APOCALISSE
Decima Lettura
Lettura
Col capitolo quinto siamo sempre nella sala del trono celeste. Dopo la presentazione dei personaggi ed aver ascoltato il canto corale si assiste ad un evento simbolico.
Ap 5, 1-141E vidi, nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. 2Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: "Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?". 3Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra, era in grado di aprire il libro e di guardarlo. 4Io piangevo molto, perché non fu trovato nessuno degno di aprire il libro e di guardarlo.5Uno degli anziani mi disse: "Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli".6Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. 7Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. 8E quando l'ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, 9e cantavano un canto nuovo:"Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, 10e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra".11E vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia 12e dicevano a gran voce: "L'Agnello, che è stato immolato,è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione". 13Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli".14E i quattro esseri viventi dicevano: "Amen". E gli anziani si prostrarono in adorazione.CommentoIl brano si apre con la presentazione della mano destra di colui che sedeva sul trono. La destra è la mano del potere della forza e del castigo. Al centro ora c'è il LIBRO (biblìon) un rotolo di pergamena. Anche Ezechiele aveva visto durante la sua chiamata una mano tesa con un rotolo scritto (cfr. Ez 2,9-10). I rotoli di solito erano scritti solo all'interno mentre il nostro è scritto davanti e dietro ed è completo e non è un libro umano. Il rotolo o il testo è sigillato con sette sigilli, perché è un messaggio bloccato che deve essere ancora svelato-rivelato ed ora è soltanto nella mente di Dio. Il desiderio di conoscere quello che è scritto nel testo è grande ma nessuno riesce ad aprirlo. Quello che è scritto nel rotolo è fondamentale per conoscere la strada da percorrere nella vita. Il rotolo ha un valore simbolico ed il contenuto consiste nel piano divino riguardante la storia ed il senso ultimo degli eventi umani. Tutto questo emerge dal dialogo che si costruisce nell'aula celeste. Tre sono i personaggi che intervengono. Il primo è il così detto "angelo interprete" delle visioni apocalittiche e spesso presente nel libro di Daniele. L'angelo pone il grande interrogativo: chi è capace di penetrare il mistero della storia? (v.2). chi è in grado di dipanare il groviglio delle nostre vicende? La risposta è scontata e amara: nessuno. I sigilli del mistero nessuno riesce ad aprirli: né gli angeli, né gli uomini, né i defunti. Il piano salvifico di Dio riguardante tutte le realtà potrà essere aperto e svelato solo da chi partecipa alla mente, alla vita, al mistero di Dio stesso. All'oscurità dei sigilli reagisce il secondo attore del dialogo: Giovanni. Egli dà voce al pianto di tutta l'umanità che desidera trovare un significato a tutto il suo vivere, soffrire e amare. È l'angoscia di chi non sa dare risposte alle grandi domande di senso. Sono lacrime che non trovano consolazione nelle ideologie umane, nell'agire frenetico, nell'illusione dei sogni. La possibilità di senso e di salvezza non è nelle nostre mani ma in quelle di un essere trascendente. Il terzo personaggio che interviene nel dialogo è uno dei ventiquattro anziani ed afferma che esiste uno che è in grado di aprire il rotolo e decifrarlo (v.5). sarà Cristo risorto a svelare il senso ultimo della storia. Egli è raffigurato come un leone, simbolo della tribù di Giuda da cui discende come stirpe davidica (Gen 49,9-10) e come un germoglio sulla scia degli annunci di Isaia (Is 11,1) e Zaccaria (3,8; 6,12). Ma invece di un leone annunciato entrerà in scena un agnello che si erge ritto, risorto, sul trono anche se è stato immolato nella sua passione e morte. Il simbolo cristologico dell'agnello è fondamentale nell'Apocalisse e ricorre 29 volte. Il rimando è all'agnello pasquale di Esodo 12,1-27, alla figura messianica di Isaia 53,7 e al Battista che proclama Cristo "Agnello di Dio" (Gv 1,29.36). l'Agnello ha sette corna (onnipotenza), sette occhi (onniscienza provvidente) identificati con i sette Spiriti cioè la pienezza dello Spirito Santo. In Cristo si concentrano le stesse qualità di Dio: la potenza, la onnipresenza, la provvidenza. L'agnello prende in mano il rotolo e simboleggia l'intronizzazione di Gesù salvatore che rivela il Padre (Pantocrator). Di fronte all'Agnello la corte celeste formata dai 24 anziani e dai 4 viventi (cioè tutta la storia) si prostra davanti a lui. È una vera liturgia cosmica a cui è invitata ad associarsi la Chiesa con la sua liturgia terrena. Le coppe che esalano profumo raffigurano la lode orante della comunità credente (v.8). L'inno ha un triplice sviluppo. I membri della corte celeste cantano l'inno incentrato sul mistero pasquale (vv9-10). Il verbo "riscattare" rimanda alla liberazione di Israele dall'Egitto (cfr. 4,22). Cristo continua quest'opera per tutta l'umanità. Come già in 1,6 si ribadisce che il popolo riscattato è fatto di re e sacerdoti che hanno il compito di reggere e santificare il mondo. Il secondo coro è angelico ed ha dimensioni immense, innumerabili ed esaltano l'Agnello. Il terzo coro che loda è costituito dalle creature del cosmo del creato. L'Amen sigilla il canto di lode e apre all'adorazione silenziosa.
- Noi davanti alle situazioni difficili ci preoccupiamo di trovare un senso? E dove lo ricerchiamo?
- È l'Agnello immolato – Cristo morto e risorto che da senso a ogni cosa ed è risposta concreta ad ogni problema. Ne siamo consapevoli? O cerchiamo altri redentori?
- La redenzione di Cristo ha operato nel passato nel presente e nel futuro e ad opera nostra. Noi partecipiamo a questa vittoria nella celebrazione liturgica e riceviamo da Lui il mandato di trasformare il mondo. Cosa posso fare io per collaborare con Cristo per la salvezza del nostro mondo oggi?
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?
APOCALISSE
Nona Lettura
Lettura
Col quarto capitolo si apre la parte centrale e più importante del libro. In essa si celebra la liturgia dell'Agnello che è Cristo morto e risorto. L'autore per parlare delle realtà descritte tiene presente dei modelli biblici ed in particolare i racconti di vocazione di Isaia (c. 6) ed Ezechiele (c. 1).
Ap 4, 1-111Poi vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: "Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito". 2Subito fui preso dallo Spirito. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. 3Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell'aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. 4Attorno al trono c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo. 5Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. 6Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d'occhi davanti e dietro. 7Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l'aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un'aquila che vola. 8I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: "Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!". 9E ogni volta che questi esseri viventi rendono gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, 10i ventiquattro anziani si prostrano davanti a Colui che siede sul trono e adorano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo: 11"Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, per la tua volontà esistevano e furono create".CommentoIl testo inizia con l'apertura dell'aula regale celeste: i battenti spalancati sono il segno della diretta e libera comunicazione tra Dio e l'umanità, tra cielo e terra . L'esperienza che si è invitati a vivere è espressa con due verbi: vedere e ascoltare. Il contenuto della visione e dell'ascolto riguarda la rivelazione del progetto divino nei confronti della storia. Le vicende umane, così tormentate e sconvolte, sono in realtà nelle mani di Dio, arbitro ultimo degli eventi. (v.1). nella descrizione dell'evento c'è un riferimento alla manifestazione di Dio al Sinai: lampi, tuoni, voci (v5), dalla tromba possente (v.1), dal mare cristallino (v.6). esso richiama il Mar Rosso, lasciato dagli ebrei quando arrivarono al Sinai. Al centro di tutto domina il trono divino. Mentre Ezechiele parlava di carro mobile. Colui che è assiso sul trono è una figura misteriosa, velata e invisibile. Le percezioni dell'occhio umano intuiscono solo i bagliori che rimandano alle pietre preziose e al loro sfavillare. Le pietre preziose indicate sono sempre state ritenute le più preziose e le più raggianti. La contemplazione del mistero di Dio è come penetrare in un gorgo di luce: "Dio abita una luce inaccessibile" (1Tm 6,16). Fissiamo anche noi lo sguardo sul trono e sul suo apparato. Giovanni pone al centro di tutto questo seggio regale. Attorno al trono si ha in alto l'arcobaleno che richiama l'aureola, ma anche l'arcobaleno tracciato da Dio davanti a Noè (cfr. Gen 9,12-17). Questo arco è simbolo della misericordia e della comunicazione di Dio con l'umanità. In basso, attorno al trono, vi sono 24 troni più bassi con 24 personaggi simili ai consiglieri che circondavano l'imperatore romano, costituendo il consiglio della corona (v.4). dal trono escono bagliori, lampi e tuoni come in una teofania, cioè in una solenne apparizione-rivelazione della divinità. Davanti al trono si levano in altro le sette lampade o fiaccole che rappresentano "i sette spiriti di Dio", cioè lo Spirito divino in tutta la sua pienezza di luce e d'amore simboleggiati dal fuoco. In basso c'è il mare cristallino, segno del caos primordiale dominato da Dio (v.6). In mezzo al trono e attorno ad esso ci sono 4 esseri viventi, che sono gli altri personaggi di rilievo della corte celeste e che sembrano evocare i cherubini della vocazione di Ezechiele o i serafini di quella di Isaia, esseri angelici con tratti zoomorfi. In un trionfo di luce e di colori, che rimandano alla gloria pasquale, , le due serie di personaggi (i 24 e i 4) intonano un canto, un inno liturgico, con doppio coro, indirizzato al Signore del Cosmo e della storia (vv.8-11). Esso si apre con Santus, il trisagio, il tre volte santo elevato a Colui che è assiso sul trono (sicuramento preso da Isaia 6,3). L'attenzione si fissa sui personaggi. I 24 anziani, i presbiteri, che nel NT indicano coloro che sono a capo delle comunità. Essi rappresentano il popolo di Dio convocato a partecipare all'assemblea celeste. Perché sono 24? Le dodici tribù d'Israele e i 12 apostoli? Antico e Nuovo Testamento? Le 24 classi sacerdotali in servizio presso il tempio di Gerusalemme (cfr. 1Cronache 24,7). Sicuramente rappresentano il popolo di Dio antico e nuovo. E i 4 viventi chi sono? Nella Bibbia il 4 rimanda alla totalità cioè ai quattro punti cardinali. Essi con gli occhi numerosissimi raffigurano l'onnipotenza e l'onnipresenza di Dio che su tutto vigila e nulla gli può rimanere nascosto. Il loro aspetto forse si riferisce ai segni dello zodiaco e denotano il cosmo? A partire da Ireneo di Lione morto nel 202 essi rappresentano gli evangelisti. Essi sono la presenza di Dio che col suo Spirito opera in tutto.
- Ogni celebrazione che viviamo ci porta al cospetto di Dio il Santo. Viviamo così le nostre celebrazioni?
- Le nostre celebrazioni non sono un atto di pietà personale, ma sono l'unione della storia e del creato davanti a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Ne siamo consapevoli? Cosa dobbiamo cambiare nella nostra spiritualità?
- Ogni celebrazione è rinnovare la creazione e la vita della comunità. Viviamo così le nostre liturgie?
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?
[1] Cfr. A. LANCELLOTTI, Apocalisse, Edizione Paoline, Roma 1970; G. RAVASI, Apocalisse, Edizioni Piemme spa, Casale Monferrato 1999. U. VANNI, Apocalisse di Giovanni, Cittadella editrice, Assisi 2018.
LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
29 gennaio 2023 – IV Domenica del T. O.
Invitati tutti ad esser feliciSofonia 2,3; 3,12-13 . Salmo 145 . 1 Corinzi 1,26-31 . Matteo 5,1-12
LetturaIl quarto capitolo di Matteo si chiude con una sintesi riassuntiva che presenta Gesù all'opera in Galilea attraverso l'insegnamento, la proclamazione del vangelo del regno e la guarigione di ogni sorta di malattia. A causa della sua fama, diffusasi fino in Samaria, e delle numerose folle che lo seguivano, provenienti da ogni regione, si crea il nucleo portante di quel popolo, che con i discepoli diventa destinatario del primo discorso programmatico detto del monte.
Mt 5, 1-121Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:3"Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli.4Beati quelli che sono nel pianto,perché saranno consolati.5Beati i miti,perché avranno in eredità la terra.6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perché saranno saziati.7Beati i misericordiosi,perché troveranno misericordia.8Beati i puri di cuore,perché vedranno Dio.9Beati gli operatori di pace,perché saranno chiamati figli di Dio.10Beati i perseguitati per la giustizia,perché di essi è il regno dei cieli.11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.CommentoIl brano odierno si apre con una scena estremamente spettacolare. Gesù sul monte, con i suoi discepoli vicini, si rivolge alle genti per ammaestrarle. Come nuovo Mosé, dalla montagna santa, egli proclama le beatitudini. Queste esprimono la situazione di felicità di alcune categorie di persone che si trovano in determinate condizioni. Vediamone alcune. Sono felici i "poveri in spirito" ed "i miti", cioè coloro che vivono positivamente la pazienza, con umiltà e delicatezza verso chiunque. Tale mitezza è possibile solo attraverso un distacco progressivo dalle cose, dagli interessi e da se stessi, perché ogni sicurezza è posta nella volontà di Dio. Gli "afflitti" sono coloro che condividono in solidarietà la sofferenza degli altri. I "puri di cuore" non si accontentano della purità rituale, ma si impegnano ad eliminare da sé ogni forma di doppiezza. Chi ha "fame e sete della giustizia", o è perseguitato a causa di essa, è colui che ricerca la volontà di Dio Padre per la salvezza e generosamente desidera attuarla. Infine sono beati i discepoli perché, vivendo il vangelo, suscitano avversità e persecuzioni da parte di altri uomini, "a causa" di Gesù. Da ultimo va notato che i soggetti delle beatitudini sono diversi. Le prime otto coinvolgono tutti gli uomini, idealmente uditori del discorso di Gesù, mentre la nona ha come protagonisti i discepoli. Questa organizzazione del discorso porta a pensare che Gesù consideri felici, cioè beati, non solo i discepoli ma anche tutti gli uomini che vivono le situazioni da lui indicate, indipendentemente dal rapporto di conoscenza esplicita con lui. Così Gesù, all'inizio della sua predicazione, rivela un progetto fortemente universale, che di fatto arriva a toccare tutti gli uomini. Questi conosceranno il vangelo attraverso i discepoli, che Gesù manderà a tutte le genti dopo la sua resurrezione. E tutte le genti, alla fine della storia, saranno convocate attorno al trono, su cui siede il Figlio dell'uomo, per essere giudicate proprio in base alle beatitudini accolte e messe in pratica nella vita (cf Mt 25,31ss).
All'inizio della sua predicazione Gesù proclama le beatitudini che si riferiscono ai discepoli e a tutti gli uomini. Costoro sono beati perché in certe situazioni vivono evangelicamente anche se non sono consapevoli. I discepoli invece sono beati se nel nome di Gesù applicano consapevolmente il vangelo in ogni momento della vita, anche se devono affrontare la persecuzione. Tale prospettiva invita non solo a prendere sul serio le parole di Gesù, ma ad avere anche la sua apertura universale, che di fatto non esclude nessuno dal regno.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl profeta Sofonìa, nella prima lettura, proclama alcune parole sul "resto d'Israele", quella parte del popolo che rimane "umile e povero" e confida "nel nome del Signore". Con tale consapevolezza i fedeli seguono gli ordini del Signore, cercano la giustizia e l'umiltà, non commettono iniquità e non proferiscono menzogna, perché trovano riparo nel Signore. È lui infatti che, attraverso la sua azione sovrana, garantisce un futuro di felicità e di vita ai poveri e ai perseguitati. Lo afferma Paolo nella seconda lettura: "... Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato... perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio". La riflessione dell'apostolo è in sintonia con le beatitudini, proclamate da Gesù, secondo Matteo, all'inizio del lungo discorso della montagna. La conclusione di Paolo diventa significativa per i credenti: "chi si vanta, si vanti nel Signore". I credenti trovano la felicità e la sicurezza non nella loro condizione sociale, economica e culturale, e nemmeno nel loro comportamento etico, ma nella relazione di fede con Dio vissuta nello spirito delle beatitudini indicate da Gesù.
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LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
22 gennaio 2023 – III Domenica del T. O.
Seguire Gesù è convertirsiIsaia 8,23b-9,3 - Salmo 26 - 1 Corinti 1,10-13.17 - Matteo 4,12-23
LetturaLa liturgia domenicale riprende la lettura del vangelo di Matteo. Dopo la predicazione di Giovanni Battista ed il battesimo di Gesù al fiume Giordano, si incontra il passo che presenta le tentazioni di Gesù nel deserto. Questo brano è per il momento tralasciato e sarà ripreso all'inizio della Quaresima. Si passa ora ad un testo abbastanza articolato che costituisce il brano odierno.
Mt 4, 12-2312Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! 16 Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. 17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino". 18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini". 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 24La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì.CommentoIl brano si articola in tre scene tra loro collegate. Il primo quadro presenta la cornice storica e spirituale in cui si pone il primo annuncio programmatico di Gesù (4,12-17). Il secondo è costituito dalla chiamata delle due coppie di fratelli (4,18-22). Infine, l'ultima scena offre un quadro riassuntivo dell'attività itinerante di Gesù in Galilea (4,23-25). Di quest'ultima parte il testo liturgico riporta soltanto il primo versetto. Si inizia con la notizia di un trasloco di Gesù. Egli lascia Nazaret, la città dove aveva dimorato con la famiglia dopo il ritorno dall'Egitto, e si trasferisce nella cittadina di Cafarnao, sulle rive del lago di Galilea. Perché questo spostamento? Per adempiere la volontà del Padre, che si esprime attraverso le Scritture: "perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia". Il territorio di Zabulon e di Neftali, indicato dalla citazione isaiana, corrisponde alla regione che si estende sulla riva occidentale del lago, a nordovest, dove anticamente risiedevano le due tribù e dove sorge Cafarnao. Quel territorio è chiamato anche "Galilea delle genti" o dei pagani. Qui infatti, a causa delle vicissitudini storiche, gli ebrei residenti si erano mescolati con i pagani, perdendo la loro identità originaria. Così dai capi religiosi di Gerusalemme gli abitanti della Galilea erano considerati dei pagani. Ed è proprio qui che Gesù, seguendo la volontà del Padre, inizia il suo ministero rivolto alle pecore perdute della casa d'Israele. Non solo gli abitanti della Galilea, ma anche tutto il popolo, nel suo insieme, hanno bisogno di essere guidati dalla luce che egli porta. Per questo la sua predicazione inizia con l'invito alla conversione, al cambiamento radicale della vita iniziando a cambiare il modo di pensare, a riprendere il cammino che è stato smarrito: "Convertivi, perché il regno dei cieli è vicino". L'urgenza della conversione è data dalla vicinanza del regno dei cieli, cioè del regno di Dio, attraverso la persona di Gesù, le sue parole ed i suoi gesti di salvezza. A questo punto Matteo inserisce nella narrazione la chiamata delle due coppie di fratelli, avvenuta sulle rive del lago. Essi diventano così un modello concreto di conversione. Infatti stabiliscono un rapporto irreversibile con Gesù e, dopo aver ascoltato le sue parole, mettono subito in pratica concretamente quegli insegnamenti. Così il maestro incontrato, orienta in modo decisivo e definitivo tutta la loro esistenza. Attraverso queste esperienze qualificanti, Gesù abilita i suoi discepoli ad essere "pescatori di uomini", cioè a continuare con la propria vita e con la testimonianza ad invitare gli uomini a conversione, come faceva Gesù, perché tutti possano entrare nel regno. L'attività evangelizzatrice e sanante di Gesù, presentata nell'ultimo versetto, deve diventare l'esperienza che qualifica la vita della Chiesa e di ogni cristiano.
Gesù inizia il suo ministero pubblico, guidato dalla volontà del Padre, sulle rive del lago di Galilea. Egli invita tutti alla conversione, che è indispensabile per incontrare realmente Dio Padre, il quale si fa vicino ad ogni uomo per mezzo del suo Figlio. La vera conversione consiste nel prendere sul serio il rapporto personale con Gesù e nel mettere in pratica concretamente i suoi insegnamenti. Così tutti si diventa evangelizzatori.
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APOCALISSE
Ottava Lettura
Lettura
Nel terzo capitolo continuano le lettere mandate alle sette chiese. Gesù alla maniera di un capo di comunità da indicazioni concrete per la vita della gente. Sono indicazioni pastorali. Le lettere hanno una forma letteraria identica. Esse però non fanno parte del genere epistolare classico. Oggi vediamo l'ultima delle sette lettere.
Ap 3, 14-2214All'angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi:"Così parla l'Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio. 15Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! 16Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. 17Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. 18Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. 19Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. 20Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. 21Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. 22Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".CommentoLa settima ed ultima lettera è indirizzata alla Chiesa di Laodicea, prospera città a oriente di Efeso nella valle del fiume Licos, sulla strada dei commerci con i paesi d'Oriente. Il nome è stato dato in onore della moglie del fondatore, il re siro-ellenistico Antioco II (260-247 a.C.). Era una città ricca nella quale c'era molta vivacità e il divertimento dilagava. Anche la comunità cristiana era stata contaminata da questo clima e Cristo, presentato come "l'Amen" e "Testimone fedele e veritiero, il Principio della creazione di Dio", sferza un violento attacco ai cristiani. Gesù presentandosi come l'Amen, concentra su di sé le fedeltà di Dio alle sue promesse verso l'uomo e verso il creato. Teniamo presente che siamo in un contesto liturgico e a questo gruppo il Risorto si presenta come Amen e l'assemblea a sua volta risponde amen. Gesù risorto-amen sarebbe la realizzazione piena delle promesse di Dio a cui la comunità ecclesiale risponde con amen e cosi si crea una relazione profonda tra Gesù e la comunità. Il Testimone... ancora nella linea di Amen, cioè Gesù è la concretizzazione delle promesse in quanto la sua testimonianza è la concretizzazione fedele della Parola di Dio. Principio della creazione... Gesù risorto è il principio dell'azione creativa di Dio (cfr. Gv 1,1ss). Come è stato l'inizio del creato così lo è della comunità nuova e ne è anche la fine (alfa e omega 1,8). Gesù chiede di essere capito e riscoperto per portare a compimento la realizzazione della sua Parola nella comunità, che realizzerà unita a lui l'azione creatrice di Dio. Nella civiltà del benessere Dio non è combattuto ma ignorato, il male ed il bene si confondono, il peccato non è considerato nella sua gravità ed è accolto con superficialità. Questa situazione rende tiepida ed indifferente la coscienza . Con una immagine veramente forte è presentata la nausea alla bocca di Cristo ed il rigetto delle situazioni di questo genere, perché egli non tollera il compromesso, l'ambiguità, la banalità, la superficialità ed il vuoto interiore. La Chiesa di Laodicea viene di conseguenza vomitata, respinta, rigettata lontano nel silenzio e nelle tenebre. Laodicea era una città ricca piena di commercio e attività finanziarie, con banche e centri commerciali. Anche la Chiesa si era lasciata tentare dalla ricchezza convincendosi di essere autosufficiente. Il benessere crea la coscienza ottusa; l'orgoglio di ogni genere (spirituale, intellettuale, economico) acceca la mente; le tante cose possedute portano ad autogiustificarsi: "Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla". Le parole di Cristo smascherano le povertà che le ricchezze procurano. La lettera nella conclusione presenta l'atteggiamento educativo di Gesù Cristo, l'invito alla conversione e una descrizione della dinamica della salvezza: v. 20. Infine lo Spirito annuncia ai cristiani (i vincitori e fedeli), che se restano uniti a Cristo, l'intronizzazione con lui nella gloria (v. 21).
Anche noi viviamo in una società ricca ed opulenta piena di rischi e di divinità pagane. Abbiamo delle divinità pagane nella nostra vita?
Davanti a Cristo manifestazione massima del Padre rischiamo l'indifferenza, la superficialità, la relativizzazione.
Uniti a Gesù si evita questo pericolo, però è necessario conoscerlo e vivere i suoi insegnamenti. Facciamo questo?
Si è uniti a Gesù se si ascolta la sua Parolo, se si apre la nostra vita perché lui entri.
Uniti a Gesù partecipiamo già ora alla sua gloria, e cioè alla vittoria sul male e sulla morte, e poi per sempre nell'eternità
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- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?
APOCALISSE
Settima Lettura
Lettura
Nel terzo capitolo continuano le lettere mandate alle sette chiese. Gesù alla maniera di un capo di comunità da indicazioni concrete per la vita della gente. Sono indicazioni pastorali. Le lettere hanno una forma letteraria identica. Esse però non fanno parte del genere epistolare classico.
Ap 3, 1-131All'angelo della Chiesa che è a Sardi scrivi:"Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle. Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto. 2Sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio. 3Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convèrtiti perché, se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che tu sappia a che ora io verrò da te. 4Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. 5Il vincitore sarà vestito di bianche vesti; non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. 6Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".7All'angelo della Chiesa che è a Filadèlfia scrivi:"Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre. 8Conosco le tue opere. Ecco, ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. 9Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di Satana, che dicono di essere Giudei, ma mentiscono, perché non lo sono: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato. 10Poiché hai custodito il mio invito alla perseveranza, anch'io ti custodirò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. 11Vengo presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona. 12Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo. 13Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".CommentoLa quinta lettera è destinata alla Chiesa della città di Sardi. Sorgeva a 60 Km a sud-est di Tiàtira ed un tempo era una metropoli ricca. Fu poi tormentata da guerre e da un terribile terremoto che la rase al suolo nel 17 d.C., ridimensionandola per sempre. Cristo si presenta davanti a questa nella pienezza dello Spirito divino (i "sette spiriti" cfr. 1,4) e nella sua signoria sulle Chiese (le "sette sorelle"). Durissimo è il suo giudizio che piomba come un maglio sulla comunità che si illude di essere viva, mentre in realtà è in agonia. Stà infatti sprofondando nel sonno della morte spirituale, dell'indifferenza, della freddezza. Cristo però può irrompere all'improvviso al suo interno, come il ladro che si fa strada senza preavviso nella notte (cfr. Lc 12,39); egli vuole scuotere questa Chiesa moribonda prima di condannarla. Ecco allora l'appello caloroso ai cristiani di quella città a svegliarsi, a ritornare vigilanti, a rianimarsi così da non essere intorpiditi quando il Signore "verrà nell'ora che non immaginate" (Mt 24,44). C'è infatti ancora un seme vivo a Sardi; sono quei "pochi nomi" (v.4) che rappresentano il nucleo fedele e generoso dei cristiani, come nell'Antico Testamento c'era un "resto" di giusti che seguivano i precetti del Signore. A costoro è riservata una parola di speranza attraverso il simbolo delle vesti candide, segno di gloria divina, di luce eterna, di vita immortale, di elezione per il Regno di Dio. Era questa la divisa battesimale che per otto giorni veniva indossata dai cristiani dopo i sacramenti ricevuti nella notte di Pasqua. La veste candida non doveva essere macchiata dalla colpa. Alle vesti è associata l'iscrizione dei giusti nel "libro della vita" (13,8; 17,8; 20,12.15; 21,27), cioè in quel codice grande e misterioso in cui Dio segna tutte le vicende dell'umanità, anche le più segrete e oscure, ma soprattutto il bene compiuto degli uomini e dalle donne ed i nomi degli eletti (cfr. Sal 69,29; Es 32,32-33; Is 4,3). Costoro saranno riconosciuti da Cristo nel giorno del giudizio e presentati al Padre come suoi fedeli testimoni secondo quanto egli aveva promesso: "Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio" (Mt 10,32). La tenebra che avvolge la chiesa di Sardi è squarciata dal candore delle vesti candide di coloro che sono rimasti fedeli. Essi scortano Cristo e con lui si avviano verso la gloria, certi che "in quel tempo sarà salvato chiunque del tuo popolo si troverà scritto nel libro della vita" (Didachè 12,1).
La sesta lettera è destinata alla Chiesa della città di Filadelfia. Fondata nel 140 a.C. da Attalo II Filadelfo, re di Pergamo dal quale prese il nome. Oggi la città è Alasehir, ed era una modesta città a 60 km a sud-est di Sardi. Le immagini iniziali sono la porta e la chiave. Cristo è definito con una espressione del libro di Isaia: "la chiave di Davide", era un ministro del re di Giuda che reggeva la chiave segno del suo potere a corte, per cui "se egli apre nessuno chiuderà e se egli chiude nessuno aprirà" (Is 22,22). Cristo ha dunque la chiave che apre la porta del Regno di Dio; egli è il mediatore tra Dio e l'umanità. L'immagine della porta viene riferita alla Chiesa di Filadelfia, una comunità piccola e indifesa ma salda nella sua testimonianza di fede. Infatti Cristo le annuncia l'apertura di un'altra porta in modo definitivo: forse si vuole indicare l'attività missionaria che questa comunità svolgerà. Subito dopo dalla "Sinagoga di Satana", cioè dagli ebrei infedeli alla loro chiamata (cfr. 2,9) alcuni vengono verso la chiesa. Essi si prostrano ai piedi dei cristiani, ne riconoscono il primato ed entrano nella comunità che prima avevano combattuto. L'orizzonte poi si allarga al mondo intero, a tutta l'umanità, al giudizio divino che semina terrore contro i peccatori. La comunità di Filadelfia dovrà conservare la sua fedeltà perseverante per essere salvata nel giorno della prova. Nel v. 10 si nota il gioco di parole sul verbo greco terèin: conservare, custodire, osservare. Come i cristiani di questa città hanno saputo "conservare" fedelmente la Parola di Dio osservandola in mezzo a mille tentazioni, così Cristo li conserverà sotto la sua protezione. Poi c'è un nuovo simbolo: la colonna del tempio, anticipazione della città celeste, dove i fedeli saranno come le colonne del nuovo santuario. Un altro simbolo si inserisce, che già abbiamo visto, il nome inciso su chi è rimasto fedele (cfr. 2,17). Sono tre i nomi: il nome di Dio, il nome della città santa, il nome di Gesù. Imporre il nome nel linguaggio biblico significa creare una relazione di appartenenza che nulla e nessuno spezzerà mai.
Alcune domande provocazioni- La persona e le comunità muoiono se le opere non sono sostenute e alimentate dalla Parola che va custodita e da essa portati alla conversione.
- La Parola rende vincitori da la vita e crea comunione col Padre.
- La Parola lega in modo inscindibile a Dio, alla comunità e a Gesù Cristo.
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LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
15 gennaio 2023 – II Domenica del T. O.
Gesù libera il mondo dal peccatoIs 49,3.5-6 – Sal 39 - 1 Cor 1,1-3 – Gv 1,29-34
LetturaDopo il prologo (Gv 1,1-18), che la liturgia ci ha proposto nella celebrazione di Natale e della seconda domenica dopo Natale, il vangelo di Giovanni riporta la testimonianza del Battista. Costui, di fronte agli inviati dei sacerdoti e dei leviti, presenta la sua identità e la sua missione (Gv 1,19-28). Quando poi vede Gesù avvicinarsi, egli parla del Messia. È questo il contenuto del passo della domenica odierna.
Giovanni 1,29-3429 Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30 Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me". 31 Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele". 32 Giovanni testimoniò dicendo: "Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33 Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". 34 E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio".CommentoLa pericope liturgica può essere divisa in due parti. Nella prima (vv. 29-31) Giovanni Battista presenta Gesù «agnello di Dio» che era prima di lui. Nella seconda (vv. 32-34) il profeta del deserto dichiara la stretta relazione esistente tra Gesù e lo Spirito Santo. Analizziamo meglio le due parti. Vedendo Gesù che viene verso di lui il Battista dichiara: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!". L'immagine dell'agnello rimanda ai molti contesti biblici nei quali ricorre l'agnello: i sacrifici al tempio, l'agnello pasquale, il servo del Signore, che come agnello è condannato a morte violenta ed ingiusta. Tutte queste sono però metafore e nessuna di esse è collegata direttamente al perdono dei peccati. Per capire bene l'immagine dell'«agnello di Dio» occorre rifarsi all'agnello di cui si parla nel dialogo tra Abramo ed il figlio Isacco, quando stanno salendo sul monte del sacrificio (Gn 22). Alla domanda del figlio: "dov'è l'agnello per l'olocausto?", Abramo risponde: "Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio". Sullo sfondo di questa immagine del sacrificio di Isacco si comprende il senso delle parole del Battista. Gesù è l'agnello, che Dio ha inviato per essere immolato al posto di tutta l'umanità e per togliere definitivamente il peccato del mondo. È evidente a questo punto il rimando diretto alla passione - morte - resurrezione del Signore. Giovanni Batista completa la sua testimonianza su Gesù dicendo che dopo di lui viene uno più grande, perché esiste da prima, e tutto il suo ministero, caratterizzato dal battesimo con acqua, serve a far conoscere Gesù a Israele. La seconda parte della pericope ruota attorno alla visione della discesa e della permanenza dello Spirito su Gesù. È lo Spirito che fa conoscere al Battista Gesù, il figlio di Dio, ed è attraverso lo Spirito che Gesù dona il nuovo battesimo. Infatti col dono dello Spirito Santo, dato ai discepoli la sera di Pasqua (Gv 20,22-23), essi partecipano alla sua morte e resurrezione, ricevendo la remissione dei peccati.
All'inizio del ministero di Gesù, attraverso la testimonianza del Battista, l'evangelista delinea la finalità della venuta del Signore. Il figlio di Dio viene nella storia per liberare l'umanità dal peccato e per rendere tutti figli di Dio. Questo dono può essere riconosciuto ed accolto nella misura in cui ci si lascia guidare dallo Spirito Santo. È poi lo Spirito che spinge a rendere testimonianza a Gesù Cristo dappertutto.
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LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
8 gennaio 2023 –
Battesimo del SignoreLetturaIl passo del vangelo di Matteo, che narra il battesimo di Gesù, è collocato all'inizio della sua attività pubblica ed è in stretto collegamento con la predicazione penitenziale di Giovanni Battista. Si può dire che la vicenda costituisce un apice narrativo nel quale vengono presentati compiutamente i due personaggi e la loro missione, ricevuta da Dio. Analizziamo più dettagliatamente il brano.
Mt 3, 13-17In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento».CommentoIl testo di Matteo si può suddividere in tre parti. All'inizio troviamo l'introduzione narrativa (3,13) dove si presenta Gesù che, provenendo dalla Galilea, giunge al Giordano per essere battezzato da Giovanni. Al centro del racconto (3,14-15) si ha la novità di Matteo, rispetto agli altri evangelisti sinottici, cioè un dialogo tra Giovanni e Gesù che serve a definire lo scopo del battesimo di Gesù. Giovanni, infatti, coerente con i suoi insegnamenti, non vuole dare a Gesù il battesimo penitenziale, perché il Messia è più forte di lui ed egli non è degno nemmeno di portargli i sandali. Per questo afferma: "io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?". La risposta di Gesù rivolta a Giovanni è di lasciare fare "per ora", in quanto è necessario adempiere o portare a compimento pieno ogni giustizia. Nella tradizione biblica il significato di giustizia è la volontà di Dio per la salvezza degli uomini. Così Gesù esprime la sua totale disponibilità ad aderire alla volontà di Dio Padre per la salvezza, che egli vuole realizzare in mezzo agli uomini. Questo progetto salvifico si inaugura col battesimo al Giordano. Allora come Gesù acconsente di compiere la volontà del Padre, che lo vuole solidale con gli uomini per la loro salvezza, così anche Giovanni acconsente di battezzare Gesù nel Giordano. Il racconto si chiude con la scena di rivelazione (3,16-17), che conferma quanto detto sopra. Mentre Gesù esce dall'acqua i cieli si aprono, come segno di comunicazione efficace tra Dio e gli uomini, ed egli vede "lo Spirito di Dio scendere su di lui" e la voce dal cielo rivela la sua identità e la sua missione. La discesa dello Spirito e la voce dal cielo costituiscono Gesù come figlio di Dio; egli, compiendo pienamente la volontà del Padre, non solo la rivela ma la condivide anche con tutti gli uomini per la loro salvezza.
In conclusione al fiume Giordano, attraverso un gesto penitenziale, al quale Giovanni invitava gli israeliti per la conversione, Gesù manifesta la sua disponibilità totale a compiere pienamente la volontà del Padre per la salvezza degli uomini. Attraverso un segno umile e nascosto egli prende coscienza della sua identità e della sua missione.
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APOCALISSE
Sesta Lettura
Lettura
Col secondo capitolo iniziano le lettere mandate alle sette chiese. Gesù alla maniera di un capo di comunità da indicazioni concrete pe la vita della gente. Sono indicazioni pastorali. Le lettere hanno una forma letteraria identica. Esse però non fanno parte del genere epistolare classico.
Ap 2, 18-2718All'angelo della Chiesa che è a Tiàtira scrivi:"Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente. 19Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime. 20Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Gezabele, la donna che si dichiara profetessa e seduce i miei servi, insegnando a darsi alla prostituzione e a mangiare carni immolate agli idoli. 21Io le ho dato tempo per convertirsi, ma lei non vuole convertirsi dalla sua prostituzione. 22Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si convertiranno dalle opere che ha loro insegnato. 23Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere. 24A quegli altri poi di Tiàtira che non seguono questa dottrina e che non hanno conosciuto le profondità di Satana - come le chiamano -, a voi io dico: non vi imporrò un altro peso, 25ma quello che possedete tenetelo saldo fino a quando verrò. 26Al vincitore che custodisce sino alla fine le mie opere darò autorità sopra le nazioni: 27 le governerà con scettro di ferro, come vasi di argilla si frantumeranno, 28con la stessa autorità che ho ricevuto dal Padre mio; e a lui darò la stella del mattino. 29Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".CommentoTiàtira (oggi Akhisar), a cui è indirizzata la quarta lettera, era il capoluogo della Lidia, una regione dell'Asia minore. Situata a 65 km a sud-est di Pergamo, nella fertile valle del fiume Licos, era un centro di comunicazione commerciale. Cristo si presenta alla Chiesa di quella città definendosi, per l'unica volta nell'Apocalisse, in modo diretto "Figlio di Dio" (cfr. sal 2,6-7 e Dn 10,6) ed inizia il suo discorso con una elencazione elogiativa delle virtù che ornano la comunità: amore, fede, operosità, servizio fraterno, perseveranza. Ma subito dopo egli punta il dito denunciando una "sedicente profetessa" che – come era accaduto per i Nicolaiti di Pergamo (2,14) – è raffigurata con una immagine presa dall'Antico Testamento. La era il mago Balaam, qui è Gezabele, la nota regina fenicia sposa del re d'Israele Acab, implacabile nemica del profeta Elia (cfr. 1Re 16,31 e 2Re 9,22), artefice della degenerazione del popolo ebraico verso i culti della fertilità, cioè verso quel peccato che Bibbia chiama "prostituzione idolatrica". In pratica proprio per l'analogia delle devianze religiose denunciate (prostituzione e mangiare carni immolate agli idoli, cioè il sincretismo religioso), presente anche a Tiàtira e che si concretizza nella eresia libertina dei Nicolaiti, guidati in questa città da una donna che si spacciava per profetessa. Si fa anche allusione ad una componente di questa dottrina, cioè la conoscenza delle "cosiddette profondità di Satana" (v. 24). È probabile che si faccia riferimento a formule magiche o a pratiche rituali esoteriche destinate a tenere sotto controllo gli spiriti maligni. Gezabele è quindi simbolo della religiosità confusa e inquinata dalla superstizione, ma costante nella storia dell'umanità, capace di attrarre, sedurre e invischiare molti ingenui. Come è evidente da queste lettere, le comunità cristiane delle origini erano tutt'altro che oasi di perfezione idealizzata. Anch'esse erano lacerate da divisioni e rispecchiavano la complessità della società pagana in cui erano immerse rimanendone spesso intaccate. La promessa finale riservata ai fedeli (si noti da questa lettera in poi l'inversione delle formule "annunzio dello Spirito per l'ascolto" e "promessa al vincitore") ha due elementi significativi. Prima di tutto al cristiano vengono applicati – sulla base della citazione del salmo 2,8-9 – i titoli regali messianici attribuiti a Gesù Cristo: essere sovrano e pastore dei popoli governandoli con scettro di ferro, cioè con rigore, spezzando le ribellioni come se fossero fragili vasi d'argilla. Il cristiano, unito al Signore, partecipa della sua gloria messianica e pasquale. L'altro elemento è la promessa di ricevere "la stella dell'alba". Il fedele diventerà luminoso come Cristo, che è definito in 22,16 "la stella radiosa del mattino". Anche il credente sarà avvolto nello splendore della luce eterna della gloria immortale.
Anche questa lettera deve farci molto riflettere perché potrebbe succedere anche a noi di essere travolti da usi e costumi contemporanei che non sono evangelici e vengono spacciati come buoni: il consumismo sfrenato che rende dipendenti, l'attivismo che diventa idolatria, l'egocentrismo che porta ad ignorare gli altri e a vivere pensando solo a noi stessi, le divisioni nella comunità a scapito della comunione, la troppa fiducia nei segni esteriori o nelle pratiche quasi magiche...
L'invito ai cristiani ad essere consapevoli della loro identità che nessuno potrà mai deturpare: figli di Dio. La partecipazione reale ed attuale alla gloria pasquale del risorto. Come Cristo anche i cristiani sono portatori di luce e di pace.
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APOCALISSE
Quinta Lettura
Lettura
Col secondo capitolo iniziano le lettere mandate alle sette chiese. Gesù alla maniera di un capo di comunità da indicazioni concrete pe la vita della gente. Sono indicazioni pastorali. Le lettere hanno una forma letteraria identica. Esse però non fanno parte del genere epistolare classico.
Ap 2, 12-1712All'angelo della Chiesa che è a Pèrgamo scrivi:"Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli. 13So che abiti dove Satana ha il suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di Satana. 14Ma ho da rimproverarti alcune cose: presso di te hai seguaci della dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d'Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla prostituzione. 15Così pure, tu hai di quelli che seguono la dottrina dei nicolaìti. 16Convèrtiti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca. 17Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi lo riceve".CommentoLa terza lettera è destinata alla Chiesa di Pergamo, cittadina a circa 100 Km a nord di Smirne e 10 Km dalla costa mediterranea. Questa bellissima città era la capitale del regno ellenistico governato dagli Attalidi . Essi avevano eretto una famosa biblioteca ed avevano introdotto l'uso della "pergamena", la pelle di pecora usata in alternativa del papiro egiziano. Era una città molto fiorente dal punto di vista religioso e la sua acropoli era letteralmente coperta da magnifici templi. In particolare il grande altare di Zeus (oggi conservato nel museo di Berlino) ed il grande santuario dedicato ad Asclepio, dio dei malati. Per prima la città di Pergamo introdusse il culto all'imperatore Augusto. Tutte queste ragioni sono forse la causa per cui si afferma che in quella città "satana ha il suo trono". La spada affilata a doppio taglio si collega con 1,16 ed è la sua Parola. Nonostante le molte tentazioni idolatriche i cristiani di Pergamo avevano testimoniato la loro fede pur in questo ambiente ostile. L'esempio fulgido è Antipa. Egli era un cristiano, forse Vescovo, che è stato ucciso a causa della sua fedeltà al Signore Gesù . Tuttavia un'erba maligna stava insinuandosi nella comunità. Era la dottrina dei Nicolaiti già incontrata nella lettera ad Efeso (2,6). Era una degenerazione religiosa comparata alla dottrina di "Balaam". Chi era Balaam? Era un mago convocato dal re di Moab, Balak, per maledire gli ebrei in marcia nel suo territorio diretti verso la terra Promessa (Numeri 22-24). Egli divenne causa di tentazione per Israele (Numeri 31, 15-26), spingendo ai culti idolatrici che ora l'autore dell'Apocalisse richiama per la chiesa di Pergamo come consumare le carni sacrificate agli idoli nei riti pagani e come prostituzione (Numeri 25, 1-3). La tentazione sempre presente è di mescolare il cristianesimo con manifestazioni dei culti pagani. Cristo entra in scena con la spada del suo giudizio per chi è infedele alla dottrina cristiana e con una promessa per chi è fedele. Ai giusti sono assicurati due doni. "La manna nascosta", cioè un nuovo cibo celeste come quello ricevuto da Israele nel deserto (Esodo 16), che può essere un rimando all'Eucaristia secondo l'immagine già usata da Gesù nel discorso nel discorso sul pane delle vita nella sinagoga di Cafarnao (Giovanni 6,31.49). C'è poi il dono della "pietruzza bianca", che può avere diversi significati. Potrebbe riferirsi al segna posto nei banchetti, o alle pietre preziose usate come gioiello e dono di nozze, o ai sassolini bianchi impiegati nelle sentenze per assoluzioni, o nelle votazioni. L'elemento fondamentale di questa pietruzza bianca è nel "nome nuovo" e segreto inciso su di essa. È il nome di Cristo risorto (cfr. 3,12 e 19,12) che rende i cristiani uniti a lui in una comunione di mutua appartenenza. Come il Sommo Sacerdote nell'Antico Testamento recava sul suo turbante una lamina d'oro con la scritta "Sacro al Signore" (Esodo 28,36-38), così il cristiano è consacrato sulla fronte come appartenente in pienezza a Cristo, ne porta il nome, ne condivide la vita.
Nella nostra vita ci sono momenti positivi in cui noi siamo fedeli al Signore e momenti di tentazioni in cui siamo portati ad allontanarci da Gesù e dal suo vangelo. Siamo invitati a discernere bene il nostro comportamento per non illuderci di essere cristiani ed invece stiamo seguendo altre divinità. Nel nostro cammino ci sono tre aiuti potenti che ci salano dal male: la Parola di Gesù che fa chiarezza nella nostra vita, l'Eucaristia che ci nutre e ci sostiene, l'unione inscindibile con Gesù.
- Quali sono i momenti positivi e le tentazioni più forti che viviamo?
- Ci alleniamo a discernere i nostri comportamenti?
- Il valore della Parola di Gesù e dell'Eucaristia lo viviamo?
- Siamo consapevoli che siamo uniti per sempre a Gesù?
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LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
1 gennaio - Maria Madre di Dio
MARIA SERBAVA OGNI COSA NEL CUORENumeri 6, 22-27 . Salmo 66 . Galati 4, 4-7 . Luca 2, 16-21
LetturaIl brano della festa odierna ci riporta agli inizi del vangelo di san Luca e precisamente alla "manifestazione" di Gesù Cristo avvenuta a Betlemme. Del racconto, strutturato in tre quadri (la nascita di Gesù vv. 1-7, l'annuncio ai pastori vv. 8-14, la venuta dei pastori a Betlemme vv. 15-20), la liturgia ci presenta il terzo, con l'aggiunta della circoncisione di Gesù e l'imposizione del nome (v. 21).
Lc 2, 16-21I pastori 16andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.Commento.Il testo si apre narrando dei pastori che, dopo aver ricevuto l'annuncio della nascita di Gesù, vanno a verificare di persona quanto a loro è stato detto: "andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia". Dopo aver visto direttamente Gesù, riferiscono a tutti "ciò che del bambino era stato detto loro". Essi diventano così i primi testimoni ed evangelizzatori. Il testo sottolinea che quanti ascoltano i pastori rimangono stupiti del loro messaggio che suscita sicuramente reazioni di incredulità, di interesse, di curiosità. Anche Maria è presentata tra coloro che reagiscono al messaggio dei pastori. Ella infatti raccoglie tutto quanto avviene attorno al suo figlio; serba "tutte le cose meditandole nel suo cuore" cioè facendole diventare parte importante della sua vita. I pastori a questo punto partono e, tornando alle loro terre, "glorificano e lodano Dio per tutto quello che avevano udito e visto". Si ha poi il breve brano che racconta la circoncisione di Gesù, avvenuta dopo otto giorni dalla nascita, e l'imposizione del nome: "gli fu messo nome Gesù". È questo un nome che non viene dato dai genitori, ma da Dio stesso. Infatti così "era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre". Il nome dato al bambino indica il progetto di Dio sulla persona: "il Signore salva".
La nascita di Gesù a Betlemme é per l'incontro di Dio con gli uomini, di cui i pastori sono i rappresentanti significativi. Chi incrocia sulla sua strada Gesù Cristo, necessariamente diventa un evangelizzatore. Questa esperienza si qualifica soltanto quando, come Maria, tutto ciò che riguarda Gesù si conserva nel cuore e tutta la vita si orienta alla volontà di Dio Padre.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa solennità della Madre di Dio prolunga la contemplazione della realtà di Dio che si manifesta nell'umanità di Gesù. Il tema di Dio che salva collega le letture di questa solennità. Nella prima lettura, l'antica benedizione sacerdotale presenta un Dio che vuole stare con gli israeliti e donare loro la sua benedizione. Questa garantisce al popolo protezione, fecondità e pace. L'attenzione di Dio verso il suo popolo è resa anche con l'immagine del volto orientato agli israeliti. Il volto luminoso di Dio, che salva il suo popolo, coincide con quello del suo Figlio Gesù Cristo inviato nella pienezza dei tempi per dare libertà a tutti gli uomini. Chi accoglie Gesù come Maria sua madre, che meditava nel cuore ogni cosa, partecipa direttamente della salvezza. Anche Paolo nella Lettera ai Galati richiama la pienezza dei tempi in cui Dio si è manifestato all'umanità per la salvezza. Qui addirittura si afferma che l'intervento decisivo di Dio nella storia, tramite il suo figlio, rende tutti figli dello stesso Padre.
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- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica?
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LETTURA COMMENTO VITA
UNITÀ PASTORALE MADONNA DELLA SALUTE
GOITO 25 DICEMBRE 2022 – NATALE DEL SIGNORE – MESSA DELLA NOTTE
OGGI È NATO IL SALVATOREIsaia 9,1-3.5-6 . Salmo 95 . Timoteo 2,11-14 . Luca 2,1-14
LetturaAll'inizio del secondo capitolo, l'evangelista Luca riporta "la nascita di Gesù nella città di Davide e la sua manifestazione ai pastori" (Lc 2,1-20). La narrazione completa comprende tre quadri: la nascita di Gesù a Betlemme, l'annuncio dell'angelo ai pastori e la loro venuta a Betlemme. Il testo liturgico della notte di Natale ci propone soltanto i primi due.
Lc 2, 1-141In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".CommentoContenuto. Il primo quadro del racconto (vv.1-7) si articola attorno a tre elementi portanti. Uno è centrato su Cesare Augusto ed ha come scenario "tutta la terra". Un altro fa perno su Davide, chiamato in scena dal censimento e dal viaggio compiuto da Giuseppe, "della casa e della famiglia di Davide", a Betlemme per farsi registrare. Il terzo presenta con semplicità e solennità la nascita di Gesù. In esso particolare attenzione è data ai gesti compiuti da Maria (partorì, lo avvolse in fasce, lo depose in una mangiatoia) e alla non accoglienza incontrata dalla coppia: "perché non c'era posto per loro nell'albergo" (forse da tradurre più correttamente con alloggio). Anche il secondo quadro (vv.8-14) raccoglie al suo interno tre elementi: l'apparizione di un angelo ai pastori ("C'erano in quella regione alcuni pastori... Un angelo del Signore si presentò davanti a loro"), l'annunzio da lui portato ("...ecco vi annuncio una grande gioia, ...oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore") e l'apparizione della schiera celeste che lodava Dio per l'avvenimento accaduto.
Nel primo quadro sembra che l'interesse sia di sottolineare il dono gratuito del "figlio primogenito" da parte di Dio, che si realizza all'interno del comune fluire della storia. Il tempo di Dio accade poi all'incrociarsi degli avvenimenti profani, determinati da Cerase, con le speranze profetiche - religiose legate alla casa di Davide. Ed infine l'opera di Dio non e riconosciuta dai suoi contemporanei, per essa infatti non c'è posto e diventa uno dei tanti casi che capitano nella vita.
Il secondo quadro è dominato dall'annuncio della nascita di "Cristo Signore" recato dall'angelo ai pastori. Questa nascita, decisiva per l'umanità, ha come "segno" il bambino nella mangiatoia. Da qui emerge con chiarezza un rimando al mistero dell'agire umile di Dio, il quale può essere frainteso o non riconosciuto dagli uomini e per questo una voce celeste ad essi deve rivelarlo. Allora il canto conclusivo degli angeli diventa un esplicito riconoscimento del mistero di Dio, realizzatosi nella nascita di Gesù. Esso non solo si rivolge a "Dio nel più alto dei cieli", ma diventa messaggio di speranza e di pace per il cosmo e per tutti gli uomini: "e pace in terra agli uomini che egli ama".
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREGesù Cristo è la fonte e la ragione di libertà per tutti gli uomini. Il tema della liberazione ricevuta, che cambia la situazione di un popolo, è presente nelle tre letture della Messa della notte della Solennità del S. Natale. In Isaia la libertà è preannunciata ad Israele ed essa sarà un'esperienza unica ed indescrivibile umanamente perché opera di Dio. Nel Vangelo la narrazione presenta il compimento definitivo della liberazione divina attuata in Gesù, nato a Betlemme, perché discendente della famiglia di Davide. La salvezza-liberazione offerta da Gesù Cristo è per tutti gli uomini e ad essi viene portata da personaggi caratterizzati dalla semplicità e dall'umiltà, ma non previsti nelle logiche religiose del tempo. Anche i cristiani, indica la seconda lettura, si inseriscono in questo itinerario ed hanno un compito molto importante perché con la loro testimonianza diventano segno "della beata speranza" e primizia del "popolo puro" che appartiene a Dio per mezzo di Gesù Cristo.
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APOCALISSE
Quarta Lettura
Lettura
Col secondo capitolo iniziano le lettere mandate alle sette chiese. Gesù alla maniera di un capo di comunità da indicazioni concrete pe la vita della gente. Sono indicazioni pastorali. Le lettere hanno una forma letteraria identica. Esse però non fanno parte del genere epistolare classico.
Ap 2, 1-111All'angelo della Chiesa che è a Èfeso scrivi:"Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro. 2Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Hai messo alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. 3Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. 4Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. 5Ricorda dunque da dove sei caduto, convèrtiti e compi le opere di prima. Se invece non ti convertirai, verrò da te e toglierò il tuo candelabro dal suo posto. 6Tuttavia hai questo di buono: tu detesti le opere dei nicolaìti, che anch'io detesto. 7Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Al vincitore darò da mangiare dall'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio".8All'angelo della Chiesa che è a Smirne scrivi:"Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita. 9Conosco la tua tribolazione, la tua povertà - eppure sei ricco - e la bestemmia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma sono sinagoga di Satana. 10Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. 11Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte".CommentoLe lettere hanno una struttura fissa suddivisa in sette passaggi: indirizzo, autopresentazione di Cristo, giudizio-denuncia sulla singola chiesa, appello all'imperativo, esortazione all'ascolto, promessa al vincitore nella lotta della fede. Si ha in questo modo un ritratto delle chiese nei loro aspetti positivi e nelle loro negatività. Dalle lettere si ricava anche un programma pastorale di rinascita spirituale. Non c'è assolutamente nessuna fuga per una fine imminente, ma il testo è un invito alla conversione e al rinnovamento.
La prima chiesa presentata è quella di Efeso. In questa città c'era un tempio alla dea della fecondità e della vita, Artemide polimaste (molte mammelle), di studi di magia, di edifici bellissimi con teatri attivi; una lunga via lastricata e colonnata, alla sera illuminata con lumi, portava al porto. Ancora oggi le rovine archeologiche danno l'idea della grandiosità della città.
Efeso è stato il centro della missione paolina così come è descritta in Atti 14, avvenuta attorno agli anni 54. Ad Efeso c'era la sede di una antica tradizione giovannea e mariana. Questo capoluogo dell'Asia proconsolare romana è interpellato da Gesù, con gli stessi simboli delle stelle e dei candelabri (cfr. 1,12.16), intrecciandosi luci e ombre. Le luci: opere buone, costanza, perseveranza nella fede, fedeltà nella lotta contro i Nicolaiti . Le ombre sono: il raffreddamento dell'amore e dell'entusiasmo originario, l'impallidirsi del fervore, stemperato dall'abitudine e dalla quotidianità. Prima che la polvere e la cenere spengano la fiammella è necessaria la conversione, altrimenti il candelabro simbolo della chiesa sarà abbattuto. Ma la finale è aperta ad una promessa e a una speranza.
A 75 km a nord di Efeso sorge Smirne, ancora oggi porto fiorente e importante città della costa egea della Turchia. Vi era in quel luogo una fiorente comunità giudaica ostile al cristianesimo; essa ebbe sicuramente una forte influenza nel martirio di Policarpo, vescovo di quella città, a metà del secondo secolo. Per questo gli ebrei sono bollati con la feroce locuzione: "sinagoga di Satana". Sofferenze, prove, persecuzioni non devono scoraggiare né incrinare la fedeltà dei cristiani di Smirne. La tribolazione sarà limitata (dieci giorni), poi tornerà a brillare il sole della Pasqua e ai fedeli non toccherà la "seconda morte", cioè la morte eterna.
Nelle difficoltà o nelle prove i cristiani non devono abbattersi o disperare. Gli aspetti positivi sono sempre maggiori nei confronti dei negativi. Importante è non scendere a compromessi col male ed essere fedeli a Gesù Cisto, che non abbandona mai i suoi amici. Lui che ha vinto il male e la morte condividerà la vittoria con i suoi amici.
- Come reagiamo di fronte alle difficoltà della vita cristiana?
- Siamo più portati a vedere il positivo o a soffermarci sul negativo?
- È facile scendere a compromessi che ci fanno perdere la pace e la luce?
- Scegliamo nelle difficoltà la Pasqua di Gesù o noi stessi?
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- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?
Immagini di Efeso
EFESO
Immagini di Smirne
SMIRNE
LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 18 dicembre 2022 – IV Domenica d'Avvento
Per incontrare Cristo che salvaIsaia 7, 10-14 . Salmo 23 . Romani 1, 1-7 . Matteo 1, 18-24
LetturaIl brano della quarta domenica d'avvento ci porta all'inizio del vangelo di Matteo. Nei primi capitoli l'evangelista enuclea il tema dominante, che poi svilupperà per tutta l'opera. L'origine storica di Gesù Cristo, figlio di Davide e figlio di Abramo, è stata ampiamente documentata dalla lunga genealogia, che precede immediatamente il nostro passo. Lì Gesù è indicato come compimento della promessa di una discendenza numerosa come le stelle del cielo e la sabbia del mare. Tale promessa si concretizza ulteriormente nel testo della nostra domenica.
Mt 1,18-2418 Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20 Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21 ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati".22 Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 24 Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; (25 senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù).CommentoIl brano si apre con un titolo: "così fu generato Gesù Cristo". Esso fa da raccordo con la genealogia ed indica il tema: l'identità del nascituro. Nell'antichità, infatti, era convinzione comune che gli avvenimenti relativi all'inizio della vita di un personaggio famoso, indicassero già la sua vera identità. La vicenda narrata si articola in tre scene: il dramma di Giuseppe (1, 18b-19), la risposta del Signore attraverso il suo angelo (1, 20-23), l'esecuzione da parte di Giuseppe delle consegne ricevute (1, 24-25). Di quest'ultima parte la liturgia propone soltanto il v. 24 e lascia cadere il v. 25, perché molto discusso e di difficile interpretazione. La prima scena descrive la tensione vissuta da Giuseppe quando si rende conto che Maria, sua promessa sposa, è incinta. L'evangelista, sapendo che i lettori sono credenti, specifica subito l'avvenimento dicendo: "viene dello Spirito santo"; così anticipa la soluzione del caso. Giuseppe, marito legittimo di Maria, trovandosi ad essere "padre" di un figlio non suo, non si sente di rimandare la sua sposa con un atto di ripudio, secondo le prescrizioni del suo popolo (se una donna risultava incinta nel periodo che andava dal contratto di matrimonio fino alla convivenza ed il fidanzato non era il padre, doveva essere denunciata e poi processata e poi lapidata). Egli sceglie una via d'uscita più morbida e decide "di ripudiarla in segreto". "Mentre però stava considerando queste cose", viene a Giuseppe la risposta dal Signore per mezzo di un suo angelo. È questa la scena centrale che, attraverso il "sogno", si collega con l'esperienza dei padri antichi, anch'essi guidati dal Signore nelle loro scelte fondamentali. L'angelo di Dio invita Giuseppe a non temere "di prendere... Maria", perché "il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo". Giuseppe poi, in quanto discendente di Davide, deve riconoscere il figlio e dargli il nome. Il nome Gesù, indicato dall'angelo, non solo presenta l'identità del bambino, ma anche la sua missione: "egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo realizza pienamente quanto è preannunciato dalle Scritture. Gesù è l'Emmanuele, secondo la citazione isaiana, cioè "Dio con noi" (cfr. Mt 28,20). In Gesù Cristo si compie dunque quella promessa che percorre tutta la storia biblica. Il quadro si chiude con l'ultima scena. Giuseppe, svegliatosi dal sonno esegue quanto l'angelo del Signore gli aveva detto.
In conclusione, per l'evangelista Matteo, Giuseppe è il rappresentante ed il prototipo di tutti gli uomini a cui è destinata la rivelazione di Dio portata, nel suo momento culminante, da Gesù Cristo. I dubbi e le incertezze, causate dalla novità di Dio, che irrompe nella storia dei singoli e delle comunità, vengono fugati se ci si lascia guidare dall'angelo del Signore, che anche oggi, sotto forme diverse, si avvicina a noi e ci guida alla salvezza. Due modi sicuri attraverso i quali Dio parla a noi, per farci incontrare Gesù Cristo che salva dai peccati, sono le Scritture e la vita comunitaria.
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APOCALISSE
Terza Lettura
Lettura
Abbiamo detto che il libro dell'apocalisse era una lettera scritta ad una comunità ed il testo veniva letto nell'assemblea liturgica. Ravasi dice che è come se una assemblea liturgica fosse radunata in una cattedrale e il lettore si alza e legge a leggere la lettera. Dopo l'introduzione ora parla Giovanni.
Ap 1, 9-209Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. 10Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: 11"Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa".12Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d'oro 13e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d'uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. 14I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. 15I piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. 16Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza.17Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: "Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo, 18e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. 19Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito. 20Il senso nascosto delle sette stelle, che hai visto nella mia destra, e dei sette candelabri d'oro è questo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese, e i sette candelabri sono le sette Chiese.CommentoIl brano si divide in due parti. I vv. 9-11 il testimone, Giovanni si presenta, e i vv. 12-20 la visione avuta dal testimone.
Giovanni parla della sua esperienza di veggente (vv. 9-11) strutturando il discorso attorno a tre coordinate. La prima è
spaziale, era nell'isoletta di Patmos, a 100 km a sud-ovest di Efeso, luogo di pena e di confino, usato da Roma come ricorda anche Plinio il Vecchio nella sua Storia Naturale (IV,12,23). Egli era là rinchiuso a causa della sua testimonianza di fede. Per i cristiani era un tempo difficile e anche gli ascoltatori della lettera vivevano questa difficoltà: la persecuzione. Era un mondo ostile alla fede. La seconda è
temporale, era il "giorno del Signore", la domenica il giorno della memoria liturgica della Pasqua di Gesù. La terza è
soprannaturale, Giovanni sente una voce, ha una visione composta da voce e visione. Egli sente e vede. Riceve così la missione che si svilupperà su due coordinate la scrittura di un testo e la sua comunicazione alle chiese. Il nome di queste chiese dell'Asia Minore erano le città più importanti sulla riva del Mediterraneo.
Nei vv. 12-20 Giovanni descrive la visione avuta in quella domenica nell'isola di Patmos. Rappresenta un grande quadro che al centro ha Gesù Cristo. Lo sfondo è costituito dai sette candelabri (rimando alla Menorà ebraica) e ogni lume è indipendente e rimanda alle sette chiese. Il significato è che Cristo è in mezzo alle comunità dei fedeli. Al centro c'è Gesù Cristo indicato col titolo apocalittico e messianico di "Figlio dell'uomo" (cfr. Daniele 7) e presentato così anche dai vangeli. Il suo abbigliamento rimanda alla figura del grande sacerdote della nuova alleanza. La capigliatura bianca era propria di Dio (cfr. Daniele 7,9) e segno di eternità. Gli occhi come fuoco sia amore come giudizio distruttore. I piedi di bronzo denotano fermezza e stabilità. La sua voce richiama Ezechele (1,24; 43,2) ed indica la sua trascendenza e la sua superiorità. La sua destra afferra sette stelle, che rappresentano gli angeli custodi delle chiese o anche semplicemente i vescovi delle chiese. La lingua indica che la parola di Cristo non è semplice aria ma è una sentenza efficace che giudica e colpisce il peccato (Isaia 11,4). Il volto luminoso di Cristo rimanda alla luce pasquale e alla trasfigurazione dei vangeli (Mt 17,2). Davanti a questa visione Giovanni resta atterrito, ma Gesù lo invita a non temere e la sua presenza di Risorto guiderà la sua missione di scrivere e annunciare alle chiese il messaggio di Cristo.
Alcuni punti di riflessone e di approfondimento:- La vita cristiana può comportare incomprensioni e persecuzioni.
- Nel Giorno del Signore Gesù parla anche a noi e ci affida sempre una missione da attuare, con la testimonianza della vita e con l'annuncio.
- Nella comunità è presente ed opera il Risorto.
- Egli è la forza e la causa di ogni missione o vocazione da compiere senza paura.
- Ogni vocazione va realizzata e sostenuta con perseveranza e senza paura.
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Mincio
Goito 11 dicembre 2022 – III di Avvento A
Per non essere scandalizzati da GesùIsaia 35, 1-6a.8a.10 . Salmo 145 . Giacomo 5, 7-10 . Matteo 11, 2-11
LetturaDopo aver presentato nel capitolo decimo i nomi dei dodici discepoli e le istruzioni date a loro per la missione, Matteo per due capitoli indica la reazione di alcune categorie di persone al ministero di Gesù e quindi, indirettamente, anche al servizio svolto dai discepoli. La prima figura incontrata è Giovanni Battista. Egli, che era stato arrestato, come si sa da Mt 4,12 ("avendo saputo dell'arresto di Giovanni..."), diventa anticipazione di quanto capiterà poi a Gesù a causa di una "generazione" incoerente nella sua esperienza religiosa.
Mt 11, 2-111 Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.2 Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mando 3a dirgli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". 4 Gesù rispose loro: "Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5 i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6 E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!".7 Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9 Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10 Egli è colui del quale sta scritto:Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,davanti a te egli preparerà la tua via.11 In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.CommentoIl brano può essere suddiviso in due parti. Dapprima troviamo l'inchiesta di Giovanni e la risposta di Gesù (11, 2-6) e poi l'elogio di Giovanni da parte di Gesù (11, 7-11). Si inizia presentando Giovanni che dal carcere organizza, attraverso i suoi discepoli, un'inchiesta su Gesù. Giovanni, che aveva preparato la venuta del Messia e lo aveva indicato presente in mezzo al popolo, ora, sentendo "parlare delle opere del Cristo", avverte che l'immagine di Gesù non combacia pienamente con la sua idea di Messia; soprattutto Gesù non si è ancora manifestato come protagonista del giudizio di Dio e quindi egli vuol conoscere meglio e desidera sapere di più. Così fa porre la domanda di fondo ai suoi discepoli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". È questa un'esperienza comune nel cammino di fede alla sequela del Signore. Dopo i primi momenti di entusiasmo e di euforia, ci si accorge che Gesù Cristo non è spesso come lo si desidera e si vede che egli porta su strade impreviste, strane, al di fuori di qualsiasi logica benpensante. Allora sorgono tante domande, dubbi, inquietudini nei suoi confronti. A Giovanni e a chiunque si pone interrogativi sull'identità di Gesù, egli risponde: "andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista... ai poveri è annunciato il Vangelo". Egli invita a scorgere nelle opere compiute la novità contenuta nel suo ministero. Gesù conclude il discorso dicendo: "E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo". Gli insegnamenti e le opere di Gesù possono costituire un inciampo o un trabocchetto che fa cadere (questo è il senso di scandalizzare) e quindi tanti hanno concluso che non valeva la pena credere in lui, come è capitato a tante persone che lo hanno incontrato. È beato invece chi non si scandalizza, cioè chi sa vedere nel ministero di Gesù la salvezza presente nella storia e si apre alla speranza, fidandosi pienamente di Dio. Con la partenza degli inviati di Giovanni inizia la seconda parte del brano, in cui Gesù parla alle folle del profeta incarcerato. Le domande su Giovanni e le risposte date dallo stesso Gesù servono ad evocare il personaggio che aveva preparato la sua venuta e a scuotere ulteriormente i suoi uditori. Giovanni è "più che un profeta" e col suo ministero ha preparato l'incontro col Messia. Costui, venendo nella storia, è riconoscibile soltanto da chi attua una adeguata preparazione, la quale porta ad accoglierlo con fede. Per questo Gesù conclude dicendo che Giovanni è il più grande personaggio "tra i nati da donna", perché ha preparato la sua venuta, ma chi accoglie con fede l'opera del Padre, che si manifesta in Gesù, con lo stile dei piccoli del regno dei cieli, è più grande del Battista.
In conclusione la presenza del Messia nella storia non è immediatamente riconoscibile, perché egli si rivela attraverso segni luminosi e nello stesso tempo oscuri, perché caratteristici dell'umanità. Solo chi si lascia guidare dai profeti (di ieri e di oggi) e dai loro insegnamenti riesce a passare la cortina del buio e a superare il dubbio, per incontrare con fede il Signore. Egli nella storia, continua a rivelare la buona novella cioè il Vangelo attraverso i suoi inviati, cioè tutti noi. I piccoli, i semplici ed i poveri, perché senza pregiudizi, sono predisposti a riconoscerlo ed ad accoglierlo immediatamente.
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- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo, che mi è ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
LETTURA COMMENTO VITA
Unità Pastorale Mincio
Goito 4 dicembre 2022 – II domenica di avvento A
Convertitevi, perché viene il SignoreIs 11, 1-10; Sal.71; Rm 15, 4-9; Mt 3, 1-12.
LetturaIl brano evangelico della seconda domenica d'avvento porta il lettore ad incontrare l'inizio dell'attività di Gesù attraverso la predicazione ed il ministero di Giovanni Battista. Nell'architettura letteraria dell'evangelista Matteo siamo ancora nella parte introduttiva del vangelo, dove viene annunciato il tema con tutte le sue sfaccettature. Queste sono molto importanti perché poi si snoderanno all'interno di tutta l'opera. Analizziamo ora più da vicino il testo.
Mt 3, 1-121 In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2 dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!".3 Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!4 E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.5 Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6 e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.7 Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? 8 Fate dunque un frutto degno della conversione, 9 e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10 Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11 Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12 Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".CommentoIl brano di Matteo si divide in due parti. La prima, con due scene collegate tra loro, presenta la figura di Giovanni e la sua attività (Mt 3, 1-6); la seconda delinea la predicazione del Battista. La prima scena si apre con la presentazione del protagonista - "Giovanni il Battista" -, della sua attività di predicatore, svolta "nel deserto della Giudea", e del contenuto del suo messaggio proclamato: "convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino". Di Giovanni si dice anche che è quel personaggio preannunciato negli oracoli del profeta Isaia, all'inizio del Libro della consolazione, che invita a preparare "la via del Signore a raddrizzare i suoi sentieri" per tornare in patria dalla prigionia in Babilonia (Is 40,3). La seconda scena si concentra sulla descrizione dell'abbigliamento del Battista, della sua dieta alimentare e del grande concorso di popolo dalle regioni vicine. Da Giovanni, che veste come gli antichi profeti e si ciba di alimenti puri, vengono persone "da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente al Giordano" per riscoprire le proprie origini, facendo memoria del deserto, per riconoscere l'infedeltà all'alleanza stipulata da Dio col suo popolo e per iniziare un nuovo stile di vita attraverso il rito penitenziale del battesimo nel fiume Giordano. La seconda parte del brano focalizza ulteriormente la predicazione di Giovanni evidenziando "l'attualizzazione" delle Scritture da lui compiuta. Egli, vedendo "molti farisei e sadducei venire al suo battesimo", li chiama "razza di vipere", perché attraverso un rito pensano di mettersi a posto nei confronti di Dio e continuare poi nella loro esistenza non chiara e compromessa col male. La conversione vera è invece testimoniata dal cambiamento radicale della vita e dalle opere concrete conseguenti. La venuta di uno più potente di Giovanni, a cui egli non è "degno neanche di portargli i sandali", butta definitivamente all'aria una religiosità esterioristica e solo formale e smaschera tutto ciò che non è autentico. La potenza dello Spirito Santo, di cui Gesù è portatore, non solo purifica ma anche costruisce e genera vita e realtà nuove.
In sintesi diciamo che per incontrare il Signore che viene è necessaria una vera conversione non solo detta con le parole ma realizzata con scelte concrete nell'esistenza. Anche i cristiani sono chiamati a conversione. Questo avviene se si lasciano istruire dalle Scritture e così escono dal perbenismo tradizionalistico, per camminare nella novità portata da Gesù Cristo e rinnovata continuamente dallo Spirito Santo.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci :
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)
APOCALISSESeconda LetturaLetturaAbbiamo detto che il libro dell'apocalisse era una lettera scritta ad una comunità ed il testo veniva letto nell'assemblea liturgica. Ravasi dice che è come se una assemblea liturgica fosse radunata in una cattedrale e il lettore si alza e legge a leggere la lettera.
Ap 1, 4-84Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, 5e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, 6che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
7 Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà,anche quelli che lo trafissero,e per lui tutte le tribù della terrasi batteranno il petto.Sì, Amen!8Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!CommentoIl testo si apre presentando i destinatari della lettera, cioè le comunità cristiane – le Chiese – presenti nelle città che sorgevano sulla costa mediterranea della Turchia. Notiamo il primo settenario che qui ricorre e poi il nome delle chiese ritornerà più avanti. Segue poi un saluto trinitario. Prima di tutto è indicato Dio Padre, colui che è, che era e che viene, cioè il passato il presente ed il futuro, dona la carìs (la grazia) e la pace (shalòm). Questi doni arrivano a noi attraverso "i sette spiriti" (altro settenario) che sono da pensare come la pienezza dei doni dello Spirito Santo. Ed infine attraverso Gesù Cristo il testimone, il primogenito dei morti (cfr. Col 1,18), il sovrano, il principe dei re della terra. Al lettore che ha proclamato la lettera l'assemblea risponde con una acclamazione di fede scandita in tre verbi che indicano tre opere compiute da Cristo. Egli ci ama ora e sempre e la sua morte in croce è stata la manifestazione sublime e più alta del suo amore. Col suo sangue ci ha redenti liberandoci dai peccati. Egli ci ha consacrati come re, profeti e sacerdoti realizzando quanto era stato annunciato alle pendici del Sinai quando Israele era stato proclamato "un regno di sacerdoti" (Es 19,6; Is 61,6).
Dopo la risposta dell'assemblea il lettore continua con una nuova professione di fede in Cristo (v.7). il versetto è una composizione di citazioni veterotestamentari. Prima di tutto si cita la visione del Figlio dell'uomo, il Messia che viene sulle nubi, così come lo ha cantato Daniele (cfr. Dn 7,13). La visione misteriosa del trafitto che suscita pentimento e conversione, è quanto ha cantato Zaccaria in 12, 10. È la celebrazione del Cristo crocefisso e glorioso. L'assemblea risponde con l'Amen liturgico, cioè sia così, vogliamo si realizzi tutto questo in noi.
Al v.8 abbiamo la grande automanifestazione di Dio con quattro titoli grandiosi: "Io sono" evoca la manifestazione di Dio a Mosè al roveto ardente Es 3,14; "Alfa e Omega" sono la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco e significa che Dio abbraccia e da senso a tutte le sillabe dell'alfabeto, a tutte le parole, gli atti degli esseri viventi e a tutto quello che accade nel mondo; Colui che è... (già visto al v.4) egli è il Signore del tempo e dell'eternità. Infine è l'Onnipotente il Pantocràtor.
Nella liturgia noi incontriamo la grandezza del mistero di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Questa consapevolezza ci porta a vivere la liturgia non come qualcosa di nostro ma un evento di Dio nel quale noi siamo invitati ad immergerci. Pensiamoci!
Davanti a Dio che celebriamo prendiamo consapevolezza della nostra identità e della missione che lui ci affida e che noi dobbiamo accogliere e far crescere.
Siamo invitati a convertirci e ad accogliere con disponibilità questo grande dono di Dio.
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?
APOCALISSE1. IntroduzioneLetturaIl libro dell'Apocalisse, ultimo libro della Bibbia, sarebbe meglio chiamarlo libro della Rivelazione, perché il termine greco ha questo significato fondamentale: "Rivelazione".
Il libro appartiene al genere letterario "apocalittico", cioè a quel modo di raccontare che con fatti, immagini, visioni si cerca di comunicare un messaggio non immediatamente comprensibile ma che necessita di una interpretazione.
Iniziamo con i primi 3 versetti del cap. 1 e l'ultimo versetto del cap. 20 perché il testo ha la struttura di una lettera e come tale ha un prologo ed una chiusura.
Ap 1, 1-3
1Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, 2il quale attesta (testimonia) la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. 3Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino.Ap 20, 2121La grazia del Signore Gesù sia con tutti.CommentoIl concetto di RIVELAZIONE è il grande portale d'ingresso all'opera letteraria, teologica e spirituale dell'Apocalisse. Dio Padre dona la sua parola a Gesù Cristo; costui invia l'angelo, suo messaggero divino, a Giovanni, il testimone che si rivolge ai servi di Dio, cioè ai credenti. La sequenza è: Dio-Cristo-angelo-Giovanni-credenti.
Lo snodo della catena è costituito da Giovanni che "testimonia-martyria" la parola di Dio e testimonia Gesù Cristo. Vi è qui una identificazione tra Parola e Gesù Cristo. Questo è confermato dal fatto che ha visto e non solo ascoltato. Ha visto Gesù Cristo la Parola di Dio fatta carne.
La seconda componente del prologo è la BEATITUDINE, cioè la gioia di chi partecipa al mistero della Rivelazione, della vita di Dio come dice Dei Verbum al n. 2 . La beatitudine scaturisce da un lato in chi legge il testo sacro personalmente e nell'assemblea cristiana (l'Apocalisse ha una forte connotazione liturgica) e dall'altro in coloro che ascoltano, cioè i cristiani che hanno ascoltato la Parola, la custodiscono e la osservano nella vita (cfr. Lc 4, 21; 8,21; 11,28).
Ormai il tempo della rivelazione e della beatitudine è arrivato con Gesù e non si deve aspettare altro (cfr. Lc 4,21).
Siamo invitati a riprendere o approfondire il concetto di Rivelazione che noi abbiamo. Che cosa è? Da chi la riceviamo? Anche noi possiamo trametterla?
La Rivelazione va ascoltata e vista. Quali sono i luoghi nei quali Dio si rivela? Continua a rivelarsi oppure non si rivela più?
Che idea abbiamo di beatitudine? È conforme a quanto l'Apocalisse indica? Leggere e ascoltare la Parola è fonte di beatitudine, di gioia e di vita di Dio. Nella celebrazione liturgica è uno ascoltiamo e vediamo, ne siamo consapevoli? Cerchiamo di fare in modo che veramente sia per noi e per i fratelli fonte di gioia? Ne siamo consapevoli, ricerchiamo questa fonte inesauribile? Noi tendiamo a rimandare sempre, l'Apocalisse dice che oggi dobbiamo scegliere questa esperienza perché Gesù oggi si manifesta.
La vitaCerchiamo ora di interagire col testo biblico e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con l'insegnamento di Gesù?
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è qualcosa di urgente a cui io posso contribuire per un miglioramento evangelico della realtà?