LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 13 marzo 2022, II Quaresima - Anno C
Trasfigurati dalla preghiera e dalla croceGenesi 15, 5-12.17-18 . Salmo 26 . Filemone 3, 17-4,1 . Luca 9, 28-36
LetturaGesù sta svolgendo il suo ministero in Galilea. Egli predica e guarisce, chiama i discepoli a seguirlo e sorgono i primi contrasti con gli avversari. Dopo aver scelto i dodici tra i discepoli, li manda in missione. A loro un giorno chiede di dire un parere su cosa le folle pensano di lui; anch'essi sono invitati ad esprimersi al riguardo. Pietro, a nome di tutti, dichiara la loro fede; questa però è subito messa in difficoltà dal primo annuncio della passione e dalla dichiarazione sulla necessità per il discepolo di portare la croce dietro a Gesù. Qui si colloca la pericope della Trasfigurazione.
Lc 9, 28-3628Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!". 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.CommentoIl racconto inizia presentando Gesù che, prendendo "con sé Pietro, Giovanni e Giacomo", sale "sul monte a pregare". Occorre sottolineare il riferimento al monte, come luogo della manifestazione di Dio e della comunione con Lui attraverso la preghiera. Mentre Gesù prega il suo volto si trasforma, "la sua veste divenne candida e sfolgorante", in quanto simbolo della persona divina. L'evangelista Luca è particolarmente interessato al colloquio tra Gesù ed i due uomini, identificati poi con Mosé ed Elia. Essi parlano con Gesù "della suo esodo", della sua dipartita, della fine della vita "che stava per compiersi a Gerusalemme". È chiaro che qui Gesù prende coscienza del suo dover soffrire. A questa scena così intensa, in quanto manifestazione della gloria di Cristo ed anticipazione della sua sofferenza, fa da contrasto la non comprensione dei discepoli, che assistono al fatto. Essi, "oppressi dal sonno", non si rendono conto di quanto accade, oppure, come Pietro, fanno proposte inadeguate al momento. Infatti egli voleva arrivare alla "gloria" senza passare attraverso la croce. Quanto i discepoli non riescono a raggiungere con le proprie forze il progetto di Dio, è possibile sperarlo dall'intervento di Dio e dalla sua rivelazione. La presenza di Dio sul monte e la sua parola, spingono i discepoli a fidarsi di Gesù Cristo e a credere ai suoi insegnamenti: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".
La trasfigurazione di Gesù è anticipazione della sua pasqua di morte e resurrezione. È un'esperienza che avviene nella preghiera; aiuta Gesù a mettersi decisamente sulla strada della passione e stimola i discepoli a superare la loro distanza che li separa dal mistero di Dio. Dio che si rivela è realmente accolto da essi quando diventano capaci di ascoltare e recepire fino in fondo il discorso della croce. Chi nella preghiera crede e ascolta, facendo della croce la regola della vita, cammina con Cristo verso la gloria della Pasqua eterna.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa "trasfigurazione" è l'esperienza che fa percepire il senso più profondo della realtà. Essa non può mai significare il suo abbandono in vista di un altro mondo più appetibile. Le parole di Mosè e di Elia rivelano la trasfigurazione di Gesù come il momento in cui egli viene definitivamente orientato e sostenuto nella sua partenza per Gerusalemme. Anche per Pietro ed i suoi compagni, la partecipazione a quel momento li spinge a una responsabilità impegnativa nel presente, segnata dalla croce. Essi non sono invitati a stare sul Tabor, ma a scendere e ad andare. Per Abramo, nella prima lettura, la visione del cielo e delle stelle con le parole divine sono l'immissione impegnativa nella promessa e negli sviluppi futuri della storia di Dio con lui e col suo popolo. Lo sguardo alla "patria nei cieli" e la certezza della "trasfigurazione del corpo mortale", presentati dalla seconda lettura, non sono da intendere come consolazione o come distrazione dal presente. Essi sono riferimenti, che aiutano il cristiano ad essere consapevole delle dimensioni più profonde della sua realtà, lo rendono capace di stare rivolto da amico alla croce di Cristo e di evitare l'eccessivo interesse per le cose della terra.
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Goito 6 marzo 2022, I Quaresima - Anno C
Lo Spirito e la Parola vincono il DiavoloDeuteronomio 26, 4-10 . Salmo 90 . Romani 10, 8-13 . Luca 4, 1-13
LetturaIl brano evangelico della prima domenica di quaresima, riporta ai testi iniziali dell'opera attraverso i quali l'evangelista presenta i segni che identificano Gesù. Dopo la manifestazione di Gesù come Figlio di Dio al battesimo (3, 21-22), si ha la genealogia, che qualifica il Figlio di Dio come figlio del primo uomo Adamo (3, 23-38). Infine incontriamo il testo odierno.
Lc 4, 1-131Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane". 4Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo".5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: "Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo". 8Gesù gli rispose: "Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto".9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti:Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardoaffinché essi ti custodiscano;11e anche:Essi ti porteranno sulle loro maniperché il tuo piede non inciampi in una pietra".12Gesù gli rispose: "È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo".13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.CommentoIl racconto inizia presentando Gesù, "pieno di Spirito Santo", che lascia il Giordano e, guidato dallo Spirito, va nel deserto. La sottolineatura di Luca sul ruolo dello Spirito, si ricollega al racconto della sua discesa su Gesù mentre prega dopo il battesimo ed anticipa tutte le altre volte che l'evangelista indicherà il forte rapporto esistente tra Gesù e lo Spirito Santo. I quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto, assistito dallo Spirito, sono stati da lui in obbedienza alla volontà di Dio. La tentazione, sperimentata in quel contesto, diventa così una tappa necessaria, inscritta in un cammino positivo di crescita. Luca aggiunge anche che Gesù, "in quei giorni", "non mangiò nulla". In questo modo l'attenzione del lettore si porta su Gesù, il quale è tanto concentrato nella lotta contro la tentazione da non pensare nemmeno a mangiare. Terminati i quaranta giorni, egli ebbe fame; con questa annotazione si introducono le tre tentazioni emblematiche narrate nel testo. La prima tentazione del diavolo consiste nel chiedere a Gesù di trasformare in pane una pietra. Gesù risponde citando il Deuteronomio ("sta scritto: "non di solo pane vivrà l'uomo") ed invita ad andare all'essenziale della vita. La seconda spinge Gesù ad essere condizionato dalla potenza e dalla gloria mondane. Secondo l'evangelista è il diavolo che insinua negli uomini questa tentazione subdola e sottile. Gesù risponde citando la Scrittura nella quale si proclama che solo a Dio occorre prostrarsi. La terza, immaginata avvenuta sul pinnacolo del tempio di Gerusalemme, consiste nel chiedere a Gesù che faccia valere la sua identità di "Figlio di Dio" e quindi pretendere soccorso nelle situazioni di grave difficoltà. Si tratta della tentazione per le soluzioni miracolistiche e magiche dei problemi della vita. Ancora Gesù risponde citando le Scritture ed invita a confidare pienamente in Dio. Il racconto si chiude dicendo che "dopo aver esaurito ogni specie di tentazione il diavolo si allontanò da lui". La battaglia però non è finita; si ha ora una tregua fino "al tempo fissato", quando il diavolo tornerà. Questo tempo è quello della passione ed in particolare il momento in cui satana spinge Giuda al tradimento del Maestro.
Le tentazioni con cui inizia il cammino del Figlio di Dio, guidato dallo Spirito Santo, evidenziano una realtà costitutiva della vita. Esse, che si insinuano in tutte le dimensioni del vissuto umano, vanno riconosciute e superate attraverso un riferimento forte e costante alle Scritture ed una confidenza filiale in Dio.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl testo guida è il racconto che presenta Gesù nel deserto per quaranta giorni, dove subisce tentazioni. Si tratta, infatti, del brano caratteristico della prima domenica di quaresima. La difficoltà della tentazione consiste nel non riuscire a procedere nella vita di fede, da parte dell'uomo che ha ricevuto il dono dello Spirito. Questo dono non è un possesso pacifico, ma è sempre esposto all'asprezza della lotta con il diavolo. In questo senso diventa emblematico il comportamento di Gesù, il quale è capace di mantenersi fedele a causa di un efficace orientamento a quello che il Signore richiede ed è manifestato nella Scrittura. La situazione dell'israelita, descritta nella prima lettura, che deve accogliere i frutti della terra e del suo lavoro come un dono di Dio, porta ad un sempre rinnovato riconoscimento del Signore. Nel testo di Paolo è presentato il cristiano che, dopo aver creduto con il cuore ed ottenuto la giustificazione per la fede, cammina ulteriormente verso la salvezza con la confessione della bocca: "Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo".
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Goito 27 febbraio 2022, VIII domenica TO - Anno C
Per dare buoni fruttiSiracide 27, 4-7 . Salmo 91 . 1 Corinzi 15, 54-58 . Luca 6, 39-45
LetturaIl brano odierno fa parte del discorso detto della pianura: Lc 6,20 – 49. Rispetto a Matteo, l'evangelista Luca fa una proposta molto concisa ed incisiva. Siamo nella parte parabolica del discorso e la liturgia in questa domenica ne propone la prima parte.
Lc 6, 39-4539Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 40Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.CommentoIl testo di Luca raccoglie alcune sentenze pronunciate da Gesù per i discepoli e forse in polemica con gli avversari, in un contesto generale di carattere parabolico. L'inizio infatti rimanda a tale sfondo: "Gesù disse ai suoi discepoli una parabola".
Seguono poi le cinque sentenze. La prima (v. 39) è un invito rivolto ai discepoli a non essere ciechi: "Può forse un cieco guidare un altro cieco?". Ciechi sono coloro che non seguono gli insegnamenti di Gesù e di conseguenza la volontà di Dio. Nella comunità di Gesù tutti ricevono compiti educativi alla fede e responsabilità di guidare altri nel cammino cristiano (figli, amici, parenti, ecc.). Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità nella fedeltà prima di tutto e nel non delegare ad altri il compito di guida. La seconda sentenza riguarda il discepolo ed il maestro. Essa completa la riflessione iniziata nella prima. Il discepolo deve essere consapevole di dipendere sempre dall'unico maestro Gesù Cristo. Ogni attività svolta dal discepolo è sempre nel nome di Cristo Signore. Questo però non autorizza nessuno a sentirsi indegno o impreparato, perché chi segue il maestro e mette in pratica quanto lui insegna, continua a svolgere la sua stessa missione: "un discepolo non è più del maestro; ma ognuno che sia ben preparato sarà come il suo maestro". Il terzo detto parabolico è sulla scheggia e sulla trave nell'occhio: "perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo?". Anche in questo caso, probabilmente in polemica col comportamento dei suoi avversari connazionali, invita i discepoli a non giudicare le persone secondo le categorie umane, ma a rifarsi continuamente alla misericordia di Dio. La correzione fraterna è utile ed importante, ma solo se esprime la misericordia di Dio e porta ad incontrare il suo amore. Segue il paragone dell'albero buono e di quello cattivo. Essi sono dichiarati tali a secondo dei loro frutti: "Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né albero cattivo che produca frutto buono". Nell'ultima sentenza l'immagine dell'albero è applicata all'uomo. Anche l'uomo buono produce risultati buoni ed il cattivo frutti di malvagità. La bontà o la malvagità della persona si rivela nei suoi comportamenti esteriori, che dipendono dalla interiorità, cioè dai valori fondamentali che una persona ha posto a base della sua esistenza. Questa è la roccia sulla quale i discepoli sono invitati a costruire la casa della loro vita a cui fa riferimento la parabola finale non riportata nel testo liturgico (Lc 6,47– 49).
Il discepolo, che segue Gesù Cristo, non può accettare di omologarsi sui comportamenti e sugli insegnamenti frutto della saggezza umana. Egli è invitato a modellare la propria vita sulle parole dette da Gesù, per essere guida autorevole, per essere segno dell'amore misericordioso di Dio e per dare frutti buoni. In quanto radicato profondamente sugli insegnamenti del Maestro, il discepolo è l'uomo saggio ben radicato sulla roccia.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa coerenza tra scelta di fede e comportamento pratico del credente è il tema che unisce le letture. Il libro del Siracide afferma con autorevolezza che la modalità con cui l'uomo parla è la sua prova di vita. "La parola rivela il sentimenti del cuore", dice la prima lettura, in quanto attraverso la parola la persona rivela quello che è ed i valori che possiede. Anche il testo del Vangelo è in questa linea: "l'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda". Di fronte a questo impegno il cristiano può scoraggiarsi perché riflettendo gli appaiono i suoi difetti e si rende conto delle proprie incoerenze. A questo punto diventa forte e carico di speranze il messaggio di Paolo ai Corinzi: "La morte è stata inghiottita dalla vittoria. Dov'è o morte la tua vittoria? Dov'è o morte il tuo pungiglione?". Gesù Cristo, vincendo la morte, vince anche i nostri limiti, le nostre incoerenze ed i nostri difetti. Veramente è da credere che prima o poi la coerenza tra fede e vita si realizzerà in noi e nella comunità per la potenza del Signore morto e risorto. A noi resta nel frattempo da prendere sul serio il monito paolino: "rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più
nell'pera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore""
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Goito 20 febbraio 2022, VII domenica TO - Anno C
Amare senza misura1 Samuele 26, 2.7-9.12-13.22-23 . Salmo 102 . 1 Corinti 15, 45-49 . Luca 6, 27-38
LetturaIl così detto discorso della pianura, riportato dall'evangelista s. Luca, è strutturato in tre parti. All'inizio si ha l'annuncio profetico (vv. 20-26), costituito dalle beatitudini e dai "guai". Segue la parte parenetica (il passo odierno: vv. 27-38) ed infine quella parabolica (vv. 39-49).
Lc 6, 27-3827Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio".CommentoIl brano inizia presentando Gesù che si rivolge a tutti i suoi uditori: "a voi che ascoltate, io dico ...". Costoro sono i discepoli, la folla che lo circonda è idealmente chiunque si trovi ad ascoltare le sue parole. A tutti Gesù insegna: "Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano ...". L'amore al nemico è il messaggio etico specifico portato da Gesù e la novità assoluta da lui predicata e vissuta. Che cosa significa amare i nemici? Lo spiega Gesù stesso: fare del bene, benedire e pregare per coloro che vi odiano, maledicono e maltrattano. Egli precisa poi che si giunge ad amare il nemico soltanto se si fa propria la regola d'oro, presente nelle civiltà antiche: "come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro". Gesù non dice di evitare agli altri quello che non desideriamo, ma spinge a farsi carico positivamente e creativamente di quanto immaginiamo che gli altri desiderano da noi. Vivendo così si giunge fino ad amare i nemici, cioè al vero amore cristiano. Il contenuto dell'insegnamento di Gesù è ulteriormente specificato attraverso tre interrogative retoriche nei vv. 32-34. Queste mostrano come l'amore per coloro che ci amano, la beneficenza a chi ci ha fatto del bene, il prestito concesso a chi è in grado di contraccambiare, non contrassegnano la realtà cristiana, ma sono comuni a tutti gli uomini, peccatori compresi. Gesù desidera che il comportamento dei suoi discepoli si qualifichi per l'amore verso i nemici, nel fare il bene e nel prestare "senza sperarne nulla". Solo vivendo così, egli dice, "sarete figli dell'Altissimo" e diventerete misericordiosi come il Padre vostro. La parte finale del testo presenta le conseguenze pratiche di chi è misericordioso. Gli atteggiamenti assunti nella vita, in sintonia con le parole di Gesù, determineranno l'atteggiamento escatologico di Dio nei nostri confronti e la consistenza del premio eterno.
Chi ascolta le parole di Gesù necessariamente deve incarnarle nella vita attraverso un comportamento etico conseguente. Il cristiano è lanciato da Gesù verso l'obiettivo specifico dell'amore da lui insegnato che porta a fare agli altri quello che essi desiderano da noi. Questa prospettiva deve completarsi necessariamente con l'amore al nemico. Solo così si è veri discepoli di Cristo e figli di Dio in camminano verso il premio eterno.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREDavide è nell'accampamento di Saul e tutta la truppa del re dorme profondamente. Egli ha la possibilità di eliminare il suo nemico, ma non vuole uccidere Saul e dice: "chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?". Per questo la lancia del re e "la brocca d'acqua, che era dalla parte del capo di Saul" diventano il segno che Davide ha risparmiato il "consacrato del Signore" e che "il Signore renderà a ciascuno secondo giustizia". Il comportamento di Davide descritto nella prima lettura è l'anticipazione dell'insegnamento evangelico di Gesù, che vuole i suoi discepoli capaci di amore concreto verso tutti fino ad amare i nemici. Questa prospettiva di vita non è sicuramente possibile all'uomo fatto soltanto di terra, come dice s. Paolo nella seconda lettura. Per entrare in tale dinamica evangelica è necessario portare sempre più "l'immagine dell'uomo celeste", che completa "l'immagine dell'uomo di terra", e rende sempre più "figli dell'Altissimo".
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 13 febbraio 2022, VI domenica TO - Anno C
É beato chi dà il cuore a CristoGeremia 17, 5-8 . Salmo 1 . 1 Corinti 15, 12.16-20 . Luca 6, 17.20-26
LetturaGesù continua a svolgere il ministero in Galilea. Il suo insegnamento e le sue opere suscitano la reazione negativa degli scribi e dei farisei. Nel frattempo egli costituisce i dodici apostoli scegliendoli tra i discepoli, dopo aver trascorso tutta la notte sul monte a pregare (Lc 6, 13-16).
Lc 6,17.20-2617Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, [18che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. 19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.]20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:"Beati voi, poveri,perché vostro è il regno di Dio.21Beati voi, che ora avete fame,perché sarete saziati.Beati voi, che ora piangete,perché riderete.22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.24Ma guai a voi, ricchi,perché avete già ricevuto la vostra consolazione.25Guai a voi, che ora siete sazi,perché avrete fame.Guai a voi, che ora ridete,perché sarete nel dolore e piangerete.26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.CommentoIl brano si apre presentando Gesù che, sceso dal monte dell'orazione con i dodici apostoli, viene circondato dai discepoli e da grande moltitudine di gente proveniente "da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone"; questa regione era abitata dai pagani. La gente cerca Gesù per ascoltarlo, per essere guariti e liberati dagli spiriti impuri. L'evangelista ha così presentato i destinatari ultimi del discorso di Gesù. Occorre però osservare che le parole del maestro, pronunciate "in un luogo pianeggiante", sono immediatamente dirette ai discepoli: "alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva". La prima beatitudine ("beati voi poveri, perché vostro é il regno di Dio"), riferita ai discepoli, dichiara beata non la povertà ma la persona che ha creato con Gesù una intensa relazione non condizionata da nulla di materiale. A chi è così, viene dato il regno di Dio. Per contrasto non sono beati ("guai a voi ricchi") coloro che pongono le loro sicurezze ed il loro cuore nei beni materiali. Questi costituiscono per la persona una barriera insormontabile che ostacola l'incontro con Gesù Cristo. I discepoli sono poi beati perché ora hanno fame, cioè il loro rapporto con Gesù Cristo esige l'accettazione di limitazioni e rinunce anche nei bisogni fondamentali della vita. Costoro parteciperanno al banchetto escatologico, preparato alla fine dei tempi, dove ogni limite e carenza umana sperimentati saranno compensati dalla condivisione del regno di Dio. Ma guai invece a chi cerca affannosamente di saziare i propri bisogni, escludendo Gesù Cristo dalla propria vita. Chi si comporta così resterà fuori per sempre dal regno. Sono infine beati quei discepoli che, seguendo "il Figlio dell'uomo", a causa sua ora piangono e sono odiati, insultati, esclusi e calunniati. Anche per questi il regno di Dio, a cui parteciperanno, sarà una ricompensa inimmaginabile. Invece chi cerca la felicità ad ogni costo e con ogni mezzo e narcisisticamente pretende di essere al centro dell'attenzione, desiderando d'essere superiore a tutti, costui è escluso dalla beatitudine e ha la sorte dei falsi profeti.
Per il discepolo la vera beatitudine consiste nell'aver creato un rapporto intenso con Cristo al punto da considerare tutto il resto secondario e marginale: ricchezze, necessità primarie, sofferenza e giudizio degli altri. Sono invece esclusi dalla beatitudine coloro che pongono nelle cose e nelle esperienze umane il loro cuore.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e allontanando il suo cuore dal Signore", così inizia la prima lettura tratta dal profeta Geremia. L'uomo che vive confidando esclusivamente sulle relazioni da lui create, gestite e controllate progetta un'esistenza piena di sventure, perché chiusa su se stessa. Egli, dice il profeta, è "come un tamerisco nella steppa", non vede il bene che lo circonda, è come se dimorasse nel deserto o "in una terra di salsedine" dove non cresce nulla. Invece è benedetto "l'uomo che confida nel Signore". Abbiamo incontrato lo stesso insegnamento anche nel brano evangelico. Per Gesù sono beati i discepoli poveri, affamati, piangenti e rifiutati per il vangelo. Costoro sono persone che fondano la loro esistenza nel rapporto col Signore e non si chiudono nel cerchio mortale del loro egoismo. S. Paolo, nella seconda lettura, completa l'insegnamento odierno. La fede in Cristo morto e risorto è la garanzia della beatitudine presente e futura.
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Goito 6 febbraio 2022, V domenica TO - Anno C – Giornata della vita
La parola di Cristo educa e sconfigge la pauraIsaia, 6,1-2a.3-8 . Salmo 137 . 1Corinti 15,1-11 . Luca 5,1-11
LetturaLasciata Nazaret, Gesù scende a Cafarnao, città della Galilea collocata sulle rive del lago di Genezaret. In quella località continua il suo ministero nella duplice dimensione di annunzio profetico, esercitato con autorità nella sinagoga, e di azione taumaturgica.
Lc 5,1-111Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". 5Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore". 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.CommentoIl nuovo capitolo si apre presentando Gesù sulla riva del lago mentre insegna "la parola di Dio" alla folla che lo circonda. Il gruppo degli ascoltatori è consistente; per sottrarsi alla ressa e per essere visto e ascoltato da tutti decide di ammaestrarli stando su di una barca, scostato un po' da terra (vv. 1-3). Della prima scena è utile sottolineare la presentazione di Gesù come autorevole maestro inserito nella scia degli inviati da Dio. Segue la narrazione della pesca straordinaria (vv. 4-7). Gesù, terminato l'insegnamento, si rivolge a Simone e gli dice: "prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". La prima reazione dell'esperto pescatore è di disappunto alla richiesta formulata da Gesù: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla". Di giorno quindi il risultato non sarebbe stato sicuramente migliore. Mentre Simone parla, il suo atteggiamento nei confronti di Gesù però si modifica e subito aggiunge: "ma sulla tua parola getterò le reti". La grandiosità della pesca è espressa con un crescendo di immagini. "Presero una quantità enorme di pesci"; poi si presentano le reti che quasi si rompono a causa del tanto pesce; infine le due barche sono appena sufficienti a contenere l'abbondanza dei pesci. Qui Gesù è indicato come un maestro diverso dagli altri. Egli ha una parola efficace che produce risultati inimmaginabili in chi la segue con fede. Infine viene delineata la reazione conseguente di Simone e lo stupore che "aveva invaso lui e tutti gli altri che erano con lui" (vv. 8-10a). La straordinarietà della pesca, che rivela la novità portata dal maestro, spinge Simone (che già a Cafarnao aveva sperimentato questo: cfr. 4,38-41) a buttarsi alle ginocchia di Gesù dicendo: "Signore, allontanati da me perché sono un peccatore". Gesù, che è il Signore, attraverso la sua opera non solo porta l'uomo ad incontrare il mistero di Dio, ma lo aiuta ad avere una percezione realistica delle proprie miserie. Il racconto si chiude con le parole di Gesù rivolte a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Egli rassicura Simone e lo incoraggia annunciandogli che avrà la missione di portare gli uomini ad incontrarsi con lui. Simone ed i suoi soci con radicalità e generosità seguono decisamente Gesù, facendolo diventare la guida della loro vita. Occorre da ultimo annotare che nel racconto vi è un particolare interesse per la figura di Simone, già evidenziato anche nel capitolo precedente nella vicenda di Cafarnao.
L'insegnamento autorevole di Gesù trascina le folle. Chi ascolta le sue parole e si fida di lui, come ha fatto Simone, vive esperienze umanamente imprevedibili ed inspiegabili, sempre comunque caratterizzate dall'abbondanza del dono. Tutto questo oggi continua a realizzarsi nella comunità radunata attorno a Simon Pietro e da lui presieduta, nella quale è presente il Signore.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREChi segue con fede le parole di Gesù incontra il mistero "fascinoso e tremendo" di Dio. Anche il profeta Isaia, come si legge nella prima lettura, vede "il Signore seduto su di un trono alto ed elevato". Tale esperienza lo porta a percepire la sua miseria e a proclamare: "Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono...". Vive la stessa dimensione anche Simone che dopo la pesca straordinaria afferma in ginocchio: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". I limiti dell'uomo non ostacolano e non bloccano l'opera di Dio. Egli, come fa Gesù, viene incontro ad ogni individuo, lo incoraggia ("non temere"), toglie da lui ogni peccato ed iniquità con la forza bruciante del suo amore (cfr. prima lettura) e gli affida un compito in ordine alla diffusione della salvezza tra gli uomini. Pure Paolo, che non si ritiene degno "d'essere chiamato apostolo, perché ha perseguitato la Chiesa di Dio", per opera della grazia di Dio è quello che è e trasmette a tutti l'annuncio della Pasqua di salvezza. La Parola accolta con fede apre sempre prospettive di speranza, di bene e di felicità.
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Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 30 gennaio 2022, IV domenica TO - Anno C
Accogliere Cristo senza ripensamenti e con fiduciaGeremia 1,4-5.17-19 . Salmo 70 . 1Corinti 12,31-13,13 . Luca 4,21-30
LetturaLa liturgia odierna propone la continuazione della pericope lucana incontrata domenica scorsa. Gesù, all'inizio del suo ministero, si reca nella città dove era cresciuto e di sabato entra nella sinagoga. Qui, attraverso una citazione presa dal profeta Isaia, presenta il suo programma che realizzerà poi guidato dallo Spirito Santo.
Lc 4,21-3021Allora cominciò a dire loro: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato".22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è costui il figlio di Giuseppe?". 23Ma egli rispose loro: "Certamente voi mi citerete questo proverbio: "Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!"". 24Poi aggiunse: "In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro".28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.CommentoNel brano evangelico troviamo altre parole di Gesù, pronunciate in sinagoga (vv.23-27) le quali sono racchiuse tra due reazioni degli uditori di segno opposto. La prima risulta complessivamente positiva (v.22), mentre la seconda è chiaramente ostile (vv.28-29). Dopo aver udito le prime parole di Gesù, pronunciate a commento del testo isaiano da lui proclamato: "Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato", le persone presenti in sinagoga hanno una risposta difficile da delineare nel suo significato. Dapprima si dice che "tutti gli davano testimonianza", poi che "erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca" ed infine, nella domanda: "non è costui il figlio di Giuseppe", si evidenzia un dubbio nascente negli uditori. A questo punto Gesù reagisce pronunciando altre parole. Egli, prevenendo un'obiezione possibile, che diventava richiesta nei suoi riguardi, dice: "Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria". E presentandosi in un primo momento come medico o taumaturgo, attraverso un detto proverbiale da tutti conosciuto ("medico cura te stesso"), evidenzia che questo livello del suo ministero ha molto più successo tra la gente rispetto all'evangelizzazione, scopo per cui egli è venuto. Infatti subito dopo, servendosi ancora di un detto popolare, descrive se stesso attraverso la figura biblica del profeta. Collegandosi poi con le grandi figure storiche di Elia ed Eliseo, sottolinea la costitutiva difficoltà per un profeta di essere "ben accetto nella sua patria", perché egli richiama continuamente e con fortezza il progetto di Dio, dal quale i suoi uditori si sono allontanati. Con i due episodi veterotestamentari (1Re 17 e 2Re 5) dichiara anche che altri accoglieranno il dono di Dio, così come avvenne con la vedova pagana e con Naaman il siro. A questo punto si comprende la reazione ostile finale dei suoi concittadini. Costoro, sentendosi criticati dalle parole di Gesù e comprendendo di essere esclusi dal progetto di Dio manifestato da Gesù, invece di convertirsi, "pieni di sdegno" lo cacciano dalla sinagoga e dal paese tentando di ucciderlo. Misteriosamente Gesù riesce a sottrarsi alla morte e, "passando in mezzo a loro", continua altrove il suo ministero.
Le parole di Gesù e la loro attuazione nella sua persona, suscitano inevitabilmente delle reazioni in chi lo incontra. Chi si avvicina a lui con dei pregiudizi o con delle attese predeterminate rischia di non incontrare la salvezza che viene per mezzo suo. La novità del vangelo, che egli è venuto a portare, se non viene accolta dai destinatari privilegiati, perché essi invece si aspettano quanto a loro fa comodo, troverà sicuramente in altri un cuore capace di far spazio all'annuncio di salvezza.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl vangelo evidenzia un'esperienza vissuta da Gesù: l'incomprensione e la persecuzione a causa dell'annuncio attuato. Questo filo percorre tutta la sua vita ed ha sul Calvario la manifestazione più acuta. Nella prima lettura vediamo che anche Geremia è chiamato dalla parola del Signore a dire al popolo ciò che lui gli avrebbe ordinato. Ed anche per il profeta la proclamazione della volontà di Dio comporta la paura da parte sua e l'incomprensione dei destinatari del messaggio. Allora il Signore lo rassicura e dice: "oggi io faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo contro tutto il paese". Infine a Geremia viene anche detto che gli muoveranno guerra, ma non lo vinceranno, perché il Signore sarà sempre con lui. Paolo nella seconda lettura presenta la carità come la "via migliore di tutte". Se da un lato essa chiede al cristiano una lotta difficile, per realizzare e sviluppare le sue dimensioni complesse, dall'altro diventa l'atteggiamento indispensabile per poter sempre evangelizzare. Non esiste evangelizzazione senza carità! In questo senso la carità, proprio perché "non avrà mai fine", diventa per il cristiano la chiamata che fa condividere la croce di Gesù e nello stesso tempo è l'atteggiamento che orienta alla santificazione.
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Goito 23 gennaio 2022, III domenica TO - Anno C – Della Parola di Dio
Evangelizzare a partire dalle ScrittureNeemia 8,2-4a.5-6.8-10 . Salmo 18 . 1Corinti 12,12-31° . Luca 1,1-4; 4,14-21
LetturaIl brano odierno rimanda a due punti diversi del vangelo di Luca. All'inizio leggiamo il prologo (1,1-4), che serve da presentazione generale del vangelo e di tutta l'opera lucana. Poi incontriamo l'inizio della narrazione del ministero pubblico di Gesù e la prima parte della sua presenza a Nazaret (4,14-21).
Lc 1,1-4; 4,14-211Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.3, 14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:18 Lo Spirito del Signore è sopra di me;per questo mi ha consacrato con l'unzionee mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,a proclamare ai prigionieri la liberazionee ai ciechi la vista;a rimettere in libertà gli oppressi,19 a proclamare l'anno di grazia del Signore.20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato".CommentoIl prologo dà i criteri di lettura del vangelo di Luca. In esso infatti troviamo indicato il metodo usato dall'evangelista nella compilazione dell'opera ("anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza"), il risultato ottenuto ("un resoconto ordinato") e la finalità desiderata (in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto). Chi si accosta al vangelo deve sapere che esso non è una pia lettura, ma serve ad approfondire la scelta di fede effettuata e a dare maggior spessore alla formazione ricevuta. Per questo allora occorre continuamente scrutare e cercare di capire quale sia l'insegnamento che soggiace all'armoniosa e fluida narrazione lucana.
L'inizio del ministero di Gesù è focalizzato da Luca sulla sua presenza in sinagoga a Nazaret e sulle parole da lui pronunciate. La lettura di Isaia, estremamente importante, si colloca nel contesto solenne del rito sinagogale sabbatico. Essa infatti è preceduta da gesti introduttivi ("si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo, ... trovò il passo") ed è seguita da azioni conclusive ("arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette"). Tutti nella sinagoga lo guardano perché attendono da lui qualcosa di significativo. Le parole di Gesù proclamano infatti subito dopo, che è giunto il tempo del compimento delle Scritture: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato". I dati fondamentali di tale compimento sono indicati nel dono dello Spirito, che consacra Gesù, e nell'evangelizzazione dei poveri, conseguente alla sua missione. Da tale evangelizzazione dipende il destino dei poveri e di tutte le genti, perché in essa si manifesta l'"anno di grazia del Signore".
Ascoltando o leggendo il vangelo di Luca occorre andare in profondità per incontrare Gesù Cristo compimento delle Scritture. Queste, affidate alla chiesa, devono incessantemente essere proclamate nel nome di Gesù e sotto l'azione dello Spirito. Infatti ogni evangelizzazione concreta ed efficace parte sempre dalle Scritture e da esse, accolte con disponibilità, dipende la reale salvezza dei soggetti e delle vicende umane.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa proclamazione delle Scritture, offerta da Esdra al suo popolo e fatta da Gesù a Nazaret, collega la prima lettura col vangelo. La lettura del "libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno ..." rende quel giorno "consacrato al Signore", cioè santo e festoso. Il libro di Isaia proclamato da Gesù, trova in lui il pieno compimento e attraverso di lui in tutti coloro che ascoltano le Scritture e le mettono in pratica. Qui si innesta la seconda lettura. É la Parola accolta con docilità che rende le mote membra "un corpo solo"; è la Parola che porta ad essere "battezzati in un solo Spirito"; è ancora la Parola che compiendosi in noi spinge ad "aspirare ai carismi più grandi".
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Goito 16 gennaio 2022, II domenica TO - Anno C
Gesù dona il vino buonoIsaia 62,1-5 . Salmo 95 . 1 Corinti 12, 4-11 . Giovanni 2,1-12
LetturaIl racconto del primo segno compiuto da Gesù a Cana, completa quest'anno l'articolazione tradizionale dei tre avvenimenti che insieme costituiscono l'epifania del Signore: venuta dei magi, battesimo di Gesù e acqua cambiata in vino. Il testo giovanneo odierno si colloca praticamente all'inizio del ministero pubblico di Gesù, in cui con segni e parole egli si mostra al popolo come rivelazione del Padre. È utile, per la lettura e la comprensione del brano, tener conto di quanto dice il Battista a proposito di Gesù: "...l'uomo sul quale vedrai scendere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio" (Gv 1,33-34).
Gv 2,1-121Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". 4E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora". 5Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela".6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore"; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: "Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto". Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo 10e gli disse: "Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora".11Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.CommentoIl testo si apre con una introduzione narrativa che annuncia uno sposalizio a "Cana di Galilea" - i cui festeggiamenti, secondo la tradizione ebraica, duravano sette giorni - e poi l'evangelista presenta gli autorevoli invitati: "c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli". Poi si delinea la situazione di crisi, che si profila sempre più pesante all'interno della festa in corso; infatti era "venuto a mancare il vino". La madre di Gesù chiede al figlio un intervento risolutore, ma egli in un primo momento sembra non disponibile in quanto dice: "non è ancora giunta la mia ora". Non era ancora il momento in cui si doveva manifestare la gloria di Gesù; essa si evidenzierà in tutto il suo splendore nella pasqua. Tale momento della vita di Gesù è sicuramente richiamato all'inizio del brano ("il terzo giorno") anche con la figura della madre, che nel racconto giovanneo ritornerà poi soltanto ai piedi della croce (cfr. 19,25-27). Gesù compirà il segno, forse anche a causa dell'insistenza della madre. Tutto il racconto del miracolo in senso stretto, è strutturato attorno alle parole di Gesù e all'obbedienza dei servi alle indicazioni ricevute. "Qualsiasi cosa vi dica, fatela" aveva detto la madre ai servi. Va notato la grande quantità di acqua trasformata in vino: ("sei anfore... contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri") e la bontà del vino, dichiarata dal maestro di tavola, al quale per primo fu portato il vino. Infine nel v. 11 troviamo indicato lo scopo del miracolo e di tutto il racconto. A Cana "fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù" che manifestarono la sua gloria e suscitarono la fede nei suoi discepoli i quali "credettero in lui".
Gesù a Cana, guidato dallo Spirito Santo e spinto dall'insistenza della madre, compie un primo "segno" o miracolo. Questo rivela e manifesta Gesù come lo sposo che trasforma positivamente ogni situazione difficile e dà alla Chiesa il vino abbondante del suo amore, il quale produce gioia e festa, se in obbedienza si ascoltano le sue parole. Il segno compiuto a Cana anticipa anche il grande segno della passione-morte-resurrezione di Gesù; entrambi per essere riconosciuti e capiti richiedono ai discepoli la fede.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREUn tema che potrebbe unire le letture è il dono sovrabbondante concesso da Gesù per mezzo dell'"unico e medesimo Spirito". La ricchezza e "la diversità dei ministeri" o carismi, descritte dall'apostolo nella prima lettera ai Corinzi, sono il segno visibile dell'amore sovrabbondante donato da Gesù Cristo alla Chiesa per mezzo "dello Spirito per l'utilità comune". Questo tema, come è già stato scritto, è presente anche nel brano del vangelo dietro l'immagine dell'abbondante e buon vino donato da Gesù a Cana. Se la chiesa accoglie il dono di Gesù realizza quanto viene detto nel testo di Isaia. Essa "sarà una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio", "perché il Signore troverà in te la sua delizia... il tuo Dio gioirà di te" in quanto ha raggiunto "la sua giustizia e la sua salvezza". In questo modo la chiesa potrà essere lampada che risplende perché i popoli vedano "la tua giustizia, tutti i re la tua gloria".
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Sentito il Vicario foraneo e in accordo con i parroci limitrofi, a causa del dilagare dell'epidemia, si ritiene opportuno sospendere il catechismo per i bambini e i ragazzi fino a fine gennaio. Se dovessero intervenire delle variazioni positive, la decisione si potrà rivedere.
Si continua ad invitare i ragazzi a piccoli gruppi alle Messe domenicali.
Don Marco
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Goito 9 gennaio 2022, Battesimo del Signore - Anno C
Nello Spirito, Gesù è figlio predilettoIsaia 40,1-5.9-11 . Salmo 104 . Tito 2,11-14.3,4-7 . Luca 3,15-16.21-22
LetturaIl testo evangelico, che la liturgia del battesimo del Signore ci propone, è composto di due parti. La prima (vv.15-16) si collega col ministero di Giovanni Battista ed è già stata proclamata e commentata nella terza domenica di avvento. La seconda (vv.21-22) presenta l'"inizio di Gesù" al Giordano.
Lc 3,15-16.21-2215Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. (...).21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento".CommentoI versetti, che riportano il ministero di Giovanni Battista e le sue parole, sono quest'oggi finalizzati a sottolineare e a preparare la venuta di colui che "battezzerà in Spirito santo e fuoco". Col v. 21 l'evangelista inizia a presentare Gesù, descrivendo prima il grande movimento battesimale che interessa tutto il popolo: "mentre tutto il popolo veniva battezzato...". All'interno di questo contesto, in solidarietà col popolo, anche Gesù riceve il battesimo. La cerimonia battesimale non è descritta, mentre sono indicati i fatti conseguenti considerati quindi molto importanti. Dapprima si presenta Gesù che "stava in preghiera", cioè egli non perdeva occasione per vivere un particolare rapporto di intimità col Padre. Da questa esperienza di fondo, dipendono gli altri avvenimenti descritti. "Il cielo si aprì", cioè con la venuta di Gesù riprende la possibilità di comunicazione tra Dio ed il suo popolo; essa si era interrotta a causa dell'infedeltà del popolo e tale esperienza veniva espressa nel linguaggio profetico con l'immagine dei "cieli chiusi". "Discese sopra di lui lo Spirito Santo...": il dono dello Spirito è per Gesù l'effetto della sua relazione con il Padre ed è la presenza che lo renderà battezzatore "in Spirito Santo e fuoco". Luca accentua anche l'aspetto visivo del dono dello Spirito a Gesù: "in forma corporea, come una colomba". In questo modo egli non vuole dare una descrizione oggettiva dello Spirito, ma intende sottolineare il carattere di manifestazione concreta, esperienziale della presenza dello Spirito. Infine, "venne una voce dal cielo...", la voce del Padre che ratifica ed esplicita il rapporto esistente tra lui e Gesù.
Gesù, in solidarietà col popolo, riceve il battesimo proposto da Giovanni. In questo contesto si evidenzia la particolare relazione esistente tra Gesù ed il Padre. Da tale rapporto dipendono il dono dello Spirito Santo per Gesù ed il suo ministero esercitato nello Spirito. Il battesimo celebrato dalla Chiesa, che dona lo Spirito nel nome di Gesù, è possibile perché esiste un'intima relazione di Gesù col Padre e della Chiesa con Gesù.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREGiovanni che Gesù, colui che è più forte di lui, battezzerà in Spirito Santo e fuoco, cioè darà il dono dello Spirito per creare un nuovo popolo che è la Chiesa. Il battesimo cristiano è preceduto dal battesimo di Gesù, che segna l'inizio di una nuova era. Questa è caratterizzata dal rapporto intimo di Gesù col Padre, dentro al quale vengono coinvolti positivamente gli uomini ed il mondo. Il dono dello Spirito è l'equipaggiamento di Gesù per la missione che sta per iniziare, ma è pure l'attrezzatura indispensabile per la missione della Chiesa. L'efficacia delle parole di Gesù e delle sue opere viene spiegata col dono dello Spirito che fa di Gesù il portatore della potenza di Dio. In questa linea è da leggere nella lettera a Tito l'affermazione della generosità di Dio: "È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza... Si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro ed il suo amore per gli uomini". Gesù è colui che, per mezzo dello Spirito, diventa dono di Dio potente per gli uomini, rendendoli popolo santo. Questo è il nuovo popolo raffigurato profeticamente dalle parole di Isaia nella prima lettura.
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ore 10 del 6 gennaio 2022
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 1 gennaio 2022, Maria ss. Madre di Dio - Anno C
MARIA SERBAVA OGNI COSA NEL CUORENumeri 6, 22-27 . Salmo 66 . Galati 4, 4-7 . Luca 2, 16-21
LetturaIl brano ci riporta agli inizi del vangelo di san Luca e precisamente alla "manifestazione" di Gesù Cristo avvenuta a Betlemme. Del racconto, strutturato in tre quadri (la nascita di Gesù vv. 1-7, l'annuncio ai pastori vv. 8-14, la venuta dei pastori a Betlemme vv. 15-20), la liturgia ci presenta il terzo, con l'aggiunta della circoncisione di Gesù e l'imposizione del nome (v. 21).
Lc 2,16-21I pastori 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.CommentoIl testo si apre narrando dei pastori che, dopo aver ricevuto l'annuncio della nascita di Gesù, vanno a verificare di persona quanto a loro è stato detto: "andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia". Dopo aver visto direttamente Gesù, riferiscono a tutti "ciò che del bambino era stato detto loro". Essi diventano così i primi testimoni ed evangelizzatori. Il testo sottolinea che quanti ascoltano i pastori rimangono stupiti del loro messaggio che suscita sicuramente reazioni di incredulità, di interesse, di curiosità. Anche Maria è presentata tra coloro che reagiscono al messaggio dei pastori. Ella infatti raccoglie tutto quanto avviene attorno a suo figlio; serba "tutte le cose meditandole nel suo cuore" cioè facendole diventare parte importante della sua vita. I pastori a questo punto partono e, tornando alla loro professione, "glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto". Si ha poi il breve brano che racconta la circoncisione di Gesù, avvenuta dopo otto giorni dalla nascita, e l'imposizione del nome: "gli fu messo nome Gesù". È questo un nome che non viene dato dai genitori, ma da Dio stesso. Infatti così "era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo" della madre. Il nome dato al bambino indica il progetto di Dio sulla persona: "il Signore salva".
La nascita di Gesù a Betlemme ha come finalità l'incontro di Dio con gli uomini, di cui i pastori sono i rappresentanti significativi. Chi incrocia sulla sua strada Gesù Cristo, necessariamente diventa un evangelizzatore, cioè uno che con la vita e la parola fa conoscere Gesù. Questa esperienza si realizza soltanto quando, come Maria, tutto ciò che riguarda Gesù si conserva nel cuore e tutta la vita si orienta alla volontà di Dio Padre, attraverso la preghiera e la meditazione delle Scritture.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa solennità della Madre di Dio prolunga la contemplazione della realtà di Dio che si manifesta nell'umanità di Gesù. Il tema di Dio che salva collega le letture di questa solennità. Nella prima lettura, l'antica benedizione sacerdotale presenta un Dio che vuole stare con gli israeliti e donare loro la sua benedizione. Questa garantisce al popolo protezione, fecondità e pace. L'attenzione di Dio verso il suo popolo è resa anche con l'immagine del volto orientato agli israeliti; l'immagine del volto esprime il desiderio di Dio di avere una relazione stabile. Il volto luminoso di Dio, che salva il suo popolo, coincide con quello del suo Figlio Gesù Cristo inviato nella pienezza dei tempi per dare libertà a tutti gli uomini. Chi accoglie Gesù come Maria sua madre, che meditava nel cuore ogni cosa, partecipa direttamente della salvezza. Anche Paolo nella Lettera ai Galati richiama la pienezza dei tempi in cui Dio si è manifestato all'umanità per la salvezza. Qui addirittura si afferma che l'intervento decisivo di Dio nella storia, tramite il figlio, rende tutti figli dello stesso Padre.
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Goito 25 dicembre 2021– Natale del Signore Anno C
OGGI È NATO IL SALVATORES. Messa della Notte
Isaia 9,1-3.5-6 . Salmo 95 . Timoteo 2,11-14 . Luca 2,1-14
LetturaAll'inizio del secondo capitolo, l'evangelista Luca riporta "la nascita di Gesù nella città di Davide e la sua manifestazione ai pastori" (Lc 2,1-20). La narrazione completa comprende tre quadri: la nascita di Gesù a Betlemme, l'annuncio dell'angelo ai pastori e la loro venuta a Betlemme. Il testo liturgico della notte di Natale ci propone soltanto i primi due.
Lc 2,1-141In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".CommentoIl primo quadro del racconto (vv.1-7) si articola attorno a tre elementi portanti. Uno è centrato su Cesare Augusto ed ha come scenario "tutta la terra". Un altro fa perno su Davide, chiamato in scena dal censimento e dal viaggio compiuto da Giuseppe, che "apparteneva alla casa e alla famiglia di Davide", a Betlemme per farsi registrare. Il terzo presenta con semplicità e solennità la nascita di Gesù. In esso particolare attenzione è data ai gesti compiuti da Maria (diede alla luce - lo avvolse in fasce - lo depose in una mangiatoia) e alla non accoglienza incontrata dalla coppia: "perché per loro non c'era posto nell'alloggio". Anche il secondo quadro (vv.8-14) raccoglie al suo interno tre elementi: l'apparizione di un angelo ai pastori ("C'erano in quella regione alcuni pastori... Un angelo del Signore si presentò a loro"), l'annunzio da lui portato ("...ecco, vi annuncio una grande gioia, ...oggi nella città di Davide è nato per voi un salvatore") e l'apparizione della schiera celeste che lodava Dio per l'avvenimento accaduto.
Nel primo quadro sembra che l'interesse sia di sottolineare il dono gratuito del "figlio primogenito" da parte di Dio, che si realizza all'interno del comune fluire della storia. Il tempo di Dio accade poi all'incrociarsi degli avvenimenti profani, determinati da Cerase, con le speranze profetiche - religiose legate alla casa di Davide. Ed infine l'opera di Dio non è riconosciuta dai suoi contemporanei, per essa infatti non c'è posto e diventa uno dei tanti casi che capitano nella vita.
Il secondo quadro è dominato dall'annuncio della nascita di "Cristo Signore" recato dall'angelo ai pastori. Questa nascita, decisiva per l'umanità, ha come "segno" il bambino nella mangiatoia. Da qui emerge con chiarezza un rimando al mistero dell'agire umile di Dio, il quale può essere frainteso o non riconosciuto dagli uomini e per questo una voce celeste ad essi deve rivelarlo. Allora il canto conclusivo degli angeli diventa un esplicito riconoscimento del mistero di Dio, realizzatosi nella nascita di Gesù. Esso non solo si rivolge a "Dio nel più alto dei cieli", ma diventa messaggio di speranza e di pace per il cosmo e per tutti gli uomini: "e sulla terra pace agli uomini che egli ama".
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREGesù Cristo è la fonte e la ragione di libertà per tutti gli uomini. Il tema della liberazione ricevuta, che cambia la situazione di un popolo, è presente nelle tre letture della Messa della notte della Solennità del S. Natale. In Isaia la libertà è preannunciata ad Israele ed essa sarà un'esperienza unica ed indescrivibile umanamente perché opera di Dio. Nel Vangelo la narrazione presenta il compimento definitivo della liberazione divina attuata in Gesù, nato a Betlemme, perché discendente della famiglia di Davide. La salvezza-liberazione offerta da Gesù Cristo è per tutti gli uomini e ad essi viene portata da personaggi caratterizzati dalla semplicità e dall'umiltà, ma non previsti nelle logiche religiose del tempo. Anche i cristiani, indica la seconda lettura, si inseriscono in questo itinerario ed hanno un compito molto importante perché con la loro testimonianza diventano segno "della beata speranza" e primizia del "popolo puro" che appartiene a Dio per mezzo di Gesù Cristo.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 19 dicembre 2021 – IV Domenica di Avvento Anno C
Il dono dello Spirito svela il l'opera di DioMichea 5, 1-4 . Salmo 79 . Ebrei 10, 5-10 . Luca 1, 39-56
LetturaL'evangelista Luca, dopo il prologo, nel primo capitolo del vangelo narra dapprima l'inizio dell'esistenza di Giovanni Battista e poi l'annuncio a Maria della nascita di Gesù. A coronamento del dittico precedente, troviamo il brano presentato dalla liturgia odierna che si articola attorno alla figura delle due madri.
Lc 1,39-5639In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto".46Allora Maria disse:"L'anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; 50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre".56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.CommentoIl racconto inizia con una cornice introduttiva che riporta la notizia del viaggio di Maria verso la città di Giuda, del suo ingresso nella casa di Zaccaria e del saluto rivolto alla cugina Elisabetta. Col v.41 si apre la prima parte della pericope che è dominata dall'esperienza e dalle parole di Elisabetta. All'inizio si afferma che "il bambino sussultò nel suo grembo" dopo aver "udito il saluto di Maria". Poi il racconto continua rilevando il dono dello Spirito Santo concesso ad Elisabetta: "fu colmata di Spirito Santo". Infine ella, sotto ispirazione, comincia a parlare profeticamente: benedice Maria per la sua maternità ("Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"), la indica madre del Signore, in virtù dell'esperienza vissuta nell'incontro con lei, proclama "beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto". Col v.46 inizia la seconda parte che vede protagonista Maria, la quale canta a Dio il "Magnificat". Questo è un cantico tratto dalla preghiera tradizionale ebraica. Con genere letterario diverso, Maria riprende le parole poco prima pronunciate da Elisabetta, collocandole profondamente nel mistero di Dio suo Salvatore. Il testo liturgico purtroppo non porta tutto il cantico e nemmeno la chiusura della scena del v. 56, dove si dà notizia della permanenza di Maria presso Elisabetta per "circa tre mesi" e del suo ritorno a casa.
L'incontro delle due madri narrato da Luca, le quali a titolo diverso stanno vivendo un particolare rapporto col mistero di Dio, suggerisce alcune importanti indicazioni. Prima di tutto Maria trova nel dialogo con Elisabetta la conferma del progetto in cui il mistero di Dio l'aveva inserita. Poi Maria esercita, nei confronti della cugina, un ministero di mediazione in ordine al dono dello Spirito Santo. Infatti Elisabetta lo riceve dopo aver udito la voce della madre del Signore. Infine Elisabetta, ricevuto lo Spirito, è da lui guidata e riesce così a percepire il mistero che si sta compiendo nella cugina. In conclusione si può affermare che nell'incontro interpersonale, vissuto nella volontà di Dio e nella comunione ecclesiale, non solo si chiarisce e si comprende la propria vocazione, ma si ha pure il dono sovrabbondante dello Spirito che permette una lucida e penetrante comprensione del mistero di Dio.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURE"Entrando nel mondo", dice la lettera agli Ebrei, Cristo ha detto "Ecco io vengo, o Dio,... per fare la tua volontà". "Ed è appunto per quella volontà che noi siamo santificati"; essa ha portato Gesù ad offrire completamente se stesso! La presenza salvante di Cristo nella storia realizza quanto preannunciato dal profeta Michea. È Gesù che pasce "con la forza del Signore", perché gli uomini abitino sicuri e si realizzi la pace. Di conseguenza una grande speranza deve caratterizzare il popolo di Dio. Esso non può sentirsi piccola realtà perché, in ogni tempo, in mezzo a lui c'è il suo Signore. La presenza di Cristo nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo, come leggiamo nel vangelo, suggerisce ulteriori considerazioni. Ella, incontrando Elisabetta, diventa sostegno e luce per la cugina, pure inserita in un progetto d'amore opera dello Spirito Santo. Maria poi riconosce, col cantico del Magnificat la grandezza del dono di Dio, che ha rivestito l'umiltà della serva.
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Goito 12 dicembre 2021 – III Domenica di Avvento Anno C - Gaudete
Battezzati in Spirito SantoSofonia 3, 14-18a . Salmo: Isaia 12, 2-6 . Filippesi 4, 4-7 . Luca 3, 10-18
LetturaNel terzo capitolo di Luca si incontra la predicazione penitenziale del Battista (vv.7-9), dopo che era stato presentato ed era stata indicata la sua missione (vv.1-6). Segue il nostro brano: vv.10-17. La sezione si chiude con la notizia della incarcerazione di Giovanni Battista (vv.18-20).
Lc 3,10-1810Le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare?". 11Rispondeva loro: "Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto". 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: "Maestro, che cosa dobbiamo fare?". 13Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: "E noi, che cosa dobbiamo fare?". Rispose loro: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe".15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.CommentoIl testo inizia presentando, sotto forma di domanda, le reazioni degli uditori della predicazione di Giovanni: "che cosa dobbiamo fare?". Le tre categorie di persone reagenti ("le folle", "i pubblicani" e "alcuni soldati") stanno ad indicare che idealmente tutti sono destinatari dell'insegnamento del Battista. Costui dà ai suoi interlocutori risposte diverse. Alle folle indica la condivisione dei beni: "chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha...". Ai pubblicani, che avevano in concessione la riscossione delle imposte romane, chiede di non approfittare della loro professione e di attenersi a quanto era stato stabilito: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". Ai soldati dice di non usare la violenza e la forza, accontentandosi del reddito legato al loro lavoro: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, accontentatevi delle vostre paghe". La conversione legata al battesimo, amministrato da Giovanni, è per tutti e, per essere vera, deve produrre frutti concreti da vedersi nelle diverse situazioni di vita. A questo punto la narrazione introduce la questione del Messia. Costui era atteso dal popolo ("il popolo era in attesa") e la figura di Giovanni, col suo ministero, faceva pensare e tutti si domandavano "se non fosse lui il Cristo", cioè l'unto e l'inviato di Dio. Egli fuga ogni equivoco dichiarando che "viene colui che è più forte di me", al quale "non sono degno di slegare i lacci dei sandali". Costui, quando giungerà, battezzerà non più con l'acqua, ma "in Spirito Santo e fuoco". La potenza dirompente dello Spirito è come un vento impetuoso che trasforma e cambia radicalmente la realtà della persona, eliminando, come fa il fuoco, tutte le impurità, le negatività e ciò che è inutile. Il ministero esercitato dal "più forte", sarà decisivo e definitivo. Chi incontra Gesù Cristo, prendendo posizione a suo favore o schierandosi contro di lui, ipoteca per sempre il suo futuro o per la salvezza o per la condanna eterna.
La predicazione del Battista porta alla conversione. Quando essa si realizza coinvolge sempre gli aspetti più concreti dell'esistenza. La predicazione e la conversione sono indispensabili per attendere ed incontrare autenticamente "il più forte" che viene. Costui completerà il battesimo di acqua con quello in Spirito Santo e fuoco, per rendere partecipi della salvezza di Dio coloro che a lui aderiscono.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURENella prima lettura, il profeta Sofonia proclama ad un popolo tentato dallo scoraggiamento e dalla tristezza: "Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente". La presenza di Dio produce di conseguenza gioia ("rallegrati... con tutto il cuore") e fiducia nel suo perdono ("ha revocato la tua condanna"), perché egli rinnova "col suo amore". Questa promessa profetica si realizza in Cristo preannunciato da Giovanni: "viene colui che é più forte di me... vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". La presenza del Signore, in mezzo al popolo che lo attende, chiede di produrre nella vita dei segni concreti di conversione, che testimonino la relazione con lui. Oltre alla gioia, auspicata da Sofonia, e alle indicazioni date da Giovanni Battista, sono importanti le istruzioni di Paolo presentate nella seconda lettura. L'apostolo, dopo aver invitato alla gioia, chiede ai cristiani di Filippi di rafforzare la loro affabilità, di non angustiarsi e di vivere nella pace. La pace di Dio ed il dono dello Spirito permetteranno la fedeltà in Cristo.
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Goito 5 dicembre 2021– II Domenica di Avvento Anno C
Camminare con la Parola e con lo Spirito di DioBaruc 5, 1-9 . Salmo 125 . Filippesi 1, 4-6.8-11 . Luca 3, 1-6
LetturaDopo i primi due capitoli denominati "Vangelo dell'infanzia", l'evangelista Luca riserva all'inizio del terzo una sezione dedicata al Battista. I primi versetti riguardano la manifestazione di Giovanni e costituiscono la pericope evangelica odierna.
Lc 3,1-61Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore,raddrizzate i suoi sentieri! 5Ogni burrone sarà riempito,ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno dirittee quelle impervie, spianate. 6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!CommentoIl brano si apre con una accurata cronologia, strutturata dall'elenco minuzioso dei detentori del potere politico e delle guide spirituali del mondo ebraico del tempo. Tutta la solenne introduzione porta al v.2b: "la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria". In questo modo il Battista viene presentato profeta e solennemente investito da Dio per tale missione. Questa sarà esercitata in un contesto storico ben determinato, che anticipa la storicità di colui il quale verrà dopo: Gesù. Poi si parla del profeta in movimento per "tutta la regione del Giordano", dove predica "un battesimo di conversione per il perdono dei peccati". Qui Luca, con una frase estremamente sintetica ed incisiva, indica la dinamica della conversione. La potenza dell'annuncio porta sempre ad un segno concreto (in questo caso il battesimo penitenziale di Giovanni) che conferma la conversione in atto e l'accoglienza della remissione dei peccati per iniziativa di Dio. Infine il ministero di Giovanni è indicato da Luca come compimento e realizzazione della profezia di Isaia 40,3-5. L'evangelista, ampliando la citazione rispetto a Marco, riporta il testo isaiano fino a: "Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!". È evidente il marcato interesse di sottolineare l'universalità della salvezza. Questo tema ritornerà continuamente nel Vangelo e negli Atti. La salvezza però va preparata ed il deserto è il luogo ideale dove non solo appare Giovanni, ma anche dove il popolo può veramente diventare di Dio.
La venuta del Salvatore è storicamente sempre preparata da chi è guidato dalla Parola e dallo Spirito di Dio. In questo caso è Giovanni Battista colui che ha avuto il compito di preparare il popolo alla venuta del Figlio dell'uomo. Tutti gli uomini sono chiamati a questo incontro ed esso sarà decisivo se si cambia vita e se si pongono dei segni concreti che evidenzino la disponibilità ad accogliere il perdono di Dio. Chi accoglie la Parola ed il perdono di Dio diventa anche lui capace di fare incontrare le persone con Gesù Cristo.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREUn tema forte delle letture della seconda domenica di avvento è la presenza di Dio nel cammino del suo popolo. Esso appare con forza nel testo di Baruc. Qui si parla di Dio che col suo intervento trasforma radicalmente la situazione vissuta da Israele: "Perché Dio condurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria". Infatti il popolo dall'esilio ritorna a Gerusalemme. Per questa ragione occorre deporre "la veste del lutto e dell'afflizione" e rivestirsi "dello splendore della gloria che viene da Dio per sempre". Anche nel testo di Isaia, citato in Luca, troviamo presentata l'azione della presenza di Dio: "Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio". È Dio che riconduce i deportati e costituisce il popolo che vedrà la sua salvezza. Nella lettera ai Filippesi la presenza di Dio è intesa come l'opera di Cristo presente in noi ("colui il quale ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento..."); egli rende capaci di frutti di giustizia: "ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottene per mezzo di Gesù Cristo". La nostra preparazione al giorno del Signore è veramente un'attesa dell'intervento di Dio. Essa non è infatti segnata primariamente dal nostro fare, ma dal lasciare che la presenza di Cristo in noi fruttifichi "a gloria e lode di Dio".
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