LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 30 ottobre 2022, XXXI Domenica T. O. - Anno C
ZACCHEO: LA SALVEZZA RITROVATASapienza 11, 23-12, 2 . Salmo 144 . 2 Tessalonicesi 1, 11-2, 2 . Luca 19, 1-10
LetturaGesù è a Gerico. Dopo aver guarito un cieco al suo ingresso in città, ora, mentre attraversa l'abitato, sempre diretto in modo decisivo verso Gerusalemme, gli capita l'incontro con un esponente particolare del luogo.
Lc 19, 1-101Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È entrato in casa di un peccatore!". 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto". 9Gesù gli rispose: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".CommentoNella città di Gerico, "un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù". Colpisce subito il fatto che un uomo del genere, tutto dedicato a raccogliere soldi per Roma e per sé, sia interessato a Gesù. Non si conosce bene la ragione per la quale va verso Gesù. Egli ad ogni costo cerca di vedere il maestro e poiché era piccolo di statura, è costretto a salire sopra una pianta. Gesù, arrivato presso Zaccheo, prende l'iniziativa, alza lo sguardo, scegliendolo tra tanti che lo circondano, e gli annuncia: "oggi devo fermarmi a casa tua". La curiosità ed il vago interesse di Zaccheo per Gesù sono ripagati in modo sovrabbondante dal maestro che, volendo andare a casa sua, desidera stare proprio con lui e portargli la salvezza. In questo modo Gesù si dimostra interessato a salvare chi è ben disposto verso di Lui, anche se peccatore. La reazione delle altre persone è di sgomento e "tutti mormoravano: è andato in casa di un peccatore". Gli esattori delle tasse erano, infatti, considerati pubblici peccatori in quanto, riscuotendo le tasse per il dominatore romano, arricchivano anch'essi sempre di più a scapito dei concittadini. Zaccheo non si lascia condizionare dagli altri e va avanti nel suo cammino di conversione. A casa sua, dopo aver ospitato Gesù, a voce alta dichiara a tutti gli impegni concreti che è disposto ad assumersi come conseguenza del suo incontro col Signore: "io do la metà di ciò che possiedo ai poveri; e se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto". L'intervento di Gesù sottolinea l'oggi della salvezza portata da lui a cui Zaccheo partecipa con la sua conversione. La parola conclusiva interpreta e concretizza l'amore di Gesù che vuole cercare e salvare chi è perduto sia in Israele come tra i popoli pagani.
Chi si avvicina a Gesù e da lui è guardato, viene coinvolto nella salvezza di Dio per gli uomini. Tutti si ha bisogno di salvezza! Questa realmente si realizza in una persona quando ci sono segni concreti e scelte di vita conseguenti. Il peccato, anche se grande, non può mai ostacolare l'incontro con Gesù e non può essere una essere una scusa sufficiente per non accogliere la salvezza portata da Gesù.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREL'amore di Dio che salva, è il tema unificante delle letture odierne. Nel libro della Sapienza si descrive la compassione di Dio verso tutti, perché tutto da Lui è stato creato. Per questo allora Dio non guarda "ai peccati degli uomini, in vista del pentimento". Il Signore, autore della vita, ama la vita e non solo castiga "poco alla volta i colpevoli", ma li ammonisce "perché, rinnegata la malvagità", credano in Lui. La stessa idea è espressa nel racconto evangelico. L'amore gratuito e sovrabbondante, offerto da Gesù a coloro che incontra, diventa strumento di conversione, di cambiamento di vita e di ritorno a Dio. Questa è stata l'esperienza di Zaccheo. Anche il discepolo del vangelo, scrive Paolo ai Tessalonicesi, è costituito da Dio. Lui solo rende degni della chiamata ricevuta, porta a compimento ogni volontà di bene e la fede di ciascuno. Per questo allora è necessario restare uniti a Gesù Cristo, l'unico che opera nel nome del Padre. La sua azione sarà riconosciuta pienamente alla fine dei tempi. E' necessario perciò diffidare da tutti coloro che si presentano salvatori, scostandosi da Cristo.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 23 ottobre 2022, XXX Domenica T. O. - Anno C
Dio salva gli umiliSiracide 35, 12-14.16-18 . Salmo 33 . 2 Timoteo 4, 6-8.16-18 . Luca 18, 9-14
LetturaIl brano del vangelo di questa domenica si ricollega con quello di domenica scorsa e ne continua l'insegnamento. Là Gesù insisteva sulla necessità di pregare, qui presenta la modalità e l'atteggiamento con cui la preghiera va presentata a Dio. Con la parabola del fariseo e del pubblicano siamo verso la fine del viaggio di Gesù a Gerusalemme.
Lc 18, 9-149Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10"Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". 14Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato".CommentoL'evangelista Luca inizia il racconto presentando i destinatari della parabola: "alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri". Giusto è colui che vive conformemente al volere di Dio, perché osserva fedelmente la Legge mosaica. Ebbene, Gesù si rivolge proprio a coloro che "presumevano" di essere giusti, cioè a quelle persone che, in forza della loro religiosità, si ritengono a posto e autorizzati a giudicare i propri fratelli. Questa è una religiosità che, al di là delle apparenze, di fatto ignora Dio, non si sottopone al suo giudizio e crea fratture notevoli nella comunità. Non solo i farisei vivono così, ma un simile atteggiamento può insinuarsi anche nei cristiani. Per cui la parabola di Gesù è per gli ebrei, ma anche per i membri della sua comunità. I due personaggi della parabola sono presentati in forte contrapposizione tra di loro. Il fariseo è il modello del "pio israelita", fedele alla Legge, alle regole religiose e alle prescrizioni di purificazione di questo mondo. Il pubblicano è l'esempio del "peccatore": disonesto nel riscuotere le tasse, collaborazionista coi romani, rassegnato di fronte ai fatti della storia, che subisce passivamente, desideroso di raggiungere i suoi scopi a scapito dei valori ricevuti e delle istituzioni consolidate. Entrambi salgono al tempio di Gerusalemme a pregare. Il fariseo prega secondo le prescrizioni ricevute: in piedi e mormorando a bassa voce il suo ringraziamento a Dio. Il testo porta anche il contenuto della preghiera del fariseo che, pur essendo strutturata correttamente e particolarmente raffinata, evidenzia la fiducia completa che egli ha in sé stesso, nelle sue azioni e nella sua religiosità: "non sono come gli altri uomini... e neppure come questo pubblicano". Anche l'azione più altamente religiosa, se non è impostata correttamente e non ha come riferimento Dio solo, non produce alcun risultato utile per la salvezza. Il pubblicano invece si ferma "a distanza", perché si sente lontano da Dio e non degno di stare alla sua presenza. Egli sa di aver peccato gravemente; per questo "non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo" e, battendosi il petto, chiede pietà a Dio. Qui sicuramente non si vuol giustificare il comportamento scorretto del pubblicano, ma si afferma che in lui il vero atteggiamento di ricerca del perdono di Dio, lo porta a superare la sua situazione di peccato. Questa è la giustificazione: superare, attraverso l'opera potente di Dio, la situazione di ingiustizia in cui si trovava. Per tale ragione la preghiera del pubblicano gli dona la salvezza, mentre il fariseo non ottiene alcun vantaggio.
Nella vita di fede siamo chiamati a vigilare rigorosamente sui comportamento assunti. Questi infatti rivelano sempre gli atteggiamenti profondi che determinano il nostro esistere. Quando al centro di tutto si pone se stessi, anche le forme più alte di religiosità risultano senza utilità; quando invece a fondamento della vita si pone realmente Dio, benché peccatori, egli sa gradualmente trasformarci e salvarci.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURENella prima lettura si sottolinea che "la preghiera dell'umile penetra le nubi". Umile può essere il povero o l'oppresso, ma lo è sicuramente "chi venera Dio", perché gradualmente fa suoi gli atteggiamenti di Dio. La preghiera del pubblicano del vangelo, è gradita a Dio e crea un dialogo vitale efficace, perché presentata con cuore ed atteggiamento umili. Paolo, nella seconda lettura, è sostenuto e animato profondamente dall'umiltà. Egli sa che il Signore lo libera da ogni male e lo salva perché tutto egli ha compiuto per il Signore. Anche i servizi ecclesiali, se non sono fondati in Dio non producono frutti di salvezza. Tutto quanto Paolo ha e fa, è in funzione del Signore e per tale ragione è sicuro di ottenere da lui la "corona di giustizia", che è preparata anche per "tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione".
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 16 ottobre 2022, XXIX Domenica T. O. - Anno C
Dio è sempre fedele!Esodo 17, 8-13 . Salmo 120 . 2 Timoteo 3, 14-4,2 . Luca 18, 1-8
LetturaCon la domanda, rivolta a Gesù dai farisei in Lc 17, 20: "Quando verrà il Regno di Dio?", inizia una raccolta di parole del maestro detta anche "piccola apocalisse" (nel senso di rivelazione). Infatti dopo aver considerato la presenza del Regno di Dio, l'argomento sviluppato in seguito concerne la futura venuta del Figlio dell'uomo (Lc 17, 22-37). Gesù, dopo aver parlato di sé come Figlio dell'uomo, anticipa che la sua venuta sarà gloriosa, ma prima soffrirà molto. Egli corregge anche le intemperanze circa la venuta finale del Figlio dell'uomo ed invita non a cercare i segni premonitori, ma ad essere sempre pronti a tale incontro. Questo si concretizza positivamente se ci si libera dai beni materiali e ci si lascia trasformare dalla vita nuova portata da Gesù. La parabola che segue completa adeguatamente il quadro.
Lc 18, 1-81Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2"In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario". 4Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi". 6E il Signore soggiunse: "Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".CommentoIl racconto parabolico si apre con un orientamento interpretativo dato da Gesù stesso (v. 1) "sulla necessità di pregare sempre". In questo modo l'evangelista indirizza il lettore sul significato da attribuire alla parabola. Essa illustra il caso di una vedova che ha bisogno di giustizia da parte di un giudice. La presentazione di quest'ultimo, fatta da Gesù, non lascia ben sperare in quanto "non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno". Figurarsi se si interessa adeguatamente della richiesta di una povera vedova. Infatti per un certo tempo il giudice non ascolta la richiesta della vedova di aver giustizia contro il suo avversario. La donna però, talmente pressata dal suo bisogno, non si lascia scoraggiare e continua a rivendicare i suoi diritti. La sua insistenza, che molesta continuamente il giudice, il quale non teme Dio e non rispetta nessuno, produce il risultato di ottenere da lui la giustizia dovuta. La costanza della vedova riesce a rompere l'indifferenza ed il comportamento scorretto del giudice, detto "disonesto". Molto probabilmente quell'uomo ha continuato poi a comportarsi secondo il suo stile, ma almeno in quell'occasione, dietro l'insistenza della donna, ha agito con giustizia. La conclusione ricavata da Gesù al termine della parabola, fa molto pensare. Se un giudice disonesto, a causa dell'insistenza di una donna vedova, cambia comportamento e le presta attenzione, sicuramente Dio fa attenzione "ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui". Quest'ultima sottolineatura sembra alludere ad una situazione di sofferenza continua in cui versano i credenti, fino al punto da dover chiedere a Dio, gridando, il suo aiuto risolutivo. La sofferenza e le prove, che scaturiscono proprio dall'essere credenti, sono una realtà nella vita. Il racconto accentua però l'attenzione di Dio nei confronti dei suoi eletti e sottolinea la giustizia divina, che è applicata "prontamente", cioè con tempestività. Diventa questo un grande messaggio di speranza per i credenti i quali devono sempre aver presente di non essere mai tentati oltre le proprie forze. L'ultima domanda di Gesù è estremamente provocatoria e mette a nudo la questione di fondo: "ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Nella storia dei singoli cristiani e delle comunità non è mai in discussione la fedeltà di Dio. Il suo intervento è sempre sicuro nei confronti degli eletti. È la fede degli uomini che è incerta, inadeguata, traballante ed instabile. Dio è fedele, ma l'uomo riuscirà a mantenere la fede?
Di fronte alle prove e alle difficoltà della vita, spesso il credente ha la sensazione di essere abbandonato da Dio. Questo non accade mai, perché Dio è fedele. La preghiera perseverante ed assidua permette di sperimentare la fedeltà di Dio, di presentare a lui le necessità personali e comunitarie ed impedisce alla fede di affievolirsi o di venir meno.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema di fondo delle letture è la costanza nella preghiera, in particolare nei momenti in cui la prova si prolunga. Nella prima lettura, attraverso il racconto dell'Esodo, si sottolinea che la preghiera deve acquisire sempre più la dimensione comunitaria. La vittoria di Israele su Amalek è il risultato della preghiera di tutti i fratelli, rappresentati da Mosé, Aronne e Cur. Se nel vangelo la preghiera è indicata come via indispensabile ad ogni credente per giungere a sperimentare la fedeltà di Dio e per poter perseverare nella fede, ora la prospettiva si allarga ed emerge una solidarietà necessaria tra fratelli nel cammino di fede. Tale solidarietà si esprime nel sentirsi coinvolti vitalmente dalle prove sperimentate dai fratelli e nel chiedere con loro, attraverso la preghiera, aiuto, conforto, sostegno e liberazione. Paolo lo afferma con autorevolezza scrivendo a Timoteo. Il ministero della Parola deve insistere "in ogni occasione opportuna e non opportuna", affinché tutti conoscano la Scrittura, da essa siano formati, "perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona". Nella liturgia della Parola odierna l'opera buona si concretizza nella preghiera assidua e perseverante, vissuta con speranza.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 9 ottobre 2022, XXVIII Domenica T. O. - Anno C
Riconoscenti per la salvezza ricevuta2 Re 5, 14-17 . Salmo 97 . 2 Timoteo 2, 8-13 . Luca 17, 11-19
LetturaLa pericope odierna, richiamando esplicitamente il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, da una parte prosegue gli insegnamenti dati precedentemente, ed in particolare quello sulla fede, dall'altra forse segna una nuova tappa del cammino verso la città santa.
Lc 17, 11-1911Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: "Gesù, maestro, abbi pietà di noi!". 14Appena li vide, Gesù disse loro: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono purificati. 15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, 16e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17Ma Gesù osservò: "Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". 19E gli disse: "Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!".CommentoIl brano inizia con una nota di carattere geografico: "Gesù attraversava la Samaria e la Galilea". Probabilmente Luca non vuole qui descrivere l'itinerario preciso percorso da Gesù per arrivare a Gerusalemme (esso sarebbe stato Galilea, Samaria e Giudea), ma è interessato a sottolineare che si é ancora fuori dalla regione della Giudea, dove sorge Gerusalemme e dove le leggi di purità sono portate alle estreme conseguenze; egli vuole anche indicare che in queste regioni il popolo è composto da ebrei - galilei e da samaritani. In un villaggio non identificato, dieci lebbrosi, stando a distanza regolamentare come prescrive la normativa civile e religiosa (cfr. Levitico 13, 45), alzano la voce e chiedono aiuto: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Essi non solo riconoscono in lui la guida autorevole, ma vedono realizzarsi anche in Gesù l'opera misericordiosa di Dio verso l'umanità bisognosa. Alla loro vista Gesù ordina, sempre da lontano, di andare a presentarsi ai sacerdoti. Il sacerdote aveva nella comunità ebraica antica anche il compito, dopo aver esaminato il caso, di dichiarare impuro il lebbroso, e quindi escluso da ogni forma di vita sociale, ed il dovere di dichiararlo puro, dopo la eventuale guarigione, reintegrandolo così nella comunità civile e religiosa. Mandandoli dai sacerdoti, prima di essere stati guariti, Gesù richiede a loro conferma ulteriore della fede che avevano espresso nella invocazione iniziale. Il testo, molto sobriamente, dice che "mentre essi andavano, furono purificati". È evidente l'insegnamento che viene dato: l'obbedienza alle parole di Gesù ottiene l'esaudimento delle richieste dei lebbrosi; così chiunque invoca l'aiuto del Signore sarà esaudito se ascolta le sue parole. A questo punto il racconto segna una svolta, uno dei lebbrosi, scoprendosi guarito, si ferma, torna indietro, loda "Dio a gran voce" e si getta ai piedi di Gesù per ringraziarlo. L'uomo sanato riconosce l'opera potente di Dio in quanto gli è capitato per mezzo di Gesù. A Dio, che si lascia incontrare in Gesù, il credente deve continuamente la lode ed il rendimento di grazie. L'evangelista annota rapidamente: "era un samaritano". Colui che era ritenuto comunemente un pagano ed uno straniero diventa modello di comportamento umano e religioso più dei nove ebrei (presumibilmente) che invece non sono tornati. Le parole conclusive di Gesù, rivolte al samaritano, non solo ratificano la fede presente nell'uomo che, obbedendo alle parole di Gesù trova la salvezza e loda e ringrazia Dio per i doni ricevuti, ma lo mandano ad essere testimone della salvezza avuta: "alzati e va; la tua fede ti ha salvato".
L'esecuzione con fiducia dei comandi dati dal Signore rafforza la fede, dona la salvezza e permette di lodare e ringraziare autenticamente Dio. La parola del Signore accolta nella fede dà anche la forza e le motivazioni necessarie per annunciare in modo significativo il vangelo. Solo così tutti possono essere missionari, dove la Provvidenza li ha posti a vivere la manciata di anni della propria storia personale.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURENella prima lettura, tratta dal secondo Libro dei re, è presentato l'episodio di Naaman il Siro che, ammalato di lebbra, è guarito dal Signore. Anch'egli, straniero, ottiene la guarigione quando esegue i comandi che gli sono stati dati "dall'uomo di Dio": il profeta Eliseo. È interessante notare che Naaman giunge alla fede nel Dio di Israele e si impegna solennemente a lodare e a offrire sacrifici "solo al Signore". Questo atteggiamento di riconoscenza è presente anche nel brano evangelico assieme col tema della fede e dell'accoglienza obbediente della parola del Signore. La seconda lettura richiama la fedeltà di Dio anche se l'uomo credente è irriconoscente nei confronti della sua opera: "se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele". La fedeltà di Dio, arriva a noi per mezzo di Gesù Cristo e spinge i credenti, come Paolo, ad essere missionari e testimoni del vangelo fino all'estreme conseguenze: "a causa del vangelo io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata. Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù".
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 2 ottobre 2022, XXVII Domenica T. O. - Anno C
Discepoli pieni di fede nel SignoreAbacuc 1, 2-3.2,2-4 . Salmo 94 . 2 Timoteo 1, 6-8.13-14 . Luca 17, 5-10
LetturaDopo gli insegnamenti del capitolo precedente, prima di riprendere il tema del viaggio verso Gerusalemme, Luca raccoglie una serie di istruzioni di Gesù su alcuni temi basilari della vita cristiana. Il testo liturgico tralascia la questione dello scandalo (Lc 17, 1-3a) e la necessità di perdonare sempre al fratelli (Lc 17, 3b-4) per soffermarsi sul tema della fede.
Lc 17, 5-105Gli apostoli dissero al Signore: 6"Accresci in noi la fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe.7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: "Vieni subito e mettiti a tavola"? 8Non gli dirà piuttosto: "Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu"? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"".CommentoIl brano si apre con una invocazione degli apostoli che chiedono al Signore: "accresci la nostra fede!". Le proposte radicali indicate da Gesù, non sempre realizzabili nella vita, e le difficoltà incontrate nella proclamazione del vangelo nel suo nome, spingono gli apostoli a chiedere un aiuto straordinario al Signore. Essi si sentono inadeguati alla vocazione ricevuta ed incapaci di attuare le consegne a loro affidate da Gesù in quanto non vedono risultati concreti sui diversi fronti del loro impegno. Da qui allora la conclusione che la loro fede è poca. Gesù risponde alla domanda degli apostoli prima citando un detto sapienziale e poi raccontando una parabola. Attraverso il detto sulla fede grande come un granello di senapa, Gesù sposta la questione dalla quantità alla qualità della fede. Questa è un atteggiamento di fondo nella vita dell'uomo, difficilmente misurabile o quantificabile, ma quando è presente produce sicuramente risultati impensati e grandi, che però spesso non sono verificabili dal soggetto. Per tale ragione allora Gesù racconta la parabola. Questa presenta la figura del servo (da intendersi come schiavo), che non ha contratti sindacali a suo vantaggio. Egli dipende completamente dal padrone e dalla sua volontà, non ha possibilità di rivendicare alcun diritto e non può organizzare il lavoro come a lui piace. Il padrone, da parte sua, non ha alcun obbligo verso il servo. Gesù infine applica direttamente la parabola agli apostoli: "così anche voi...". I discepoli, resi da Gesù anche apostoli (mandati ad annunciare il vangelo), sia nel loro cammino vocazionale di sequela del Signore sia nel loro servizio ecclesiale, hanno il compito primario di fare "tutto quello che è stato ordinato" loro. Tutto ciò è irrealizzabile senza l'atteggiamento fondamentale di vera fede che sposta l'attenzione da sé per porre la piena fiducia nel Signore che parla. In questo senso i discepoli ed evangelizzatori sono invitati a ritenersi dei "servi inutili". Essi sono tali non perché insignificanti o senza peso, ma perché a loro non spetta conoscere né il progetto complessivo nel quale lavorano, né i risultati della loro opera. Tutto questo è del Signore, da lui conosciuto e da lui gestito, così come a lui è da affidare la fatica insita nel cammino tracciato per tutti i suoi discepoli.
La fede non può mai essere misurata sui presunti risultati ottenuti o quantificati. Essa è l'atteggiamento fondamentale col quale si accolgono con libertà gli insegnamenti del Signore e si attuano nella vita. Camminando con piena fiducia in lui, al di là dei successi o dei fallimenti o della verificabilità dei risultati, e senza diritti o privilegi da rivendicare, il Signore ci rende collaboratori preziosi della salvezza e partecipi delle grandi opere che Dio realizza per il bene dell'umanità.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREAnche la prima lettura si chiude richiamando la fede. Si legge infatti che chi non ha l'animo retto soccomberà nelle prove, "mentre il giusto vivrà per la sua fede". Il profeta, all'inizio del suo libro, registra una situazione di sofferenza in cui versa il popolo a causa di rapina, violenza, liti e contese, e una certa indifferenza del Signore davanti a tutto ciò. Al profeta il Signore risponde che il male avrà un termine e questo sarà non secondo i desideri o i progetti degli uomini, ma secondo il volere di Dio. Così è necessario sempre più entrare nella logica dei tempi di Dio, dell'attesa fiduciosa "perché certo verrà e non tarderà". A quanto già detto, commentando il vangelo secondo Luca, si può aggiungere che la fede diventa anche certezza della salvezza realizzata per tutti. La lettera di Paolo si collega con le altre due letture. L'apostolo invita Timoteo a ravvivare, di fronte alle difficoltà, "il dono di Dio che è in lui per l'imposizione delle mani". Gli rammenta pure di aver ricevuto non uno spirito di timidezza, ma di forza e di saggezza per essere capace di testimoniare con coraggio il Signore. La sofferenza per il vangelo, a cui allude Paolo, è sicuramente la prova data dalle incomprensioni o dalle difficoltà esteriori, ma è anche l'incapacità del discepolo di realizzare appieno i comandi del Signore. Anche Paolo, come Gesù nel vangelo, invita a trovare il proprio equilibrio prendendo "come modello le sacre parole" udite da lui e custodendo "il buon deposito", "con l'aiuto dello Spirito Santo", cioè restando fedeli agli insegnamenti che vengono dal Signore.
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Goito 25 settembre 2022, XXVI Domenica T. O. - Anno C
Le Sante Scritture cambiano la vitaAmos 6, 1a.4-7 . Salmo 145 . 1 Timoteo 6, 11-16 . Luca 16, 19-31
LetturaQuanto Gesù dice ai suoi discepoli è udito anche dai farisei, che pure lo seguono, ma con intenti diversi. Per collocare adeguatamente il brano di oggi è necessario leggere Lc 16, 14: "I farisei che erano attaccati al denaro (letteralmente: amanti del denaro) ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui". Gesù dopo aver pronunciato alcuni detti sulla legge, propone la nostra parabola come risposta agli atteggiamenti dei farisei e di tutti coloro che si comportano alla loro stregua.
Lc 16, 19-3119C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma". 25Ma Abramo rispose: "Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi". 27E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". 29Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". 30E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". 31Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti""CommentoIl discorso di Gesù inizia con due scene tra loro contrapposte. La prima presenta la situazione terrena dell'"uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente", e del "povero, di nome Lazzaro... bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco". La seconda descrive la loro situazione dopo la morte. Lazzaro è "portato dagli angeli accanto ad Abramo", mentre del ricco si dice soltanto che "fu sepolto". Confrontando le due scene emergono già delle indicazioni importanti. La situazione terrena, consolidata ed avvallata da qualsivoglia tradizione, non è detto che rispecchi realmente il progetto di Dio, per cui occorre sempre valutarla con discernimento e confrontarla col dettame evangelico; i ricchi ingiusti e crapuloni davanti a Dio non hanno identità alcuna, mentre i poveri hanno per Dio sempre un nome e sono destinatari, in modo personale, del suo amore. Il racconto continua con una descrizione singolare dell'oltretomba e con un dialogo tra il ricco, che sta all'inferno, ed Abramo. Al ricco che grida, perché Abramo abbia pietà della sua situazione e mandi Lazzaro a lenire le sue sofferenze, viene risposto dapprima che lui in vita ha già avuto i suoi beni, mentre Lazzaro ha sperimentato i suoi mali, e poi in modo categorico è ribadito che tra loro esiste "un grande abisso" e non è più possibile alcuna comunicazione. Infatti la situazione dopo la morte, preparata e creata dagli uomini quando sono in vita attraverso le loro scelte, è definitiva ed irreversibile. Vista sfumare la possibilità di essere aiutato da Abramo, l'uomo ricco chiede che Lazzaro sia almeno mandato dai suoi cinque fratelli, "li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in quel luogo di tormenti", a causa della loro esistenza condotta senza amore e solidarietà verso i poveri. Anche a questa domanda Abramo risponde negativamente, perché in vita i fratelli hanno già dei riferimenti e dei richiami sufficienti nelle Sacre Scritture ("Mosé ed i Profeti"), capaci di innescare il cammino di conversione. Le Scritture, se accolte in tutto il loro spessore, sono un dono lasciato da Dio all'uomo capace di farlo ritornare a lui, di rivelargli il suo immenso amore e di guidarlo alla vera solidarietà col prossimo. Il ricco dall'inferno insiste nuovamente perché uno dai morti vada ad invitare i suoi familiari al ravvedimento. Abramo risponde che la risurrezione di uno dai morti non sostituisce la forza intrinseca nelle Scritture. Sembra anche di poter intravedere, contenuto nell'ultima parte del testo, che la resurrezione di Cristo non può essere capita, riconosciuta ed accolta se non ci si lascia convertire e plasmare dalla forza delle Scritture Sante. Non è lo straordinario che cambia la vita e la modella evangelicamente, ma la compagnia feriale con Gesù che ci educa pazientemente con la sua parola.
La felicità eterna non é data dai beni materiali. Essa si costruisce giorno per giorno attraverso le scelte compiute in coerenza con la vocazione ricevuta di amare generosamente Dio ed il prossimo. Questo cammino è percorribile attraverso la guida sistematica delle Sante Scritture. Esse non solo cambiano gradualmente la nostra vita e la modellano, ma permettono anche di realizzare un incontro vero ed autentico col Cristo Risorto.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURENella prima lettura il profeta Amos contesta gli "spensierati di Sion", cioè la gente del regno del sud, e anche quella del regno del nord ("quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria") perché adagiati nel loro benessere, non vedono "la rovina di Giuseppe", cioè le sacche di miseria presenti in mezzo al popolo, e di essa si disinteressano. Tale situazione degenererà fino a giungere alla deportazione. É la stessa situazione presentata nella parabola di Gesù attraverso l'uomo ricco ed il povero Lazzaro. Anche Paolo come Gesù, scrivendo a Timoteo, sottolinea la necessità di restare fedeli alle Scritture per "raggiungere la vita eterna". Egli scrive: "ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento". Tale fedeltà costruisce l'uomo di Dio e permette di tendere "alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza". Solo così il cristiano può combattere realmente "la buona battaglia della fede".
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
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- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 18 settembre 2022, XXV Domenica T. O. - Anno C
Discepoli scaltri e creativiAmos 8, 4-7 . Salmo 112 . 1 Timoteo 2, 1-8 . Luca 16, 1-13
LetturaContinua idealmente il viaggio di Gesù verso Gerusalemme iniziato da Lc 9,51. Egli persevera nell'istruire i suoi discepoli che lo stanno seguendo. Nel capitolo precedente la questione dominante era il rapporto con i peccatori. Con la pericope odierna Gesù inizia ad aprire gli occhi ai suoi sui problemi che si presentano in relazione alla proprietà e ai beni materiali.
Lc 16, 1-131Diceva anche ai discepoli: "Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare". 3L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua". 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". 6Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". 7Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta". 8Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza".CommentoIl testo si compone di due parti: la parabola dell'amministratore disonesto (16, 1-8a) e le sue diverse applicazioni fatte da Gesù (16, 8b-13). La parabola con cui si apre il brano è complessa e difficile e chiede al lettore un impegno particolare di comprensione. Nel racconto parabolico possiamo distinguere due parti, entrambi formate da tre scene. La prima parte (16, 1-3) ha all'inizio la presentazione dei due personaggi ("c'era un uomo ricco che aveva un amministratore") e la constatazione dell'accusa di sperperare gli averi rivolta all'amministratore. Nella seconda scena il padrone decide che l'accusato renda conto del suo operato prima di essere licenziato ("non puoi più essere amministratore"). La terza scena presenta le riflessioni dell'amministratore ed i suoi progetti futuri per uscire con delle prospettive da quella situazione che ormai sta precipitando ("so io cosa fare perché... ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua"). La seconda parte della parabola presenta prima due comportamenti concreti assunti dall'amministratore nei confronti dei debitori del padrone (sconta ad un debitore la metà dei barili di olio che doveva al padrone e ad un altro stralcia venti misure di grano sulle cento che doveva dare) e poi il comportamento sorprendente del padrone. Egli elogia l'amministratore perché agendo con scaltrezza, questa volta lo ha proprio imbrogliato per raggiungere i suoi scopi. Anche se restano aperti tanti interrogativi sulla sorte dell'amministratore, la conclusione della parabola è veramente paradossale: l'amministratore è elogiato proprio per il suo comportamento disonesto. Nella lode del padrone si ha la prima interpretazione della parabola. L'amministratore non viene indicato come modello nel suo comportamento disonesto verso il padrone, ma per la scaltrezza con cui gestisce la situazione e per la capacità di saltarcene fuori. Seguono nel brano le altre applicazioni della parabola fatte da Gesù. Il contrasto tra figli di questo mondo e figli della luce, mette in evidenza la situazione discepoli che rischiano spesso di essere incapaci di prendere decisioni giuste e risolutive nella situazione presente. Il corretto discernimento è sempre correlato ad interventi adeguati capaci di risolvere le situazioni che non sono evangeliche. Le altre indicazioni riguardano il rapporto del discepolo con le ricchezze materiali. Queste devono servire per creare relazioni interpersonali positive e sono un banco di prova da cui emerge la fedeltà o l'infedeltà di un individuo. Chi non sa gestire adeguatamente, con scelte evangeliche, il suo rapporto con le ricchezze, non sarà nemmeno capace di accogliere e di amministrare i doni della salvezza. Infine Gesù mette in guardia i suoi sottolineando l'impossibilità di servire contemporaneamente due padroni: Dio e mammona (le ricchezze).
Conclusione. Il discepolo che segue Gesù é invitato a vivere nella storia con scaltrezza e creatività. Queste attitudini risultano indispensabili per prendere decisioni adeguate nella vita e soprattutto per avere un rapporto corretto con i beni materiali.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa prospettiva di fondo in cui collocare le letture odierne è quella indicata da Paolo nella seconda lettura: "Dio... vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità". Per raggiungere tale obiettivo i discepoli sono invitati a seguire Cristo Gesù, "che ha dato se stesso in riscatto per tutti". La sequela comporta l'attuazione degli insegnamenti dati da Gesù e che quest'oggi, come si legge nel vangelo, si focalizzano sull'uso adeguato e corretto delle ricchezze. Chi, a causa dei beni materiali, come dice il profeta Amos nella prima lettura, imbroglia il prossimo o lo sfrutta ignominiosamente, non potrà sfuggire al giudizio di Dio. Per questo allora il cristiano è invitato da Paolo a pregare incessantemente, perché la sua vita sia sempre in sintonia col vangelo e la sua testimonianza sia vera e credibile.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 11 settembre 2022, XXIV Domenica T. O. - Anno C
Dio cerca sempre tutti con amoreEsodo 32, 7-11.13-14 . Salmo 50 . 1 Timoteo 1, 12-17 . Luca 15, 1-32
LetturaSiamo al centro della sezione che presenta il viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Qualcuno definisce il capitolo quindici: "cuore del terzo vangelo". Qui, come nel capitolo precedente, la scena del pasto, che viene consumato da Gesù con altre persone, fa da sfondo. Ora però i commensali non sono più gli scribi ed i farisei ma i peccatori. Proprio perché Gesù va a cercare costoro, sorge un conflitto tra lui ed i rappresentanti ufficiali della religione ebraica. In questo quadro si collocano le tre parabole dette della "misericordia": la pecora perduta (15, 3-7), la moneta d'argento perduta (15, 8-10) e la parabola del padre con i suoi due figli (15, 11-32). La liturgia quaresimale nella IV domenica ha già proposto la terza.
Lc 15, 1-321Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". 3Ed egli disse loro questa parabola:4"Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto". 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". 20Si alzò e tornò da suo padre.Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". 22Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa.25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". 31Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"".CommentoIl brano si apre con una introduzione (vv. 1-3) che presenta i pubblicani ed i peccatori particolarmente vicini a Gesù "per ascoltarlo". I farisei e gli scribi invece mormorano a causa del comportamento poco ortodosso tenuto da Gesù. Infatti gli ebrei osservanti devono assolutamente evitare di avere rapporti di qualsiasi genere con i peccatori. Seguono le prime due parabole che sono una risposta diretta alle accuse rivolte a Gesù. Al pastore di cento pecore non basta sapere di averne ancora novantanove, egli lascia queste "nel deserto e va cercare quella perduta, finché non la ritrova". Così la donna che possiede dieci monete d'argento (dramme) non si accontenta delle nove rimaste in suo possesso, ma "accende la lucerna, spazza la casa" e scruta attentamente tra il pavimento sconnesso finché non ritrova la moneta persa. La prima parte delle parabole sottolinea la ricerca compiuta da Dio nei confronti di coloro che si sono perduti e la conseguente missione universale di Gesù, il quale è mandato a tutti ed in particolare a quelli fuori dal coro. La parte conclusiva dei racconti sottolinea fortemente la gioia di chi ha finalmente trovato ciò che ha perso: "Rallegratevi con me ...". Dopo aver narrato le parabole, Gesù collega direttamente le vicende illustrate con quanto accade in cielo. Nel caso del pastore il paragone è con un peccatore che si converte. Per lui in cielo esplode la gioia, perché Dio lo ha pazientemente ricercato, inseguito e finalmente portato a casa. Questo non capita mai a coloro che si ritengono giusti; questi infatti si chiudono all'amore misericordioso di Dio, che pazientemente viene a cercarli. Infatti nessuno è pienamente giusto e tutti si ha bisogno di conversione e di ritorno al Padre. La gioia della donna che ritrova la moneta rimanda alla "gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte". Per l'approfondimento della terza parabola si rimanda al commento della IV domenica di quaresima.
Di fronte al rischio di creare delle chiesuole riservate ai soli bravi, Gesù propone ai discepoli come modello la sua missione, affidatagli dal Padre. Egli è venuto per tutti, perché tutti sono chiamati a partecipare al banchetto, e tutti hanno continuamente bisogno di essere portati sulle sue spalle per tornare a casa. Chi si ritiene giusto è sempre troppo concentrato su sé e perde la possibilità di partecipare alla festa che scaturisce dall'incontro con l'amore misericordioso del Padre.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELe tre letture presentano la salvezza data agli uomini da Dio che va continuamente a cercarli quando si perdono. Il popolo d'Israele, uscito ormai dall'Egitto, si é pervertito, allontanandosi dalla via a lui indicata da Dio, facendosi un vitello di metallo fuso e prostrandovisi dinanzi. Allora Dio manda ancora una volta Mosé a salvarlo. Anche se il popolo è di dura cervice e merita il castigo di Dio, l'intercessione di Mosé spinge il Signore ad abbandonare "il proposito di nuocere al suo popolo" e a rivelare il suo volto misericordioso. É Gesù che nella pienezza dei tempi, manifesta la misericordia di Dio Padre, il quale per mezzo suo va in cerca di tutti gli uomini per portarli salvati a partecipare alla festa che si tiene nella casa del Padre. Paolo, nella seconda lettura, diventa il prototipo dei peccatori salvati da Cristo Gesù e mostra cosa capita nella vita di chi si lascia toccare dalla misericordia di Dio.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 4 settembre 2022, XXIII Domenica T. O. - Anno C
Seguire il Signore senza distrazioniSapienza 9,13-18 . Salmo 89 . Filemone 9-10.12-17 . Luca 14,25-33
LetturaLa scena della cena in casa di uno dei capi dei farisei si chiude con la parabola del banchetto a cui gli invitati non partecipano. Allora il padrone riempie la sua casa di poveri, storpi, ciechi e zoppi, perché così nessuno dei primi invitati può gustare la sua cena. A questo punto la narrazione segna una svolta ed appaiono le folle, che sono destinatarie dei discorsi del brano odierno.
Lc 14, 25-3325Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: 26"Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: "Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro". 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.CommentoIl brano si apre con due parole di Gesù rivolte a "una folla numerosa", che andava con lui. Egli, voltandosi, idealmente si rivolge a tutti coloro che si sentono suoi discepoli e lo stanno seguendo. Ad essi dapprima indica un elenco di cosa sia necessario "odiare". Il verbo odiare è da intendere nel senso di posporre. Chi segue Gesù non può collocare la madre, il padre, la moglie, i figli... e perfino la propria vita al primo posto come oggetto principale d'amore. Il rapporto con Gesù, e per mezzo suo col Padre, ha la preminenza su tutte le altre relazioni. Non a caso sono sette le relazioni da collocare in seconda posizione. Il numero sette sta ad indicare la totalità di se stessi e delle relazioni interpersonali. Coloro che intendono seguire Gesù e non si orientano in tale direzione, non possono essere suoi discepoli. La scelta di seguire Cristo deve caratterizzare tutta l'esistenza del cristiano ed esige la prontezza a posporre i legami familiari e la propria vita per essere veramente e durevolmente suoi discepoli. Gesù dice poi ai suoi, che sono paragonabili ai condannati a morte ("chi non porta la propria croce..."), i quali non hanno più la vita nelle loro mani perché la sentenza capitale è già stata pronunciata e stanno incamminandosi verso il patibolo. La parola di Gesù approfondisce ulteriormente con l'immagine del condannato, che porta la croce, cosa significhi odiare "perfino la propria vita". Il discepolo deve vivere sapendo di non poter più disporre della propria vita, perché è stata messa completamente nelle mani del Signore. Seguono due parabole che presentano la necessità di prendere nella vita cristiana decisioni adeguate e concrete in base alle situazioni e alle proprie possibilità. L'esperienza del discepolato va costruita pazientemente, giungendo fino alla sua completezza; essa è anche come una battaglia da sostenere con energia e forza per non soccombere di fronte alle prove e alle difficoltà. Il brano si chiude con una terza parola di Gesù. Egli invita i discepoli a staccarsi anche da tutti gli averi, da tutti i beni materiali. Questi non possono mai essere collocati all'apice degli interessi e degli affetti; devono sempre essere messi in gioco e diventare relativi fino a rinunciarli, se necessario, per portare a termine la scelta di essere discepoli del Signore.
Conclusione. Intraprendere il cammino di discepoli del Signore è un affare serio e totalizzante per la persona. In esso occorre procedere con saggezza, investendo con razionalità, realismo, e determinazione, lottando ed aggredendo i problemi che si incontrano. Per camminare speditamente e stare realmente al passo col Signore, è necessario qualificare sempre più la relazione con lui, mettendo in secondo piano i rapporti con gli altri, con se stessi e con i beni che si possiedono.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREL'esperienza del discepolato non può essere condotta secondo le categorie e le conoscenze umane. La prima lettura al riguardo afferma che a stento l'uomo riesce a raffigurarsi le cose terrene e a fatica conosce quelle a portata di mano. La riflessione dell'uomo è sempre molto fragile a causa dei limiti imposti dal corpo: "la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri". Se questo vale per le realtà terrene, a maggior ragione accade per tutto quanto riguarda Dio. Il pensiero di Dio può essere intuito soltanto per mezzo del dono dello "Spirito Santo dall'alto". Egli, unito alla sapienza, permette di avere la salvezza, che si concretizza nel seguire fedelmente Gesù Cristo. Se Gesù nel vangelo relativizza persone, beni materiali e se stessi in vista del rapporto con lui, la seconda lettura fa intravedere un modo nuovo di vivere da cristiani le relazioni umane. Queste diventano fondamentali ed importanti se collocate nel Signore. Ogni individuo diventa un dono che viene dal Signore e quindi un aiuto per seguire lui.
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 28 agosto 2022, XXII Domenica T. O. - Anno C
Autoeducarsi evangelicamenteSiracide 3, 17-18.20.28-29 . Salmo 67 . Ebrei 12, 18-19.22-24c . Luca 14, 1.7-14
LetturaCol capitolo quattordici inizia una serie di insegnamenti di Gesù rivolti agli scribi, ai farisei e alla folla. Egli tiene i discorsi mentre è seduto a tavola con varie persone. Il fatto che dà origine alla conversazione sostenuta da Gesù, è la guarigione da lui compiuta di sabato, mentre è a mensa in casa di uno dei capi dei farisei, e la gente lo guarda. Le prime parole di Gesù riguardano la legittimità di operare una guarigione di sabato. Segue poi il passo liturgico odierno.
Lc 14, 1.7-141Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. (2Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. 3Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no guarire di sabato?". 4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. 5Poi disse loro: "Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?". 6E non potevano rispondere nulla a queste parole) .7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: "Cedigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. 10Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: "Amico, vieni più avanti!". Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".CommentoDopo l'introduzione al v. 7, il brano è composto da due parti: la parabola degli invitati a nozze (vv. 8-11) e le esortazioni sulla ospitalità fatte al padrone di casa (vv. 12-14). Invitato a pranzo a casa di uno dei capi dei farisei, Gesù è colpito dal fatto che tutti i chiamati a partecipare al banchetto cercano di collocarsi ai primi posti. Da tale osservazione prende le mosse la prima esortazione di Gesù: "quando sei invitato alle nozze... non metterti al primo posto". È una questione di buon comportamento da tener presente per evitare di creare situazioni spiacevoli per sé e per gli altri. Gesù dà poi una seconda esortazione: "quando sei invitato va a metterti all'ultimo posto". Sembra quasi che voglia indicare un metodo efficace per ottenere promozioni o posti eminenti davanti agli uomini, ma non è così. La sentenza sapienziale conclusiva - "chiunque si esalterà sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" - dà la prospettiva giusta in cui va letto l'insegnamento di Gesù. Una regola di comportamento conviviale viene proposta come critica ai comportamenti sociali e religiosi assunti dagli ascoltatori di Gesù e diventa provocazione nei confronti dei valori posti a fondamento della propria esistenza. In una società dove contano successo e carriera, Gesù propone umiltà e modestia come atteggiamenti fondamentali da assumere. La pericope si chiude con le esortazioni date a colui che ospita Gesù: i pranzi e le cene non vanno offerti a chi poi a diverso titolo può ricambiare; occorre ospitare coloro da cui non si ricava alcun vantaggio. Gesù sottolinea il disinteresse e la generosità come atteggiamenti fruttuosi in vista della "ricompensa alla risurrezione dei giusti".
Di fronte ad un comportamento scorretto, osservato da Gesù nei suoi interlocutori, egli prende spunto per insegnare degli atteggiamenti fondamentali che qualificano la vita cristiana: umiltà, disinteresse e generosità. Questi sono importanti non solo nella relazione dei discepoli col loro maestro, ma diventano indispensabili per raggiungere la comunione eterna col Signore. A tali atteggiamenti occorre autoeducarsi per tutta la vita.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa lettera agli Ebrei invita a considerare che tutta l'esperienza religiosa vissuta nel cristianesimo è un incontro continuo col "Dio vivente", così come Israele lo incontrò sul monte Sinai. In quella occasione, coloro che udirono la parola di Dio, lo scongiurarono di non rivolgersi più a loro, perché avevano paura. Anche se il Mediatore della nuova Alleanza ha reso l'incontro con Dio un'adunanza festosa, che coinvolge il cielo e la terra, occorre vigilare per non fare del rapporto con Dio una delle tante relazioni e per non trattare Dio come gli dei pagani che erano brutte copie degli uomini. Per questo, come dice Siracide, occorre coltivare la modestia e l'umiltà. Queste crescono in chi "medita le parole" e generosamente fa l'elemosina. Anche Gesù nel vangelo insegna atteggiamenti importanti per il discepolo. La comunità cristiana, radunata attorno al banchetto eucaristico nel giorno del Signore, è chiamata a verificare in che misura le dimensioni della modestia, dell'umiltà, della generosità gratuita, dell'accoglienza dei poveri strutturano la sua identità e caratterizzano i suoi membri.
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- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
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L'Adorazione Eucaristica nel giorno di giovedì è SOSPESA per tutto il periodo estivo.
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Goito 21 agosto 2022, XXI Domenica T. O. - Anno C
RIGOROSA FEDELTA' AL VANGELOIsaia 66, 18-21 . Salmo 116 . Ebrei 12, 5-7.11 – 13 . Luca 13, 22-30
LetturaContinua la lettura degli insegnamenti di Gesù rivolti alla folla mentre va verso Gerusalemme. La liturgia tralascia i vv. 28 - 29 del capitolo dodicesimo di Luca, contenenti il detto sulla necessità di accordarsi con l'avversario e altri brani del capitolo tredicesimo sulla conversione.
Lc 13, 22-3022Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Disse loro: 24"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". 26Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". 27Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!". 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi".CommentoIl racconto si apre con la ripresa dell'immagine di Gesù in cammino nel pieno esercizio della sua missione: "Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme". La domanda rivolta al maestro: "Signore sono pochi quelli che si salvano?", è l'occasione per introdurre il discorso successivo. Gesù non risponde direttamente alla domanda, ma fa un discorso generale sulla necessità di entrare nel Regno dei cieli passando attraverso l'impegno fedele di osservanza delle parole da lui date. Di conseguenza chi vuole entrare nel Regno senza sottomettersi alle regole stabilite non può accedervi. Poi, attraverso l'immagine del padrone di casa che si alza e chiude la porta, Gesù sottolinea la necessità di decidere con urgenza di entrare a far parte del regno di Dio. L'abitudine umana, che porta a tergiversare e a rimandare le scelte importanti e decisive della vita, è estremamente pericolosa. Il rischio è di rimanere fuori. Chi non ha aderito al regno di Dio per negligenza, per pigrizia o per calcoli egoistici non può avere alcuna giustificazione e non può portare a suo favore né la tradizione, nella quale più o meno si sente inserito, né esperienze saltuarie o occasionali vissute: "egli dichiarerà: vi dico che non so di dove siete". La pericope si chiude presentando la prospettiva universale della salvezza portata da Gesù. Anche i pagani potranno far parte del regno di Dio. Di conseguenza è necessario stare molto attenti nello stabilire i criteri di appartenenza al regno dei cieli e alla comunità cristiana, perché "vi sono ultimi che saranno primi e vi sono primi che saranno ultimi".
Davanti a Gesù Cristo non serve chiedersi chi e quanti si salveranno, ma è necessario prendere sul serio i suoi insegnamenti e viverli. Questa è la condizione necessaria per entrare nel Regno, per partecipare alla salvezza e alla sua comunità di oggi. Occorre anche stare bene attenti perché una decisione non presa o rimandata può escludere dai doni offerti da Gesù Cristo. In questo caso non potranno assolutamente servire discorsi di tradizione cristiana o di conoscenze influenti. Se le persone scelte da Gesù e chiamati alla sua sequela non aderiranno al suo invito, altre, considerate ultime o scartate, lo ascolteranno e faranno parte a pieno titolo del suo Regno oggi e per l'eternità.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa salvezza offerta a tutti da Dio, anche attraverso la testimonianza dei discepoli del vangelo, è il tema delle letture di questa domenica.
Il testo di Isaia, nella prima lettura, annuncia una salvezza per tutti: "Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gioia". Questo obiettivo si realizzerà se il popolo, segno di Dio, diventa missionario, annunciando la gloria del Signore alle nazioni lontane. I popoli pagani, da parte loro, dovranno accogliere il messaggio di salvezza portato da Israele. La salvezza è per tutti, ma a condizione che tutti obbediscano al comando del Signore. Anche nel vangelo questi temi si intrecciano tra loro. Coloro che Dio sceglie devono passare per la porta stretta della fedeltà agli insegnamenti del suo Figlio. Questa è condizione di salvezza non solo per sé, ma anche per gli altri. Per questo motivo allora, proclama la lettera agli ebrei, "il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce suo figlio". Gli interventi educativi del Signore, a favore della sua comunità, sono sempre per un bene maggiore, che spesso non è visto immediatamente. Risultano così molto forti e attuali le parole dell'autore sacro: "rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie storte per i vostri passi", affinché ciascuno riprenda con decisione il cammino della sua vocazione.
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Goito 15 agosto 2022, Solennità dell'Assunta - Anno C
Maria, primizia della Chiesa gloriosaApocalisse 11, 19a; 12, 1-6a. 10ab . Salmo 44 . 1 Corinzi 15, 20-26 . Luca 1, 39-56
LetturaL'evangelista s. Luca, dopo il prologo, nel primo capitolo del vangelo narra dapprima l'inizio dell'esistenza di Giovanni Battista e poi l'annuncio a Maria della nascita di Gesù. A coronamento del dittico precedente, troviamo il brano presentato dalla Solennità odierna, che si articola attorno alla figura delle due madri.
Lc 1, 39-5639In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto".46Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; 50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. 51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. 54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre". 56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.CommentoIl racconto inizia con una cornice introduttiva che riporta la notizia del viaggio di Maria verso la città di Giuda, del suo ingresso nella casa di Zaccaria e del saluto rivolto alla cugina Elisabetta. Col v.41 si apre la prima parte della pericope che è dominata dall'esperienza e dalle parole di Elisabetta. All'inizio si afferma che "il bambino le sussultò nel grembo" dopo aver "udito il saluto di Maria". Poi il racconto continua rilevando il dono dello Spirito Santo concesso ad Elisabetta: "fu piena di Spirito Santo". Infine ella, sotto ispirazione, comincia a parlare profeticamente: benedice Maria per la sua maternità ("Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"), la manifesta madre del Signore, in virtù dell'esperienza vissuta nell'incontro con lei, proclama "beata colei che ha creduto all'adempimento delle parole del Signore". Col v.46 inizia la seconda parte che vede in scena Maria, la quale canta a Dio il "Magnificat". Questo è un cantico tratto dalla preghiera tradizionale ebraica. Con genere letterario diverso, Maria riprende le parole di Elisabetta pronunciate poco prima, collocandole profondamente nel mistero di Dio suo Salvatore. Maria si fa interprete di tutti i poveri della terra e con riconoscenza canta le grandi opere compiute da Dio, suo Signore e salvatore. Dio manifesta le sue azioni grandi in chi è umile e semplice, donando a loro la sua misericordia. Il Signore è sempre fedele alle sue promesse: "Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".
L'incontro delle due madri narrato da Luca, le quali a titolo diverso stanno vivendo un particolare rapporto col mistero di Dio, suggerisce alcune importanti indicazioni. Prima di tutto Maria trova nel dialogo con Elisabetta la conferma del progetto in cui il mistero di Dio l'aveva inserita. Poi Maria esercita, nei confronti della cugina, un ministero di mediazione in ordine al dono dello Spirito Santo. Infatti, Elisabetta lo riceve dopo aver udito la voce della madre del Signore. Infine Elisabetta, ricevuto lo Spirito, è da lui guidata e riesce così a percepire il mistero che si sta compiendo nella cugina. In conclusione si può affermare che nell'incontro interpersonale, vissuto nella volontà di Dio e nella comunione ecclesiale, non solo si chiarisce e si comprende la propria vocazione, ma si ha pure il dono sovrabbondante dello Spirito che permette una lucida e penetrante comprensione del mistero di Dio. Il dono dello Spirito è anche anticipazione e garanzia della vita eterna. Il dono dello Spirito rende consapevoli dell'opera di Dio, della sua fedeltà e della sua misericordia, ed orienta verso il Regno eterno, meta definitiva della vita.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa salvezza donata da Dio a tutta l'umanità è il tema che collega le letture della solennità odierna. Nella prima lettura si legge: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza ed il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo". Questo dono offerto a tutti è presentato ancora nell'Apocalisse con immagini simboliche: l'arca dell'alleanza nel santuario, la donna vestita di sole, il figlio maschio partorito dalla donna. Le promesse di Dio si sono realizzate in Maria e tramite lei. Maria è la madre del Signore, colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore, la donna nella quale l'Onnipotente ha compiuto grandi cose. Maria è anche la prima a godere dei frutti della redenzione attuata da Cristo. Così si esprime Paolo nella seconda lettura: "tutti riceveranno la vita in Cristo". Chi è di Cristo partecipa alla sua gloria e non deve temere alcun nemico: "bisogna che egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte".
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Goito 14 agosto 2022, XX Domenica T. O. - Anno C
SALVATI E PROVATIGeremia 38, 4-6.8-10 . Salmo 39 . Ebrei 12, 1-4 . Luca 12, 49-57
LetturaLa liturgia della Parola continua a presentare gli insegnamenti di Gesù ai discepoli e alla folla. Egli li ha comunicati mentre si reca in modo decisivo verso Gerusalemme. Nella città santa egli avrebbe portato a compimento la sua missione di morte e risurrezione per la salvezza dell'umanità. Questo fatto, che sarebbe accaduto abbastanza presto nella vita di Gesù, carica di particolare significato gli insegnamenti del maestro di Galilea.
Lc 12, 49-5749Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera".54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia", e così accade. 55E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade. 56Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? 57E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?CommentoIl brano risulta una raccolta di discorsi di Gesù molto diversi tra loro. Il testo si apre con una parola sul fuoco e sul battesimo (vv. 49 – 50).
Il fuoco è evidentemente collegato col battesimo. Gesù è venuto a portare il giudizio in questo mondo (simboleggiato dal fuoco), affinché il bene sia nettamente separato dal male ed abbia sempre il sopravvento su quest'ultimo. Perché tutto ciò si realizzi, è necessario che Gesù passi attraverso il battesimo della passione – morte – risurrezione e che ogni cristiano partecipi a questo avvenimento attraverso il battesimo ecclesiale. Segue la presentazione di uno scompiglio tra le persone a causa di Gesù (vv. 51 – 53). Chi lo accoglie e cerca di restare fedele ai suoi insegnamenti inevitabilmente ha la vita difficile con gli altri. Così succede che una persona, che è discepolo di Gesù, si trova praticamente divisa dagli altri e specialmente da coloro che le vivono attorno, perché le sue scelte vanno contro corrente: "pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione".
Poi cambiano gli interlocutori. Al posto dei discepoli ora Gesù si rivolge alle folle (vv. 54 – 57). Ad esse rivolge l'invito accorato di giudicare "ciò che è giusto". Tale discorso è supportato da una constatazione che parte dalla loro esperienza: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Arriva la pioggia, e così accade . . . !". Così Gesù attacca e critica gli uditori: "Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?".
La venuta del Signore è decisiva per tutti perché attraverso la sua morte e risurrezione il male è smascherato e vinto ed il bene viene riconosciuto e diffuso. Anche le donne e gli uomini di ogni tempo possono partecipare a questo dono attraverso il battesimo della Chiesa. È necessario però essere accorti. Occorre saper leggere bene i segni della salvezza che viene e accoglierla con disponibilità. È anche opportuno non spaventarsi se la sequela di Cristo produce divisioni con le persone che vivono con noi. Questo fa parte della logica del discepolato.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl tema della adesione decisa e senza compromessi a Gesù Cristo e al suo vangelo collega la tre letture. Tale decisione provocherà inevitabilmente per i discepoli delle incomprensioni e delle divisioni. Nella prima lettura è presentata una scena della vita di Geremia. Egli, profeta pacifico per eccellenza ed amante della concordia, mandato dal Signore ad annunciare la sua parola, viene visto come fonte di scoraggiamento per il popolo e grande nemico. Per questo i capi, con l'autorizzazione regale, "gettarono Geremia nella cisterna di Malchia, la quale si trovava nell'atrio della prigione". Ma l'opera di Dio non può essere ostacolata e l'inviato del Signore non soccombe davanti ai nemici. Così Geremia viene liberato dal re attraverso l'intercessione di Ebed-Melech l'Etiope. Anche i discepoli di Gesù Cristo sono invitati ad aderire generosamente a lui perché egli solo dona a tutti salvezza attraverso la sua passione – morte – risurrezione. Chi segue tale maestro deve però mettere in conto la persecuzione. Questo fa parte dell'esperienza del discepolo. Le parole della lettera agli Ebrei risuonano allora con particolare attualità nell'assemblea cristiana. I credenti, abbandonato in Cristo ogni peccato, sono invitati a correre con decisione verso di lui. Anch'essi devono portare la croce, sopportando ogni ostilità che deriva dalla scelta di fede. In fine l'autore invita a guardare con speranza a Cristo, per non stancarsi e perdersi d'animo: "non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato".
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Goito 7 agosto 2022, XIX Domenica T. O. - Anno C
ATTENDERE IL SIGNORE CON VIGILANZASapienza 18, 3.6-9 . Salmo 32 . Ebrei 11, 1-2,8-19 . Luca 12, 32-48
LetturaContinuano le istruzioni che Gesù rivolge ai suoi discepoli mentre è in viaggio verso Gerusalemme. Dopo il discorso di domenica scorsa, la tematica è approfondita ulteriormente anche attraverso le immagini simboliche e poetiche degli uccelli del cielo e dei gigli del campo. Il brano odierno chiude quel discorso.
Lc 12, 32-4832Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo".41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?". 42Il Signore rispose: "Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire" e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.CommentoI primi versetti concludono il tema sulla cupidigia dei beni terreni iniziato in 12, 15 (12, 32-34). Il brano inizia con l'invito a non temere, rivolto da Gesù ai suoi, anche se sono un piccolo gruppo. La loro forza infatti sta nel partecipare al regno di Dio attraverso Gesù Cristo. Tale consapevolezza dovrebbe essere sufficiente a rendere i discepoli liberi dai beni terreni. Per questo, se necessario sono invitati a vendere ciò che hanno ed il ricavato darlo in elemosina, per farsi "un tesoro sicuro nei cieli". Perché dov'è il tesoro di una persona là vi è anche il suo cuore. Se i discepoli hanno il loro tesoro in Dio, là sarà anche il loro cuore. Il passo evangelico continua con interventi diversi sul tema del giudizio (12, 35-48). Il discepolo, libero dai beni materiali, attende la venuta del suo Signore: "beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli".
L'atteggiamento della vigilanza deve sempre più qualificare la vita del cristiano. Egli è invitato ad essere pronto ad accogliere il Signore quando viene. Alla domanda di Pietro, che cerca di capire chi siano i destinatari delle parole di Gesù ("Signore questa parabola la dici per noi o anche per tutti?"), egli risponde con un'altra parabola. Di fatto invita così i suoi a lavorare al servizio del Signore: "beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro". Il brano si chiude con delle sentenze destinate ai discepoli. Costoro, che conoscono "la volontà del padrone", sono caldamente invitati a vivere di conseguenza per ottenere giustizia e salvezza. Chi invece vive ignorando gli insegnamenti ricevuti dal Signore, "riceverà molte percosse". L'invito finale riguarda la necessità di avere consapevolezza dei doni ricevuti: "a chi fu dato molto, molto sarà richiesto; a chi fu affidato molto, sarà chiesto molto di più".
Il discepolo è invitato da Gesù ad essere libero dai beni materiali per essere pienamente disponibile per Dio. Gli affari, i beni, le ricchezze fanno dimenticare che esistiamo per dono del Signore e a lui dobbiamo tornare. E' quindi necessario vigilare per non essere travolti dalle cose e per essere sempre pronti ad incontrare il Signore, quando egli verrà. La consapevolezza dei doni ricevuti e l'esercizio zelante della vocazione affidataci aiutano a preparare l'incontro definitivo col Signore che verrà.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa vita intesa come attesa e speranza collega le letture di questa domenica. Dal libro della Sapienza si legge la vicenda degli israeliti che escono dall'Egitto. Essi, che anelano la terra promessa, partono di notte guidati da una colonna di fuoco. Inizia così per il popolo un lungo cammino di attesa della realizzazione delle promesse. Anche nel vangelo Gesù invita a vigilare per attendere il Signore che viene. Tale incontro si realizzerà sicuramente e la speranza di partecipare al banchetto, preparato dallo sposo che viene, spinge il credente a non attardarsi fermandosi nelle maglie delle cose materiali. Anche la lettera agli Ebrei invita a sperare nelle promesse fatte da Dio, perché così si realizzeranno. Tutto questo richiede però la fede che è "fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono". L'autore sacro presenta Abramo come modello del credente che spera nel Signore e attende che si realizzino le promesse da lui fatte: "per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava".
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Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 31 luglio 2022, XVIII Domenica T. O. - Anno C
PORRE NEL SIGNORE OGNI SICUREZZAQoèlet 1, 2; 2, 21-23 . Salmo 94 (95) . Colossesi 3, 1-5.9-11 . Luca 12, 13-21
LetturaSiamo nella seconda tappa del viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Dopo l'insegnamento dato ai discepoli sulla preghiera, Gesù dà altre istruzioni ed ha dei conflitti con gli avversari. Nel capitolo dodicesimo egli dà nuovi avvertimenti ai discepoli ed insegnamenti al popolo.
Lc 12, 13-2113Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità". 14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?". 15E disse loro: "Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede".16Poi disse loro una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!". 20Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?". 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio".CommentoLa pericope si articola in tre parti. All'inizio (12,13 – 14) Gesù è presentato in una vicenda in cui si rifiuta di conciliare una lite familiare sorta per motivi d'eredità. I rabbini ebrei, infatti, oltre che di compiti religiosi, erano esperti di questioni giuridiche, per questo è chiesto a Gesù di intervenire perché il figlio maggiore si ricordi di condividere l'eredità col fratello. Gesù risponde affermando la sua estraneità alle "cose" giuridiche: "chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?". Egli è venuto primariamente ad annunciare il regno di Dio. La seconda parte del brano è costituita da un'ammonizione sulla necessità di vigilare per non cadere nel vizio della cupidigia. (12,15).
Questa, che era considerata propria dei pagani, s'intrufola anche tra i credenti. La conseguenza consiste nell'avere sempre di più beni naturali, che sembrano dare sicurezza, ed ottenere progressivamente la fede in Dio: "anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede". La terza parte è costituita dalla parabola del ricco stolto (12,16 – 20). Il racconto parabolico serve per smascherare l'assurdità della fiducia riposta in modo sbagliato nell'abbondanza dei beni terreni. Anche se l'uomo può aver la sensazione di dominare i beni materiali, egli non può gestire e dominare la sua vita, che è sempre e solo nelle mani di Dio. La domanda finale della parabola coinvolge profondamente l'ascoltatore: "E quello che hai preparato di chi sarà?". Il brano si chiude con la considerazione relativa alla sorte "di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".
Gesù Cristo è venuto non per dirimere le questioni umane, ma per annunciare il regno di Dio. In lui le cose, le relazioni ed i progetti degli uomini diventano relativi e marginali in quanto contano Dio e l'attuazione della sua volontà. I discepoli devono vigilare per porre la loro sicurezza nel Signore e non nei beni materiali di questo mondo.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl problema dell'uomo che dimentica Dio nella sua vita collega le letture odierne. Contro questo rischio invita a riflettere, nella prima lettura, il libro di Qoèlet. Anche se uno lavora "con sapienza, scienza e successo, dovrà poi lasciare i suoi beni a un altro che non ha neppure faticato". Chi ha investito tutte le sue energie per l'acquisto dei beni materiali e per le ricchezze, finisce per faticare tutto il giorno, per vivere nell'affanno e nella preoccupazione notte e giorno. A quest'uomo, disorientato e sfiduciato si rivolge Gesù Cristo nel vangelo, invitandolo ad alzare lo sguardo dalle cose materiali e ad accogliere il regno di Dio, che lui è venuto ad annunciare e a portare per la felicità delle genti.
Chi nella propria esistenza incontra Gesù Cristo ed il suo vangelo è invitato a non finire la sua vita limitandosi all'orizzonte delle realtà sperimentabili, ma a cercare "le cose di lassù dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio". Questo è l'insegnamento di Paolo. Egli non condanna i beni materiali, ma afferma che questi non possono dare la piena felicità che solo viene dal Signore. Per questo motivo allora il credente deve fare delle scelte e delle rinunce che gli permettono di vivere con equilibrio in rapporto con le realtà materiali e per avere la giusta relazione con Dio.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 24 luglio 2022, XVII Domenica T. O. - Anno C
Gesù insegna ai discepoli a pregareGenesi 18, 20-21.23-32 . Salmo 137 . Colossesi 2, 12-14 . Luca 11, 1-13
LetturaCol capitolo decimo si chiude idealmente la prima fase del viaggio di Gesù. Essa si struttura attorno all'invio in missione dei discepoli, i quali devono andare da tutti indistintamente, perché tutti hanno bisogno di ricevere l'annuncio del Regno di Dio. Questo si radica nelle persone nella misura in cui si ascolta la parola di Gesù e la si pone a fondamento stabile della propria vita. Col capitolo undicesimo inizia una nuova tappa del cammino di cui la pericope odierna costituisce l'introduzione.
Lc 11, 1-131Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". 2Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite:Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno;3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,4e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,e non abbandonarci alla tentazione".5Poi disse loro: "Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: "Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli", 7e se quello dall'interno gli risponde: "Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani", 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. 9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!".CommentoIl brano è complessivamente un insegnamento di Gesù sulla preghiera. Esso, dopo l'introduzione al v. 1, si struttura in tre parti: la preghiera del Padre nostro (vv. 2-4), la parabola dell'amico importuno (vv. 5-8) e l'esortazione finale sulla preghiera (vv. 9-13). Sicuramente la preghiera di Gesù testimonia la forte relazione che egli ha col Padre. Per questo i discepoli, dopo aver assistito alla sua preghiera, chiedono che insegni anche a loro quel modo di pregare che evidenzia una novità rispetto alla tradizione giudaica. Questa era solo formalistica ed esterioristica e non penetrava nella vita delle persone modificandole. Gesù accoglie la domanda e, partendo da una formula tradizionale ebraica da lui modificata, risponde indicando alcuni atteggiamenti fondamentali che sono alla base della sua preghiera e che devono innervare quella del discepolo. Innanzitutto dice che Dio è da considerare Padre e come tale occorre intessere con lui una forte relazione interpersonale. Il Dio di Gesù e dei sui discepoli si avvicina in modo sorprendente all'uomo e l'uomo può accostarsi a lui fino a chiamarlo "papà". La preghiera allora richiede come premessa la necessità di una piena fiducia e confidenza in Dio che è Padre. Poi Gesù presenta una serie di domande che strutturano la preghiera cristiana. La prima è: "sia santificato il tuo nome", che va unita alla seconda: "venga il tuo regno". Gesù ed i suoi discepoli chiedono e desiderano ardentemente che Dio Padre si manifesti pienamente a tutta l'umanità, la quale, aderendo sempre più alla sua volontà, realizza anche storicamente il Regno. L'atteggiamento che si evidenzia dalle prime domande è di superare le richieste egoisticamente interessate per fare proprio il desiderio ed il progetto di Dio Padre. Con la terza domanda si chiede di avere ogni giorno il pane. Gesù non vuole così inculcare nei discepoli l'abitudine ad una domanda ossessiva per le cose materiali. Egli invece vuole educare i suoi a vivere con atteggiamento libero e sobrio nei confronti dei beni, avendo coscienza che ogni cosa concreta è sempre dono di Dio Padre, e che lui provvede abbondantemente a coloro i quali si affidano a lui. Gesù invita poi ad avere coscienza di essere dei perdonati. Il grande perdono di Dio Padre è dato ai discepoli a condizione che essi facciano proprio il comportamento di Dio nei rapporti con gli uomini. Il discepolo fa esperienza reale e concreta del perdono del Padre soltanto quando ha assunto l'atteggiamento del perdono divenendo capace di perdonare ai fratelli. Infine Gesù insegna a chiedere di non essere tentati. Egli non pensa così di esonerare i suoi dai dolori, dalle difficoltà, dalle prove e dalle tentazioni, che fanno parte costitutiva del cammino del discepolo. Gesù sollecita invece i discepoli a chiedere che nelle prove la fede non venga meno (questa è la grande tentazione) e a credere che le difficoltà, vissute in rapporto confidente col Padre, non li schiacceranno mai. Illustrati gli atteggiamenti di fondo della preghiera, attraverso la parabola dell'amico importuno e delle esortazioni finali, Gesù riprende l'insegnamento sulla disponibilità benevola di Dio e sulla necessità di pregare sempre. Da ultimo, insistendo ancora sul rapporto interpersonale che deve realizzarsi con Dio Padre, Gesù invita i discepoli a chiedere il dono dello Spirito Santo. Solo lui realizza un vero e profondo rapporto tra gli uomini e Dio Padre e rende la preghiera secondo gli insegnamenti dati da Gesù.
Come è stato per Gesù, così anche per il discepolo la preghiera deve diventare l'esperienza che qualifica il suo rapporto col Padre. Essa va vissuta secondo gli atteggiamenti di fiducia in Dio, di libertà nei confronti delle cose, di riconciliazione con Dio e con gli uomini e di speranza nella realizzazione delle promesse divine. Il dono dello Spirito Santo, da chiedere incessantemente, rende possibile la concretizzazione degli insegnamenti di Gesù nella vita dei discepoli.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURENella prima lettura la preghiera-relazione tra Abramo e Dio evidenzia alcuni degli atteggiamenti insegnati poi da Gesù ai suoi discepoli nel vangelo. Abramo ha fatto sua la misericordia di Dio. Egli chiede a Dio non quanto lui desidera, ma ciò che Dio desidera: "forse il giudice della terra non praticherà la giustizia?" (nel senso di salvezza). Abramo testimonia anche la perseveranza nella preghiera, che diventa intercessione confidente in Dio per le necessità dei fratelli. La seconda lettura di Paolo richiama l'identità del cristiano che, sepolto con Cristo mediante il battesimo, partecipa con lui della resurrezione. Questa vita nuova, ricevuta dal cristiano e donata a lui per mezzo dello Spirito Santo, fa sperimentare la misericordia e la salvezza donata da Dio attraverso il perdono dei peccati. Se a noi è stato "annullato il documento scritto del nostro debito" è necessario, a nostra volta, che diventiamo testimoni di perdono.
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 17 luglio 2022, XVI Domenica T. O. - Anno C
Ama Dio, chi ascolta le parole di GesùGenesi 18, 1-10° . Salmo 14 . Colossesi 1, 24-28 . Luca 10, 38-42
LetturaSiamo ancora durante il viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Egli ha appena riproposto ai discepoli l'autorevolezza del doppio comandamento dell'amore: amare Dio ed il prossimo. Con la parabola del buon samaritano insegna anche che nell'amore al prossimo è necessario compiere un salto di qualità, passando da un amore indirizzato soltanto verso i connazionali ad un amore offerto a tutti coloro che sono nel bisogno. Anche l'episodio narrato nel brano odierno si collega alla domanda posta a Gesù dal dottore della legge (Lc 10,25) e quindi al doppio comandamento dell'amore.
Lc 10, 38-4238Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò . 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: "Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". 41Ma il Signore le rispose: "Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c'è bisogno . Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta".CommentoGesù, entrato in un villaggio, è accolto nella casa di Marta. Colpisce la sottolineatura data da Luca a questa figura femminile, la quale evidentemente, pur avendo una sorella di nome Maria, esercita un ruolo di preminenza nella gestione della casa attraverso la dedizione ai molti servizi. Si tenga conto che a quel tempo le donne non potevano leggere la Torà ed erano esonerate dal partecipare alle assemblee liturgiche nelle sinagoghe o nel tempio. In questo modo Gesù non solo diventa esempio delle istruzioni date precedentemente ai discepoli (i Settantadue), in cui invita ad accettare l'ospitalità nelle case dove si è accolti, ma indica anche che nel popolo ci sono delle categorie di persone come le donne, abitualmente emarginate, da amare e da accogliere come prossimo. Anche Maria viene presentata con sottolineature specifiche. Era seduta ai piedi di Gesù ed ascoltava la sua parola. Tali aspetti di Maria rimandano al modello del discepolo del Signore ed invitano il lettore, cioè il cristiano, a fare propri gli atteggiamenti di Maria. Il punto decisivo del racconto è costituito dalla domanda rivolta da Marta a Gesù come conseguenza del comportamento di Maria: "Signore, non ti importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Marta, donna generosa, intraprendente, energica, che si è fatta in quattro per accogliere Gesù e tutta la comitiva dei discepoli, garantendo loro un servizio accurato e preciso, ora rimprovera Gesù perché, trattenendo Maria con lui, sembra non aver riguardo nei confronti suoi e della sua opera. Fa pensare la reazione di Marta perché rivela due aspetti di un unico problema sempre presente nei discepoli: come deve essere il rapporto con Gesù Cristo delle persone attive e molto impegnate e come trovare equilibrio tra dimensione contemplativa ed attiva della vita. Gesù risponde alla provocazione di Marta dapprima riprendendola simpaticamente non tanto del servizio che sta svolgendo, quanto piuttosto dell'ansia, dell'agitazione e dell'affanno con i quali ella fa le cose. Poi Gesù afferma che una sola è la cosa di cui c'è bisogno e cioè ascoltare le sue parole. Gesù non vuole in questo modo creare una graduatoria di importanza tra l'agire ed il contemplare, egli invece insegna che tutte le situazioni di vita sono riuscite nella misura in cui si pone a loro fondamento l'ascolto della sua Parola e la comunione di vita con lui. Tutti devono avere nell'ascolto della parola di Gesù la parte migliore della loro vita, che non può essere mai trascurata.
Gesù accolto nella casa di Marta e Maria insegna che anche tra i connazionali vi è un prossimo da amare: coloro che abitualmente vivono ai margini della società. Insegna anche che in ogni scelta di vita occorre porre a fondamento l'ascolto delle sue parole, secondo l'icona di Maria che stava seduta ai suoi piedi. Come Gesù ha introdotto una novità riguardo all'amore del prossimo, egli perfeziona pure l'amore per Dio. Questo diventa vero per il cristiano ed è vissuto con tutto se stessi quando si ascoltano le parole di Gesù Cristo.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREAnche nella prima lettura, come nel vangelo, si parla di ospitalità. Abramo, che siede alle Querce di Mambre, accoglie presso di lui il Signore che gli appare sotto le sembianze di tre uomini. Dapprima egli si prostra fino a terra davanti al Signore, invitandolo a fermarsi presso di lui e a non passare oltre, e poi in modo attivo e generoso, prepara una adeguata accoglienza. Non penso sia una forzatura vedere in Abramo riassunti sia gli atteggiamenti di Marta come quelli di Maria davanti a Gesù. Il Signore, prima di partire, promette ad Abramo che Sara sua moglie avrà un figlio. É evidente l'insegnamento conseguente! Come Maria anche Abramo ha scelto la parte migliore, questa non gli viene tolta ed è per lui benedizione e fonte di fecondità. La seconda lettura aiuta ad approfondire in chiave cristiana il discorso precedente. Chi accoglie il Signore Gesù Cristo nella vita, ascoltando la sua parola, è chiamato anche a partecipare alla sua passione per il bene della Chiesa. Tutto questo risulta indispensabile per essere degli evangelizzatori che realizzano veramente il ministero ricevuto da Dio e che con sapienza sanno annunciare Cristo affinché ciascuno sia perfetto in lui.
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 10 luglio 2022, XV Domenica T. O. - Anno C
É prossimo chiunque ha bisognoDeuteronomio 30, 10-14 . Salmo 18 . Colossesi 1, 15-20 . Luca 10, 25-37
LetturaDopo aver inviato i Settantadue in missione, con degli obiettivi e delle strumentazioni ben determinate, Gesù loda il Padre perché il mistero della redenzione e della salvezza procedono nella storia dell'umanità non secondo sapienza ed intelligenza umane, ma con sapienza divina. Questa consiste nella rivelazione che Dio fa di sé a coloro che, anche se ignoranti, sono disponibili a camminare con lui. La pericope odierna aiuta a capire come si deve vivere per essere degni della rivelazione divina.
Lc 10, 25-3725Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: "Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?". 26Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?". 27Costui rispose: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso". 28Gli disse: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai".29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è mio prossimo?". 30Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?". 37Quello rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' così".CommentoIl racconto inizia presentando l'intervento di un dottore della legge, il quale chiede a Gesù che cosa deve fare "per ereditare la vita eterna". Il testo dice anche che la domanda tende a "mettere alla prova Gesù". Egli non risponde e richiede al suo interlocutore di risolvere lui stesso il quesito posto, in base a quanto conosceva della legge. Il dottore della legge cita a questo punto il doppio comandamento dell'amore: "Amerai il Signore Dio tuo... e il prossimo tuo come te stesso". Il duplice comandamento è considerato da Gesù come un riassunto dell'antica legge, per questo se uno lo mette in pratica ha la vita. Emerge però tra le righe, tenendo conto anche di altri passi lucani, che il doppio comandamento non è qualcosa di caratteristico di Gesù. Egli infatti ha insegnato l'amore che deve arrivare fino all'estrema conseguenza di accogliere anche il nemico. Da un'altra domanda posta a Gesù dal dottore, il quale voleva giustificarsi perché non aveva messo in pratica la legge, emerge l'interesse particolare dell'evangelista Luca, che vuole determinare chi sia il prossimo. Secondo il doppio precetto dell'amore, prossimo è il connazionale che appartiene allo stesso popolo di Dio e che va amato come se stesso. La risposta di Gesù sulla questione del prossimo va oltre la tradizione religiosa ebraica e dà una sua indicazione specifica. La parabola di Gesù presenta un uomo che, tornando dal tempio di Gerusalemme, viene aggredito dai briganti. Per la stessa strada passano anche due connazionali, prossimi per eccellenza: un sacerdote ed un levita. Costoro, pur vedendo lo sfortunato pellegrino, passano oltre perché le leggi di purità impediscono loro di avvicinarsi ad un ferito. Il samaritano, straniero e a volte ostile agli ebrei (poco prima i samaritani avevano rifiutato l'ingresso di Gesù in un loro villaggio proprio perché era ebreo), ha compassione dello sventurato e lo soccorre con grande generosità. L'ultima domanda di Gesù e la risposta data dal dottore della legge fanno capire chi è il prossimo per Gesù. Prossimo è colui che è nella necessità e nei confronti del quale si prova compassione nel senso di partecipazione piena alla sua situazione. Anche Gesù, davanti all'uomo bisognoso, prova sempre compassione. Infine la pericope liturgica si chiude con le parole di Gesù che invitano a passare rapidamente alla fase operativa: "va e anche tu fa lo stesso".
Conclusione. Gesù invita con una parabola a completare l'idea di amore per il prossimo presente nei suoi interlocutori. Poiché prossimo per Gesù non sono soltanto i connazionali ma tutte le persone che sono nel bisogno, anche gli stranieri e gli avversari, l'amore evangelico per il prossimo è quello che viene offerto indistintamente a tutti. La compassione o solidarietà per chi versa nella necessità non chiede ai cristiani soltanto delle disquisizioni accademiche, ma invita ad acquisire celermente una prassi adeguata.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTUREIl testo del Deuteronomio, della prima lettura, invita ad obbedire alla voce del Signore, Dio d'Israele. Chi mette in pratica la legge approda necessariamente alla conversione di tutto se stesso al Signore Dio. Il comando dato dal Signore interseca l'esistenza del pio israelita al punto tale da essere nella sua bocca e nel suo cuore, perché egli lo metta in pratica. Gesù, nel vangelo, chiede ai suoi discepoli di superare la legge dell'amore al prossimo, inteso come connazionale, per essere disponibili ad amare tutti coloro che sono nella necessità. Questa situazione fa le persone prossimi e suscita solidarietà autentica. É Gesù Cristo, dice Paolo, "immagine del Dio invisibile e generato prima di ogni creatura", il fondamento di ogni comunione. Le diversità tra gli individui esistono ed i conflitti spesso sono inevitabili. Soltanto per mezzo di Gesù Cristo si può sperimentare di far parte dello stesso corpo pur nella diversità, si arriva alla riconciliazione vera anche se con posizioni o vedute diverse, si è capaci di solidarietà e di amore generoso per tutti.
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LETTURA - COMMENTO - VITA
Unità Pastorale Madonna della Salute
Goito 3 luglio 2022, XIV Domenica T. O. - Anno C
Tutti i discepoli sono degli evangelizzatoriIsaia 66, 10-14 . Salmo 65 . Galati 6, 14-18 . Luca 10, 1-12.17-20
LetturaAll'inizio del viaggio di Gesù verso Gerusalemme, Luca, unico tra gli evangelisti, inserisce il racconto di invio in missione dei Settantadue discepoli. Occorre premettere che in 9, 1-6 il testo ha già presentato Gesù che associa alla sua missione i dodici. Essi, mandati dal maestro e da lui assistiti, anticipano un'esperienza che li qualificherà dopo la Pasqua. Vediamo ora da vicino il testo di Luca.
Lc 10, 1-12.17-201Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio". 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11"Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino". 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città...17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome". 18Egli disse loro: "Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli".CommentoIl racconto inizia presentando Gesù che solennemente sceglie e manda Settantadue discepoli. Chi sono questi Settantadue? e perché un nuovo invio? Si è pensato che l'invio dei Settantadue sia una prefigurazione della missione universale a tutte le genti, mentre l'invio dei Dodici, presentato precedentemente (Lc 9,1-6), rappresenterebbe l'incarico per la missione verso Israele. Sicuramente il numero dei Dodici rimanda a quello delle dodici tribù e quello dei Settantadue ricorda i settanta anziani che, con Nadab ed Abiu, sono presenti accanto a Mosé nel momento della fondazione del popolo d'Israele (Es 24,1.9). Di conseguenza, allora, i settantadue inviati da Gesù, come i dodici, sono mandati anch'essi a Israele, il quale è, durante il viaggio, oggetto particolare dell'attenzione del maestro. Infine la nuova missione sottolinea che tutti i discepoli devono sentirsi degli evangelizzatori. Li manda "a due a due" perché così possono facilmente difendersi da eventuali pericoli e soprattutto le loro parole hanno un valore più decisivo, in quanto convalidate dalla testimonianza dell'altro discepolo. Il loro compito sarà di preparare la venuta del Signore, cioè del regno di Dio. Ma come va realizzato tutto questo? Prima di affidare ad essi le adeguate istruzioni per la missione Gesù fa due considerazioni preliminari: gli operai sono pochi, rispetto alla messe abbondante, e gli inviati si presentano come agnelli in mezzo ai lupi. Il numero degli evangelizzatori è sempre esiguo rispetto alla moltitudine dei destinatari a cui sono mandati. Tale coscienza li fa crescere in un atteggiamento di umiltà e di dipendenza dal maestro. Infatti continuamente devono chiedere che il Signore mandi altri evangelizzatori. Essi vanno anche inadeguati, rispetto al compito da svolgere e sono disorientati ed impauriti come agnelli tra i lupi. Anche ciò li porta a confidare non nei propri mezzi o possibilità, ma nella potenza del Signore. Le istruzioni per il viaggio date da Gesù sono conseguenti alle premesse fatte. All'evangelizzatore è vietato portare l'equipaggiamento per il viaggio (borsa, bisaccia e sandali) e per la strada non deve fermarsi a salutare nessuno. Queste prime indicazioni sottolineano la completa dipendenza del missionario cristiano non dai mezzi, ma dalla missione stessa e dal Signore, e l'urgenza dell'annuncio del Regno, per il quale nulla deve distrarre. L'ingresso in una casa o in una città, deve avvenire con estrema semplicità e naturalezza: si mangi, si predichi, si guarisca senza sfruttare la situazione. Quando non si è accolti, il comportamento sia ugualmente naturale e semplice: senza irrigidirsi ci si allontani da quei luoghi denunciando la gravità della loro scelta. Il gesto di scuotere la polvere dai calzari richiama quello dell'israelita che, di ritorno da terre pagane, si purifica prima di rimettere piede sulla terra santa. Quando i Settantadue ritornano dalla missione, la gioia che li caratterizza è il segno che le indicazioni ricevute da Gesù hanno funzionato. Infine la missione di Gesù e quella degli evangelizzatori è finalizzata all'annientamento definitivo di satana, affinché i nomi di tutti siano scritti nei cieli. Chi partecipa alla missione dell'evangelizzazione, non deve temere perché nulla lo danneggerà.
Tutti i discepoli di Gesù sono invitati ad essere degli evangelizzatori. La loro forza non sta nei mezzi materiali ma in una fiducia incondizionata nel maestro. Chi con umiltà si colloca in tale dinamica sperimenta la gioia e l'efficacia della missione evangelizzatrice, non subisce danni e contribuisce efficacemente alla salvezza di tutti.
COLLEGAMENTO FRA LE LETTURELa missione di evangelizzare gli uomini è presente con diverse prospettive nelle letture di questa domenica. Gesù manda i discepoli ad evangelizzare e tale esperienza è parte costitutiva dell'identità del cristiano. Paolo, nella seconda lettura, sottolinea che la radice, il fondamento, la vitalità dell'annuncio sta "nella croce del Signore nostro Gesù Cristo". É la croce che fa nuove creature, che trasforma il mondo, che rende liberi dalle tradizioni. La croce abbracciata dall'evangelizzatore produce le stigmate, cioè i segni fisici riscontrabili come conseguenza delle difficoltà e delle fatiche vissute nella missione. La prima lettura indica l'atteggiamento con cui va vissuta l'evangelizzazione. Come una madre, occorre offrire a tutti la ricchezza dei doni ricevuti affinché si delizino di tale abbondanza. É necessario investire senza misura nell'annuncio e tale opera dovrebbe essere come un fiume che scorre copioso di acque. Dio infatti si è comportato così e la sua mano sarà con i suoi servi che seminano con abbondanza.
La vita(per continuare il lavoro nella riflessione personale)
Cerchiamo ora di interagire col testo del vangelo e chiediamoci:
- Quale parte del vangelo letto (in tutta la sua ampiezza) e commentato mi ha colpito di più e perché?
- Che cosa devo cambiare nella mia vita personale per essere in sintonia con quanto il vangelo ci comunica? Individuare almeno un punto su cui lavorare.
- Nella mia vita sociale (famiglia, lavoro, relazioni, parrocchia) c'è un contributo che io posso dare, per diffondere il vangelo o per realizzarlo, che mi è stato ispirato dal vangelo letto e meditato?
(scegliere un impegno da vivere nella settimana)