fate della casa del Padre mio un mercato". Cioè nel luogo dove Dio ha fissato la sua dimora, egli è diventato una presenza marginale e quasi di secondo piano rispetto a tutte le attività, che nel tempio venivano svolte. Gesù, arrivato a Gerusalemme, si preoccupa di ripristinare nel tempio il primato di Dio: "Lo zelo per la tua casa mi divorerà". Nella seconda parte (vv.18-22) i giudei, cioè coloro che non capiscono il messaggio dato da Gesù attraverso il segno compiuto nel tempio, chiedono spiegazioni sul gesto fatto. Gesù però, rispondendo, porta la conversazione su di un piano diverso. Egli, attraverso l'invito: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere", introduce il tema "del tempio del suo corpo". I giudei non capiscono come possa essere riedificato in tre giorni un tempio costruito in quarantasei anni! Tale discorso diventerà però accessibile ai "suoi discepoli", i quali dopo la sua resurrezione, si ricorderanno di queste parole e crederanno "alla Scrittura e alle parole dette da Gesù". Il testo si chiude con la nota di molti che giungevano alla fede attraverso i segni e le parole di Gesù a Gerusalemme. Egli però di fatto non si fidava pienamente di queste facili ed entusiastiche adesioni, perché "conosceva tutti" e "conosceva quello che c'è in ogni uomo", cioè conosceva bene la fragilità e l'instabilità della natura umana.
Gesù con un gesto forte e provocatorio mette in guardia circa un modo sbagliato di vivere l'esperienza religiosa al tempio: la casa di Dio. Egli dichiara che, d'ora in poi, sarà il suo corpo risorto e glorioso il tempio in cui avviene in modo autentico l'incontro tra Dio e l'uomo. Da qui scaturisce il nuovo culto, vero e spirituale, che per mezzo di Gesù realmente porta ad incontrare Dio. La natura umana, debole ed incostante, sarà trasformata dal dono dello Spirito e dai sacramenti che diventano il sostegno della missione dei discepoli.
Collegamento fra le letture Le letture contengono due temi tra loro dipendenti: la presenza di Dio e la richiesta necessaria di autentica purificazione. Nella prima lettura la presenza di Dio è all'origine del Decalogo: "Dio pronunciò tutte queste parole". I comandamenti di Dio, custoditi ed osservati, purificano e rinnovano continuamente l'alleanza col Signore: "Dio... dimostra il sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che lo amano e osservano i suoi comandi". Nel vangelo, il gesto della purificazione del tempio di Gerusalemme, compiuto da Gesù, richiama la presenza di Dio in un nuovo tempio che è il corpo di Gesù risuscitato. A questa presenza si accede per mezzo della fede purificata da ogni interesse o mediazione umana non corretta. Infine la presenza di Dio, dice Paolo scrivendo ai Corinzi, è contenuta nell'annuncio del vangelo, che ha la sintesi più alta in "Cristo crocifisso scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani". Cristo trova opposizione in ogni cultura, anche in quella apparentemente orientata verso di lui, ma in chi lo accoglie con animo puro e cuore libero si rendono attive la sapienza e la potenza divine: "annunciamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio".
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 28 febbraio 2021– II Domenica di Quaresima
Questi è il figlio prediletto, ascoltatelo Genesi 22,1-2.9a.10-13.15-18 • Sal 115 • Romani 8,31b-34 • Marco 9,2-10
Lettura Il racconto della trasfigurazione si trova in un punto decisivo del vangelo di Marco. Gesù ormai ha annunciato il vangelo nelle località di Galilea, ha dei discepoli che lo seguono e tra di loro ha costituito il gruppo dei dodici. Dopo la professione di fede di Pietro (8,29), Gesù ha insegnato ai suoi la passione, la morte e la resurrezione del Figlio dell'uomo con le conseguenze inevitabili per la vita di ogni discepolo (8,34ss). L'esperienza della trasfigurazione si colloca di fronte allo sconcerto e alle difficoltà suscitate nei discepoli dall'insegnamento della croce.
Mc 9,2-10 2 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". 6 Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7 Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: "Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!". 8 E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. 9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. 10 Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. 11 E lo interrogavano: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". 12 Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato.
Commento La scena si apre presentando i destinatari dell'esperienza: Pietro, Giacomo e Giovanni. Costoro sono portati da Gesù "sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli". La presenza di questi discepoli, i primi che furono chiamati da Gesù, sottolinea il particolare legame che essi hanno con Gesù e con la vicenda della sua morte e resurrezione, di cui la trasfigurazione risulta un anticipo. Poi Gesù si trasfigura e le sue vesti cambiano: "divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche". Questa annotazione, assieme con l'apparizione di Elia e Mosè, indicano che Gesù fa parte del mondo celeste e che può essere conosciuto profondamente seguendo la rivelazione. Essa, contenuta nella Bibbia, è qui richiamata dalle figure di Mosè ed Elia. L'apice della narrazione è costituito dal formarsi della nube, segno della presenza di Dio "che li coprì con la sua ombra", e dalle parole che da essa escono: "«Questi è il Figlio mio, l'amato; ascoltatelo!»". Qui la voce ha la funzione di presentare ai discepoli l'identità di Gesù. In questo modo essi dovrebbero superare l'incomprensione manifestata davanti al mistero rivelato: "Non sapeva cosa dire, perché erano spaventati". Il quadro si chiude con l'invito di Gesù a "non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti". La trasfigurazione è stata per i discepoli un'esperienza che anticipa la resurrezione, ma evidenzia anche la difficoltà a comprendere l'insegnamento ricevuto: "chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti". Per questa ragione era quindi bene che per il momento tacessero. A quel punto i discepoli, non solo sono incapaci di capire adeguatamente il mistero, ma ancora non possiedono l'attrezzatura necessaria (il dono dello Spirito Santo) per annunciarlo con efficacia.
La luce della trasfigurazione rivela ai discepoli la vera identità di Gesù, che da essi è recepita con difficoltà. L'accoglieranno pienamente quando, seguendo il comando del Padre, ascolteranno le parole di Gesù che parlano della sua croce e della croce del discepolo. Solo così si entra nel mistero della sua persona, si cammina veramente verso la pasqua e si è abilitati ad essere suoi testimoni credibili.
Collegamento fra le letture L'idea che percorre decisamente le tre letture è quella del padre che "per amore" non risparmia il proprio figlio. E' l'amore obbediente per Dio che porta Abramo a mettersi in viaggio col figlio Isacco fin sul monte per offrirlo in olocausto "va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò. Così arrivarono al luogo...". L'amore di Abramo per Dio è così grande e spontaneo che viene ricompensato con la riconsegna del figlio: "non stendere la mano contro il ragazzo... Ora so che tu temi Dio". Dio promette anche benedizione ad Abramo, discendenza numerosa, successo e, tramite suo, benedizione alle altre nazioni. Paolo, nella lettera ai Romani, sottolinea efficacemente l'amore di Dio per l'umanità, manifestatosi nel non aver risparmiato il proprio Figlio e averlo dato per tutti: "Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme con lui?". Così anche nel vangelo, il racconto della trasfigurazione di Gesù anticipa la gloria del Figlio dell'uomo, dopo essere stato consegnato nelle mani dei peccatori. A questa gloria, dono d'amore di Dio, sono chiamati a partecipare anche i discepoli.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 21 febbraio 2021– I Domenica di Quaresima
Nel deserto Gesù ha vinto Satana Genesi 9,8-15 • Sal 24 • 1Pietro 3,18-22 • Marco 1,12-15
Lettura Il vangelo secondo Marco della prima domenica di Quaresima ci porta ad avvenimenti e a contenuti incontrati e approfonditi precedentemente. La prima parte del testo (vv.12-13) si collega immediatamente con la narrazione del battesimo di Gesù al fiume Giordano e la seconda (vv.14-15) già è stata letta e commentata nella II domenica del tempo ordinario. Per questo ci soffermeremo soltanto sui vv.12-13.
Mc 1,12-15 12 E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13 e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. 14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15 e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo".
Commento Dopo la discesa dello Spirito su Gesù dai cieli aperti, mentre usciva dal fiume Giordano a battesimo avvenuto, è lo stesso Spirito a spingerlo, letteralmente con forza, nel deserto (v.12). Questo significa che l'esperienza intrapresa da Gesù è collegata col battesimo, ma soprattutto è voluta dallo Spirito e da lui guidata. La permanenza di Gesù nel deserto viene presentata come tentazione da parte di Satana per "quaranta giorni" (v.13a). Sia il deserto come il numero quaranta richiamano una ricca ed interessante simbologia, che ha la sua matrice nella tradizione ebraica presentata nell'Antico Testamento. Chi è interessato a tale approfondimento può leggere con frutto il libro dell'Esodo. L'evangelista Marco vuole offrire un messaggio specifico ai lettori. Egli desidera, infatti, comunicare che con la venuta di Gesù s'instaura un conflitto duraturo tra lui e Satana, il tentatore, cioè colui che fa di tutto per ostacolare la realizzazione della volontà di Dio nell'umanità. Il superamento della tentazione da parte di Gesù ed il risultato conseguente sono rappresentati con due immagini narrative: "Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano". La convivenza pacifica con le fiere ed il servizio angelico a Gesù, diventano segno dell'avvenuto dissolvimento di tutte le disarmonie causate dal peccato. Infatti, la resistenza di Gesù nella tentazione e la sua vittoria, hanno portato l'uomo alla sua condizione originaria perduta a causa del peccato.
È chiaro che il racconto marciano non si preoccupa tanto di presentare la tentazione di Gesù nella sua articolazione (come fanno invece Matteo e Luca), quanto piuttosto di annunciare l'inizio di una nuova realtà che da lui viene inaugurata. Questa si realizza nell'umanità in forza dello Spirito e per mezzo del dono di Gesù. Egli ha lottato nella tentazione ed ha vinto Satana, il tentatore ed il separatore. Per questa ragione tutti coloro che seguono Gesù e diventano suoi discepoli hanno la possibilità di partecipare alla stessa vittoria.
Collegamento fra le letture Le letture della prima domenica di Quaresima sottolineano particolarmente la pazienza di Dio, articolandola in modi diversi. Nella prima lettura il racconto di Noè, che con i figli e ogni essere vivente sopravvive al diluvio evidenzia la pazienza di Dio, la quale si manifesta e si concretizza nell'alleanza: "io stabilisco la mia alleanza con voi... e con tutte le generazioni future". Anche dopo il diluvio la violenza e la cattiveria si diffondono, eppure l'umanità continua ad esistere. Il segreto per cui la distruzione non si abbatte sul mondo non sta nella santità ormai raggiunta dagli uomini, ma nella benedizione che Dio continua a dare gratuitamente ad essi, segno della sua pazienza: "ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne...". Il brano evangelico sottolinea l'interesse dell'evangelista a presentare l'inizio di una realtà nuova. Questa si realizza in forza dello Spirito e del dono di Gesù, che ha lottato nella tentazione vincendo Satana. Ancora una volta siamo davanti al mistero della pazienza di Dio. Infine l'apostolo Pietro, nella sua lettera, indica ai cristiani il dono del battesimo ricevuto nella chiesa, segno della pazienza di Dio, fattosi accanto a ciascuno di noi per mezzo di Gesù Cristo: "poche persone furono salvate nell'arca... Immagine del battesimo che ora salva voi; esso... è salvezza di Dio in virtù della resurrezione di Gesù Cristo".
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 23 maggio 2021 – Pentecoste
Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità Atti 2,1-11 • Salmo 103 • Galati 5,16-25 • Giovanni 15,26-27;16,12-15
Lettura Nel discorso di commiato rivolto da Gesù ai suoi discepoli, nel contesto dell'ultima cena, dove manifesta apertamente l'amore per i suoi e l'imminente ritorno al Padre, diverse volte egli parla dello Spirito Paràclito. Di quel discorso la liturgia odierna ha selezionato due passi significativi, proponendoli collegati tra di loro, i quali riguardano la funzione dello Spirito Santo nel mondo e nella comunità.
Gv 15,26-27;16,12-15 26 Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27 e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. 16, 12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Commento Il primo brano (15,26-27) sottolinea la venuta dello Spirito, presentandolo come "P" e "Spirito di verità". Il significato di Consolatore o Paraclito è da intendersi nel senso di chi viene ad aiutare, sostenere e difendere colui che lo ha invocato. La locuzione "Spirito di verità" ricorda che la testimonianza dello Spirito, dopo la pasqua, continua l'opera di Gesù ed aiuta ad accogliere quanto egli aveva detto e fatto: "egli mi renderà testimonianza". Per tale ragione egli manda lo Spirito ai discepoli, che erano stati con lui "fin dal principio", abilitandoli così a rendergli testimonianza, cioè li rende capaci di continuare la sua opera. Il secondo brano (16,12-15) sottolinea ulteriormente la necessità di comprendere le "molte cose" insegnate da Gesù ai suoi discepoli. Costoro, che sembrano "per il momento" non "capaci di portarne il peso", a causa della loro debolezza e fragilità, quando riceveranno la "Spirito di verità", saranno introdotti da lui nel mistero delle istruzioni date da Gesù e attraverso di esse nella comunione col Padre.
Il dono dello Spirito Santo è dato dal Padre, per mezzo di Gesù, ai discepoli che vivono nella comunità. Lo Spirito corrobora i credenti, li abilita alla comprensione del mistero di Gesù, il Verbo fatto carne, e alla recezione dei suoi insegnamenti. Lo Spirito colma i limiti dei discepoli rendendoli capaci di essere testimoni autorevoli e credibili di Gesù risorto. Così lo Spirito rende testimonianza a Gesù nel tempo attraverso l'opera evangelizzatrice della comunità cristiana.
Collegamento fra le letture Il dono dello Spirito Santo, celebrato nella liturgia odierna, da unità alle letture. Gli Atti narrano la prima pentecoste che porta lo Spirito a coloro i quali a Gerusalemme "si trovavano insieme nello stesso luogo". Costoro, di conseguenza, "cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi" e riuscirono a comunicare con tutti. I "giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo", presenti a Gerusalemme per la pentecoste, diventano immagine di tutti i popoli che incontreranno il vangelo attraverso la comunità di Gesù: "anche voi mi renderete testimonianza". La testimonianza di coloro "che sono di Cristo Gesù" si struttura attorno a due poli: l'approfondimento della "verità tutta intera" e la vita "secondo lo Spirito". Nell'approfondimento del brano evangelico già si è detto della necessità e del significato di conoscere gli insegnamenti di Gesù, la sua verità. Questo aspetto va obbligatoriamente congiunto con quanto Paolo indica ai Galati: "viviamo dello Spirito". I cristiani, che hanno incontrato e conosciuto Gesù e per mezzo di lui hanno avuto in dono dal Padre lo Spirito, gradualmente superano i "desideri della carne" per produrre "il frutto dello Spirito".
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 16 maggio 2021 – Ascensione del Signore
Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo Atti 1,1-11 • Salmo 46 • Efesini 4,1-13 • Marco 16,15-20
Lettura Dopo l'annuncio dato dal giovane vestito di bianco alle donne nel sepolcro vuoto, il vangelo di Marco si chiude invitando gli amici di Gesù a ritornare in Galilea, per riprendere l'esperienza del discepolato ed iniziare la missione. La tradizione ha poi aggiunto un'appendice (16,9-20) nella quale, sotto forma di riassunto, si raccolgono alcune testimonianze delle esperienze pasquali di Gesù (vv.9-14) e dell'inizio della chiesa (vv.15-20). Il testo liturgico inizia col versetto 15 con delle aggiunte redazionali dei liturgisti. Io preferisco partire dal v. 14.
Mc 16,14-20 14 Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. 15 E disse loro: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17 Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18 prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno". 19 Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 20 Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Commento Il brano odierno comprende le parole di missione rivolte dal Risorto agli undici (vv.15-18), la rapida presentazione dell'ascensione di Gesù (v.19) ed il breve sommario sulla predicazione dei discepoli (v.20). L'opera evangelizzatrice, affidata da Gesù risorto agli Undici, è caratterizzata dalla universalità ("andate in tutto il mondo") e dalla attenzione particolare verso ogni individuo ("proclamate il vangelo ad ogni creatura"). La predicazione propone la fede. Questa viene accolta e d è resa stabile dal sacramento del battesimo, che porta alla salvezza: "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato". La non accoglienza conduce invece alla separazione da Gesù e quindi alla autocondanna condanna. Il testo presenta poi cinque segni, "che accompagneranno quelli che credono" ed indicano la concretezza della vita cristiana, nata dalla fede e dal battesimo. Essi richiamano da un lato l'incarico affidato da Gesù ai dodici, durante il suo ministero terreno (cfr. Mc 6,7 e 6,13), e dall'altro la particolare protezione offerta da Gesù risorto al credente e all'evangelizzatore. I segni, che sono fondamentalmente attività di lotta col male e di vittoria su di esso, confermano i discepoli nella loro fede già nata ("quelli che credono") e gli annunciatori si collocano in continuità col servizio svolto da Gesù: "il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che l'accompagnavano". Infine si presenta il Signore Gesù che, "dopo aver parlato con loro fu elevato in cielo", siede alla destra del Padre, non è lontano dalla missione degli evangelizzatori e ne é il motore e la causa prima. Per questo con coraggio e senza indugio "essi partirono e predicarono dappertutto".
L'azione evangelizzatrice, affidata da Gesù agli annunciatori, deve essere rivolta a tutti ed in modo personalizzato. Essa suscita la fede e crea la comunità dei credenti. La comunità che nasce, con la ricchezza visibile della sua vita, è il segno più vero della forza del vangelo, della fedeltà dell'annunciatore all'incarico ricevuto e della continua ed efficace opera del Signore risorto in mezzo ai suoi.
Collegamento fra le letture Le letture sviluppano una riflessione profondamente unitaria su Gesù Cristo. L'evento dell'ascensione del Signore si ricollega direttamente con la resurrezione: "Egli si mostrò ad essi vivo... durante quaranta giorni, apparendo loro", così dice Atti. Paolo aggiunge che l'ascendere al cielo di Gesù rimanda al fatto "che prima era disceso quaggiù sulla terra". In questo modo si sottolinea il mistero dell'incarnazione. Infine Atti anticipa la venuta finale del Signore: "Questo Gesù... tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". In attesa dell'ultima venuta si ha il tempo della Chiesa, il tempo dello Spirito Santo: "ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa... sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni". Le caratteristiche della Chiesa che vive nello Spirito ed attende il Signore sono: la fedeltà alla vocazione ricevuta, la fede ("chi crederà sarà salvato"), la predicazione del "vangelo ad ogni creatura" ("fino agli estremi confini della terra"), l'edificazione del "corpo di Cristo" per mezzo dei vari doni ricevuti, l'"unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio", che portano alla consapevolezza che il Signore opera nella Chiesa e con la Chiesa.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA - COMMENTO - VITA Unità Pastorale Madonna della Salute Goito 9 maggio 2021 – VI Domenica di Pasqua
Amatevi gli uni gli altri Atti 10,25-27.34-35.44-48 • Salmo 97 • 1Giovanni 4,7-10 • Giovanni 15,9-17
Lettura Il brano evangelico della sesta domenica di Pasqua è la continuazione di quello della domenica scorsa. Le affermazioni fatte da Gesù sul rapporto vite-tralci e viticultore-vite, là presentate, ora nel testo diventano del tutto esplicite e chiare attraverso un loro approfondimento.
Gv 15,9-17 9 Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.
Commento Per una migliore comprensione del testo si ritiene necessario dividerlo in due parti. Nella prima (vv.9-11) troviamo i temi dell'essere amati e del rimanere nell'amore. Le due tematiche si radicano nell'osservare i comandamenti e producono come risultato la condivisione della gioia di Gesù: "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". L'amore ricevuto gratuitamente diventa, nell'obbedienza al comandamento, amore attivo, donato verso un altro: "Come il Padre ha amato me, anch'io ho amato voi". Viene impresso così un movimento che va dal Padre a Gesù e da Gesù ai discepoli, i quali in Gesù incontrano il Padre. Nella seconda parte (vv.12-17) Gesù fa conoscere concretamente il contenuto del suo comandamento: "che vi amiate gli uni gli altri". Egli ne dà anche la misura e la qualità: "come io ho amato voi". Egli indica poi che il suo amore si concretizza nel "dare la vita per i propri amici". Da qui scaturisce la spiegazione su chi sono gli amici di Gesù. È suo amico chi compie ciò che lui comanda, conosce tutto quanto lui manifesta del Padre ed è disposto a dare la vita per Gesù e per i suoi amici. In questo contesto si colloca ed ha senso la vocazione del discepolo, che è chiamato a seguire le parole di Gesù: "Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri".
Il rapporto tra il Padre e Gesù e tra Gesù e il discepolo è un rapporto d'amore donato in successione. Al discepolo di conseguenza spetta soltanto il dovere di rimanere nell'amore di Gesù, che, in questo modo, gli permette di essere immerso nell'amore del Padre. Quest'esperienza fondamentale porta ad amare i fratelli e produce la pienezza della gioia. Tutta la realtà cristiana si gioca nei rapporti con Gesù e con il Padre. Essa ha la verifica concreta nell'amore reciproco tra i discepoli e mira a far loro sperimentare la pienezza della gioia.
Collegamento fra le letture Il tema dell'amore percorre le tre letture odierne. Giovanni nella seconda lettura presenta l'origine e la fonte dell'amore: Dio. Egli afferma che "l'amore è da Dio" e l'essenza di Dio è l'amore. Per tale ragione il cristiano ha come obiettivo della sua vita l'amore reciproco, perché "chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio" e "chi non ama non ha conosciuto Dio". Nel vangelo Gesù si presenta come la manifestazione dell'amore del Padre. Chi ascolta i suoi insegnamenti e li osserva resta unito a lui, è nel suo amore e rimane radicato nell'amore del Padre. L'amore di Dio è donato agli uomini per mezzo di Gesù: "non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi". E Dio, come dice Pietro nel testo di Atti, "non fa preferenza di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto". Così chi vive nell'amore partecipa al mistero di Dio e riceve il dono dello Spirito Santo, che lo guida nel cammino: "lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso". Il cristiano sperimenta così la gioia di Gesù ed è inserito a pieno titolo nella chiesa per mezzo del sacramento del Battesimo.
La vita (per continuare il lavoro nella riflessione personale) Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci : - Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché? - Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare. - Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato? (scegliere un impegno da vivere nella settimana)